Di Peter Amsterdam
Febbraio 19, 2012
Abbiamo finito di esaminare il secondo elemento del discepolato, Vivilo, e i nove principi a esso collegati: dimorare in Gesù, amore, unità, umiltà, non-ansietà, perdono, fratellanza, generosità e preghiera.
Il terzo dei quattro elementi del discepolato è Predicalo. Tra le ultime parole di Gesù prima di ascendere al cielo ci fu l’illustrazione della missione affidata ai suoi discepoli: “Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura”.[1]
Quarantatré giorni prima era morto sulla croce e dopo tre giorni era risorto. Lo scopo di tutto ciò era di offrire all’umanità l’opportunità di ricevere il perdono dei peccati, riconciliarsi con Dio e avere la vita eterna. Gesù aveva fatto il suo lavoro. Aveva compiuto la sua missione sulla terra. La sua morte e la sua resurrezione avevano reso possibile la salvezza. Ci aveva reso possibile vivere eternamente con Lui.
Durante gli ultimi anni della sua vita, aveva utilizzato una duplice strategia: predicare il messaggio del regno e della salvezza e trovare un gruppo ristretto di persone che avrebbero accolto i suoi insegnamenti e lo avrebbero aiutato a diffondere il suo messaggio agli altri, cioè a fare discepoli. Visse secondo la stessa dichiarazione d’intenti appena affidata ai suoi discepoli. Era venuto in questo mondo e aveva predicato il Vangelo. Aveva trovato le persone che avrebbe potuto addestrare ad amarlo, viverlo, predicarlo e insegnarlo. Una volta impartito loro tutto ciò di cui avevano bisogno, avrebbe potuto partire e lo Spirito Santo sarebbe sceso a dare ai discepoli la potenza necessaria a portare il messaggio in tutto il mondo.
Gli anni del pubblico ministero di Gesù furono passati predicando, insegnando e addestrando. In questo articolo ci concentreremo sulla sua predicazione.
Qualche tempo dopo essere stato battezzato da Giovanni Battista nel Giordano, e dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, Gesù andò a vivere a Capernao, in Galilea. Da quel momento, come dice il Vangelo di Marco, cominciò a:
predicare l’evangelo del regno di Dio, dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo».[2]
Il Vangelo di Matteo dice:
Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!»[3]
Gesù indicò chiaramente che la sua predicazione del Vangelo era uno dei motivi per la sua presenza sulla terra:
Ed Egli disse loro: «Andiamo nei villaggi vicini affinché io predichi anche là, perché è per questo che io sono venuto».[4]
Ma Egli disse loro: «Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio anche alle altre città, perché sono stato mandato per questo».[5]
Quando fece visita alla sua cittadina natale di Nazareth e andò nella sinagoga, si alzò per leggere le Scritture. Gli fu dato il Libro di Isaia e lesse ciò che segue:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, e per predicare l’anno accettevole del Signore”. Poi, chiuso il libro e resolo all’inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Allora cominciò a dir loro: “Oggi questa Scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi”.[6]
Gesù fu mandato a predicare il Vangelo e insegnò ai suoi discepoli a fare la stessa cosa.
E li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire i malati.[7]
Andate e predicate, dicendo: “Il regno dei cieli è vicino”.[8]
Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti.[9]
Ne costituì dodici per tenerli con sé e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni.[10]
Gesù predicò il Vangelo e con il suo esempio insegnò ai suoi discepoli a fare lo stesso; presentò loro opportunità di sperimentare essi stessi la predicazione. Dopo la sua morte e resurrezione, disse loro:
““Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. E, detto questo, soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”.[11]
Immediatamente prima di ascendere al cielo dichiarò:
Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra.[12]
Dopo pochi giorni lo Spirito Santo discese e i primi discepoli cominciarono a predicare il Vangelo con potenza a Gerusalemme e con il tempo in tutto Israele, fuori da Israele e in tutto il mondo.
