Cibo buono e amicizia

Di Maria Fontaine

Agosto 23, 2012

Uno degli hobby di Peter è la cucina, anche se non ha mai avuto molto tempo per dedicarvisi. Ora abbiamo scoperto che è un ottimo strumento per raggiungere le persone. Recentemente il Signore mi ha ricordato che spesso Lui è stato a cena con le persone che voleva raggiungere. Nella Bibbia ci sono diversi esempi di pasti che Gesù ebbe con non credenti.[1] I suoi nemici lo accusarono perfino di essere un mangione (oggi lo definirebbero un “maiale”) e un beone e di stare in compagnia di gentaglia e persone di cattiva reputazione. Dissero: “Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori!”[2]

A quanto pare passò un bel po’ di tempo a tavola, condividendo la buona notizia che il regno di Dio era arrivato. Gesù sapeva che spezzare il pane insieme era un modo per dimostrare la sua accettazione incondizionata degli altri, che serviva a renderli ricettivi al suo amore guaritore. Ci dimostrò con il suo esempio che questa può essere un’ottima opportunità di raggiungere il cuore delle persone raggiungendo il loro corpo.

Quando invitiamo persone a pranzo o a cena, di solito gradiscono il cibo e rimangono colpiti dalle capacità culinarie di Peter. Quello che però li colpisce di più è l’amore, l’attenzione, il tempo e le energie che lui mette nel preparare i pasti, facendo tutto il possibile per renderli appetitosi e aggiungendo tutti i piccoli tocchi che glieli fanno apprezzare.

Spesso chiediamo loro in anticipo che cosa desiderano mangiare, o offriamo loro delle scelte.

Recentemente abbiamo invitato a cena un conoscente che, da quel che il Signore ci aveva mostrato, avrebbe gradito moltissimo l’attenzione che Peter gli avrebbe manifestato cucinando qualcosa di speciale appositamente per lui. L’avevamo incontrato in diverse occasioni, ma non si era mai presentata l’opportunità di parlargli del Signore o di cose spirituali, anche se c’era stato un contatto tra noi e c’era una certa simpatia.

All’inizio del pasto, quando lui aveva già preso in mano la forchetta, Peter interruppe dicendo: “Ti dispiace se facciamo una piccola preghiera per il cibo?” Anche se rimase un po’ sorpreso, annuì e Peter procedette a ringraziare il Signore per il cibo, non solo, ma anche per lui, ringraziando per la benedizione che era stato per noi e per altri e per essere affidabile ed esperto nel suo campo.

Anche se la preghiera fu breve, sembrò che lo commovesse e gli facesse sentire un legame maggiore con noi. È sorprendente come una semplice preghiera possa avere grande potenza nella vita di qualcuno. Penso che sia perché possono sentire effettivamente lo Spirito di Dio. Non sono necessariamente le parole usate o l’eloquenza di una persona —anche se sono sicura che le parole di stima di Peter per le sue capacità e la sua natura generosa l’abbiano incoraggiato — ma è anche perché sentono che abbiamo davvero un rapporto con il Dio dell’universo e gli parliamo come a un amico e come se avessimo fiducia che si prenderà cura di ciò che gli chiediamo.

Quella fu l’unica volta durante il pasto in cui ci fu l’opportunità di accennare direttamente al Signore e a cose spirituali. Il resto del tempo fu dedicato a sentirlo parlare dei suoi problemi di lavoro, della sua salute e della sua famiglia. Fummo sorpresi che si aprisse così tanto e si rendesse così vulnerabile alla nostra prima occasione sociale con lui.

Prima di venire ci aveva detto al telefono che sarebbe potuto restare solo un’ora, perché aveva un altro appuntamento; invece finì per restare per quasi tre ore e sembrò perfino che gli dispiacesse andare via.

Quando chiedemmo al Signore quale fosse stato il risultato della cena, ci disse che l’uomo si era sentito ben accolto e a suo agio ed era stato molto grato per il tempo che gli avevamo potuto dedicare; si era sentito sicuro nel condividere l’intimo del suo cuore. Il Signore ci disse anche che grazie al tempo passato con noi, si era rafforzata in lui la fiducia nell’amicizia degli altri, che in precedenza era stata danneggiata.

Pur pensando che era una cosa bella e che ne era certamente valsa la pena nella sua vita, mi chiedevo come ciò sarebbe servito a portarlo più vicino al Signore. Dopo averci pensato un po’, lo chiedemmo al Signore. Lui ci ricordò che, con le persone che vedono Dio come qualcuno lontano da qualche parte in cielo, non possiamo aspettarci che passino in poco tempo da zero a un rapporto profondo con Lui. Secondo il loro modo di pensare, sarebbe presuntuoso anche solo immaginare che Dio possa abbassarsi a essere amico di un peccatore, o che possa parlare direttamente con loro ed essere interessato ad aiutarle personalmente. Nella vita di quest’uomo doveva succedere gradualmente, doveva sentirsi accettato da noi, doveva sentire il nostro amore incondizionato e la nostra stima, prima di poter capire che era accettato, amato e apprezzato dal Signore. In un certo senso, gli stavamo mostrando dei piccoli aspetti del carattere del Signore, che alla fine, col tempo, lo avrebbero portato ad avere un legame personale con Lui.

Per molti di noi che siamo più coinvolti in questo tipo di testimonianza a lungo termine, all’inizio può essere un po’ scoraggiante o deludente. Siamo così abituati a raccogliere i frutti maturi da terra, che in confronto la cura paziente dei prodotti durante la loro preparazione per il raccolto può sembrare inefficace o inefficiente. Ma dobbiamo ricordare che per la maggior parte della gente trovare la verità è un procedimento che ha molti passi.

