Ama. Vivi. Predica. Insegna. – Insegnalo

Di Peter Amsterdam

Febbraio 26, 2012

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Abbiamo visto i primi tre elementi della vita di un discepolo: amalo, vivilo e predicalo. Ora discuteremo l’ultimo elemento: insegnalo.

Insegnare Lui ha a che fare con la continuità della fede. È mediante questo elemento che il cristianesimo prosegue nel futuro. È mediante questo elemento che voi, come discepoli, contribuite al progresso della fede. È la parte in cui sviluppate una linea ereditaria spirituale dal presente al futuro. Il concetto di insegnare, di passare la conoscenza di Dio e di Cristo, viene espresso molto bene da Paolo nell’epistola a Timoteo:

Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.[1]

Poco prima di ascendere al cielo, Gesù comandò ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo. Disse:

Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli.[2]

Tra le definizioni di discepolo c’è quella di “persona che crede fermamente negli insegnamenti di un leader”. Istruendo i suoi discepoli di fare discepoli di tutti i popoli, Gesù diceva che avrebbero dovuto insegnare agli altri le cose che Lui aveva insegnato a loro — come aveva fatto durante tutto il suo ministero pubblico.

Gesù s’impegnò a insegnare ai suoi discepoli quello che avevano bisogno di sapere per propagare la fede. Passò tre anni a insegnar loro tutto quello che poteva, così che potessero andare avanti senza la sua presenza fisica. Questa era una parte vitale del suo ministero, perché se non avesse insegnato ai suoi discepoli, la notizia della salvezza non si sarebbe diffusa nel mondo nel corso della loro vita. E se loro non avessero fatto lo stesso, il messaggio sarebbe morto entro una generazione. L’insegnamento è una parte importante del discepolato e per la continuità della fede.

Esiste un rapporto, ma anche una differenza, tra la predicazione e l’insegnamento. La parola greca usata nel Nuovo Testamento per predicare è kerusso, che significa proclamare come un araldo; e divulgare, proclamare apertamente. La parola greca usata nel Nuovo Testamento per insegnare è didasko, con il significato di insegnare, parlare con gli altri per istruirli, impartire istruzioni, instillare una dottrina. Durante il suo ministero Gesù fece entrambe le cose: predicò e insegnò.

Dopo che Gesù ebbe finito di dare disposizioni ai suoi dodici discepoli, se ne andò di là, per insegnare e predicare nelle loro città.[3]

La gente riconosceva che Gesù era un insegnante:

Questi venne a Gesù di notte e gli disse: “Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”.[4]

Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.[5]

Recatosi nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga, così che stupivano e dicevano: “Da dove gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti?”[6]

Gesù partì di là e se ne andò nei territori della Giudea e oltre il Giordano. Di nuovo si radunarono presso di Lui delle folle; e di nuovo Egli insegnava loro come era solito fare.[7]

All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da Lui; ed Egli, sedutosi, li istruiva.[8]

Gesù era un maestro. Insegnò alle moltitudini e ai suoi discepoli. Il suo obiettivo nel predicare era proclamare il regno di Dio. Quello nell’insegnare era fare discepoli, trovare e istruire persone che a loro volta avrebbero fatto altri discepoli; così che il procedimento si potesse ripetere più e più volte, da persona a persona, secolo dopo secolo.

Condurre qualcuno alla salvezza è una cosa fantastica! Li porta al Signore, dà loro la vita eterna e per alcuni è l’inizio del percorso del discepolato. Aiutare qualcuno a seguire questo percorso è un altro passo che richiede visione: bisogna rendersi conto che fare un discepolo è un investimento nel futuro della fede.

Il fatto che Gesù abbia fatto dei discepoli allora ha consentito a voi di essere discepoli oggi. Non si limitò a fare discepoli dei dodici apostoli, ma secondo ciò che Paolo scrisse in 1 Corinzi 15, dopo la sua resurrezione apparve ai dodici e ad altri cinquecento fratelli, molto probabilmente discepoli cui aveva insegnato in qualche maniera.

Fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture, e apparve a Cefa e poi ai dodici. In seguito apparve in una sola volta a più di cinquecento fratelli, la maggior parte dei quali è ancora in vita, mentre alcuni dormono già.[9]

Fare discepoli è la chiave per la crescita e la continuità del cristianesimo. Senza d’esso la chiesa non può crescere. Senza d’esso non ci sarebbe nessuno a predicare, a fare altri discepoli e a continuare il mandato di Cristo.

Avviare una persona al discepolato comporta avere una connessione personale con lei, insegnarle, consigliarla, pregare con lei e per lei. Bisogna dedicarle del tempo, rispondere alle sue domande, nutrirla spiritualmente e mostrarle come nutrirsi da sola.

Per fare un discepolo non è necessario essere insegnanti biblici dotati o sapere tutto quel che c’è da sapere su Dio; significa invece fare il possibile per aiutare altri a progredire nel loro percorso spirituale. Non tutti sono buoni insegnanti, ma quasi tutti possono condividere con qualcuno parte di ciò che hanno imparato sulla fede, su Dio, sull’amore, su Gesù e sulla salvezza. Potete dar loro una Bibbia, o un Nuovo Testamento o altro materiale di lettura. Potete cercare di rispondere alle loro domande, o condividere quello che avete imparato. Potete pregare con loro, insegnandogli a pregare e fornendo il sostegno spirituale che nasce quando “due o tre sono radunati nel mio nome”.

Insegnare a delle persone non vuol per forza dire guidarli in ogni fase della loro vita cristiana, ma piuttosto condividere con loro quello che sapete, le vostre esperienze, e indirizzarli al Signore e alla sua Parola. I vostri rapporti con loro contribuiranno ad aumentare la loro conoscenza di Dio; li farà crescere nella fede. Spesso una persona avrà bisogno di vari insegnanti e consiglieri spirituali nel suo percorso e anche se voi potreste essere uno di questi, spesso il Signore chiamerà degli altri ad aiutarli in momenti diversi o in modi diversi.

Insegnare ad altri non vuol per forza dire avere una lezione formale con qualcuno; può essere passare del tempo a parlare di cose spirituali; può essere rispondere alle loro domande. I seguaci di Gesù spesso gli ponevano domande; gli chiedevano di spiegare parabole che non avevano capito, o certe affermazioni delle Scritture, come quelle riguardanti Elia, oppure perché non potevano scacciare un certo demone, o informazioni sul tempo della fine, sul perché un certo uomo era cieco, o sul perdono.[10]

Insegnare agli altri è camminare con loro e assisterli nel loro cammino spirituale. Non è solo un rapporto tra insegnante e studente. Sì, insegnerete, ma non deve essere un insegnamento nel senso che voi siete i maestri e loro gli studenti. Non dovete mettervi al di sopra della persona a cui insegnate, a quella che state aiutando a diventare un discepolo. Avviare qualcuno al discepolato non deve per forza essere una cosa formale e metodica. Può esserlo, ma non è obbligatorio. Spesso è una questione di amicizia. Ricordate, Gesù chiamò amici i suoi discepoli.

Vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio.[11]

Questo aspetto dell’amicizia è importantissimo! Quando si accompagna qualcuno nel suo percorso spirituale, bisogna fare la propria parte, come desidera il Signore, per aiutarlo ad avere a un rapporto più profondo con Lui. In genere, la cosa migliore è farlo gradualmente, come amici.

Voglio condividere con voi un brano di un articolo che ho letto qualche tempo fa e che mi sembra valga la pena di rileggere, perché fa capire come l’amicizia sia più importante del cercare di sviluppare un rapporto insegnante/studente con le persone che si cerca di avviare al discepolato. L’articolo fu scritto da una persona il cui ministero consiste nel cercare di rafforzare le fede degli uomini all’interno della sua chiesa e avviarli al discepolato.

Molti anni fa, io e mia moglie abbiamo conosciuto una coppia nella nostra chiesa. Sembrava che avessimo molte cose in comune, così li invitammo a farci visita. Il marito aveva veramente la passione per fare discepoli, ma il suo metodo era difficile da sopportare. Uscimmo a fare una chiacchierata e per le due ore successive lui cercò di inculcarmi le sue idee. Non riesco nemmeno a ricordare di cosa parlammo, perché tutto quello a cui potevo pensare era “Quand’è che la smette?” Non ero alla ricerca di un rapporto maestro/studente; volevo un amico. Non vedevo l’ora che finisse la serata. I nostri rapporti si affievolirono. Anche se aveva delle buone intenzioni, non ebbe alcuna influenza sulla mia vita. Anche se a quei tempi avevo delle difficoltà in campo spirituale, avevo bisogno di amicizia più che di una predica.