Il cristianesimo si diffonde mediante la predicazione del Vangelo. E mediante la testimonianza si porta agli altri il dono della salvezza che Gesù morì per darci. Se i primi discepoli non avessero predicato il Vangelo e non avessero insegnato ad altri a fare la stessa cosa, allora il Vangelo avrebbe cessato di essere conosciuto. Dio ci ha dato qualcosa di così grande, così capace di cambiare la vita eternamente, che è nostra responsabilità di discepoli condividerlo con gli altri e dare loro la stessa opportunità.
I discepoli predicarono il messaggio del Vangelo. In Atti 10 Pietro disse:
Egli ci ha comandato di predicare al popolo e di testimoniare che Egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti.[13]
“Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato”. Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c’è chi predichi? E come predicheranno, se non sono mandati? Come sta scritto: “Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano buone novelle!”[14]
I discepoli predicarono mediante le parole che dissero, le vite che condussero e le manifestazione dello Spirito di Dio dentro di loro. Il che ci porta al
Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.[15]
Buona parte della predicazione del Vangelo è condurre la vostra vita in maniera che la gente veda la luce divina in voi, grazie all’attenzione che avete, alla gioia, all’onestà, alla manifestazione di Dio e del suo amore in voi, al suo Spirito che dimora in voi. Avete in voi la luce della vita, Gesù, che diffonderete se vivrete la vostra fede. Allora, quando la gente vedrà voi e le cose che fate, vedrà e sentirà lo Spirito di Dio.
Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.[16]
Come scrisse Paolo agli Efesini:
Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce, poiché il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità.[17]
E ai Filippesi disse:
Perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo.[18]
Il Signore ci chiede di vivere in modo da comunicarlo agli altri, non solo a parole, ma in azioni e verità. Naturalmente le parole sono importanti, perché è con esse che si spiega la salvezza e si parla dell’amore di Gesù; ma le vostre azioni, le vostre buone opere, il vostro esempio, l’amore e la gentilezza che mostrate loro, la vostra attenzione nei loro confronti, tutte queste cose dimostreranno loro che le parole che usate per parlare di Gesù sono sincere, perché lo sentiranno emanare da voi.
Come discepoli, è importante che la luce di Dio brilli attraverso di voi, ed è quello che succederà quando lo amerete e lo vivrete, quando lo predicherete e lo insegnerete.
Dobbiamo essere attivi nel mondo, senza essere del mondo.
Gesù, Dio incarnato, visse nel mondo. Non era del mondo, ma viveva in esso. Il fatto che fosse nel mondo gli rese possibile interagire con le persone bisognose, amare gli altri, aiutarli, guarirli, fare amicizia con loro e testimoniare loro.
Allo stesso modo, noi siamo nel mondo e anche noi abbiamo l’opportunità di amare e aiutare gli altri, di portar loro l’amore di Dio e la vita eterna. Amarlo e viverlo ci tiene lontani dal mondo ma non ci tira fuori dal mondo. I discepoli interagiscono con gli altri e, quando se ne presenta l’opportunità, condividono la novella della salvezza.
Il principio è di essere coinvolti nel vostro mondo, nella società in cui vivete — il posto di lavoro, il campo di missione, o dovunque siate — in modo da essere una benedizione per gli altri.
Nel corso di un coinvolgimento attivo con il nostro mondo, vogliamo assicurarci di mantenere la giusta connessione e il giusto rapporto con Dio, dando la giusta priorità a Dio, alla sua Parola e al Grande Mandato. Non vogliamo restare assorbiti dalle vie del mondo o dalle sue priorità. Gesù parlò di questo a suo Padre in preghiera quando disse:
Io non chiedo che Tu li tolga dal mondo, ma che Tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.[19]
I discepoli sono pronti a testimoniare a qualsiasi persona Dio metta sul loro cammino, a pregare per lei e ad assisterla. 2 Timoteo 4,2 esprime molto bene questo concetto con l’espressione “predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo”. La frase “a tempo e fuor di tempo” è resa in altre traduzioni con insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole; in ogni occasione opportuna e non opportuna (NR; CEI). Non si può mai sapere quando incrocerete la strada di qualcuno che ha bisogno del messaggio; in quel caso, come discepoli, dovreste essere pronti a condividere con lui il messaggio divino.
