Al cuore di tutto: il peccato

Di Peter Amsterdam

Gennaio 20, 2013

Gli effetti del peccato

Come esseri umani dotati di una natura peccatrice e che peccano universalmente, tutti noi soffriamo degli effetti del peccato. Il peccato influenza la nostra posizione “legale” davanti a Dio, poiché siamo stati giudicati “colpevoli” davanti a Lui. Influenza anche il nostro rapporto con Lui e con gli altri, oltre a influenzare noi stessi, come individui. Dovremo esaminare ognuno di questi elementi per capire le ramificazioni del peccato nella vita degli esseri umani.

La nostra situazione legale e il nostro rapporto con Dio

Poiché Dio è santo, retto e giusto, ogni peccato è per Lui un affronto. Quando pecchiamo, diventiamo “trasgressori della legge”, perché siamo “legalmente” colpevoli di aver infranto la legge di Dio e aver violato la sua santità. La pena per il peccato è la morte, fisica e spirituale, una separazione da Dio.

L’espulsione di Adamo ed Eva dal Giardino manifesta in campo fisico la separazione spirituale tra Dio e gli esseri umani, perché, a causa del peccato, non siamo più adatti a rimanere alla sua presenza.

Oltre alla separazione da Dio in questa vita, tutti gli esseri umani soffrono la morte fisica e alcuni continuano in questa separazione dal Signore anche nella vita a venire. Soffrono una morte spirituale.

Il salario del peccato è la morte.[1]

Quale frutto dunque avevate allora dalle cose delle quali ora vi vergognate? Poiché la loro fine è la morte.[2]

Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza. Poi, quando la concupiscenza ha concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato, genera la morte.[3]

Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza.[4]

Un altro effetto del peccato sul rapporto dell’umanità con Dio è l’alienazione da Lui o l’inimicizia (ostilità) nei suoi confronti.

Mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio.[5]

Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo.[6]

[Sono] ottenebrati nell'intelletto, estranei alla vita di Dio, per l'ignoranza che è in loro e per l'indurimento del loro cuore.[7]

Sebbene il peccato renda gli uomini legalmente colpevoli davanti a Dio e causi la loro separazione da Lui, esistono persone il cui cuore è aperto a Dio, ma che non conoscono, o non capiscono, Gesù e la salvezza. Le Scritture non dicono precisamente che cosa accada in casi simili, ma sembrano concludere che esse saranno giudicate secondo la verità che conoscono. Anche se non sappiamo specificamente come Dio giudicherà ogni persona, quello che sappiamo dalla nostra conoscenza della natura divina è che Dio è giusto, equo, amorevole e misericordioso; quindi giudicherà la gente con imparzialità e giustizia.

Egli giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con equità.[8]

Egli giudicherà il mondo con giustizia e i popoli nella sua fedeltà.[9]

La salvezza, comunque, causa un grande cambiamento nel rapporto tra Dio e chi accetta Gesù come suo Salvatore. Con la salvezza, il rapporto diventa di parentela, diventiamo membri della famiglia di Dio, i suoi figli, come indicano i seguenti versetti:

Così anche noi, mentre eravamo minorenni, eravamo tenuti in servitù sotto gli elementi del mondo, ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: “Abba, Padre”.[10]

Perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù.[11]

Se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete; infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio.[12]

A tutti coloro che lo hanno ricevuto, Egli ha dato l'autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome.[13]

In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.[14]

Gli effetti del peccato nei nostri rapporti con gli altri

Oltre a influenzare il nostro rapporto con Dio, il peccato ha delle conseguenze anche sui nostri rapporti con gli altri. In precedenza abbiamo visto che il peccato causò un conflitto nel rapporto tra Adamo ed Eva. Quello fu solo l’inizio delle conseguenze del peccato sull’umanità. L’aumento del livello conflittuale tra gli esseri umani sfociò nell’odio e poi nell’omicidio, quando Caino uccise suo fratello Abele.

E Caino parlò con suo fratello Abele; quando furono nei campi, Caino si levò contro suo fratello Abele e lo uccise.[15]

La discordia causata dal peccato si manifesta in ben altro che i cattivi rapporti tra due individui. Si esprime anche nel conflitto tra diversi gruppi di persone, tra nazione e nazione, tra razza e razza; nell’animosità tra istituzioni, fazioni politiche e perfino all’interno delle famiglie. Si manifesta nei pregiudizi razziali, nel nazionalismo estremo e nei conflitti di classe. Tutte le fazioni o le istituzioni umane, qualsiasi natura abbiano — educativa, comunitaria, sociale, religiosa o del tempo libero — conoscono qualche livello di discordia e conflitto.[16] Altre manifestazioni del peccato sono visibili nello sfruttamento degli altri tramite la violenza, gli abusi, l’oppressione e la schiavitù.

