Maria e Giuseppe

Di Peter Amsterdam

Dicembre 22, 2012

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Nell’articolo precedente abbiamo visto che le quattro donne del Vecchio Testamento citate nella genealogia di Gesù nel libro di Matteo, avevano qualche anomalia nei loro rapporti matrimoniali. Maria, madre di Gesù, la quinta donna nella genealogia del Signore, fa parte anche lei della categoria “fuori dalla norma”.

Il mondo in cui crebbe Maria era molto diverso dal mondo odierno. Le donne si sposavano molto più giovani, solitamente tra i dodici e i sedici anni. Gli uomini si sposavano attorno ai sedici. I matrimoni di quell’epoca richiedevano un negoziato finanziario tra il futuro sposo e il padre della sposa. Il primo passo verso il matrimonio era il fidanzamento. Una coppia si fidanzava quando l’uomo dava alla donna una lettera o una somma di denaro, benché minimo, direttamente o tramite un messaggero. Era anche necessario che dichiarasse apertamente, davanti a dei testimoni, che intendeva prendere la donna in sposa.

Al momento del fidanzamento veniva redatto e confermato il contratto matrimoniale. Esso riguardava per lo più il denaro e i beni che il padre della sposa avrebbe dato allo sposo. Questo denaro e questi beni rimanevano proprietà della moglie, ma il marito aveva il diritto esclusivo di utilizzarli, insieme a eventuali profitti da essi derivati. In caso di divorzio, tutte queste cose sarebbero tornate a lei. Nello stesso tempo si arrivava a un accordo sulla dote. Questa diventava proprietà del marito, ma in caso di divorzio avrebbe dovuto restituirla. Il contratto stabiliva anche la somma che la moglie avrebbe ricevuto in caso di morte del marito o di divorzio. Il fidanzamento era un impegno importante e legalmente obbligante. Una volta fidanzata, la donna era considerata moglie dell’uomo. Continuava comunque a vivere per circa un anno nella casa del padre e durante questo periodo non c’erano rapporti sessuali. Rompere il fidanzamento equivaleva a un divorzio. Se l’uomo moriva, la donna era considerata vedova. Se una donna fidanzata dormiva con un altro uomo, ciò era considerato adulterio e secondo la legge mosaica entrambi sarebbero stati lapidati.[1] La cerimonia matrimoniale vera e propria avveniva più tardi e a quel punto la sposa si trasferiva a casa del marito.

Fu durante il periodo di fidanzamento, dopo il contratto con Giuseppe, che Maria fu visitata dall’angelo Gabriele, che le disse che aveva trovato grazia presso Dio e avrebbe concepito un figlio che sarebbe diventato il Figlio dell’Altissimo. Lei gli chiese come avrebbe potuto concepire, visto che era vergine, e Gabriele le spiegò che lo Spirito Santo sarebbe venuto su di lei e che la potenza dell’Altissimo l’avrebbe coperta della sua ombra. In questo modo Gabriele le rivelava che la sua gravidanza sarebbe stata opera di Dio e non avrebbe avuto niente a che fare con l’uomo;[2] e che lo Spirito Santo, cioè la potenza dell’Altissimo, l’avrebbe resa incinta in un modo possibile solo con un’opera di creazione divina.

Chiaramente Maria dovette prendere una decisione. Se avesse acconsentito a permettere ciò che l’angelo le diceva, sapeva che ci sarebbero stati dei problemi. Sarebbe rimasta incinta durante il periodo di fidanzamento, prima di vivere con suo marito. Giuseppe avrebbe naturalmente supposto che l’aveva ingannato andando con un altro uomo e ne sarebbe rimasto ferito, arrabbiato e imbarazzato, imponendo il divorzio. Lei avrebbe anche corso il rischio di essere lapidata.

Anche se la scoperta della sua gravidanza non avesse portato alla sua lapidazione, sarebbe caduta in disgrazia e l’avrebbero considerata un’adultera. Se avesse acconsentito a ciò che le diceva l’angelo, avrebbe come minimo distrutto suo marito, danneggiato gravemente la propria reputazione, portato la vergogna sui genitori e sulla famiglia e nuociuto ai rapporti con la comunità del villaggio.

