Quando le cose non ortodosse seguono il piano di Dio

Di Maria Fontaine

Maggio 19, 2012

Un comportamento fuori dalla norma può anche essere ritenuto anticonformista ed eccentrico, tuttavia persone e metodi poco ortodossi possono avere un’influenza molto forte per il bene, specialmente nel campo della testimonianza. Quando il Signore incoraggia la gente a fare cose fuori dall’ordinario, può destare l’attenzione di altri e incoraggiarli a fare qualcosa che rompa con le loro abitudini e consuetudini, aiutandoli a fare qualcosa di meglio.

Mi piace quando le persone non hanno paura di seguire le indicazioni di Dio, anche quando Lui mostra loro di fare qualcosa di diverso, perché considerano i risultati degni di qualsiasi sacrificio. È meraviglioso vedere e sentir parlare d’individui che fanno ciò che lo Spirito li spinge a fare per aiutare altri a capire l’amore del Signore. È ispirante vedere fino a che punto arrivano alcuni pur di salvare un’anima, pur di convincere una persona della verità della loro fede.

A volte la chiave può essere far vedere che siete persone come loro, però con quel “qualcosa” in più. Altre volte un gesto anticonformista o audace da parte di un testimone può essere proprio ciò di cui hanno bisogno per uscire dal loro stampo e avere il coraggio di credere.

Mentre pensavo a queste cose, ho letto un paio di esperienze personali di Tony Campolo che dimostrano come vari metodi di testimonianza che forse sembrano un po’ “strani” in realtà possono essere efficaci in maniera unica per vincere anime a Gesù.

Testimoniare vuol dire essere disposti a fare quello che Gesù ci chiede e rallegrarci per tutti i modi in cui Lui decide di dimostrare il suo amore a tutti per soddisfare le loro esigenze, che si tratti di metodi atipici e anticonformisti, o tradizionali e accettati, o qualsiasi sfumatura intermedia. I metodi che usiamo saranno benedetti da Lui, se ci metteremo tutto il cuore, se sono ciò che ci ha mostrato di fare in una situazione particolare e se sono conformi alla sua Parola e ai suoi valori.

Queste storie personali di Tony mi hanno fatto pensare. Forse avranno lo stesso effetto su di voi. Ecco che cosa ha scritto:

Mentre passeggiavo con mia moglie lungo la spiaggia di Waikiki, ad Honolulu, nelle Hawaii, c’imbattemmo in un tipo molto strano che stava in piedi con una Bibbia in mano e agitava un dito contro tutti i passanti. Era scalzo e indossava una maglietta con dei pantaloni stracciati. Si rivolgeva a tutti e lanciava i giudizi di Dio contro di quelli che non accettavano Cristo.

Mentre passavamo, dissi a mia moglie: “Sono persone del genere a causare imbarazzo al regno di Dio. La gente vede quei tipi strani e finisce per rifiutare il Vangelo. Persone così mi lasciano un po’ disgustato”.

Un paio d’ore dopo stavamo tornando indietro per prendere un autobus che andava all’aeroporto e rivedemmo lo stesso uomo. Con mia sorpresa c’erano con lui due uomini ben vestiti e dall’aspetto molto normale. Aveva le braccia attorno alle loro spalle e mentre passavo riuscii a sentire che stavano facendo una preghiera e chiedendo a Cristo di entrare nella loro vita. Mia moglie mi diede un’occhiata e chiese semplicemente: “Dimmi un po’, quante persone hai portato tu a Gesù oggi?”[1]

Tony parla di un’altra esperienza in cui era seduto a tavola con un gruppo di intellettuali sofisticati che nel corso della conversazione cominciarono a prendersi gioco del cristianesimo evangelico. A un certo punto ne ebbe abbastanza e decise che doveva pronunciarsi a favore degli evangelici, così disse:

“Voi avete l’idea sbagliata! Giudicate gli evangelici in base a qualche stupida dimostrazione di zelo. Per esempio, la domenica, a ogni partita della Super Bowl, sulle gradinate c’è un tipo strano con un cartello con qualche versetto biblico. Si aspetta che qualcuno vada a cercare quel versetto, ne sia toccato e si salvi. Voi pensate che siamo tutti così e ci giudicate in base a stupidate del genere”.

