Le cinque donne del Natale

Di Peter Amsterdam

Dicembre 20, 2012

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La stagione natalizia è arrivata e Maria ed io volevamo augurare a tutti voi un Buon Natale. Preghiamo che sia un Natale molto speciale e che sarete in grado di rendere molto speciale anche quello degli altri.

Molti di noi conoscono benissimo la storia del primo Natale, così in questa serie di quattro articoli sul Natale non la ripeterò cronologicamente. Prenderò invece in esame alcuni punti meno noti che potreste trovare interessanti e ispiranti.

Prima di cominciare, mettiamo nel loro contesto i due racconti della nascita di Gesù come vengono spiegati nei Vangeli di Matteo e di Luca. Entrambi i Vangeli — anzi, tutti i Vangeli — furono scritti alcuni decenni dopo gli avvenimenti della vita di Gesù. Così, quando gli evangelisti scrissero della nascita di Cristo, sapevano già cosa sarebbe successo. Sapevano chi era e i miracoli che aveva fatto, sapevano della sua morte, della sua risurrezione e della salvezza che aveva portato all’umanità.

Stavano cercando di ricordare e passare ai posteri gli avvenimenti e le parole della persona che era morta sulla croce per i peccati degli altri. Nei decenni dopo la vita di Gesù, le storie su di Lui, le sue parole, le sue parabole e i suoi insegnamenti furono tramandati oralmente da quelli che erano con Lui, che avevano udito le sue parole e assorbito i suoi insegnamenti. Con il passar del tempo, i testimoni oculari, quelli che lo conoscevano personalmente, che lo avevano sentito parlare e che lo avevano seguito, morirono.

Per preservare i suoi insegnamenti, gli scrittori dei Vangeli scrissero cose di cui avevano avuto un’esperienza personale, nel caso di quelli che erano apostoli, oppure, nel caso di Luca e di Marco che non avevano conosciuto Gesù personalmente, quello che avevano sentito dai testimoni oculari, o da altri che avevano scritto a proposito di Gesù. Luca, che non fu uno degli apostoli, lo spiegò così:

Poiché molti hanno intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate in mezzo a noi, come ce le hanno trasmesse coloro che da principio ne furono testimoni oculari e ministri della parola, è parso bene anche a me, dopo aver indagato ogni cosa accuratamente fin dall’inizio, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.[1]

Gli autori dei Vangeli raccolsero tutte le informazioni che potevano sul Signore, da molte fonti diverse, e scrissero i loro libri con l’intenzione di insegnare Gesù. Scrissero in modo che le persone che vivevano nel primo secolo d.C. potessero capire ed ebbero ognuno il proprio “pubblico”, le persone a cui scrivevano. Sembra che Matteo abbia scritto a un pubblico ebreo e Luca a uno ellenistico, di lingua greca.

I loro racconti della nascita di Gesù furono scritti per manifestare il miracolo che Dio aveva fatto entrando nel nostro mondo umano mediante la sua incarnazione. Raccontano la storia dell’ingresso dell’unica persona che era sia Dio che uomo, l’unica che potesse salvare l’umanità.

Matteo, che scriveva per un pubblico giudeo-cristiano del primo secolo, inizia la sua storia con una genealogia, un elenco di alcuni degli antenati di Gesù, a partire da Abramo, includendo il re Davide. I suoi lettori ebrei conoscevano molto bene le promesse che Dio aveva fatto ad Abramo migliaia di anni prima, cioè che grazie a un suo discendente Dio avrebbe benedetto tutte le nazioni della terra. La Bibbia dice:

E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce.[2]

Si sarebbero anche aspettati di vedere Davide elencato tra gli antenati di Gesù, perché il Messia doveva discendere da Davide, secondo la promessa fattagli da Dio:

La tua casa e il tuo regno saranno resi saldi per sempre davanti a me, e il tuo trono sarà reso stabile per sempre”.[3]

Così Matteo incluse questa genealogia per dimostrare che Gesù era un discendente di Abramo e che faceva parte della linea genealogica reale di Re Davide, adempiendo quindi i requisiti biblici del Messia tanto atteso.

Il fatto è che Matteo fa una piccola variazione nell’elenco degli antenati. Diversamente dalla genealogia di Luca — anzi, diversamente dalla maggior parte delle genealogie dell’epoca — Matteo include anche delle donne in questa linea. E non solo delle donne qualsiasi, ma alcune donne scandalose. Questo elenco include Tamar, Rahab, Ruth e Bathsceba. Diamo una rapida occhiata alle loro storie.

