L’amore non muore mai

Di Maria Fontaine

Dicembre 13, 2013

Diciamo che stiate passando per un periodo di disperazione e che abbiate perso ogni appiglio, oppure che abbiate subito una perdita, che stiate soffrendo, che ci sia un grande dolore o dei grandi cambiamenti nella vostra vita, al punto da farvi dubitare di poter andare avanti. Che cosa potete fare? Conosciamo tutti le soluzioni spirituali: pregare, leggere la Parola, rivolgersi al Signore per aiuto. Invocare Dio per avere il suo aiuto in situazioni disperate dovrebbe essere sempre la prima cosa a cui ricorrere.

Comunque, a volte, in mezzo a simili problemi e con quella mancanza di speranza, riusciamo a stento ad avere fede che Dio ci ascolterà. Il Signore capisce. Non ci giudica per quello. Anzi, sa che è in quei momenti che abbiamo più bisogno di Lui. Così, anche se fate fatica a credere che risponderà, è lo stesso importante rivolgersi a Lui e invocare il suo nome. Non avete niente da perdere e tutto da guadagnare.

Dio non solo ci ha fornito la forza che viene direttamente del suo Spirito, tramite le nostre preghiere e la Parola che parla al nostro cuore; ha fornito anche altri metodi che contribuiranno a sostenere la nostra forza fisica e la nostra stabilità emotiva in momenti così difficili.

Ci sono dei passi pratici che si possono fare (e che sono riconosciuti da molti esperti in igiene mentale ed emotiva) quando si affrontano dolore, depressione, smarrimento, mali cronici ecc. — cose come comunicare con parenti e amici, prendersi del tempo per rilassarsi, fare esercizio fisico, mantenere una dieta sana, dormire a sufficienza, astenersi da alcol, caffeina, droghe ecc., e limitare il tempo passato a guardare la televisione. Tutte queste cose aiutano a ridurre i livelli generali di stress, fisicamente ed emotivamente, lasciando la mente in condizioni migliori per reagire a quello che si ha davanti, e il corpo con maggiore capacità di recuperare forza ed energia.

Su questo argomento è disponibile un gran numero di consigli e di aiuti da molte fonti diverse. Comunque, ho notato in particolare uno fra i tanti metodi di guarigione esistenti. Affiora ripetutamente in mezzo a tutte le ricerche fatte su questa comunissima condizione umana di scoraggiamento estremo. Per di più è una cosa che potreste già essere abituati a fare. La ritengo eccezionale, perché non si limita a offrire benefici alla persona che la mette in pratica, ma anche agli altri.

È il semplice gesto di dare agli altri in qualsiasi maniera possibile. Si sa che migliora la salute mentale, emotiva e fisica in maniera chiara e a volte molto profonda.

Ci sono degli studi, condotti da numerosi istituti, come l’Istituto nazionale americano per la salute, la Harvard Business School e l’Università della California, pubblicati da riviste mediche come la Proceedings of the National Academy of Science. Uno di questi studi ha scoperto che donando si stimolano le stesse le aree del cervello che sono attivate da altri impulsi positivi, come la reazione al piacere sessuale, le ricompense monetarie, il piacere di un buon pasto, l’esercizio fisico e molte altre attività. Contribuire in qualche maniera ad aiutare gli altri innesca effettivamente il rilascio nel cervello di sostanze chimiche chiamate endorfine, che vengono a volte definite “del benessere” perché promuovono i legami sociali e un senso di appartenenza.[1]

In un altro studio, una ricercatrice ha scoperto che questo principio di instaurare un dialogo con altre persone che soffrivano portava chiari benefici alla persona che lo faceva. Ciò si applicava a persone che soffrivano di varie patologie, compresa la depressione, il dolore cronico e l’AIDS. Per usare le sue parole: “Quando gli esseri umani aiutano altri, nonostante si trovino nelle stesse condizioni, sembrano avere una vita più lunga e più felice”.[2]

In un altro studio, Paul Arnstein e si suoi colleghi del Boston College hanno valutato gli effetti del volontariato su pazienti affetti da dolori cronici, scoprendo che facevano diminuire il dolore, la depressione e le disabilità.

