1 Corinzi: capitolo 11 (versetti 17-34)

Di Peter Amsterdam

Settembre 23, 2025

[1 Corinthians: Chapter 11 (verses 17–34)] - Tags: 1 and 2 corinthians, bible, communion, paul apostle, peter amsterdam, theology

Nella seconda metà del capitolo 11, Paolo affronta un’altra questione relativa al culto comunitario, in questo caso riguardo alla pratica della Cena del Signore da parte dei Corinzi.

Nel darvi queste istruzioni non vi lodo, perché vi radunate non per il meglio, ma per il peggio (1 Corinzi 11:17).

In precedenza, Paolo aveva iniziato con parole di lode, ma ora dice: “Non vi lodo”. Non ha parole di elogio per loro. Il suo rimprovero ai Corinzi su questo tema era incentrato sulle pratiche relative alle loro riunioni e al culto pubblico. Paolo non li condanna completamente, poiché in precedenza li aveva elogiati per aver tenuto fede a molti dei suoi insegnamenti sul culto (1 Corinzi 11:2). Tuttavia, la sua valutazione in questo caso era che nei loro momenti di culto i danni superavano benefici.

Quali pratiche avrebbero potuto produrre una simile condanna? I Corinzi stavano corrompendo uno degli eventi più sacri del culto cristiano: la Cena del Signore. Non avevano tenuto in debito conto l’onore di Cristo, né si erano onorati a vicenda nella celebrazione della Cena del Signore.

Poiché, prima di tutto, sento che quando vi riunite in assemblea ci sono divisioni tra voi, e in parte lo credo, (1 Corinzi 11:18)

Paolo inizia la sua argomentazione con prima di tutto; tuttavia, non passa mai alla seconda o alla terza questione. L’espressione va intesa nel senso che la cosa più importante è il motivo per cui questo succede. Poi aggiunge la parola “sento”. Paolo non dice chi sia la sua fonte, ma prima, in questa epistola, aveva detto che la famiglia di Cloe lo aveva informato di cose simili (1 Corinzi 1:10-12). Anche se non poteva esserne certo, Paolo conosceva la chiesa abbastanza bene da credere che le notizie fossero vere almeno in parte.

Paolo aveva già affrontato la questione delle divisioni tra i Corinzi dal primo al quarto capitolo. Qui la sua critica si concentra sulla divisione che esisteva quando i Corinzi si riunivano come chiesa. La preoccupazione principale di Paolo era che tali divisioni danneggiassero il culto pubblico.

È necessario infatti che vi siano anche delle fazioni tra voi, affinché siano manifestati tra voi quelli che sono approvati (1 Corinzi 11:19).

Questo versetto viene interpretato in due modi diversi. Secondo un’interpretazione, alcune divisioni possono essere necessarie perché la chiesa contiene sia veri credenti che falsi fedeli. In questa visione, Paolo concorda sul fatto che a volte è necessario che i veri credenti stabiliscano delle differenze rispetto ai falsi insegnamenti di altri, in modo che sia chiaro chi è approvato da Dio. Questo punto di vista è supportato dal fatto che la parola fazioni, nella Nuova Diodati, non è la stessa cosa di divisioni, com’è tradotta in altre versioni.

D’altra parte, Paolo non disse effettivamente di approvare queste differenze. Potrebbe aver parlato in modo sarcastico, vedendo le differenze come parte delle divisioni. Le divisioni sono chiaramente negative, e anche le fazioni possono esserlo. Da qui il suo commento: Non vi lodo (v. 17).

Alcune differenze immorali potrebbero spiegare perché la chiesa aveva permesso che alcuni dei suoi membri soffrissero la fame, come Paolo sottolineerà in seguito. I poveri forse non erano stati considerati “approvati”, e forse erano anche considerati “non indispensabili”.

Quando poi vi riunite insieme, quello che fate non è mangiare la cena del Signore (1 Corinzi 11:20).

Paolo introduce ora la questione principale. Quando i cristiani di Corinto si riunivano per celebrare la Cena del Signore, le divisioni erano così destabilizzanti che non la si poteva più chiamare Cena del Signore (mentre il termine Cena del Signore oggi è comunemente usato per la pratica della comunione, questo versetto contiene l’unico uso di questa espressione nel Nuovo Testamento).

Poiché, al pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre uno ha fame, l'altro è ubriaco (1 Corinzi 11:21).