Tamar non era ebrea. Troviamo la sua storia in Genesi 38,1-30. Inizialmente era sposata a Er, il figlio maggiore di Giuda. Er morì senza lasciare figli. A quell’epoca c’era l’usanza che, se un uomo fosse morto senza lasciare eredi, suo fratello avrebbe sposato la vedova. (Questo è noto come levirato ed è spiegato in Deuteronomio 25,5-10.). Così, secondo l’usanza, Tamar sposò il secondo figlio di Giuda, che morì anch’esso senza lasciare figli. Il suocero di Tamar disse che il terzo figlio era troppo giovane per sposarsi e che lei avrebbe dovuto tornare alla casa di suo padre finché il ragazzo non fosse stato abbastanza grande da sposarla. Con il passar degli anni, però, a Tamar fu chiaro che Giuda non avrebbe permesso al suo terzo figlio di sposarla. Sembrava temere che anche lui avrebbe potuto morire se l’avesse fatto.

Così Tamar fece una mossa ardita: udì che il suocero sarebbe andato in un certo villaggio, così si vestì come una prostituta, si coprì il viso e si sedette alle porte della città. Quando Giuda passò da lì, la vide e volle usufruire dei suoi servizi. Il pagamento sarebbe stato un capretto, quindi lei gli chiese il suo bastone e il suo anello come garanzia che l’avrebbe fatto, dato che non aveva il capretto con sé. Lui le diede l’anello e il bastone e andò a letto con lei, senza rendersi conto che si trattava di Tamar. Quando tornò a casa mandò un servo a dare il capretto alla donna, ma il servo non riuscì a trovare la “prostituta”.

Tamar restò incinta e quando Giuda venne a saperlo si arrabbiò ed esigette che fosse bruciata. Mentre la portavano via per ucciderla, lei mandò al suocero un messaggio che diceva: “Sono incinta dell’uomo a cui appartengono queste cose: vedi se puoi riconoscere di chi siano questo sigillo, questo cordone e questo bastone”. Giuda si rese conto di essere lui il padre e disse: “Lei è più giusta di me, perché non ho provveduto a farla sposare a mio figlio Scelal”. Tamar era una donna coraggiosa, decisa a difendere i suoi diritti legali, perfino con metodi anticonvenzionali.

La seconda donna dell’elenco era Rahab.[4] Lei era effettivamente una prostituta, nella città di Gerico. Quando due spie israelite entrarono a Gerico, lei li nascose e li protesse impedendo la loro cattura. Era una gentile (non- ebrea), ma credeva che il Dio d’Israele fosse il vero Dio e lo confessò quando disse: “L’Eterno, il vostro Dio, è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra”.[5] Per questo motivo rischiò la vita per salvare le spie e si unì al popolo ebraico, abbandonando la sua vita precedente. Si sposò secondo l’usanza ebraica e divenne una delle antenate di Gesù.

Nemmeno Ruth, la terza donna dell’elenco, era ebrea; veniva da Moab. Aveva sposato il figlio di Elimelek e Naomi, che si erano trasferiti a Moab perché in Israele c’era una carestia. Dopo qualche anno suo suocero morì e in seguito morì anche il marito ebreo di Ruth. Quando sua suocera Naomi decise di tornare in Israele, Ruth andò con lei, per amore e per lealtà nei suoi confronti. Si trasferirono quindi a Betlemme. Fu là che Ruth incontrò e sposò Boaz, un parente di Naomi. È una bella storia.[6]

Ruth andò nei campi dove gli operai di Boaz stavano mietendo il grano. La legge stabiliva che i poveri potessero seguire i mietitori e spigolare il grano rimasto sul terreno.[7]È quello che stava facendo Ruth quando Boaz la notò la prima volta. Lui era un uomo generoso e le disse di continuare nella spigolatura nei campi in cui lavoravano i suoi operai, promettendole che non l’avrebbero importunata. Le disse anche che avrebbe potuto bere la loro acqua e l’invitò a mangiare con loro. Disse anche ai suoi mietitori di lasciar cadere deliberatamente delle spighe per lei.

Alla fine della mietitura, Naomi disse a Ruth di darsi una rinfrescata e di andare sull’aia, senza però farsi vedere da Boaz. Le diede anche altre istruzioni che Ruth seguì. A notte inoltrata, quando tutti erano andati a letto, lei s’infilò dove dormiva Boaz e gli scoperse i piedi. Poi si sdraiò ai suoi piedi. Durante la notte, sentendo freddo ai piedi, lui si svegliò e notò Ruth. Sorpreso le chiese chi era e lei gli spiegò che era una sua parente. In pratica gli fece sapere che era disponibile a un matrimonio per levirato. Lui le disse di restare per la notte, ma di alzarsi la mattina presto e andare via in modo che nessuno notasse che era stata lì. Le spiegò che c’era un’altra persona che era un parente più prossimo e veniva prima di lui nella lista dei possibili mariti; gli avrebbe chiesto se gli interessava sposarla. Dopo qualche negoziazione, Boaz venne a sapere che l’altro non era interessato, così la sposò ed ebbe dei figli da lei. Così Ruth, una moabita piena di fede e lealtà, divenne la nonna di Re Davide.

