1 Corinzi: capitolo 1 (versetti 26-31)

Di Peter Amsterdam

Settembre 10, 2024

[1 Corinthians: Chapter 1 (verses 26-31)]

I sei versetti successivi ci portano alla fine del primo capitolo di 1 Corinzi.

Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.1

Paolo chiede ai Corinzi di pensare alla loro chiamata, di riflettere su come sono arrivati alla fede e sulla loro posizione nella società di quei tempi. In precedenza, Paolo si era riferito diverse volte alla “chiamata”, o “vocazione”.2 Considera importante una “chiamata”, perché questa non si riferisce solo a un ordine divino, ma anche alla potenza trasformatrice di Dio. Paolo vuole che riflettano su come sono diventati cristiani e hanno ricevuto l’amore immeritato di Dio e la sua chiamata. Paolo si identifica con loro chiamandoli suoi “fratelli” (e sorelle). Nel prossimo capitolo parlerà della sua stessa chiamata come di una dimostrazione della grazia divina.3

Paolo attira l’attenzione anche sulla condizione sociale dei cristiani corinzi. Fa notare che i cristiani della chiesa corinzia avevano una posizione umile. I tre termini usati da Paolo (sapienti, potenti e nobili) descrive gli elementi della società tenuti in grande considerazione. I sapienti erano considerati intelligenti nella comunità e probabilmente erano quelli colti, istruiti ed esperti nel parlare in pubblico. I potenti avevano influenza sulla società e probabilmente erano ricchi o influenti politicamente o entrambe le cose. Quelli nobili erano di famiglia potente e ricca e avevano una posizione elevata nella comunità.

Paolo descrive i sapienti come saggi secondo la carne (o in alcune traduzioni da un punto di vista umano, secondo calcoli umani, con i criteri di questo mondo). Questa frase è usata sei volte in 2 Corinzi.4 Nelle opere di Paolo, questa frase ha un significato spirituale ed è in contrasto con ciò che viene dallo Spirito o da Dio. In questo contesto vengono discusse diverse condizioni spirituali. Paolo confronta la sapienza di questo mondo con quella di Dio. Più tardi (v. 2:12) Paolo mostra le differenze tra “lo spirito del mondo” e “lo Spirito di Dio”. Una delle preoccupazioni di Paolo è che i Corinzi si giudichino gli uni gli altri in base a come il mondo percepisce le cose, invece che per come sono realmente  agli occhi di Dio. Paolo si appella ai Corinzi perché riflettano sulla potenza e sulla sapienza di Dio e ne indica la differenza con quelle del mondo. Paolo li richiama alle Scritture, perché la sapienza giace nella Parola di Dio.

Dio ha scelto le cose stolte del mondo per svergognare le savie; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti.5

Dopo aver affermato che non molti dei credenti corinzi erano sapienti secondo gli standard del mondo né erano individui potenti o nobili, Paolo fa notare che Dio ha il suo modo fare le cose. Tre volte ci dice che “Dio ha scelto”. Dio sceglie di dare il suo amore e la sua grazia a chi vuole. Paolo indica il grande privilegio di essere scelti da Dio. Chiama alcuni Corinzi “stolti” secondo gli standard del mondo; nonostante ciò, Dio li ha scelti. Paolo conosce la profondità della grazia e dell’amore di Dio. Dice ai suoi ascoltatori che, se rifletteranno su ciò che Dio ha fatto per loro, vedranno che l’amore e le priorità divine sono chiaramente diverse da quelle dell’umanità.

Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono.6

Prima, Paolo ha menzionato i non nobili (v. 26), ora scrive che Dio sceglie le persone umili, di basso grado, comuni, socialmente inferiori. Chi non era di famiglia nobile era ritenuto insignificante da alcuni ed era disprezzato da altri; è così che molti dei Corinzi erano visti dagli altri. Comunque, era nato un popolo diverso.

Paolo disse che Dio ha scelto di “ridurre al niente” le cose che sono. La frase “ridurre al niente” indica giudizio e distruzione. La predicazione del Cristo crocifisso rovescia i valori del mondo. Lui innalza ciò che sembra stolto e debole agli occhi del mondo e giudica (svergogna e annulla) ciò che il mondo considera prezioso.

