1 Corinzi: capitolo 3 (versetti 1-9)

Di Peter Amsterdam

Novembre 26, 2024

[1 Corinzi: capitolo 3 (versetti 1-9)]

Nella sua prima lettera alla chiesa di Corinto, l’apostolo Paolo ritenne necessario includere un rimprovero, perché la loro discordia, la loro gelosia e le loro liti — specialmente a proposito dei loro leader e insegnanti — dimostravano che erano ancora bambini in Cristo.

Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo.1

Paolo comincia questa parte della lettera indirizzandosi ai Corinzi come fratelli. In greco, la parola fratelli includeva, oltre agli uomini, anche le donne della congregazione. Chiamandoli fratelli e sorelle rammenta loro il suo rapporto con loro in Cristo. Ciò che sta per dire sembrerà aspro e Paolo li affronta in modo duro, ma in tutta la lettera ricorda loro che sono la famiglia di Dio e che lui li ama e li ha a cuore.2

Anche se Paolo considera spirituali i cristiani corinzi, loro non si comportano come dovrebbero, così parla di loro come di persone carnali. Usa l’immagine di bambini piccoli, immaturi, per illustrare il modo in cui le loro azioni, le loro parole e il loro comportamento non sono quelli di persone con una mentalità cristiana. L’essere carnali si manifesta nelle divisioni e nei litigi tra di loro, nel considerare alcuni cristiani superiori ad altri e nel seguire i loro istinti naturali invece della guida dello Spirito Santo.

Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali.3

Nonostante il loro vantarsi, alcuni dei credenti corinzi in realtà si comportavano in modo infantile e dovevano crescere. Non avevano capito bene la “carne” del vangelo della morte di Gesù sulla croce. Per questo, Paolo doveva modificare il modo di rivolgersi a loro. Guarda indietro a quando aveva dato loro del “latte” da bere. Come credenti “neonati” non ricevevano cibo solido perché non erano pronti. C’era cosa da aspettarselo, tuttavia Paolo fa notare la differenza tra i tempi precedenti, quando erano nuovi come cristiani, e il tempo presente in cui dovrebbero essere in grado di digerire cibi solidi. Fa notare che nemmeno adesso possono mangiare cibi solidi, perché sono ancora carnali, o mondani.

Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate secondo la natura umana?4

Paolo dice senza mezzi termini che il comportamento “carnale” che lo preoccupa di più è la gelosia che ha causato divisione. I credenti corinzi si comportano come gli increduli del mondo. La gelosia è un comportamento infantile e causa i litigi e le discussioni sulla posizione e sui beni materiali delle persone. In Galati 5:13-16 Paolo scrisse qualcosa di simile riguardo alle opere “della carne”. In quella lettera chiede ai Galati di “camminare secondo lo Spirito” ed elenca le azioni che in genere rispecchiano “la carne”, tra le quali: immoralità sessuale, idolatria, discordia e gelosia.5 La gelosia causa litigi perché alcuni si comparano negativamente ad altri o cercano di asserire la loro superiorità sugli altri.

Chiedendo se sono carnali, Paolo si aspetta che rispondano di sì. Fa notare i litigi e le gelosie per posizioni di prestigio e di comando, cose in cui dimostrano di comportarsi semplicemente da uomini carnali. Paolo mostra la differenza tra una vita unicamente umana e una vita spirituale.

Quando uno dice: «Io sono di Paolo»; e un altro: «Io sono d’Apollo»; non siete forse uomini carnali?6

Paolo ritorna alle persone cui si era riferito nel primo capitolo, ver. 12 — Paolo, Apollo e Cefa — ma questa volta include solo se stesso e Apollo. Non spiega perché ha scelto Apollo invece di Cefa (Pietro). Potrebbe darsi perché Apollo era noto per la sua eloquenza,7 oppure perché Apollo e Paolo erano meglio conosciuti dalla chiesa locale perché entrambi avevano predicato a Corinto.

