1 Corinzi: capitolo 11 (versetti 2-16)

Di Peter Amsterdam

Agosto 26, 2025

[1 Corinthians: Chapter 11 (verses 2–16)]

Questa parte della prima lettera di Paolo ai Corinzi rispecchia le relazioni tra uomini e donne e le aspettative culturali nella Corinto del primo secolo. Il rapporto tra mariti e mogli è presentato nel contesto del mondo di duemila anni fa e dei costumi dell’epoca. Oggi il ruolo delle donne, le norme contemporanee in materia di abbigliamento e la visione dell’uguaglianza delle donne sono molto diversi rispetto al lontano passato. Tuttavia, essendo un commento scritto all’epoca di Paolo a persone che vivevano in quel periodo, riflette gli atteggiamenti e le aspettative di quel tempo.

Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse (1 Corinzi 11:2)

Probabilmente fu un sollievo per i Corinzi sentire le parole iniziali di Paolo che li lodava per essersi ricordati di lui in ogni cosa. Sembra fosse contento che molti dei suoi insegnamenti erano seguiti dai credenti. Elogiava la chiesa di Corinto per aver osservato gli insegnamenti o le istruzioni, riferendosi agli insegnamenti orali su Gesù trasmessi a Paolo dai primi discepoli, come Pietro, e da lui trasmessi a loro.

In questo capitolo, Paolo affronta una questione controversa che riguarda il culto pubblico. Sembra che alcuni membri della chiesa di Corinto rifiutassero la pratica delle donne sposate di coprirsi il capo quando partecipavano al culto pubblico. Paolo sapeva che molti seguivano questa norma culturale dell’epoca, ma sentiva anche il bisogno di spiegare perché tutte dovevano continuare a farlo. Era preoccupato per il modo in cui uomini e donne interagivano tra loro nel culto pubblico e per come sarebbe stato visto dalle persone al di fuori della chiesa. Paolo si concentrò anche sulla preghiera e sulla profezia, sull’insegnamento e sulla predicazione della Parola di Dio (1 Corinzi 11:4-5), che avrebbero avuto luogo quando i credenti erano riuniti.

Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo e che il capo di Cristo è Dio (1 Corinzi 11:3)

Qui Paolo descrive tre forme di autorità: Cristo è il capo di ogni uomo; i mariti sono il capo delle loro mogli; Dio è il capo di Cristo. Tuttavia, Paolo non precisa i ruoli degli uomini, delle mogli e di Cristo.

Gli antichi greci spesso usavano il termine capo [testa] per indicare la fonte da cui proviene qualcosa; in questo versetto Paolo ricorda che “l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo” (1 Corinzi 11:8). Alcuni interpreti ritengono che capo in questo caso significhi “origine”, come “a capo” di qualcosa. Da questo punto di vista, Cristo è l’origine dei maschi, nel senso che Cristo creò Adamo dalla polvere (Genesi 2:7). Gli uomini sono anche considerati l’origine delle donne, nel senso che Eva fu tratta da Adamo (Genesi 2:22). Dio Padre è il capo di Cristo perché Cristo è “proceduto dal Padre” (Giovanni 16:27-28).

Altri studiosi della Bibbia ritengono che capo implichi una catena di autorità che va dal Padre a Cristo, ai mariti e alle loro mogli. Questa opinione è supportata principalmente dall’uso nell’Antico Testamento della parola ebraica per capo in relazione alla leadership o all’autorità.

Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo (1 Corinzi 11:4).

Paolo si rivolge prima agli uomini, affermando che ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto disonora Cristo, che è il capo di ogni uomo. Nell’Impero Romano, gli uomini generalmente si coprivano il capo con la toga quando praticavano il culto pagano. È probabile che questa pratica avesse raggiunto gli abitanti di Corinto e che Paolo ne condannasse l’adozione.