Perché nessuno si vanti di fronte a Dio.7

Dio ha scelto deliberatamente le cose stolte del mondo (la croce e i credenti corinzi) per rimuovere ogni possibilità che qualcuno possa presentarsi a Dio con in mano qualcosa. Nulla di ciò che uno possa avere è in grado di offrirgli un vantaggio davanti a Lui; nessun conseguimento, nessuna ricchezza, nessuna posizione sociale ha alcun valore davanti a Lui.

La parola “vantarsi” è molto usata da Paolo nel Nuovo Testamento. È probabile che la usi in riferimento a Geremia 9:23-24, che cita nel versetto 31. In genere il vanto non è visto in modo positivo; comunque, qui potrebbe significare “inorgoglirsi” o “gloriarsi” di qualcosa. Un commentatore dice: Tutto è allo stesso livello, ai piedi della croce; non esiste una sola cosa che uno di noi possa avere che gli offra un vantaggio davanti al Dio vivente – non la genialità, non l’influenza, il successo, il denaro o il prestigio.8

Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione.9

In precedenza (v. 18), Paolo aveva parlato delle cose che “non sono”. Adesso, in contrasto, dice che a causa di Dio “voi siete”. Dio è ciò che li ha fatti diventare credenti in Cristo Gesù. È stato mediante la morte e risurrezione di Gesù che si è resa possibile la salvezza per grazia. Lui è la manifestazione del piano divino per salvare e giudicare. È il solo modo in cui chiunque possa avere l’unica posizione che conti: quella davanti a Dio.

Procedendo verso l’ultimo versetto (v. 31), che è una citazione presa dal libro di Geremia, Paolo aggiunge tre parole: giustizia, santificazione e redenzione. Ognuna ha a che fare con la posizione davanti a Dio, anche se ognuna ha un significato ben distinto.

In Geremia, la giustizia ha a che fare con Dio, che pratica bontà (o benevolenza), giustizia e rettitudine.10 Prova piacere in queste cose e se le aspetta dal suo popolo.

La santificazione ha a che fare con la posizione che i cristiani hanno “in Cristo”. La santificazione è spesso considerata un processo che dura una vita, mediante il quale una persona diventa più simile a Cristo, più santa. La chiamata a una vita santa, che occupa una parte importante in questa lettera, viene dalla precedente opera di Dio in Cristo, mediante la quale i cristiani sono un popolo separato e scelto da Dio.

Il concetto di redenzione viene dal mondo della schiavitù e dal prezzo d’acquisto di uno schiavo. La libertà di Israele dall’Egitto e il suo arrivo nella terra promessa erano visti come la sua “redenzione” da parte di Dio.11 Paolo paragona ciò che era successo in passato a ciò che succede al presente. È mediante il sacrificio di Gesù sulla croce e la sua risurrezione che i cristiani sono radunati “in Cristo”, liberati dal dominio del peccato e dal giudizio di Dio. Senza alcuna azione da parte dell’uomo, senza sapienza o piano umano, l’opera di Dio mediante la crocifissione di Cristo ha realizzato ciò che era necessario a consentirgli di presentarsi davanti a Dio.

… affinché, com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore».12

Questa frase sul vantarsi nel Signore è una citazione libera da Geremia 9:23-24: Chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il SIGNORE. Io pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra, perché di queste cose mi compiaccio», dice il SIGNORE.

L’opera di Dio in Cristo porta a compimento la citazione di Geremia. Il Cristo crocifisso ha mostrato che c’è un unico vanto possibile, perché tutto viene “da Dio” ed è nel Signore. Paolo prende un tema importante dall’Antico Testamento e lo adatta come principio generale per affrontare il problema dei Corinzi. I Corinzi dovrebbero vantarsi solo di ciò che Dio ha realizzato in mezzo a loro.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 1 Corinzi 1:26.

2 1 Corinzi 1:1, 2, 9, 24.

3 1 Corinzi 2:1–5.

4 2 Corinzi 1:17; 5:16 [due volte]; 10:2, 3; 11:18.

5 1 Corinzi 1:27 LND.

6 1 Corinzi 1:28.

7 1 Corinzi 1:29.

8 Gordon D. Fee, The First Epistle to the Corinthians (Grand Rapids: Eerdmans, 2014), 88.

9 1 Corinzi 1:30.

10 Geremia 9:24.

11 Salmi 111:9 LND.

12 1 Corinzi 1:31.


Pubblicato originariamente in inglese il 2 febbraio 2024.

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