Gesù era pronto a soddisfare i bisogni della gente in qualsiasi circostanza. Affrontò molte situazioni diverse in cui doveva prendere un’azione istantanea: testimoniare, amare, guarire, perdonare, fare un miracolo. Fu sempre all’altezza della situazione.
Alcuni esempi di ciò sono la samaritana, le nozze di Cana, la visita di Nicodemo, la donna colta in adulterio, il centurione, i greci che volevano parlare con Lui, la suocera di Pietro, il muto, la donna cananea, i bambini, il giovane ricco, la madre di Giacomo e Giovanni, il paralitico, la donna sirofenicia, il ragazzo con uno spirito impuro, il cieco Bartimeo, un lebbroso, l’uomo dalla mano paralizzata, la donna con il flusso di sangue, Zaccheo, Pilato, il ladro sulla croce.[20] Era pronto in ogni occasione. Era disponibile per chiunque il Padre mettesse sul suo cammino.
Gesù si rivolgeva alle persone che cercava di aiutare: i peccatori bisognosi della salvezza. Quelli che incontrava e con cui mangiava non erano sempre i ricchi, i giusti, o le persone che facevano una “vita regolare”. Era disposto ad assistere quelli che gli altri rifiutavano: gli odiati esattori delle tasse, i peccatori, le persone impure e indegne. Veniva criticato per i suoi contatti con questi emarginati, ma indicò chiaramente che ogni anima è importante, in qualunque circostanza.
Or tutti i pubblicani e i peccatori, si accostavano a lui per udirlo. E i farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.[21]
Così raccontò questa parabola:
Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta”. Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.
Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova? Quando l’ha trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta”. Così, vi dico, v’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede.[22]
Ogni individuo è prezioso agli occhi di Dio. Lui vuole che tutti ricevano la salvezza e si rallegra quando lo fanno. Dio mette la gente sul vostro cammino perché le testimoniate; la loro posizione sociale, la loro importanza, o mancanza d’importanza, non dovrebbe fare alcuna differenza. Se tu sei il discepolo a cui Dio ha portato quella persona, dovresti essere pronto a parlarle, ricca o povera che sia. Dio non usa parzialità. Tutti, qualunque sia la loro posizione sociale, sono peccatori ai suoi occhi e hanno bisogno del suo amore e di redenzione. Il compito di un discepolo non è giudicare o discriminare, ma predicare il vangelo a tutti, specialmente quelli che Lui mette sul loro cammino.
Mentre seguivo un corso sulla storia della teologia cristiana, mi sono imbattuto in un brano sul predicare e insegnare ai poveri, che mi è sembrato importante. L’insegnante parlava dei pentecostali e non risparmiò complimenti per il loro lavoro nel raggiungere i poveri.
Ecco ciò che disse: Il pentecostalismo è la forma di cristianesimo più diffusa e in più rapida crescita. Si è diffuso a macchia d’olio; le sue sono le chiese che si allargano più rapidamente in America Latina e sono molto influenti in Africa. In questi paesi, le chiese pentecostali sono le chiese dei poveri. Alla povera gente piace questa esperienza. È una specie di prova che Dio è con loro anche nella povertà. È legata a uno stile di vita, potremmo dire, quasi puritano. I pentecostali smettono di fumare e di bere, gli uomini smettono di picchiare le mogli e di avere avventure. I poveri e gli indigenti hanno famiglie stabili, così che i loro figli finiscono per avere una vita rispettabile, anche se povera, o magari entrano nella piccola borghesia e i loro figli cominciano ad andare all’università. I pentecostali sono la chiesa dei poveri, ma nella seconda o terza generazione non sono più tali proprio grazie al pentecostalismo. La ritengo una grandissima testimonianza dello Spirito Santo al lavoro tra i pentecostali.[23]
Mi è sembrato interessante perché dimostra l’influenza che la predicazione e l’insegnamento possono avere non solo sulle persone a cui testimoniate e che vincete al Signore, ma se insegnate loro a testimoniare, allora i frutti del vostro insegnamento possono cambiare generazioni a venire. Anche se il conferenziere parlava del pentecostalismo, il principio di quel che diceva può essere applicato a chiunque predichi il Vangelo e insegni il cristianesimo.