La scelta che Maria doveva fare aveva gravi ripercussioni. Come per le quattro donne del Vecchio Testamento prima di lei, ci sarebbe stato qualcosa di anomalo o scandaloso nella sua unione. Come loro però, avrebbe avuto un ruolo nel portare il Messia nel mondo. Maria scelse di accettare le conseguenze quando disse: “Ecco la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola”.[3] Era un grande balzo di fede da parte sua.

Ed ebbe delle ripercussioni. Giuseppe rimase distrutto quando scoprì che era incinta. Le Scritture dicono che rifletteva su queste cose, ci pensava sopra. La parola greca qui usata per considerava ha la sua radice nella parola thymos, che significa “passione, ira, ardore”.

Dopo aver scoperto la gravidanza di Maria, la sua reazione naturale fu di arrabbiarsi, sentirsi tradito, chiedersi con chi lei avesse dormito, perché l’avesse fatto e che cosa lui avrebbe dovuto fare. Non aveva motivo di pensare ad altro che a un’infedeltà da parte di lei. Sapeva di non essere stato lui a metterla incinta. Nella sua mente lei aveva chiaramente infranto i voti matrimoniali e commesso adulterio. Giuseppe era un uomo normale e naturalmente deve essersi sentito arrabbiato e ferito.

Ma le Scritture dicono che era un uomo giusto. Non voleva fare di lei un pubblico esempio, né disonorarla, quindi prese la decisione di divorziare da lei segretamente. Era arrabbiato, tuttavia fu in grado di trasformare la sua rabbia in grazia e misericordia.

Fu dopo aver preso la decisione di divorziare senza smascherare Maria, che ebbe il sogno in cui un angelo gli disse che il bimbo era frutto dello Spirito Santo e che non avrebbe dovuto temere di prendere in moglie Maria. A questo punto Giuseppe dovette prendere una decisione: doveva credere al sogno? Se l’avesse fatto, la gente avrebbe lo stesso sospettato che il figlio non fosse suo, perché sarebbe nato troppo presto, e avrebbe dovuto vivere sapendo che la gente avrebbe fatto commenti alle sue spalle.

Come Maria, Giuseppe dovette fare un passo di fede. Dio gli mostrò cosa fare e lui dovette scegliere se credergli e confidare in Lui. Grazie al cielo ebbe la fede e il coraggio di credere e di agire in base a ciò che Dio gli aveva mostrato.

Giuseppe sapeva di non essere il padre biologico del bambino, ma in quei giorni, quando un padre dichiarava che il figlio era suo e gli dava il suo nome, questi era legalmente suo. Poiché Giuseppe era un discendente diretto di Re Davide, il suo matrimonio con Maria inseriva Gesù nella linea genealogica di Davide, proprio come avevano detto le profezie del Vecchio Testamento.

Questi due giovani fecero entrambi una scelta difficile per seguire Dio. Entrambi dovettero affrontare un enorme dilemma personale. Maria scelse di fare ciò che Dio le chiedeva con grande rischio per la propria vita e la propria reputazione, sapendo anche che avrebbe ferito la persona che amava. Giuseppe fu colpito in pieno dal fatto che la sua futura moglie era incinta e il figlio non era suo, provando sensazioni di tradimento, rabbia e confusione. Prima decise di proteggere la sua vita con un divorzio segreto, poi, dopo il sogno, decise di procedere con il matrimonio. Entrambi dimostrarono grande fede e grande coraggio. Entrambi scelsero di seguire Dio nonostante i rischi. Così facendo resero possibile a Dio usarli per adempiere la sua promessa di benedire il mondo attraverso la discendenza di Abramo e Re Davide.