È probabile che Paolo abbia almeno messo in guardia i credenti dall’adottare questa pratica nella chiesa. Per un uomo coprirsi il capo nell’adorazione di Cristo significava adorare nello stesso modo in cui gli uomini pagani adoravano i loro dei. Imitando questa pratica si mescolava la falsa religione al culto di Cristo, disonorandolo. Scrivendo questo, Paolo non lo stabilì come un ordine per tutti i credenti, ma piuttosto come un’affermazione diretta specificamente ai Corinzi e al bisogno di evitare di associarsi alle usanze pagane, come aveva già espresso nei capitoli precedenti.

Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto da un velo fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o rasare, si copra il capo (1 Corinzi 11:4-6)

Concentrandosi specificamente sulle mogli, Paolo affermò che le donne potevano pregare o profetizzare nel culto pubblico. Sebbene Paolo non permettesse alle donne di servire in una posizione di pastore, anziano o insegnante (1 Timoteo 2:12), non proibiva alle donne di parlare della verità della Parola di Dio o dal pregare e profetizzare nel culto pubblico.

Tuttavia, Paolo insisteva sul fatto che ogni moglie che pregava o profetizzava in pubblico doveva farlo con il capo coperto. All’epoca si riteneva che se una donna parlava nel culto a capo scoperto, disonorava il proprio capo. Anche se Paolo potrebbe essersi riferito al capo fisico della donna, è più probabile che intendesse dire che disonorava il marito, che nel versetto 3 è indicato come il capo della donna [moglie]. Paolo sosteneva che, se per il marito è un disonore che la donna si faccia radere la testa, allora lei dovrebbe coprirsi il capo nel culto pubblico.

Poiché, quanto all’uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo;  (1 Corinzi 11:7)

Paolo sostiene il suo punto di vista con le Scritture. Inizia sostenendo che l’uomo non dovrebbe imitare l’uso di un copricapo pagano perché è immagine e gloria di Dio. Nella Genesi leggiamo che sia Adamo che Eva furono creati a immagine di Dio (Genesi 1:27).

Cosa intendeva, dunque, Paolo dicendo che l’uomo è immagine di Dio in contrasto con la donna? Probabilmente intendeva dire che Adamo aveva una condizione speciale (la gloria) a immagine di Dio perché era stato creato per primo. Fu creato da Dio direttamente dalla polvere, mentre Dio fece Eva dal corpo di Adamo. Questo dava ad Adamo e ai suoi discendenti maschi un ruolo unico sulla terra, che non era ricoperto allo stesso modo dalle donne. Naturalmente, il mondo è cambiato dai tempi di Paolo e sono cambiate anche le aspettative culturali sui ruoli di uomini e donne. Pur mantenendo ruoli diversi per uomini e donne, Paolo affermò anche l’uguaglianza di uomini e donne in Galati 3:28: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.

Il teologo Wayne Grudem ha scritto:

Quando in 1 Corinzi 11:7 Paolo dice che “un uomo non deve coprirsi il capo, perché è l’immagine e la gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo”, non nega che la donna sia stata creata a immagine di Dio. Dice semplicemente che ci sono profonde differenze tra uomini e donne, che dovrebbero riflettersi nel modo di vestire e comportarsi nell’assemblea. [...] Tuttavia, in entrambi i casi Paolo prosegue sottolineando la loro interdipendenza (vedi vv. 11-12).1

Paolo prosegue dicendo che la donna è la gloria dell’uomo. Paolo non intendeva dire che la donna non è la gloria di Dio, poiché tutta la creazione è alla gloria di Dio (Romani 11:36). Probabilmente intendeva dire che la donna è la gloria sia dell’uomo che di Dio, e non solo di Dio. Paolo definì la donna la gloria del marito perché il suo è uno dei ruoli unici nell’ordine della creazione. Secondo Genesi 2, Dio creò Eva perché la razza umana potesse adempiere al compito affidato ad Adamo. Per questo motivo, Eva è definita un aiuto adatta ad Adamo (Genesi 2:18). La parola ebraica per aiuto non significa “inferiore”, ma “aiutante” o “assistente”. Eva era la gloria di Adamo in maniera speciale.

Perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo; e l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo (1 Corinzi 11:8-9).

Paolo continua a spiegare che la donna è la gloria dell’uomo facendo appello a un altro aspetto della creazione. Ricorda ai suoi lettori che l’uomo non è venuto dalla donna e che l’uomo non è stato creato per la donna. Sottintende che i mariti non sono la gloria della donna. Piuttosto, la donna è venuta dall’uomo ed è stata creata per l’uomo. Poiché è venuta dall’uomo ed è stata creata per l’uomo, la moglie deve portare gloria al marito.

Su questo punto, Leon Morris commenta:

Paolo chiarisce che ciò che ha detto non è da intendersi come un’indebita subordinazione delle donne. Esiste una collaborazione tra i sessi e nel Signore nessuno dei due esiste senza l’altro. [...] L’uomo non deve esagerare il significato del fatto di essere stato creato per primo. C’è un’uguaglianza fondamentale.2

Per questo la donna deve avere sul capo un simbolo di autorità, a causa degli angeli (1 Corinzi 11:10).

Questo versetto presenta diverse difficoltà. Non è chiaro quale sia il simbolo dell’autorità sul suo capo, né quale sia il ruolo degli angeli e perché. Nessuno dei materiali di ricerca che ho utilizzato per la stesura di questi post fornisce una spiegazione chiara di questo versetto. Sembra che ci sia un’ampia varietà di opinioni sul suo significato, molte delle quali si contraddicono a vicenda. Siccome le persone ai quali Paolo scriveva probabilmente comprendevano ciò che voleva dire, oggi il significato non è abbastanza chiaro, almeno per me, quindi ho pensato che fosse meglio non includere commenti su di esso.

D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza la donna. Infatti, come la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. (1 Corinzi 11:11-12)

Dopo aver affermato la responsabilità dei mariti e delle mogli di onorare il proprio capo nel culto, Paolo temeva che le sue istruzioni potessero essere interpretate come una dichiarazione categorica sui rapporti tra uomo e donna. Di conseguenza chiarì ciò che aveva detto, facendo precedere al suo commento un d’altronde. Iniziò con l’espressione nel Signore, una frase usata altrove per qualificare le persone come membra del corpo di Cristo (Romani 16:8, 1 Corinzi 4:17). Paolo voleva chiarire che quelle implicazioni non avevano posto nei suoi insegnamenti

Paolo sottolinea due punti. Primo: né i mariti né le mogli sono indipendenti l’uno dall’altro. Paolo ribadisce che la donna (la moglie) non è indipendente dall’uomo (il marito), un principio evidenziato in questo capitolo dai versetti 3 a 10. La sua autorità è sempre stata intesa come complementare a quella dell’uomo, quindi non deve pensare di essere autonoma. Poi, Paolo aggiunge che l’uomo (il marito) non è indipendente dalla donna (la moglie). I mariti non devono pensare che la loro autorità implichi indipendenza o superiorità rispetto alle mogli.

A sostegno di questa affermazione, Paolo fa riferimento all’interdipendenza tra uomo e donna. Se è vero che la donna venne dall’uomo quando Eva fu tratta dalla costola di Adamo (Genesi 2:22), è anche vero che l’uomo nasce dalla donna. Ogni uomo ha una madre e ciò pone un freno alla tentazione dell’uomo di considerarsi libero dall’obbligo di onorare la donna. “Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, il tuo Dio, ti ha ordinato, affinché i tuoi giorni siano prolungati e affinché venga a te del bene sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà” (Deuteronomio 5:16).

Giudicate voi stessi: è giusto che una moglie preghi Dio a capo scoperto? (1 Corinzi 11:13).

