Un eroe improbabile

Di Maria Fontaine

Dicembre 31, 2012

Spesso ci troviamo in situazioni in cui non ci sembra di far parte di qualche grande missione spirituale. Vogliamo fare qualcosa d’importante per il Signore, ma le circostanze non sembrano agevolarlo come speravamo o ci aspettavamo. A volte, però, una situazione improbabile può trasformarsi inaspettatamente in uno degli schemi che il Signore ha preparato per cambiare o migliorare la vita delle persone intorno a noi. Come risultato di questi schemi potreste trasformarvi in un “eroe improbabile” per qualcuno che non si dimenticherà mai il vostro ruolo nell’aiutarli a camminare più vicino a Gesù.

Ecco una di quelle storie:

Vi è mai capitato di imbattervi in qualcuno che sembra essere un enigma? Sembra quasi di vedere due persone diverse, a seconda di come lo si guarda. Gregg era così. Da quando si era trasferito nel nostro quartiere due anni prima, ero rimasto affascinata da questa qualità. Da una parte, era un uomo normale che faceva i turni in una ditta di telecomunicazioni, ma dall’altra si aveva la sensazione che ci fosse in lui qualcosa di più di quel che colpiva l’occhio.

Diversi miei amici provavano la stessa sensazione. Osservando i particolari fisici, sembrava non ci fosse niente di particolarmente sensazionale ad attrarti in lui, tuttavia c’era una certa attrazione. A stargli intorno si prova un senso quasi di sicurezza, o forse più come una sensazione di qualcosa che lo circonda e che può avvolgerti in una sfera protettiva insieme a lui.

All’inizio molti erano un po’ sospettosi, quando Gregg, appena arrivato nella nostra cittadina, era andato in giro a presentarsi a quasi tutti gli abitanti del quartiere. Sapete, il Texas è famoso per la sua cordialità, ma questo tipo non era del Texas. Stando alle sue storie, aveva viaggiato molto, per uno della sua età. Aveva un accento strano e il suo modo di offrire aiuto alla gente sembrava un po’ troppo bello per essere vero.

Alcune lingue pettegole del posto cominciarono a muoversi un po’ troppo e un po’ di persone cominciarono a tenerlo d’occhio, chiedendosi se questo forestiero avesse dei motivi reconditi. Diceva di essere un cristiano, ma non sembrava troppo ansioso di frequentare una delle chiese locali. Non sembrava neanche che gli importasse molto dell’opinione della gente. Si limitava ad aiutare le persone come poteva.

Io e le mie amiche avevamo più o meno la sua età, così decidemmo che era giusto fare la sua conoscenza. Per di più stavo ancora cercando di scoprire l’altro lato della personalità di Gregg. Spesso potevo sentire che la maggior parte delle persone mi giudicava dai miei vestiti, dal mio make-up, dal mio modo di camminare: praticamente da tutto. Gregg invece sembrava accettare la gente così com’era e andava d’accordo con i giovani e con gli anziani.

Più lo conoscevo, più m’incuriosiva. Non era come tutti noi. Anche se avevamo molti degli stessi interessi e ci divertivamo insieme, c’era qualcosa in lui, un lato che prima di quella vigilia di Natale sembrava misterioso.

In tutti gli anni in cui avevo vissuto nel nord del Texas, non avevo mai sentito parlare di tornado in inverno, ma quell’anno il tempo era stato un po’ pazzo: siccità quando avrebbe dovuto piovere, incendi quando i raccolti avrebbero dovuto essere pronti. Non erano arrivati i soliti temporali, ma ecco che adesso era la vigilia di Natale e invece di un bel cielo azzurro che promettesse una notte stellata, tutto era coperto da nuvole tumultuose.

Il caldo non aveva mai veramente smesso dall’estate e nell’aria c’era una tensione che si poteva quasi toccare. Tutti erano nervosi. Gli anziani del quartiere sembravano più preoccupati di tutti. Alcuni si ricordavano di un inverno lontano in cui i tornado avevano spazzato questa zona, spianando i paesi in una confusione di orrore e devastazione.