Paolo descrive ciò che gli era stato riferito. Quando i Corinzi mangiavano, alcuni lo facevano senza aspettare gli altri. La frase ciascuno prende prima può essere tradotta come ognuno mangia quello che ha portato. Forse Paolo intendeva usare le parole “propria cena” di ciascuno per spiegare perché non si trattava più della “Cena del Signore”. Alcuni dei credenti di Corinto avevano perso di vista l’aspetto unitario della comunione e si concentravano principalmente su sé stessi. Altri si ubriacavano durante quella che doveva essere una celebrazione del sacrificio del Signore per i credenti.

Non avete forse delle case per mangiare e bere? O disprezzate voi la chiesa di Dio e fate vergognare quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Devo lodarvi? In questo non vi lodo (1 Corinzi 11:22).

Paolo li corregge ponendo alcune domande. In primo luogo, chiese se non avessero case dove poter consumare i loro pasti. Forse per Paolo era un modo per dire: “Se questo è ciò che fate alla Cena del Signore, allora restate a casa vostra”. Paolo era contrario alla discriminazione dei poveri. I Corinzi facevano distinzioni sociali tra ricchi e poveri durante le riunioni per la Cena del Signore. Paolo ne era profondamente turbato e criticò con forza questa pratica.

In secondo luogo, Paolo dichiara l’errore di questa pratica chiedendo a quelli che umiliavano i poveri se disprezzavano la Chiesa di Dio. La Chiesa è composta da persone di tutte le classi sociali e di tutte le etnie, uguali agli occhi di Dio. Quando i credenti impediscono ai poveri del popolo di Dio di partecipare alla Cena del Signore, non rispettano la sacralità della cerimonia. Poiché i poveri sono una parte essenziale della comunità ecclesiale, non si possono discriminare i poveri senza disprezzare la Chiesa.

In terzo luogo, Paolo chiede se i membri ricchi della chiesa cercassero di umiliare quelli che non avevano nulla. Ai tempi di Paolo, i poveri erano spesso umiliati e guardati dall’alto in basso dai ricchi. Tuttavia, Gesù insegnò che nel regno di Dio i poveri sono beati (Luca 6:20-21). Inoltre ammonì i ricchi riguardo alle difficoltà che accompagnavano la loro posizione sociale (Marco 10:25). A Corinto, i poveri, che già non avevano nulla in termini mondani, si erano visti rubare anche il loro senso di dignità dai compagni nella fede– e questo durante la Cena del Signore. Con sarcasmo, Paolo chiese se pensavano che dovesse lodarli per il loro comportamento. Poi rispose alle sue stesse domande con un deciso “No di certo!” (BdG).

Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me» (1 Corinzi 11:23-24).

Poi Paolo procede a ricordare ai Corinzi gli insegnamenti che aveva trasmesso loro riguardo alla Cena del Signore. L’espressione vi ho trasmesso era un termine usato dai rabbini ai tempi di Paolo per indicare la trasmissione ufficiale e sacra delle tradizioni religiose. Questo passo è in contrasto con le precedenti lodi di Paolo ai Corinzi per il mantenimento dell’insegnamento che aveva “trasmesso” loro (1 Corinzi 11:2). Per quanto riguardava la Cena del Signore, conoscevano già il modo corretto di celebrarla, ma non avevano messo in pratica l’insegnamento come avrebbero dovuto.

Che non avessero accettato l’insegnamento di Paolo era preoccupante, poiché non era stato lui a inventare la Cena del Signore; aveva semplicemente trasmesso ciò che aveva ricevuto dal Signore. Non specificò il modo esatto in cui aveva ricevuto l’insegnamento dal Signore. Paolo potrebbe aver ricevuto l’insegnamento direttamente da altri apostoli (Galati 1:18), oppure in modo soprannaturale da Cristo stesso durante i suoi primi anni in Arabia (Galati 1:15-17).

Poi Paolo spiegò in termini semplici come osservare correttamente la Cena del Signore, raccontando come Gesù l’aveva fatto nella notte in cui fu tradito. Paolo usò quattro punti per descrivere lo spezzare il pane: Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e proclamò: “Questo è il mio corpo che è dato per voi”.

Il termine “pane” può essere tradotto anche con “pagnotta”. Probabilmente Gesù utilizzò un’unica pagnotta per simboleggiare l’unità di coloro che partecipavano insieme. Ringraziò e spezzò il pane. I padroni di casa spezzavano spesso il pane per i loro ospiti, come vediamo fare a Gesù quando sfamò i cinquemila (Marco 6:41, Giovanni 6:11). Poi spiegò ai suoi discepoli il simbolismo del pane.

