Al cuore di tutto: lo Spirito Santo

Di Peter Amsterdam

Agosto 17, 2014

I doni dello Spirito, prima parte

Nei Vangeli, leggiamo dappertutto che la vita e il ministero di Gesù ricevevano potenza dallo Spirito Santo. Fu dopo che fu battezzato da Giovanni nel Giordano, quando i cieli si aprirono e lo Spirito discese sopra di Lui come una colomba,[1] che ebbe inizio il suo ministero. Dopo che Gesù lasciò il Giordano, lo Spirito lo condusse nel deserto, dove digiunò per quaranta giorni e fu tentato dal diavolo. Alla fine di quel periodo, ritornò in Galilea nella potenza dello Spirito. A quel punto cominciò a predicare il regno di Dio e a fare opere miracolose che manifestarono la potenza divina, facendo stupire molti. Le opere potenti fatte da Gesù, insieme all’autorità delle sue parole e dei suoi insegnamenti, proclamavano che il regno di Dio stava irrompendo nel mondo.

E Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne ritornò in Galilea e la sua fama si sparse per tutta la regione all’intorno. Ed Egli insegnava nelle loro sinagoghe, essendo onorato da tutti. Ed essi stupivano del suo insegnamento, perché la sua parola era con autorità. […] Allora tutti furono presi da stupore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa? Egli comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi, e questi escono». E la fama di Lui si diffondeva in ogni luogo della regione all’intorno.[2]

Ma, se Io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio, allora il regno di Dio è giunto in mezzo a voi.[3]

Alla Pentecoste, dieci giorni dopo l’ascensione di Gesù al cielo, i suoi discepoli furono riempiti dallo Spirito Santo, la “promessa del Padre”.[4] Da quel momento, anche loro guarirono i malati, scacciarono i demoni e fecero risuscitare i morti. Grazie alla potenza dello Spirito, predicarono il messaggio, conquistarono convertiti e con il tempo diffusero la fede in tutto il mondo.

Con il passare dei decenni e con la diffusione del cristianesimo in tutto il mondo conosciuto, si videro altri aspetti dello Spirito Santo nella manifestazione dei vari doni dello Spirito. La potenza dello Spirito non si manifestò soltanto nella predicazione del Vangelo, nelle guarigioni e in altri miracoli, ma anche tramite profezia, insegnamento, amministrazione e tanti altri modi. Lo Spirito Santo e i suoi doni furono dati ai credenti sia per la predicazione del Vangelo, sia per l’edificazione, il rafforzamento e la formazione della chiesa, il corpo dei credenti.

Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra.[5]

Così anche voi, poiché siete desiderosi di avere doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa.[6]

Paolo parlò dei doni dello Spirito in cinque luoghi diversi.[7] Pietro li menzionò una volta.[8] I vari elenchi offerti da Paolo sono un po’ diversi gli uni dagli altri e in alcuni egli cita doni che non sono menzionati in altri. Ciò sembra indicare che Paolo non intendesse fare un elenco completo per le varie chiese a cui scriveva, ma dare solo alcuni esempi dei doni quando li menzionava nelle sue lettere alle singole chiese a cui stava scrivendo al momento.[9]

Un elenco combinato dei doni citati nelle opere di Paolo e di Pietro comprende:

Alcuni doni sono elencati come titoli o incarichi piuttosto che doni, come evangelista e maestro, o dottore.

Gli elenchi nelle epistole non sono completi, nel senso che non prendono in esame ogni aspetto di ogni dono. Per esempio, una persona con il dono di assistenza potrebbe avere un dono particolare per un certo tipo di assistenza: forse prendersi cura degli anziani, dei bambini, o dei malati. Il dono di governare potrebbe manifestarsi in vari modi o con tipi diversi di persone; per esempio, qualcuno potrebbe essere particolarmente capace nel guidare i giovani, o le squadre di testimonianza, oppure un gruppo di uomini o di donne, o un’intera attività.

Ci sono anche alcuni aspetti o caratteristiche dei doni elencati sopra che potrebbero essere considerati sottocategorie dei doni stessi, o doni a pieno titolo; per esempio, i doni della musica e della preghiera d’intercessione.[10]

Ora vediamo una breve descrizione di ognuno dei vari doni citati da Paolo e da Pietro.

Parole di sapienza e di conoscenza

Questi due doni sono citati una sola volta nelle Scritture e non ci sono spiegazioni su cosa siano esattamente. Esistono due interpretazioni generali al riguardo:

  1. La capacità di ricevere dallo Spirito Santo una rivelazione che permette a qualcuno di capire e di impartire la conoscenza di una situazione specifica, o di avere la conoscenza specifica di una situazione in precedenza ignota alla persona che possiede questo dono.
  2. La capacità di parlare con saggezza, o con conoscenza, in varie situazioni.