Seguire il principi della “gente sul tuo cammino” significa non limitarsi a testimoniare, o insegnare, o fare discepoli delle persone cui siete abituati e con cui vi sentite a vostro agio. Raggiungere il ceto medio e le classi alte della società, o quelle economicamente inferiori, ha la stessa importanza per il Signore. Può fare discepoli di chiunque abbia un cambiamento del cuore, impari ad amarlo e voglia servirlo. Chiunque Dio metta sul vostro cammino, chiunque vi chiami a raggiungere, è la persona a cui dovreste testimoniare e insegnare. Insistete a tempo e fuori di tempo.
Gesù insegnò ai suoi discepoli a predicare; la predicazione fu l’incarico, la missione che affidò loro. I discepoli di oggi hanno lo stesso incarico. Dobbiamo far brillare la nostra luce, interagire con il mondo senza diventarne parte, e aiutare la gente che Dio mette sul nostro cammino. Questo è predicare Gesù. Questo è svolgere la missione. Questo è il modo di vincere nuovi discepoli.
[1] Marco 16,15.
[2] Marco 1,14–15.
[3] Matteo 4,17.
[4] Marco 1,38.
[5] Luca 4,43.
[6] Luca 4,18–21.
[7] Luca 9,2.
[8] Matteo 10,7.
[9] Matteo 10,27.
[10] Marco 3,14–15 NR.
[11] Giovanni 20,21–22.
[12] Atti 1,8.
[13] Atti 10,42.
[14] Romani 10,13–15.
[15] Matteo 5,14–16.
[16] Giovanni 8,12.
[17] Efesini 5,8–9.
[18] Filippesi 2,15 NR.
[19] Giovanni 17,15–16.
La samaritana: Giovanni 4,7
Le nozze di Cana: Giovanni 2,1–11
La visita di Nicodemo: Giovanni 3,1–21
La donna colta in adulterio: Giovanni 8,3–11
Il centurione: Matteo 8,5–13
I greci: Giovanni 12,20–26
La suocera di Pietro: Matteo 8,14–15
Il muto: Matteo 9,32–33
La donna cananea: Matteo 15,22–28
I bambini: Matteo 19,13–14
Il giovane ricco: Matteo 19,16–22
La madre di Giacomo e Giovanni: Matteo 20,20–23
Il paralitico: Matteo 9,2–7
La donna sirofenicia: Marco 7,26–30
Il ragazzo con uno spirito: Luca 9,37–43
Il cieco Bartimeo: Marco 10,46–52
Un lebbroso: Matteo 8,2–4
Un uomo con la mano paralizzata: Marco 3,1–5
La donna con il flusso di sangue: Luca 8,43–48
Zaccheo: Luca 19,1–10
Pilato: Luca 23,1–4
Il ladro sulla croce: Luca 23,39–43.
[21] Luca 15,1–2.
[22] Luca 15,4–10.
[23] Professor Phillip Cary, The History of Christian Theology, Lezione n.28.
Titolo originale: Love. Live. Preach. Teach.—Preach Him
Pubblicato originariamente in Inglese il 3 Gennaio 2012
versione italiana affissa il 19 Febbraio 2012;
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