Che cos’è dunque Apollo? E che cos’è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; così come il Signore ha concesso a ciascuno.8

Paolo usa se stesso e Apollo come esempio, indicando che tra di loro non esiste rivalità, perché sono collaboratori di Dio. Hanno doni e vocazioni diverse, un punto su cui Paolo scriverà altre cose in seguito, facendo notare che c’è tutta una varietà di doni dati che Dio dà attraverso il suo Spirito.

Ricorda ai Corinzi che sono giunti alla fede grazie all’opera di Paolo e Apollo. Per assicurarsi che non si attacchino troppo a uno dei due, Paolo ricorda loro anche che sono semplici “servitori”. Il lavoro tra i Corinzi era stato assegnato loro da Dio e loro avevano seguito le sue istruzioni.

Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere.9

A questo punto Paolo usa il giardinaggio come illustrazione. Si riferisce ai giorni in cui era appena arrivato a Corinto. Facendoli ripensare a quei tempi, Paolo vuole che guardino all’opera che era stata fatta tra di loro per il Signore. Paolo era stato il primo ad arrivare e aveva piantato in mezzo a loro il seme dell’opera di Dio. Apollo aveva fatto seguito a quel lavoro, oltre a piantare, e alcune persone erano arrivate alla fede grazie al suo ministero. Anche se si parla solo di ciò che Apollo aveva fatto, probabilmente si include l’insegnamento della fede e la spiegazione delle Scritture. Qui l’attenzione non è specificamente su ciò che ognuno di loro ha fatto; piuttosto, l’importante è che era stato Dio a causare la crescita tra il momento in cui Paolo aveva piantato e quello in cui Apollo aveva annaffiato. È su Dio che loro dovrebbero concentrarsi, perché è Lui che continua a compiere l’opera mentre i leader vanno e vengono secondo i compiti da Lui assegnati.

Quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere!10

Il primo esempio che Paolo prende dal giardinaggio è che l’unico che conta nel procedimento è Dio. Il modo in cui i Corinzi vedevano i loro leader era “carnale” o semplicemente umano: l’importante era chi erano e cosa avevano fatto. Per Paolo, comunque, tutto quel che conta è Dio. Ricorda ai Corinzi che l’opera di Dio continua con noi o senza di noi. È Dio che si merita ogni credito per le benedizioni che i credenti ricevono e per la messe di credenti.

Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica.11

Il secondo spunto che Paolo prende dall’esempio agricolo è che i due lavoratori (quello che pianta e quello che annaffia), anche se hanno compiti diversi, “sono una medesima cosa”. Sono compagni di lavoro che appartengono a Dio. Sono uniti in un’unica opera nella quale adempiono ciò che Dio ha assegnato loro.

Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.12

Il terzo punto è che Paolo e Apollo sono collaboratori. Tra di loro c’era un’unità che probabilmente era visibile ai credenti corinzi. Entrambi erano servitori di Dio e lavoravano insieme per compiere la sua volontà.

La chiesa di Corinto era il campo di Dio; Lui era il capo supremo della chiesa. Paolo chiama i credenti corinti l’edificio di Dio, parlando della chiesa come di una proprietà di Dio, sotto la guida di Dio. Dio stava costruendo una chiesa unificata.

(Continua.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 1 Corinzi 3:1.

2 1 Corinzi 1:10, 11, 26; 2:1; 3:1; 4:6, 14–15; 6:5, 8; 7:24, 29; 10:1; 11:33 e altri (28 volte in 1 Corinzi).

3 1 Corinzi 3:2–3.

4 1 Corinzi 3:3.

5 Galati 5:19–20.

6 1 Corinzi 3:4 NR. CEI: “vi dimostrate semplicemente uomini”.

7 Atti 18:24.

8 1 Corinzi 3:5.

9 1 Corinzi 3:6.

10 1 Corinzi 3:7.

11 1 Corinzi 3:8.

12 1 Corinzi 3:9.


Pubblicato originariamente in inglese il 25 giugno 2024.

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