Alcuni dicevano che il nostro paese era particolarmente vulnerabile e dato che c’erano diverse persone anziane che vivevano da sole e delle famiglie con bambini che cercavano di tirare avanti e vivevano in case mobili, c’era molta preoccupazione. Tutti sapevano che le loro case non avevano nessuna possibilità di resistere alla forza bruta di un grande tornado e nessuno aveva cantine o rifugi sotterranei in cui ripararsi al primo avvertimento.

Quella che era cominciata come una piccola discussione tra alcune persone davanti alla casa di Gregg, si era praticamente trasformata in una riunione di quartiere a cielo aperto, quando mamme impaurite con il loro seguito di bambini e mariti preoccupati di ritorno dal lavoro erano rimasti coinvolti in conversazioni nervose sulla notizia che il servizio meteorologico nazionale aveva diffuso riguardo alla probabilità di grossi tornado nella nostra zona, specialmente di notte.

Era cominciata quando Gregg aveva cercato di incoraggiare un gruppetto di persone, ma ben presto si trasformò, con gran stupore di Gregg, in una riunione di centinaia di persone. Man mano che la folla aumentava, alcuni cominciarono a chiedergli di parlare più forte, finché qualcuno andò a prendere un amplificatore per il karaoke e glielo portò. All’inizio Gregg sembrò a disagio e pieno d’imbarazzo per tutta quell’attenzione concentrata su di lui, ma la gente non poteva farne a meno. Le sue parole sembravano calmare la folla e allontanare la minaccia cupa dei cieli tempestosi.

Poi cominciò a parlare di esperienze che aveva avuto mentre cresceva, affrontando pericoli di vario tipo, e di come Dio l’aveva sempre protetto ogni volta che aveva pregato. Quell’altra persona che era rimasta seminascosta nella vita quotidiana di Gregg si stava manifestando in maniera sempre più chiara.

“Sapete”, disse, con una qualità nuova che in precedenza non si era rivelata nel suo carattere quieto, “so che se ci uniamo in preghiera, Gesù ci proteggerà. So che domani mattina vedremo uno dei Natali migliori che abbiamo mai avuto, perché ci renderemo conto di quanto Dio è importante. Ci aiuterà ad avere un Natale in cui tutti conteremo le nostre benedizioni e lo ringrazieremo per averci protetto all’ombra delle sue ali”.

La tensione della folla cominciò ad attenuarsi e qualcuno gli chiese di pregare. Le sue parole furono molto semplici. Non erano eloquenti come quelle di qualche predicatore o carismatiche come quelle di qualche evangelizzatore; ma avevano qualcosa di speciale e il solo fatto che lui fosse lì, come un parafulmine che attirava la potenza divina, aiutò a sollevare il cuore della gente, almeno per il momento.

Quando la preghiera terminò, Gregg si trovò circondato da una folla di cowboy incalliti che aspettavano umilmente che dicesse loro cosa fare. “Ho quattro figli e in casa nostra non abbiamo nessun posto in cui ripararci, nemmeno un armadio. Cosa facciamo?” chiese disperatamente uno degli uomini più grossi, torreggiando sopra Gregg.

“Sì, la mia famiglia è in una roulotte. Non durerà due secondi, se uno di quei tornado passerà di qua. Non c’è nessun rifugio abbastanza vicino in cui scappare, una volta che ne vedremo uno arrivare”, disse un altro, mentre diverse persone fecero eco alle sue preoccupazioni.

Questo eroe improbabile rimase momentaneamente in silenzio, poi la sua faccia s’illuminò. “Ehi, state a sentire tutti!” gridò. “Dobbiamo fare quello che possiamo e so che Dio farà il resto. Chi ha un posto per ospitare qualcuna di queste persone che non hanno un posto sicuro? E poi dobbiamo organizzare dei gruppi di preghiera durante la notte! Gesù ci proteggerà, ma dobbiamo fare la nostra parte per aiutarci a vicenda!”

