Il nome di Gesù

Di Peter Amsterdam

Dicembre 26, 2013

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In tutta la Bibbia, sia nel Vecchio sia nel Nuovo Testamento, si fanno numerosi riferimenti al “nome del Signore”. La gente pregava, lodava, giurava, combatteva, pronunciava benedizioni, cantava, confidava, profetizzava, battezzava e si riuniva nel nome del Signore; temeva e invocava il nome del Signore e gli dava gloria.

Che importanza ha un nome?

Nel periodo biblico, il nome di una persona era considerato molto più di un semplice modo di distinguere una persona dall’altra. Era considerato l’equivalente della persona stessa; rappresentava la sua essenza. Indicava il suo rango e la sua autorità, il suo valore, il suo carattere, la sua reputazione, le sue azioni, le sue proprietà, i suoi ordini o la sua volontà.

Per questo motivo il nome di Dio viene lodato ed esaltato in tutta la Bibbia. Lodando il suo nome, la gente lodava Lui, dichiarava il suo amore, la sua grandezza, misericordia, forza, potenza, grandiosità, autorità e tutto quello che Lui è e fa.

Mandate grida di gioia a Dio, voi tutti abitanti della terra; inneggiate alla gloria del suo nome; rendete la sua lode gloriosa. Dite a Dio: «Come sono tremende le tue opere! Per la grandezza della tua potenza i tuoi nemici si sottometteranno a te. Tutta la terra ti adorerà e canterà a te, canterà le lodi del tuo nome». (Sela)[1]

Lodino il nome dell’Eterno, perché solo il suo nome è esaltato. La sua gloria è al di sopra della terra e dei cieli.[2]

Io ti esalterò, o mio Dio e mio Re, e benedirò il tuo nome in eterno. Ti benedirò ogni giorno e loderò il tuo nome in eterno. L’Eterno è grande e degno di somma lode, e la sua grandezza è imperscrutabile.[3]

Si può notare l’importanza che Dio dà a un nome, oltre al fatto che il nome stesso rappresenta l’essenza di chi lo porta, nel Vecchio Testamento, quando Dio rivela il proprio nome a Mosè. Era apparso come Dio Onnipotente ai patriarchi — Abramo, Isacco e Giacobbe — secoli prima di Mosè, ma non aveva mai rivelato il suo nome, IO SONO, o YHWH (Yahweh). Quella fu la prima volta in cui rivelò il proprio nome:

Allora Mosè disse a Dio: «Ecco, quando andrò dai figli d’Israele e dirò loro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi", se essi mi dicono: "Qual è il suo nome?", che risponderò loro?».

Dio disse a Mosè: «IO SONO COLUI CHE SONO». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: "L’IO SONO mi ha mandato da voi"».[4]

Dio parlò quindi a Mosè e gli disse: «Io sono l’Eterno, e sono apparso ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe, come Dio onnipotente; ma non mi ero mai fatto conoscere da loro con il mio nome di Eterno.[5]

Parlare o scrivere nel nome di qualcuno significava parlare o scrivere con l’autorità di quella persona. Mosè si presentò al faraone nel nome di Dio, indicando che stava agendo nell’autorità di Dio. Re Assuero disse alla regina Ester e a suo zio Mordecai di scrivere una lettera agli Ebrei in tutto il suo regno, in nome suo, dando loro il permesso di difendersi da chiunque li attaccasse. Scrivere nel nome del re significava scrivere nella sua autorità. Le istruzioni di Ester furono seguite perché agiva nell’autorità del re.

Allora Mosè tornò dall’Eterno e disse: «Signore, perché hai messo questo popolo nei guai? Perché dunque mi hai mandato? Poiché, da quando sono andato dal Faraone, a parlare in tuo nome, egli ha fatto del male a questo popolo».[6]

Allora il re Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: «Voi stessi scrivete un decreto in favore dei Giudei a nome del re, come meglio vi sembra, e sigillatelo con l’anello reale, perché il decreto scritto a nome del re e sigillato con l’anello reale è irrevocabile».[7]

L’autorità di un nome

Il nome di una persona equivaleva al suo carattere e per questo le Scritture parlano del gran valore di un buon nome.

Un buon nome è preferibile a un olio profumato.[8]

Un buon nome val più di grandi ricchezze e la benevolenza altrui più dell’argento e dell’oro.[9]

Capire il valore e l’importanza che il nome di una persona aveva in tempi antichi serve a farci comprendere meglio il valore dell’invocare il nome di Gesù. Quando un’azione veniva svolta nel nome di qualcuno, era sottinteso che ciò avveniva per autorità di quella persona. Dimostrava che l’individuo era autorizzato a intraprendere certe azioni per conto di un altro, non basandosi sulla propria autorità ma su quella della persona che l’aveva inviato.