Una ricercatrice ha avuto dei risultati inaspettati nel suo studio di un gruppo di malati di sclerosi multipla, che telefonavano ad altri pazienti con la stessa malattia per incoraggiarli. Le telefonate portavano qualche giovamento a chi le riceveva, ma chi ne beneficiava maggiormente erano proprio le persone che offrivano il loro incoraggiamento standole a sentire. Anzi, chi offriva il suo sostegno aveva dei miglioramenti straordinari nella qualità della vita, molte volte superiori a quelli delle persone che aiutavano.[3]

Che questi principi fondamentali con cui siamo familiari e che abbiamo imparato nella nostra vita per il Signore vengano confermati dalle ricerche scientifiche, può essere una testimonianza per le persone che non hanno ancora scoperto le verità della Bibbia. È meraviglioso vedere simili conferme in ricerche e studi veri e propri ed è un buon mezzo per presentare i principi della fede alle persone cui testimoniamo.

Uscire dal nostro ambiente sicuro per aiutare, incoraggiare o sostenere qualcun altro, potrebbe essere l’ultima cosa che ci sentiamo di fare quando stiamo soffrendo, ma è un modo per trasformare un aspetto negativo in qualcosa di positivo, per noi e allo steso tempo per gli altri. Il principio di impegnarsi per aiutare gli altri, come mezzo per superare le difficoltà, le perdite e le avversità che tutti incontriamo nella vita, è una cosa che secondo me, come ho detto sopra, molti di voi hanno visto o sperimentato in qualche momento. Avete seguito il principio biblico di “date e vi sarà dato” e di conseguenza avete ricevuto delle benedizioni.

Ecco una piccola storia per illustrare questo punto:

A seguito di un incidente un uomo era morto, lasciando una giovane moglie e un bambino di tre anni. Un giorno, in mezzo al suo profondo dolore, quando pensava che non valesse più la pena di vivere e non sapeva come fare ad andare avanti, la donna si ricordò di una lista che aveva stilato insieme al marito, di obiettivi e di sogni che avrebbero voluto realizzare nei cinque anni successivi: cose che avrebbero fatto con loro figlio, posti in cui volevano portarlo, una crociera che volevano fare insieme e così via.

Rileggendo la lista, le caddero gli occhi su un obiettivo che si era posto suo marito Jim. Quando ci aveva pensato, i suoi occhi si erano illuminati: “Trovare ogni mese una persona da aiutare e fare qualcosa per incoraggiarla”. Avevano avuto un’unica possibilità di farlo, ma la reazione era stata così bella che erano stati ansiosi di ripeterla. Jim aveva detto: “Amore, ci vuole così poco per portare tanta gioia agli altri”. Adesso, però che cosa poteva fare da sola? “Sono io quella che ha bisogno. Sono io quella che sta male”, pensava. Ma sentì Jim ripeterle nella mente qualcosa che diceva sempre: “Se ti senti giù, ricordati che c’è sempre qualcuno più bisognoso di te”.

Quel giorno decise di guardarsi intorno per vedere chi avesse bisogno, e di dare qualche incoraggiamento alle persone che Dio le indicava. Sapeva che Dio le aveva dato Jim come dono speciale del suo amore e della sua premura. Sapeva di essere stata privilegiata a vivere con lui per alcuni anni meravigliosi e che la sua morte non doveva mettere fine alla sua gioia, né essere un segno che Dio si fosse ripreso il regalo che le aveva fatto. Il dono dell’amore di Jim doveva vivere per sempre nel suo cuore, anzi, sarebbe aumentato man mano che lei l’avesse dato ad altri. Il suo dolore fu gradualmente sostituito da un obiettivo che le permise di portare molta gioia, insieme all’amore e alla conoscenza di Gesù, a molte altre persone che erano sole e avevano bisogno di un’amica.[4]

Quando incoraggiamo gli altri, troviamo incoraggiamento anche noi!

Mi piacciono citazioni come quelle riportate qui sotto, che mi ricordano il principio biblico che dare è molto più bello di ricevere e ha, o dovrebbe avere, un ruolo importante nella nostra vita.