La gente cominciò a offrire un posto in casa loro, sacchi a pelo, brandine e tutto il resto che avevano a disposizione; con il calar della sera, anche se non sapevano cosa sarebbe successo nella notte, o se sarebbero stati ancora vivi al mattino, nessuno nel quartiere fu lasciato ad affrontare l’ignoto da solo.

A mezzanotte, i venti cominciarono ad aumentare d’intensità, poi improvvisamente cadde un silenzio mortale. In tutte le case si fece il silenzio, mentre l’urlo delle sirene annunciò una serie di tornado. Sulla nostra cittadina ne stava arrivando uno enorme. Quando si abbatté sulla pianura con un rombo terribile, come quello di un treno mostruoso, sembrò che arrivasse la fine. Si avvicinava rapidamente, con la forza di un uragano enorme concentrata in una zona di due o tre chilometri, con una furia che tutti sapevamo non avrebbe lasciato dietro di sé altro che macerie e  morti.

Ma poi successe qualcosa.

Uno dei misteri e delle meraviglie della potenza di Dio è che quello che sembra inevitabile non deve per forza accadere. Per motivi che lasciano ancora perplessi, appena raggiunto il limite del nostro paese, il tornado si sollevò; la sua lingua vorticosa e serpeggiante, con tutta la sua furia, si ritrasse in alto verso il cielo, come se a coprirci ci fosse un’immensa cupola impenetrabile. Il suo ruggito tonante continuò a fare eco nelle nostre orecchie, mentre questo strumento di morte e distruzione si sollevò, lasciando intatto il nostro paese. Toccò di nuovo il suolo a meno di un chilometro a est della nostra posizione, per continuare il suo sentiero di devastazione.

Fu come trovarsi di fronte alla morte imminente e poi per un attimo chiedersi: tutto qui? Siamo morti? Il silenzio che ci avvolgeva era quasi assordante. Ci volle qualche minuto perché le persone si alzassero e poi cominciassero a toccarsi a vicenda quasi stupefatte, per accertarsi di essere reali. Dopo di che vennero gli abbracci pieni di gioia e la gente cominciò a sbirciare cautamente dalle finestre, aspettandosi di vedere il paese quasi distrutto. Poi vennero le grida di gioia quando le persone uscirono dalle case, sotto le ultime gocce di pioggia dalle nuvole che il tornado sembrava aver risucchiato con sé.

Quell’anno il nostro Natale cominciò presto. Nessuno aveva voglia di dormire. Alcuni erano in ginocchio a ringraziare Dio per la salvezza, mentre altri si guardavano silenziosamente intorno, osservando tutte le cose che avevano a malapena notato o apprezzato fino a poche ore prima, quando tutto stava per essere strappato loro.

Il vecchio detto “non sai quello che hai finché non l’hai perso (o quasi)” si avverò in più d’un modo, quel Natale.

E Gregg? Era sempre lui. Non un evangelizzatore infuocato, ma una persona capace di cambiare la vita degli altri, tranquillamente, a modo suo, pronto a ricordare a tutti che abbiamo un Soccorritore, non lassù lontano da qualche parte, ma un amico al nostro fianco, le cui mani sono abbastanza grandi da coprire e proteggere chi gli chiede aiuto.

A volte mi vengono i brividi a pensare dove sarei, se quel tipo normale, con una fede così profonda, non fosse venuto a vivere nel nostro piccolo quartiere, a essere uno dei tanti e a convincere gli altri di quello che chiaramente sapeva per esperienza: che con Dio, niente è impossibile.[1]


[1] Raccontata da Pat Wallace.


Titolo originale: Unlikely Hero
Pubblicato originariamente in Inglese il 15 Dicembre 2012
versione italiana affissa il 31 Dicembre 2012;
statistiche: 1.782 parole; 9.159 caratteri

 

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