Quando lavoro con altri uomini per farne dei discepoli, non stabilisco un rapporto da consigliere. È un’amicizia. Imparo da loro e spero che loro possano imparare da me. Iniziare un’amicizia incentrata su Gesù è come accendere un fuoco di legna secca che fa crescere il nostro desiderio di Cristo. Mi piace molto discutere la Bibbia e mi piace altrettanto frequentare persone con la stessa passione. Comunque, non mi metto più in alto di nessuno. Siamo tutti sullo stesso terreno allo stesso livello. Anche se non siamo allo stesso livello spiritualmente, possiamo ugualmente esserlo nella nostra amicizia. Solo con l’amicizia si possono abbattere i muri e avere la vulnerabilità di condividere le nostre vere esigenze. È un concetto difficile da far capire. Quando qualcuno si avvicina a Cristo, la gente cerca di avviarlo al discepolato da una posizione di maestro, invece che di amico. Una persona è molto più disposta a parlare delle proprie difficoltà e a fare domande a un amico che a qualcuno che sta su un piedistallo.[12]

Gesù stesso ci incarica di contribuire a portare altri al discepolato.

I discepoli fanno altri discepoli. Secondo le parole di Gesù nella Bibbia, come cristiani, come discepoli, dobbiamo amarlo, viverlo, predicarlo, insegnarlo. È quello che Gesù ci ha chiesto di fare.

Noi amiamo gli insegnamenti di Gesù, ci crediamo fermamente e li seguiamo. Aiutiamo a diffonderli; sono la Parola di Dio. Dobbiamo fare le cose che Gesù disse di fare; insegnare agli altri, così che possano crescere come discepoli, fa parte del “contratto”.

Ovviamente non tutti i discepoli possono fare sempre tutte le cose che vanno fatte. È comprensibile che in alcune circostanze non possiate trovarvi nella posizione di predicare o insegnare, ma anche se non lo state facendo in quel momento particolare, potete aiutare a diffondere gli insegnamenti di Gesù mediante le vostre preghiere e il vostro portafoglio. Se non vi trovate in una posizione di poter predicare e insegnare agli altri, allora pregate per quelli che lo fanno e sosteneteli finanziariamente. Così facendo aiuterete nella diffusione degli insegnamenti di Gesù. Fate qualcosa per aiutare chi è in grado di predicarlo e insegnarlo.

Anche se Gesù era occupato a predicare, dava importanza all’insegnamento, ad avviare al discepolato le persone che aveva convertito. Sono i discepoli che continuano e propagano la fede e dato che l’obiettivo è di fare discepoli di tutti i popoli, l’insegnamento è essenziale. L’insegnamento rende cristiani forti le persone che conducete al Signore.

È grazie all’insegnamento, al radicare la gente nella fede, alla comprensione delle dottrine, allo sperimentare Gesù, allo sviluppo di un cammino più vicino a Dio, che nascono i discepoli. L’insegnamento è una componente vitale del Grande Mandato, del lavoro che Gesù ha affidato ai discepoli.


[1] 2 Timoteo 2,2.

[2] Matteo 28,19.

[3] Matteo 11,1.

[4] Giovanni 3,2.

[5] Matteo 7,28–29 NR.

[6] Matteo 13,54.

[7] Marco 10,1.

[8] Giovanni 8,2.

[9] 1 Corinzi 15,4–6.

[10] Luca 8,9–15; Marco 9,11–13; Matteo 17,18–20; Matteo 24; Giovanni 9,2–3; Matteo 18,21–22.

[11] Giovanni 15,15.

[12] Eddie Snipes.


Titolo originale: Love. Live. Preach. Teach.—Teach Him
Pubblicato originariamente in Inglese il 10 Gennaio 2012
versione italiana affissa il 26 Febbraio 2012;
statistiche: 2.005 parole; 10.282 caratteri

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