Il peccato può essere visto nel nostro prendersi vantaggio degli altri, nell’usarli per i nostri fini, nel non trattarli con dignità e uguaglianza. Anche quando vogliamo conoscere gli altri e farci conoscere da loro, tra noi possono tuttavia mancare la comunicazione e la comprensione. I nostri rapporti personali possono diventare ingannevoli, egoisti e possessivi. Tutto ciò avviene a causa della nostra natura peccatrice. Sebbene, come cristiani, continuiamo a peccare e ad avere conflitti con gli altri, siamo esortati ad amarci a vicenda e a comportarci con amore nei confronti degli altri, instaurando con loro rapporti basati sull’amore di Dio, con gentilezza, affetto e altruismo.

Nei confronti di noi stessi

In quanto peccatori, soffriamo di sensi di colpa e di vergogna. Quando Adamo ed Eva mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, i loro occhi si aprirono e conobbero non tanto la divinità, come aveva detto il serpente, ma piuttosto la vergogna e la colpa. Furono messi a nudo davanti a Dio e davanti a se stessi. Divennero consapevoli di aver fatto il male nel disubbidire ai comandamenti divini e persero la loro innocenza, come si deduce dai loro tentativi di coprirsi. Si sentirono colpevoli e cercarono di nascondersi da Dio. Mentre prima avevano un rapporto amorevole con Lui, ora ne avevano paura.

Allora si apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi; così cucirono delle foglie di fico e fecero delle cinture per coprirsi.  Poi udirono la voce dell'Eterno Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza dell'Eterno Dio fra gli alberi del giardino. Allora l'Eterno Dio chiamò l'uomo e gli disse: “Dove sei?” Egli rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino, e ho avuto paura perché ero nudo, e mi sono nascosto”.[17]

Come risultato della nostra natura peccatrice soffriamo la vergogna e il conflitto interiore; abbiamo paure, angosce, disperazione e ci manca la pace interiore. Poiché siamo peccatori, siamo turbati dal contrasto che esiste dentro di noi.

Ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.[18]

Tribolazione e angoscia spetta ad ogni anima d'uomo che fa il male, del Giudeo prima e poi del Greco.[19]

“Non c'è pace per gli empi”, dice il mio Dio.[20]

Ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo.[21]

Nei confronti della creazione

A causa della loro cupidigia e del loro egoismo, gli esseri umani hanno saccheggiato la terra, invece di essere custodi saggi delle sue bellezze e dei suoi tesori, come Dio aveva dato loro istruzioni di fare.[22]

Bruce Milne illustra molto bene questo punto:

L’umanità perde la sua armonia con l’ordine naturale; la custodia dell’ambiente affidataci da Dio lascia luogo alla depredazione del peccato. Ciò si manifesta nello sfruttamento, nell’inutile distruzione del mondo senza alcun pensiero per la bellezza della sua creazione o il suo valore intrinseco. Si manifesta anche nell’inquinamento, nell’uso avido delle materie prime, nella contaminazione degli oceani e dell’atmosfera, troppo spesso nell’interesse del profitto economico, del lusso e dell’indulgenza nei piaceri. Oggi la stessa sopravvivenza della vita sul nostro pianeta è minacciata dai contrasti originati dal peccato.[23]

La punizione del peccato

Come abbiamo detto sopra, Dio è santo, equo e giusto; per questo motivo è per Lui imperativo giudicare e punire i peccatori, proprio come nei tribunali umani è imperativo che chi infrange la legge sia punito e non gli sia permesso di commettere reati impunemente. Se non punisse il peccato, non sarebbe giusto ed equo, perché agirebbe contrariamente alla sua natura e alla sua Parola.