Questo rapporto tra persone, o modo di operare, in un certo senso può essere paragonato a una procura legale ai nostri giorni. Quando qualcuno dà procura a un altro, quest’ultimo può legalmente prendere decisioni e intraprendere azioni in nome della persona che rappresenta, entro i parametri specificarti nella procura. Ha il potere legale e l’autorità di intraprendere azioni specifiche in nome dell’altra persona. Un altro esempio è quello dei poteri conferiti all’ambasciatore di un paese, che è autorizzato a rappresentare il suo paese, o ad agire in sua vece.

Gesù disse ai suoi discepoli che operava per autorità di suo Padre e che il Padre operava attraverso di Lui. Proseguì col dire che i suoi discepoli avrebbero fatto opere ancora più grandi delle sue, dato che Lui sarebbe tornato al Padre. Spiegò che li aveva scelti e costituiti perché portassero molto frutto. Mentre adempivano il loro compito di portare avanti la sua opera e diffondere nel mondo la buona notizia del Vangelo, potevano chiedere qualsiasi cosa di cui avessero bisogno per farlo, con l’autorità data loro dal suo nome.

Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere. Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me; se no, credetemi a motivo delle opere stesse. In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò.[10]

Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, Egli ve lo dia.[11]

Quando i discepoli di Gesù facevano miracoli e scacciavano demoni nel suo nome, agivano con l’autorità che avevano ricevuto da Lui.

Ma Pietro disse: «Io non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina!». E, presolo per la mano destra, lo sollevò; e in quell’istante i suoi piedi e le caviglie si rafforzarono. E per la fede nel nome di Gesù, quest’uomo che voi vedete e conoscete è stato fortificato dal suo nome; e la fede, che si ha per mezzo suo, gli ha dato la completa guarigione delle membra, in presenza di tutti voi.[12]

Ora, mentre andavamo al luogo della preghiera, ci venne incontro una giovane schiava che aveva uno spirito di divinazione e che, facendo l’indovina, procurava molto guadagno ai suoi padroni. Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava, dicendo: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». Ed essa fece questo per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti comando nel nome di Gesù Cristo di uscire da lei». E lo spirito uscì in quell’istante.[13]

I primi credenti sapevano che le guarigioni, i segni e i miracoli erano fatti nel nome di Gesù, per l’autorità che Lui garantiva loro come suoi rappresentanti.

Ed ora, Signore, considera le loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con ogni franchezza, stendendo la tua mano per guarire e perché si compiano segni e prodigi nel nome del tuo santo Figlio Gesù.[14]

Quando il sommo sacerdote e gli altri sacerdoti del tempio interrogarono Pietro e Giovanni riguardo alla guarigione dell’uomo che era stato zoppo dalla nascita, vollero sapere in nome o per autorità di chi l’avessero fatto.

Il giorno dopo i capi, gli anziani e gli scribi si radunarono in Gerusalemme, insieme con Anna, sommo sacerdote, e con Caiafa, Giovanni, Alessandro e tutti quelli che appartenevano alla parentela dei sommi sacerdoti. E, fatti comparire là in mezzo Pietro e Giovanni, domandarono loro: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?». Allora Pietro, ripieno di Spirito Santo, disse loro: […] «Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti; in virtù di lui compare davanti a voi quest’uomo completamente guarito.[15]

Pregare nel suo nome

Dando istruzioni ai suoi discepoli, e quindi a tutti noi, di pregare nel suo nome, Gesù ci spiegava che siamo autorizzati a presentare le nostre petizioni a Dio con l’autorità dataci dal suo nome. Abbiamo il diritto di accostarci con piena fiducia al trono della grazia, perché siamo membri della famiglia di Dio, avendo accettato il sacrificio fatto da Gesù per i nostri peccati.

Anche se Dio parlò e interagì con individui specifici in tutto il Vecchio Testamento e fece miracoli stupefacenti per proteggere il suo popolo e provvedere a esso, in genere il popolo non aveva il livello di accesso diretto a Lui che abbiamo noi oggi. Non erano ancora i figli e le figlie di Dio per fede in suo Figlio.[16] Non avevano lo stesso rapporto personale che possiamo avere noi oggi, essendoci pienamente riconciliati a Dio ricevendo Gesù come nostro Salvatore e avendo in noi lo Spirito Santo.[17]

Prima del nuovo patto stabilito dalla morte di Gesù sulla croce, i fedeli avevano accesso a Dio e alla redenzione dei peccati mediante il sistema dei sacrifici nel tempio. Dio dimorava nel Santissimo, la parte più interna del tempio, diviso dal resto dell’edificio da una spessa tenda. Solo il sommo sacerdote era autorizzato a entrare nel Santissimo, e solo una volta l’anno.

Alla morte di Gesù, il velo, questa tenda, si squarciò in due. Dal momento della sua morte e risurrezione e della discesa dello Spirito Santo, abbiamo il privilegio di accedere a Dio direttamente.