L’ultima donna in elenco è Bathsceba.[8] A quanto sembra non andava molto a genio a Matteo, perché lui evita di fare il suo nome nella genealogia; si riferisce a lei solo come alla “moglie di Uria l’ittita”. Mentre Batchsceba era ebrea, suo marito discendeva da gentili. Durante un periodo in cui suo marito, che era un soldato nell’esercito di Davide, era via in guerra, Bathsceba fece il bagno in piena vista della terrazza del palazzo reale. È probabile che la sua casa confinasse con il palazzo e che lei fosse solo a una decina di metri di distanza, dando a Davide una chiara veduta delle sue abluzioni. Considerando la cultura del tempo e la modestia delle donne nel Vecchio Testamento, sorge spontaneamente la domanda: perché stava facendo il bagno in piena vista della terrazza del re mentre suo marito era via?[9] Potrebbe essere stata una cosa perfettamente innocente da parte sua, ma in ogni caso attirò l’attenzione di Davide. Lui la fece chiamare, fecero l’amore e lei rimase incinta.

Per coprire la cosa, Davide ordinò che Uria venisse richiamato a Gerusalemme dal fronte, sperando che dormisse con sua moglie, ma lui rifiutò di entrare in casa sua fintanto che i suoi commilitoni erano in guerra. Davide quindi fece uccidere Uria. Quando il profeta Natan lo mise di fronte alla responsabilità dell’omicidio di Uria e dell’adulterio con Bathsceba, Davide si pentì. Sposò Bathsceba e, anche se il loro figlio morì, ne ebbero un altro: Salomone, che successe a Davide come re d’Israele.

La genealogia di Gesù comprende quattro donne fuori dalla norma. Tre non erano ebree e l’unica che lo era aveva sposato un gentile. Una era una prostituta e un’altra finse di esserlo. Una commise adulterio mentre un’altra fu abbastanza audace da dormire ai piedi di un uomo che non era suo marito. È un cast di antenate poco convenzionali.

La domanda qui è: perché Matteo le incluse? Anche se a volte succedeva, non era normale includere donne nelle genealogie. Nella versione data da Luca della genealogia di Gesù, non ne vien inclusa nessuna. Quale sarebbe stato il significato di quella scelta per i lettori del Vangelo di Matteo nel primo secolo? Che conclusioni ne avrebbero tratto? Dalla genealogia in generale avrebbero saputo che Gesù discendeva dalla stirpe reale di Davide, cosa molto importante dato che le Scritture dicevano che il Messia sarebbe uscito dalla casa di Davide. Avrebbero anche decisamente notato l’inclusione dei nomi delle donne e, come ebrei, avrebbero saputo benissimo chi erano e che storia anticonvenzionale avevano.

Ecco alcune delle cose che avrebbero notato:

  1. Che tre delle quattro non erano ebree, anche se Bathsceba lo era, aveva sposato uno straniero. Il concetto che si voleva dare era che nella stirpe reale c’erano dei gentili e quindi la salvezza portata da Gesù non era solo per il popolo ebreo, ma anche per gli stranieri. Questo è un punto che Matteo fece risaltare e che la chiesa cristiana degli inizi capiva: la missione del Messia non era rivolta solo al popolo ebreo, ma anche ai gentili. Tutti erano bene accolti nel regno di Dio.
  2. Tamar lottò per i propri diritti secondo la legge, usando tuttavia metodi piuttosto discutibili. Rahab era una prostituta. Bathsceba commise adulterio. Ruth, d’altra parte, anche se aveva fatto qualcosa di audace e fuori dall’ordinario, non sembra aver fatto niente d’illecito. Tra gli antenati di Gesù c’erano santi e peccatori, proprio come ne entrano nella famiglia di Dio mediante la salvezza.
  3. La genealogia comprende uomini e donne, proprio come il ministero di Gesù si rivolse ad entrambi i sessi. Nella cultura dell’epoca, le donne avevano diritti religiosi molto limitati, nel giudaismo. La società ebraica le teneva in poca considerazione. Quello che potevano fare in pubblico era molto limitato. Avevano pochissimi diritti. Tuttavia Gesù ebbe seguaci maschi e femmine; alcune delle donne viaggiarono con Lui e con i discepoli, cosa poco ortodossa in quei giorni. I suoi insegnamenti erano rivolti a entrambi i sessi e nelle sue parabole Lui fece di tutto per usare entrambi come esempi. Questo fu un aspetto del ministero di Gesù eccezionale e completamente fuori dall’ordinario.
  4. Per quattro di queste donne c’era qualcosa di insolito e irregolare nei loro matrimoni, tuttavia furono benedette da Dio ed ebbero un ruolo importante nella linea genealogica di Gesù. Anche Maria, madre di Gesù, si trovò in una situazione molto insolita e irregolare, che Matteo descrisse nel capitolo successivo del suo Vangelo.
  5. Queste antenate di Gesù erano audaci e coraggiose. Tamar e Rahab corsero grandi rischi, che avrebbero potuto costare loro la vita. Ruth dimostrò coraggio e iniziativa. Bathsceba divenne una buona moglie, una consigliera saggia e la regina madre. Grazie al loro spirito d’iniziativa, alla loro audacia, alla loro fede e al loro coraggio, queste donne ebbero un ruolo importante e duraturo nella storia della salvezza. Anche Maria ebbe grande fede e coraggio quando accettò di essere la madre del Figlio di Dio, anche se avrebbe costituito uno scandalo e avrebbe ferito l’uomo che amava. Dio non si limitò a usare situazioni inaspettate e apparentemente scandalose tra le antenate di Gesù, ma chiese anche a Maria, una ragazza nel suo periodo di fidanzamento, di rischiare il suo matrimonio, la sua reputazione e forse anche la vita per essere l’ultima donna nella genealogia del Signore. Matteo voleva far capire che, anche se agli occhi dell’uomo la gravidanza di Maria era uno scandalo, era opera di Dio, che aveva portato suo Figlio nel mondo in maniera fuori dal comune.