Egli è la Roccia, l'opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio di fedeltà e senza ingiustizia; Egli è giusto e retto.[24]

“[…] sono l'Eterno, che esercita la benignità, il diritto e la giustizia sulla terra; poiché mi compiaccio in queste cose”, dice l'Eterno.[25]

Parlando del motivo per cui c’è una punizione, Louis Berkhof scrisse:

Essa prende origine dalla rettitudine divina, la sua giustizia punitiva, per mezzo della quale Egli si afferma come il Santo ed esige obbligatoriamente santità e giustizia in tutte le sue creature razionali. Il castigo è la pena naturalmente e necessariamente dovuta dal peccatore a causa del suo peccato; è, in realtà, un debito dovuto alla giustizia essenziale di Dio.[26]

Dio non prova piacere nel punire i peccatori. Preferirebbe che si pentissero e nella sua pazienza e misericordia dà loro tutto il tempo di farlo. Ma per essere fedele alla sua natura e al suo carattere, alla fine deve dare una punizione, in alcuni casi nell’aldilà.

Provo forse piacere della morte dell'empio?”, dice il Signore, l'Eterno, “e non piuttosto che egli si converta dalle sue vie e viva?”[27]

“Com'è vero che io vivo”, dice il Signore, l'Eterno, “io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d'Israele?”[28]

Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come alcuni credono che Egli faccia, ma è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento.[29]

Le Scritture parlano di cose che possono essere viste come punizione naturale per il peccato. Sono le conseguenze naturali del peccato, per cui le persone mietono quello che hanno seminato.

Come io stesso ho visto, quelli che arano iniquità e seminano guai, ne raccolgono i frutti.[30]

Le nazioni sono sprofondate nella fossa che avevano fatta; il loro piede è stato preso nella rete che avevano nascosta.[31]

L'empio è preso nelle sue stesse iniquità e trattenuto dalle funi del suo peccato.[32]

L'ubriacone e il ghiottone impoveriranno e il dormiglione si vestirà di stracci.[33]

Anche la punizione come conseguenza del peccato può venire dalle mani del Signore.

Ma l'Eterno rispose a Mosè: “Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!”[34]

Se vi opporrete a me e non mi ascolterete, io vi colpirò sette volte di più, secondo i vostri peccati.[35]

Così Saul morì a motivo della sua infedeltà commessa contro l'Eterno, perché non aveva osservato la parola dell'Eterno e anche perché aveva consultato una medium per avere consiglio.[36]

E la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco.[37]

Il padrone di quel servo verrà nel giorno in cui meno se l'aspetta e nell'ora che egli non sa; lo punirà duramente e gli riserverà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti.[38]

La punizione dei peccati serve da deterrente per scoraggiare il peccatore, o altri, dal peccare, ma non è il suo motivo principale. A esigerlo, invece, è il fatto stesso che Dio è giusto. C’è una differenza, comunque, tra il castigo per il credente e la punizione per il peccatore impenitente.

Il Signore corregge quelli che Egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli. Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?[39]

Ecco, beato l'uomo che Dio castiga; perciò tu non disprezzare la correzione dell'Onnipotente.[40]

Beato l'uomo che tu correggi, o Eterno, e che istruisci con la tua legge.[41]

L'Eterno mi ha punito duramente, ma non mi ha lasciato in balìa della morte.[42]

Come si vede nei versetti precedenti, il peccato influenza negativamente la vita delle persone; le sue conseguenze fanno parte della punizione. Oltre a ciò le Scritture insegnano che la morte è la punizione finale del peccato. Questa morte è intesa come una morte completa, fisica e spirituale.

Una delle parole principali usate per “morte” nel Nuovo Testamento è la parola greca thanatos, definita come segue: la morte del corpo; la separazione dell’anima e del corpo che mette fine alla vita terrena; l’infelicità dell’anima prodotta dal peccato, che inizia sulla terra ma dura e aumenta dopo la morte, all’inferno; la perdita di una vita consacrata a Dio e in Lui benedetta sulla terra.

Dio disse ad Adamo ed Eva:

“Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”.[43]

Anche se non morirono fisicamente quel giorno, conobbero la morte spirituale nella separazione e nell’allontanamento da Dio. La pena della morte fisica giunse al termine della loro vita.

Parlando degli effetti del peccato nella nostra vita personale, come parte della sua punizione, Louis Berkhof scrisse:

Le sofferenze della vita, che sono causate dall’ingresso del peccato nel mondo, fanno anch’esse parte della punizione del peccato. Il peccato causò turbamenti nell’intera esistenza dell’uomo.[…] La sua stessa anima è diventata un campo di battaglia di pensieri, passioni e desideri in conflitto tra loro. La volontà rifiuta di seguire il giudizio dell’intelletto e le passioni perdono ogni freno senza il controllo di una volontà intelligente. L’armonia sincera della vita viene distrutta e lascia posto alla maledizione di una vita divisa. L’uomo è in uno stato di dissolutezza, che spesso porta con sé le sofferenze più acute.[44]

La morte fisica fa anch’essa parte della punizione del peccato, che Dio aveva avvertito sarebbe stata una conseguenza del mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male; essa si manifestò nel ritorno di Adamo ed Eva alla terra.

Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra perché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai.[45]

Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo.[46]

Poi, quando la concupiscenza ha concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato, genera la morte.[47]

La continua separazione da Dio e la punizione degli esseri umani nell’aldilà è considerata l’ira di Dio, la sua risposta al peccato.

Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori d'iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti.[48]

Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che cercano gloria, onore e immortalità, perseverando nelle opere di bene; a coloro invece che contendono e non ubbidiscono alla verità, ma ubbidiscono all'ingiustizia, spetta indignazione ed ira.[49]

Ma per i codardi, gl'increduli, gl'immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è la morte seconda.[50]

La punizione del peccato è reale. La severità del peccato e il dispiacere di Dio si possono capire dalla crocifissione di Gesù. La pena, la sofferenza e l’agonia sofferte da Gesù per l’umanità sono viste come la sua sottomissione in nostra vece all’ira di Dio, a quell’ira che avremmo sofferto se non se la fosse addossata Lui. Anche se ognuno di noi merita la punizione completa e l’ira di Dio per i suoi peccati, Colui che è santo, equo e giusto è anche benigno e misericordioso. Ha creato il modo con cui gli uomini possano essere perdonati per i loro peccati. Ci ha reso possibile l’assoluzione dalla colpa legale e dalla punizione che meritiamo. La sofferenza e la morte di Gesù hanno deviato da noi e su di Lui l’ira di Dio. L’unica cosa necessaria è riceverlo come Salvatore. Come cristiani siamo redenti, i nostri peccati sono espiati, la nostra punizione è allontanata e abbiamo una vita eterna con Lui. Ci sono moltissime persone che non conoscono o non capiscono l’importanza della salvezza. Noi che abbiamo questo meraviglioso dono divino siamo debitori a Dio e agli altri di condividere questa buona notizia, questo Vangelo, con tutti quelli che possiamo.


[1] Romani 6,23.

[2] Romani 6,21.

[3] Giacomo 1,14–15.

[4] 2 Tessalonicesi 1,9.

[5] Romani 5,10.

[6] Romani 8,7.

[7] Efesini 4,18.

[8] Salmi 98,9.

[9] Salmi 96,13.

[10] Galati 4,3–6.

[11] Galati 3,26.

[12] Romani 8,13–14 NR.

[13] Giovanni 1,12.

[14] Giovanni 5,24.

[15] Genesi 4,8.

[16] Bruce Milne, Know the Truth, A Handbook of Christian Belief (Downers Grove, Illinois: InterVarsity Press, 2009),  144.

[17] Genesi 3,7–10.

[18] Romani 7,23.

[19] Romani 2,9.

[20] Isaia 57,21.

[21] Efesini 2,12 NR.

[22] L'Eterno Dio prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden perché lo lavorasse e lo custodisse (Genesi 2,15).

[23] Bruce Milne, Know the Truth, A Handbook of Christian Belief (Downers Grove, Illinois: InterVarsity Press, 2009),  145.

[24] Deuteronomio 32,4.

[25] Geremia 9,24.

[26] Louis Berkhof, Systematic Theology (Grand Rapids, MI: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996), 256.

[27] Ezechiele  18,23.

[28] Ezechiele 33,11.

[29] 2 Pietro 3,9.

[30] Giobbe 4,8.

[31] Salmi 9,15.

[32] Proverbi 5,22.

[33] Proverbi 23,21.

[34] Esodo 32,33.

[35] Levitico 26,21 CEI.

[36] 1 Cronache 10,13.

[37] Matteo 3,10.

[38] Matteo 24,50–51.

[39] Ebrei 12,6–7 NR.

[40] Giobbe 5,17.

[41] Salmi 94,12.

[42] Salmi 118,18.

[43] Genesi 2,16–17.

[44] Louis Berkhof, Systematic Theology (Grand Rapids, MI: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996), 259.

[45] Genesi 3,19.

[46] 1 Corinzi 15,21–22.

[47] Giacomo 1,15.

[48] Matteo 13,41–42.

[49] Romani 2,5–8.

[50] Apocalisse 21,8 .


Titolo originale: The Heart of It All: Sin – Effects of Sin
Pubblicato originariamente in Inglese il 9 Ottobre 2012
versione italiana affissa il 20 Gennaio 2013;
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