Quando terminò la sua tirata, uno degli uomini al tavolo si tolse la pipa che aveva in bocca, la mise giù e disse:

“È interessante che tiri in ballo questo. Tre anni fa stavo guardando la Super Bowl. Era quasi finito il primo tempo, quando i Cowboys segnarono un altro punto. Dietro alla porta c’era l’uomo di cui sta parlando. Aveva in mano un cartello che diceva: ‘Giovanni 1,12’. Nell’intervallo non avevo altro da fare, così tirai giù da uno scaffale la mia vecchia Bibbia, l’apersi e per curiosità cercai Giovanni 1,12. Quando lo trovai, di fianco ad esso c’erano alcuni vecchi appunti da uno studio biblico cui avevo partecipato in una colonia estiva molti anni prima, quando ero un ragazzo. Li rilessi e mi ricordai cose che avevo dimenticato e abbandonato. M’inginocchiai lì dov’ero e ridedicai la mia vita a Gesù”.

Tony concluse:

Che cosa potevo dire? Il modo in cui avevo messo in ridicolo la testimonianza di quel tipo “strano” aveva ricevuto la giusta condanna.[2]

Fu un buon promemoria per ricordarmi di restare aperto alla possibilità che il Signore ci chieda di dire o di fare cose che ad altri possono sembrare strane, o per le quali ci possono criticare, perché Lui sa che cosa serve a quella persona che sta cercando di raggiungere. Oppure, dal lato opposto, potrebbe chiedere a qualcun altro di fare una cosa un po’ diversa dal solito che noi potremmo avere la tentazione di criticare.

La maggior parte di noi sa per esperienza che Dio può indicarci di fare le cose in maniera apparentemente contraria al solito o al convenzionale; e quando abbiamo obbedito, ne abbiamo visto i benefici per noi stessi e per gli altri. Se non facciamo quello che ci indica, potremmo perdere l’opportunità di condurre delle persone a Lui, e li lasceremmo in svantaggio perché non avremmo dato loro ciò di cui avevano bisogno per diventare suoi seguaci.

Così non disprezziamo i metodi di testimonianza non convenzionali, insoliti o fuori dall’ordinario, se è ciò Che Gesù mostra a qualcuno di fare. La nostra parte è essere aperti, disposti a fare ciò che ci chiede.

Prego che, man mano che diventiamo più accessibili e professionisti, non perdiamo due delle belle qualità che ci hanno accompagnato fin qua. Saranno sempre necessarie per restare al passo con quello che il Signore fa attraverso di noi: l’umiltà di chiedere indicazioni a Gesù e alla sua Parola, e la disponibilità a fare ciò che ci chiede di fare, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

M’incoraggia sentire i metodi innovativi che la gente trova per stabilire contatti con gli altri e influenzare la loro vita per il bene, anche se non sembrano essere esattamente quel che ci potremmo aspettare.

Raggiungere le persone al loro livello, restando allo stesso tempo aperti a ciò che il Signore ci mostra di fare, può essere un equilibrio difficile da mantenere. Dobbiamo mantenerci accessibili agli altri in ogni modo possibile, senza lasciare che ciò che la gente pensa di noi faccia tacere la voce dello Spirito Santo e della sua Parola nella nostra vita. La chiave sta nell’essere completamente collegati a Gesù e disposti a fare ciò che ci chiede, nel modo in cui vuole che lo facciamo.


[1] Da Let Me Tell You A Story, di Tony Campolo.

[2] Da Let Me Tell You A Story, di Tony Campolo.

 


Titolo originale: When Unorthodox Meets God’s Plan
Pubblicato originariamente in Inglese il 14 Aprile 2012
versione italiana affissa il 19 Maggio 2012;
statistiche: 1.230 parole; 6.080 caratteri

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