Ma Gesù, emesso un forte grido, rese lo spirito. Allora il velo del tempio, si squarciò in due, dall’alto in basso.[18]

Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di Gesù, che è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e avendo un sommo sacerdote sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.[19]

Quando preghiamo nel nome di Gesù, invochiamo la sua potenza e autorità. Dato che il suo nome rappresenta la sua Persona, il suo carattere e tutto ciò che Lui è, quando preghiamo nel suo nome dovremmo pregare in maniera coerente con tutto ciò che Gesù è e rappresenta. Le nostre preghiere dovrebbero rispecchiare il suo carattere, la sua vita e la sua volontà. Dovremmo pregare con l’atteggiamento che Gesù ebbe nel giardino, quando disse “non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi”, confidando che Dio ne sa più di noi e che le nostre preghiere sono ascoltate ed esaudite secondo la sua volontà.[20]

Pregare nel nome di Gesù non vuol dire limitarsi ad aggiungere le parole “nel nome di Gesù” ad ogni preghiera. Significa invece capire che stiamo pregando con la sua autorità, che abbiano ricevuto il diritto di presentare le nostre richieste a Dio, perché Gesù, nostro Redentore, ci ha dato quell’autorità. È come dire: “Mi presento a Te, Padre, con l’autorità datami da tuo Figlio; non mi presento per quel che sono, ma per quello che Lui è”. Oppure, se si prega direttamente Gesù: “Lo chiedo per l’autorità che Tu mi hai dato attraverso il tuo nome”. Non richiede necessariamente parole o frasi specifiche, nemmeno “nel nome di Gesù, amen” alla fine di ogni preghiera; basta sapere nel proprio cuore che è attraverso Gesù che abbiamo la capacità di indirizzare le nostre preghiere a Dio.

Capire meglio il significato pieno del nome di una persona nei tempi antichi ci offre una miglior comprensione di ciò che intendeva Gesù quando ci diede il potere di pregare nel suo nome, o quando si parla del nome del Padre. Quando Gesù disse di aver fatto conoscere il nome del Padre ai suoi discepoli, diceva che aveva fatto conoscere la Persona del Padre, Chi Egli era, come era. Quando le Scritture parlano di credere nel nome di Gesù, significa credere in chi Egli è e in quello che ha fatto.

«Padre giusto, […] ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinché l’amore, del quale Tu mi hai amato, sia in loro e io in loro».[21]

Ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, Egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome.[22]

«Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».[23]

Ci viene detto che tutto ciò che facciamo andrebbe fatto nel suo nome. Questo significa che le nostre azioni dovrebbero armonizzarsi con la sua volontà, il suo carattere, il suo amore, i suoi ordini e tutto ciò che Egli è — sia che preghiamo per i malati,[24] accogliamo un bambino,[25] ci raduniamo insieme,[26] testimoniamo,[27] o qualsiasi altra cosa facciamo.

Qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Lui.[28]

Non solo Gesù ci ha redento e ci ha permesso di avere un rapporto con il Padre, ma ci ha dato anche il privilegio di pregare e operare nel suo nome, con la sua potenza e la sua autorità, conducendo la nostra vita secondo la sua Parola e la sua volontà e condividendo con gli altri il messaggio del suo amore e della salvezza. Il nome di Gesù, il suo carattere, tutto ciò che Egli è, è sopra tutti gli altri nomi; per l’amore che ci porta, Lui ci ha garantito il diritto di usare il suo nome, il nome più potente che esista. Che onore.

Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.[29]

Questa potente efficacia della sua forza Egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro.[30]


[1] Salmi 66,1–4.

[2] Salmi 148,13.

[3] Salmi 145,1–3.

[4] Esodo 3,13–14.

[5] Esodo 6,2–3.

[6] Esodo 5,22–23.

[7] Ester 8,7–8.

[8] Ecclesiaste 7,1.

[9] Proverbi 22,1 CEI.

[10] Giovanni 14,10–14.

[11] Giovanni 15,16 NR.

[12] Atti 3,6–7, 16.

[13] Atti 16,16–18.

[14] Atti 4,29–30.

[15] Atti 4,5–8, 10.

[16] Giovanni 1,12.

[17] E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione (2 Corinzi 5,18 NR).

 Poiché al Padre piacque di far abitare in Lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di Lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di Lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli. E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di Lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili (Colossesi  1,19–22 NR).

Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1 Corinzi 3,16).

[18] Marco  15,37–38. Vedi anche Matteo 27,50–51, Luca 23,44–45.

[19] Ebrei 10,19–22.

[20] E disse: «Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi» (Marco  14,36).

[21] Giovanni 17,25–26.

[22] Giovanni 1,12.

[23] Matteo 18,20.

[24] C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore (Giacomo 5,14 NR).

[25] E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro; poi, presolo in braccio, disse loro: «Chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato» (Marco 9,36–37).

[26] Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Matteo  18,20).

[27] Che nel suo nome si predicasse il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Luca 24,47).

[28] Colossesi 3,17.

[29] Filippesi 2,9–11 NR.

[30] Efesini 1,19–21 NR.


Titolo originale: The Name of Jesus
Pubblicato originariamente in Inglese il 5 Novembre 2013
versione italiana affissa il 26 Dicembre 2013;
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