Paolo riassunse Gesù come se avesse detto tre cose. La prima è: Questo è il mio corpo. Questa frase ha causato alcune controversie nel corso della storia della Chiesa. La tradizione cattolica romana ha interpretato questo passaggio in modo letterale: durante la comunione, il pane e il vino si trasformano in sostanza fisica per diventare il vero corpo e sangue di Cristo. Questa visione è chiamata “transustanziazione”.

La visione luterana della “consustanziazione” sostiene che il corpo e il sangue di Cristo sono presenti nel pane e nel vino, ma le sostanze fisiche di questi non vengono cambiate. La maggior parte dei protestanti ritiene che Cristo sia spiritualmente presente durante la comunione e che gli elementi della Cena del Signore siano simboli del suo corpo e del suo sangue. Né questo passo né i racconti evangelici forniscono ulteriori chiarimenti in merito, ma Gesù ci assicura che “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20).

La seconda è la frase che è dato per voi. Cristo soffrì e morì sulla croce per gli altri. La sua espiazione per i nostri peccati è offerta a tutti ed è disponibile a chiunque si rivolga a Lui con fede e pentimento (1 Giovanni 1:9-2:2). Tuttavia, in queste parole della Cena del Signore, Gesù disse di aver dato la vita per un gruppo particolare di persone: i suoi seguaci. La sua sofferenza espiò solo i peccati di quelli che credono in Lui come Signore e Salvatore.

Terza, fate questo in memoria di me. La Cena del Signore (comunione) fu stabilita come evento in cui il popolo di Dio doveva ricordare la morte e la risurrezione di Gesù. L’ultimo pasto che Gesù condivise con gli apostoli era ambientato nel contesto del tradimento, dell’arresto e della morte imminente di Cristo.1 Spezzando e ricevendo il pane, ricordiamo le sofferenze di Cristo per noi.

Questo invito a ricordare si ripete in associazione al sangue di Cristo nel versetto successivo di questo passo.

Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me» (1 Corinzi 11:25).

Paolo si concentra ora sul calice, notando che Gesù lo prese allo stesso modo, indicando che Gesù benedisse il calice separatamente. Poi ripete ciò che Gesù disse parlando del pane: Fate questo […] in memoria di me. In questo modo, Paolo sottolinea che il ricordo e l’adorazione di Cristo sono fondamentali per la cerimonia della Cena del Signore.

Il resoconto che fa Paolo delle parole di Gesù segue strettamente quello di Luca, che si riferisce al calice comeal nuovo patto nel mio sangue (Luca 22:17-20). L’espressione “nuovo patto” o “nuova alleanza” deriva da Geremia 31:31, dove Geremia descrive il nuovo patto che Dio avrebbe stipulato con il rimanente del suo popolo, basato sul perdono dei peccati, con la legge divina scritta nel cuore del popolo. Il Nuovo Testamento prende il nome da questo nuovo patto stabilito dalla vita, dalla morte e dalla risurrezione di Gesù. Questo fa capire che il nuovo patto che ha avuto inizio grazie al ministero di Cristo è stato il compimento della promessa.

Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga (1 Corinzi 11:26).

Perché il mangiare e il bere nella Cena del Signore devono essere incentrati sul ricordo di Cristo? Perché ogni volta che la chiesa prende parte alla Cena del Signore, i cristiani proclamano la morte del Signore fino al suo ritorno. Quando i non credenti vedono la chiesa partecipare alla comunione in ricordo del sacrificio che Gesù fece dando la vita per noi, il messaggio del Vangelo viene proclamato. L’espressione “morte del Signore” rappresenta l’intero ministero salvifico di Cristo a favore della chiesa: la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione e la sua ascensione.

Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore (1 Corinzi 11:27).

Quando si partecipa alla Cena del Signore in modo indegno, si pecca contro il corpo e il sangue del Signore. Tradizionalmente, partecipare alla Cena del Signore in modo indegno è stato interpretato come prendere parte alla comunione pur avendo un peccato non confessato. In un certo senso, tutti noi partecipiamo alla comunione in modo indegno, poiché nessuno di noi potrà mai essere pienamente degno, ed è importante che i credenti confessino i propri peccati e si preparino al culto. Ma l’obiettivo di Paolo qui era molto più ristretto. L’indegnità che aveva in mente era la partecipazione alla Cena del Signore in un modo che non dimostrava l’unità della chiesa in Cristo.

Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore (1 Corinzi 11:28-29)

Per evitare offese, prima di partecipare alla comunione i credenti dovrebbero esaminare se stessi e le proprie motivazioni e azioni per assicurarsi che siano in linea con gli insegnamenti del Signore. Il motivo per cui è necessario dedicare del tempo a un esame di coscienza è che la partecipazione, senza il rispetto e il riconoscimento del sacrificio di Cristo, porterà al giudizio.

Paolo diede queste istruzioni per correggere un problema specifico. In generale, la cerimonia della comunione dovrebbe essere un momento di celebrazione in cui i credenti si concentrano sul sacrificio di Cristo per noi, sull’unità dei credenti e sulla predicazione del Vangelo. L’attenzione deve essere rivolta a Cristo e agli altri, non a sé stessi. È in preparazione alla Cena del Signore che gli individui devono rivolgere l’attenzione dentro di sé per assicurarsi di parteciparvi in modo degno.

Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono (1 Corinzi 11:30).

Paolo prosegue, sottolineando la gravità del trasgredire la Cena del Signore e ricorda la punizione che molti Corinzi stavano ricevendo sotto forma di debolezze, malattie e in alcuni casi di morte. La malattia e la morte non sempre sono il risultato di un peccato personale e arrivano a credenti e non credenti per molte ragioni,2 ma, in questa situazione, Paolo si riferisce al castigo del Signore.

Ora, se esaminassimo noi stessi non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo (1 Corinzi 11:31-32).

Paolo aggiunge che, se i Corinzi si fossero esaminati da soli prima della Cena del Signore e avessero cambiato il loro modo di agire, Dio non li avrebbe corretti con la malattia e la morte. Paolo prosegue ricordando ai Corinzi che anche quelli che sono stati castigati per le loro azioni non sono condannati; anzi, il Signore corregge quelli che ama (Ebrei 12:5-11). Dio corregge la Chiesa affinché i veri credenti ne prendano atto e si rivolgano a Cristo con pentimento, così che non saranno condannati insieme al mondo.

Dunque, fratelli miei, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi riuniate per attirare su di voi un giudizio. Quanto alle altre cose, le regolerò quando verrò (1 Corinzi 11:33-34).

Paolo conclude con una sintesi e dà alcune istruzioni finali, rivolgendosi a loro come a fratelli. La prima parte del suo consiglio, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri, suggerisce che la Cena del Signore nel contesto corinzio era osservata sotto forma di pasto. Paolo sottolinea che la Cena del Signore dovrebbe essere un pasto condiviso a cui tutti partecipano in ugual misura. Se alcuni arrivavano in anticipo, dovevano aspettare che arrivassero gli altri prima di mangiare. Invece che i ricchi fossero i primi a mangiare e i poveri non mangiassero affatto, tutti i partecipanti al banchetto dovevano mangiare allo stesso tempo. In questo modo si sarebbe mostrato il giusto onore ai poveri e quindi a Cristo.

In secondo luogo, per togliere ogni giustificazione al fatto di non aspettare gli altri, Paolo aggiunse che chiunque avesse fame avrebbe dovuto mangiare a casa. Non rimproverò i poveri per presentarsi alla Cena del Signore affamati: non potevano evitarlo. Chi aveva mezzi sufficienti doveva mangiare a casa, in modo che tutti mangiassero insieme durante la Cena del Signore.

Paolo toccò aspetti vitali del significato della Cena del Signore e del modo in cui i credenti devono parteciparvi. L’osservanza della comunione è una proclamazione della morte del Signore e del suo sacrificio per la nostra redenzione e deve essere osservata con rispetto e adorazione. Paolo sottolineò anche l’unità che la cerimonia della comunione doveva rappresentare nella Chiesa come corpo di Cristo. Tuttavia, Paolo apparentemente sapeva che i Corinzi avevano bisogno di ulteriori istruzioni sull’argomento, che promise di impartire loro nella sua prossima visita.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 1994 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


1 Vedi Matteo 26:17-29; Marco 14:12-25; Luca 22:7-20.

2 Vedi Giobbe 2:1-7; Giovanni 9:2-3; Romani 8:36.


Pubblicato originariamente in inglese il 17 giugno 2025.

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