Con queste parole Paolo non intendeva incoraggiare i Corinzi a ignorare il suo insegnamento. Intendeva piuttosto dire che non dovevano ubbidire ciecamente alle sue istruzioni; dovevano riflettere. Lo diceva perché era convinto che i credenti di Corinto fossero in grado di riflettere adeguatamente su questo tema e sperava che arrivassero alle sue conclusioni. Paolo sottopose loro la questione, chiedendo se era opportuno che le donne pregassero a capo scoperto durante il culto pubblico. Scelse di discutere partendo da ciò che era appropriato piuttosto che da ciò che era giusto. Si appellò alle nozioni dei Corinzi. Conoscendo la loro visione del mondo, si aspettava che fossero d’accordo con la sua posizione.

Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo (1 Corinzi 11:14-15).

Questa parte dell’argomentazione di Paolo è difficile da comprendere. Continua a esprimere la sua posizione riguardo al velo delle donne sposate ponendo un’altra domanda, chiedendo di considerare le norme culturali relative alla lunghezza dei capelli di uomini e donne. L’esatto significato della domanda, tuttavia, è enigmatico. Sono state avanzate diverse spiegazioni, anche se nessuna sembra adeguata.

Paolo si aspettava che i Corinzi riconoscessero che gli uomini dovevano avere i capelli corti e le donne i capelli lunghi, probabilmente a causa delle norme culturali del tempo a Corinto. Si aspettava anche che capissero che la gloria dei capelli lunghi delle donne confermava la pratica delle donne sposate di coprirsi il capo durante il culto pubblico. Nella società romana del primo secolo, il velo femminile era un segno del matrimonio e un’aspettativa culturale per le mogli di quel tempo.

Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio (1 Corinzi 11:16).

Paolo si aspettava una certa resistenza al suo punto di vista. Ammetteva che alcuni credenti di Corinto sarebbero stati polemici al riguardo, sia uomini che donne. Paolo cercò di risolvere la questione appellandosi alla pratica diffusa della chiesa, dicendo: “Noi non abbiamo questa abitudine”. Paolo intendeva dire che lui e gli altri capi della chiesa, e le chiese di Dio, non avevano altra norma che quella di far coprire il capo alle donne durante il culto pubblico.

Un commentatore ha offerto alcune riflessioni sull’applicazione della prima metà di 1 Corinzi 11:

Questa parte della lettera solleva la questione perenne del rapporto tra i costumi sociali attuali e la morale e la pratica cristiana. Alla base di tutto ciò che Paolo dice c’è il principio che i cristiani devono sempre agire in modo appropriato: “Ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine” (1 Corinzi 14:40). L’applicazione di questo principio alla Corinto del primo secolo porta a stabilire che le donne devono avere il capo coperto durante il culto. Il principio ha una validità permanente, ma possiamo pensare che la sua applicazione alla scena contemporanea non debba produrre lo stesso risultato. In altre parole, alla luce dei nostri costumi sociali totalmente diversi, possiamo ritenere che la completa accettazione del principio alla base di questo capitolo non richieda che nei paesi occidentali del XX secolo le donne debbano sempre indossare il velo quando pregano.3

Come nota a margine, la Chiesa cattolica ha richiesto alle donne di indossare un copricapo durante la Messa cattolica fino al 1983, quando la Chiesa ha interrotto questa pratica.

(Continua)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 Wayne Grudem, Systematic Theology: An Introduction to Bible Doctrine (Zondervan, 1994), 457.

2 Leon Morris, 1 Corinthians: An Introduction and Commentary, vol. 7, Tyndale New Testament Commentaries (InterVarsity Press, 1985), 153.

3 Morris, 1 Corinthians: An Introduction and Commentary, 154–155.


Pubblicato originariamente in inglese il 20 maggio 2025.

Copyright © 2025 The Family International. Tutela della privacy Utilizzo dei cookie