Matteo comincia la storia della nascita di Gesù indicando che non solo Lui proveniva dalla stirpe reale di Davide, ma che era venuto a portare redenzione e speranza a uomini e donne, ebrei e gentili, poveri e oppressi, persone i cui diritti erano stati violati, poveri e re, santi e peccatori, tutti.

Se qualcuno oggi raccoglie la Bibbia e legge la genealogia nel Vangelo di Matteo, molto probabilmente non ne ricava molto; ma se noi, come cristiani, comprendiamo il messaggio che giace sotto, basato sul contesto storico, possiamo ricordare il principio fondamentale che Dio ama profondamente tutti e che tutti hanno bisogno di Lui. Dio incluse tra gli antenati di suo Figlio donne dalla storia dubbia. Se vi incluse persone chiaramente peccatrici, al fianco di quelle moralmente dignitose, perché allora dovrebbe sembrarci strano che abbia offerto la salvezza a tutti? Matteo voleva indicare che la morte sacrificale di Gesù era per tutti. Non importa se siano maschi o femmine, santi o peccatori. La nazionalità, la razza o la religione non fa alcuna differenza. Dio non discrimina. La salvezza è il suo dono per tutti. Come cristiani, ci ha chiesto di parlare di Lui agli altri, di essere pronti, a tempo e fuor di tempo, a parlare di Gesù alle persone che mette sulla nostra strada, chiunque esse siano.

Si avvicina il Natale ed è un ottimo momento per offrire agli altri il dono più grande di tutti: la salvezza tramite Gesù. Certamente ci sono attorno a voi persone che hanno bisogno di Lui, così fate il possibile per connetterle al suo amore meraviglioso, eterno e onnicomprensivo.


Bibliografia

Bailey, Kenneth E. Jesus Through Middle Eastern Eyes. Downers Grove: InterVarsity, 2008.

Brown, Raymond E. The Birth of the Messiah. New York: Doubleday, 1993.

Edersheim, Alfred. The Life and Times of Jesus the Messiah. Peabody: Hendrickson, 1993.

Green, Joel B. The Gospel of Luke. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1997.

Green, Joel B., McKnight, Scot. Editors. Dictionary of Jesus and the Gospels. Downers Grove: InterVarsity, 1992.

Jeremias, Joachim. Jerusalem in the Time of Jesus. Philadelphia: Fortress Press, 1975.

Morris, Leon. The Gospel According to Matthew. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1992.

Pentecost, Dwight J. The Words & Works of Jesus Christ. Grand Rapids: Zondervan, 1981.

Sheen, Fulton J. Life of Christ. New York: Doubleday, 1958.

Stein, Robert H. Jesus the Messiah. Downers Grove: InterVarsity, 1996.


[1] Luca 1,1–4 .

[2] Genesi 22,18 .

[3] 2 Samuele 7,16 .

[4] Giosuè 2,1–21.

[5] Giosuè 2,11 .

[6] Il libro di Ruth.

[7] Deuteronomio 24,19–22: Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché l’Eterno, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda volta; i grappoli rimasti saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. E ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto; perciò ti comando di fare questo.

[8] 2 Samuele 11.

[9] Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes, 40.


Titolo originale: Five Women of Christmas
Pubblicato originariamente in Inglese il 27 Novembre 2012
versione italiana affissa il 20 Novembre 2012;
statistiche: 3.020 parole; 15.154 caratteri

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