Ovviamente, il processo è diverso per ogni individuo. Alcuni, poiché i semi sono stati seminati nella loro vita da altri in altre situazioni, sono maturi e pronti a ricevere Gesù immediatamente — e in quelle situazioni è nostro dovere dar loro una testimonianza precisa, così che possano fare quel passo di ricevere il Signore. Per molti altri, invece, che sono nei primi stadi del loro percorso verso il Signore, ci vorrà più tempo.

Nel caso di quest’uomo, ciò che aveva udito e sentito a cena con noi quella sera erano tutte cose che gli servivano, non ad avere fede nel Signore immediatamente (cosa cui non pensava nemmeno), ma ad avere fiducia nelle persone, perché in passato era rimasto deluso e insoddisfatto da molti. Spesso il modo in cui una persona è stata trattata può influenzare la sua percezione dell’amore di Dio nei suoi confronti, in modo positivo o negativo.

In passato spesso siamo intervenuti verso la fine di quel procedimento, ma ora, sempre di più, il Signore ci sta portando alle persone che hanno bisogno di noi in uno stadio molto precedente. Dobbiamo imparare a essere pazienti e a prendere il tempo necessario a camminare con loro sul loro percorso, guidandoli dolcemente sul sentiero che il Signore ci indica e che alla fine li porterà a Lui.

Ultimamente ho letto alcune citazioni su questo argomento, che mi hanno riportato alla mente questi principi:

“Il valore di una persona costituiva una parte essenziale del messaggio di Gesù — e lo stesso deve valere per noi. Spesso sottostimiamo il ruolo che potremmo avere nel rimuovere gli ostacoli sul percorso spirituale di qualcuno. Un seme qua, una luce là, potrebbero essere tutto il necessario per far fare un passo in più a quella persona. Spesso la conversazione passa dalla cortina fumogena delle domande della mente alle vere domande del cuore. Un evangelismo efficace scopre il ponte che collega le due cose”.

“A molti di noi è stato insegnato che l’evangelismo è ‘proclamare la buona novella e invitare altri a confidare in Cristo’. Tuttavia, in quella definizione manca un elemento di gran valore. Si tratta del fatto che l’evangelismo è un processo. L’apostolo Paolo disse: ‘Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere’ (1 Corinzi 3,6). Forse voi ed io non saremo mai in grado in una sola conversazione di condividere tutto il Vangelo con i nostri amici non credenti e poi invitarli a confidare in Cristo. Potremmo però aiutarli ad avvicinarsi un passo in più ogni volta”.

“Non siamo chiamati a portare tutte le persone a Cristo, ma semplicemente a portare Cristo a tutte le persone”.[3]

Nel caso di quest’uomo, il Signore ci assicurò che questo maggior investimento di tempo ne valeva la pena. Se non fosse stato così, non ce l’avrebbe chiesto. Il Signore disse:

Quest’uomo ha bisogno di costruire la sua fiducia in voi come amici, perché la vostra connessione a me attirerà anche lui più vicino a me. Questa cena è stato il primo passo. Lo ha colpito molto. Non se l’aspettava. È come se una nuova porta si fosse aperta nel corridoio buio in cui si trova e ne sta uscendo la luce. Si sta avvicinando gradualmente; ne è attratto e incuriosito, ma è anche cauto e diffidente per le ferite del passato.

Non potete far fretta alla gente. È come pescare. Dovete star seduti immobili per tutto il tempo necessario. Non è possibile far fretta al pesce. Dovete decidere che, qualsiasi cosa sia necessaria, siete pronti a farla pazientemente.

Lui ha fatto un passo. Vi ha accettato come amici. Per lui è molto importante in questo momento. Più si rafforza quella fiducia, più lui sarà aperto a quello che gli direte. Col tempo questo lo porterà a un rapporto profondo e personale con me. Per lui è stato un passo enorme aprirsi e rendersi vulnerabile.

Dovete rendervi conto che la cosa importante non è quello che significa per voi, ma il significato che ha per lui. Per questo Io guardo al cuore. È lì che si trova la vera misura dei risultati, dei progressi e delle vittorie. Secondo quei parametri la vostra serata è stata un successo.

Vincere anime, istruire e addestrare altri ad amare e seguire Gesù sono sempre obiettivi importanti della nostra testimonianza. Per molti, il modo in cui lo facciamo è cambiato, per adattarci alle nostre nuove situazioni, ma ciò non significa che non continuiamo ad avere un mandato dal Signore e la responsabilità di usare qualsiasi situazione per seguire le sue indicazioni e raggiungere gli altri come Lui ci mostra di fare.

A volte vinceremo anime rapidamente, altre volte dovremo investire tempo, preghiera, fede, amore e pazienza per portare qualcuno al punto di riceverlo, conoscerlo e amarlo. In qualsiasi situazione, se facciamo tutto il possibile per seguirlo, Lui ci renderà produttivi nei compiti che ci affida. Dio vi benedica.


[1] Luca 5,29–32; 15,1–7; 19,1–7; Giovanni 2,1–10.

[2] Matteo 11,19.

[3] Norman e David Geisler, Conversational Evangelism (Harvest House Publishers, 2009), p. 11, 23.


Titolo originale: Good Food and Friendship
Pubblicato originariamente in Inglese il 21 Luglio 2012
versione italiana affissa il 23 Agosto 2012;
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