Come successe ciò? Con l’ingresso nel mondo del Figlio di Dio mediante una concezione miracolosa. E come successe ciò? L’angelo Gabriele disse a Maria che lo Spirito Santo sarebbe venuto su di lei e che la potenza dell’Altissimo l’avrebbe coperta con la sua ombra, quindi il bambino sarebbe stato il Figlio di Dio.[4]

Naturalmente nessuno sa esattamente come successe, proprio come nessuno sa esattamente in che modo Dio creò l’universo. Quel che sappiamo è che Dio creò un essere umano dotato di due nature, divina e umana che era completamente Dio e completamente uomo. Non era mai successo prima e non è più successo da allora. Maria rimase incinta senza intervento umano. Luca dice semplicemente che lo Spirito Santo, la potenza di Dio, venne su Maria e la coprì della sua ombra. Usò gli stessi termini, coperti o avvolti nella sua ombra, quando descrisse la trasfigurazione di Cristo, dicendo che entrarono in una nuvola dalla quale uscì una voce che disse: “Questi è mio Figlio, colui che Io ho scelto: ascoltatelo”.[5] Lo Spirito di Dio coprì Maria con la sua ombra e mediante un atto di creazione generò l’eletto, l’uomo-Dio, Gesù Cristo.

Fu grazie alla buona volontà di Giuseppe nel seguire ciò che Dio gli aveva mostrato, che il figlio di Maria nacque come figlio di Davide. Fu grazie alla buona volontà di Maria nell’accettare ciò che Dio le aveva chiesto, che diede alla luce il figlio di Dio. E Gesù, il Figlio di Dio, si sottomise a ciò che suo Padre gli aveva chiesto e rese possibile la redenzione dell’umanità.

Il Natale è un momento di gioia in cui celebriamo la nascita del nostro Redentore. È una celebrazione del più grande dono di Dio all’umanità. Per favore, questo Natale fate il possibile per portare Gesù nella vita degli altri, mediante le vostre parole o le vostre azioni, mediante gesti di bontà e di misericordia. Siate disponibili a fare qualsiasi cosa Dio vi mostri e a parlare a qualunque persona vi faccia incontrare. Potreste trovarvi in una situazione dove potrebbe essere rischioso, difficile o imbarazzante esprimere il vero significato del Natale; potreste sentirvi timidi o insicuri di come sarà ricevuto. Potreste ritenere terribile il modo in cui presentate il fantastico dono di Gesù. Se vi sentite così, o se in qualche modo fate fatica ad agire in base a un suggerimento divino, ricordate Maria e Giuseppe. A volte Dio ci chiama a fare un passo di fede, a seguire il suo Spirito e a correre un rischio per portare l’amore di Gesù agli altri.


Bibliografia

Bailey, Kenneth E. Jesus Through Middle Eastern Eyes. Downers Grove: InterVarsity, 2008.

Brown, Raymond E. The Birth of the Messiah. New York: Doubleday, 1993.

Edersheim, Alfred. The Life and Times of Jesus the Messiah. Peabody: Hendrickson, 1993.

Green, Joel B. The Gospel of Luke. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1997.

Green, Joel B., McKnight, Scot. Editors. Dictionary of Jesus and the Gospels. Downers Grove: InterVarsity, 1992.

Jeremias, Joachim. Jerusalem in the Time of Jesus. Philadelphia: Fortress Press, 1975.

Morris, Leon. The Gospel According to Matthew. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1992.

Pentecost, Dwight J. The Words & Works of Jesus Christ. Grand Rapids: Zondervan, 1981.

Sheen, Fulton J. Life of Christ. New York: Doubleday, 1958.

Stein, Robert H. Jesus the Messiah. Downers Grove: InterVarsity, 1996.


[1] Jeremias, Gerusalemme ai tempi di Gesù, 367–68.

[2] Luca 1,35 .

[3] Luca 1,38 .

[4] Luca 1,34–35.

[5] Luca 9,34–35.


Titolo originale: Mary and Joseph
Pubblicato originariamente in Inglese il 4 Dicembre 2012
versione italiana affissa il 22 Dicembre 2012;
statistiche: 1.761 parole; 9.046 caratteri

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