Una delle ricompense più belle della vita è il fatto che nessuno può sinceramente cercare di aiutare gli altri senza aiutare se stesso. Servi e sarai servito.[5]

Alleviare il dolore di un altro vuol dire dimenticare il proprio.[6]

Dare è il vero avere.[7]

Il modo più sicuro di possedere felicità e pace dello spirito è di darle a qualcun altro.[8]

La bontà ha due benedizioni: benedice chi dà e chi riceve.[9]

Il rimedio per la solitudine è amare di più.[10]

Un gesto di bontà fa star bene una persona, che lo riceva o che lo faccia.[11] Per la soluzione di tutti i tuoi problemi, dimentica te stesso e pensa agli altri.[12]

Non puoi dare senza ricevere; non puoi ricompensare senza avere qualcosa in cambio.[13]

La persona generosa si arricchirà e chi annaffia sarà egli pure annaffiato.[14]

Ti senti solo, fratello?
Dai un po’ di te a un altro!
Stendi una mano a chi non ha amico
e la tua solitudine avrà fine.[15]

Dimentica te stesso;
consola la tristezza di chi ti sta accanto
e la tua stessa infelicità vedrai svanire;
canti di gioia, come calici celesti, ti riempiranno
e dimoreranno nel tuo cuore.[16]

“Il mio carico pesa troppo, Signore”, dissi tremando.
“Non riesco più a portarlo!” e piansi.
Poi improvviso venne il grido di un uomo oppresso.
Corsi a cercarlo e con gioia gli diedi del mio meglio:
Poi ripensai al mio peso, ma se n’era andato.
Il dubbio e il buio erano svaniti, ora l’Amore spandeva la sua luce.[17]

Se vivessimo la vita con amore, non avremmo tempo di lamentarci o di sentirci infelici.[18]

Date e vi sarà dato.[19]

Dai al mondo ciò che hai di meglio e il meglio ti sarà restituito.[20]

Dare è il segreto di una vita sana. Non necessariamente dare denaro, ma qualsiasi cosa uno possa offrire sotto forma d’incoraggiamento, compassione e comprensione.[21]

Quanto darai, tanto riceverai. Contribuisci di più e riceverai di più. Se vuoi che una palla rimbalzi più in alto, lanciala con più forza.[22]

Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano.
Se potrò evitare a una vita di soffrire,
o calmare il dolore di qualcuno;
o aiutare un passero stremato
a tornare al suo nido,
non avrò vissuto invano.[23]

Dare funziona! Dio ci offre delle benedizioni nella vita, non solo a nostro beneficio, ma perché possiamo condividerle con altri e, nel condividerle, essere benedetti di nuovo. A volte soffriamo delle perdite, ma in quelle perdite ci sono nuove benedizioni: quelle di condividere con altri l’amore, la completezza e la felicità che abbiamo provato. Quando condividiamo con gli altri le nostre benedizioni, esse vengono rinnovate e continuano a vivere nella nostra vita.[24]


[1] Jorge Moll e colleghi al National Institutes of Health, 2006.

[2] Maria E. Pagano, PhD, della Case Western Reserve University School of Medicine.

[3] Carolyn Schwartz, professore di ricerca alla University of Massachusetts Medical School.

[4] Fonte sconosciuta.

[5] Ralph Waldo Emerson.

[6] Abramo Lincoln.

[7] Charles Spurgeon.

[8] Anonimo.

[9] Shakespeare.

[10] Anonimo.

[11] Clark A. Frank.

[12] Anonimo.

[13] Anonimo.

[14] Proverbi 11,25.

[15] John Oxenham.

[16] George Thomas Coster.

[17] J. F. Gibb.

[18] Joseph Joubert.

[19] Luca 6,38.

[20] Madeline Bridges.

[21] John D. Rockefeller Jr.

[22] Anonimo.

[23] Emily Dickinson.

[24] Anonimo.


Titolo originale: Love Never Dies
Pubblicato originariamente in Inglese il 3 Agosto 2013
versione italiana affissa il 13 Dicembre 2013;
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