La prima interpretazione si riferisca a chi riceve una rivelazione diretta dallo Spirito: per esempio, si rende conto che una persona presente ha una certa malattia o infermità, oppure sta pensando di lasciare il marito o la moglie, o l’ha appena fatto, e così via. La persona dotata di questo dono non ha previa conoscenza della situazione, ma proferisce parole di sapienza o conoscenza per prestare aiuto alla persona che prova queste difficoltà — per incoraggiarla facendole sapere che Dio è consapevole della sua situazione, o per darle un’opportunità di chiedere aiuto o preghiera.

La seconda interpretazione si riferisce più specificamente a una persona che ha una certa sapienza guadagnata attraverso le esperienze della vita, o una conoscenza acquisita mediante lo studio o l’esperienza, e nella quale le sue capacità naturali sono chiaramente potenziate dallo Spirito. Alcuni esempi biblici di questo tipo di conoscenza o sapienza sarebbero la nomina dei diaconi nel capitolo 6 degli Atti, o la decisione del consiglio di Gerusalemme in Atti 15.

La fede

Il dono della fede si riferisce a una fede fuori dal comune, che va oltre la vita quotidiana del cristiano, una dispensazione speciale di fede da parte dello Spirito in certe situazioni. Alcune persone che hanno doni di guarigione o miracoli, per esempio, probabilmente hanno anche questo dono della fede. Si potrebbe interpretare come la “fede da trasportare i monti” di cui parla Paolo nel “capitolo dell’amore”: 1 Corinzi 13.

E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla.[11]

Questo riferimento a “tutta la fede” [o “pienezza della fede”, come dice la CEI] starebbe a indicare che il dono della fede elencato nel capitolo precedente a questo (1 Corinzi 12) è una fede che ottiene risultati che potrebbero essere causati soltanto dalla potenza di Dio — una fede impossibile da avere se non fosse data direttamente dalla mano di Dio, una fede che muove ostacoli impossibili da spostare in altri modi.

Gesù rispose e disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto.[12]

Il dono della fede potrebbe anche manifestarsi quando qualcuno è in grado di rafforzare la fede di un altro in situazioni disperate, come quando l’apostolo Paolo consolò i suoi compagni di viaggio durante la tempesta in mezzo al mare.[13] Una persona con il dono della fede può rinforzare con le sue parole la fede vacillante di un altro.[14]

I doni di guarigione

In 1 Corinzi 12 Paolo parla dei doni di guarigione. Quando si riferisce agli altri dono dello Spirito, il termine greco usato è charisma, al singolare (dono); per la guarigione, però, usa il termine charismata, al plurale. Quindi, riferendosi alla guarigione parla di “doni” di guarigione. Questo indica che la persona non riceve il dono di poter guarire la gente, ma piuttosto che, in un certo senso, trasferisce ad altri i doni della guarigione divina. Si può considerare la cosa come se la persona con i doni di guarigione li dispensasse a chi ne ha bisogno, sia che debbano essere guariti dal dolore, da un cancro o da qualsiasi disturbo o malattia.

Nelle Scritture ci sono esempi che indicano diversi metodi usati per la guarigione. A volte la persona imponeva le mani su chi aveva bisogno di guarigione; c’è un riferimento all’unzione di qualcuno con olio; ci sono altri casi in cui la persona con i doni di guarigione si limitava a parlare, senza alcun contatto, e l’altra guariva. Non esiste un metodo specifico da seguire per l’utilizzo dei doni di guarigione. La chiave è che la guarigione è opera di Dio, non dell’uomo. Tutta l’attenzione è incentrata sul potere divino di guarire. L’individuo è usato come canale per guarire, ma è la potenza del Signore che dona guarigione alla persona che ne ha bisogno.

I miracoli

Molti dei miracoli del Nuovo Testamento erano miracoli di guarigione, ma dato che qui sono elencati separatamente molto probabilmente sta parlando di altri tipi di miracolo. Il termine greco usato da Paolo quando scrisse del dono di miracoli è dynamis, che nelle epistole viene tradotto per lo più con potenza, a volte con forza e sei volte con miracoli [N.d.T.: Nuova Riveduta, CEI; la Nuova Diodati dice opere potenti]. Paolo non spiega che cosa sia compreso nel dono di miracoli, ma si può interpretarlo come qualsiasi attività in cui si manifesti la potenza divina. Ciò potrebbe comprendere il soccorso nel pericolo, la protezione da un incidente — come quando Paolo fu morso da una vipera[15] — lo scacciare i demoni, la provvidenza, o qualsiasi opera della potenza di Dio per favorire i suoi propositi in una situazione.[16]

La profezia

Il dono di profezia è quello menzionato più spesso nelle lettere di Paolo.[17] Il modo in cui ne scrive Paolo indica chiaramente che era un’esperienza normale nelle chiese da lui fondate. È anche chiaro che a profetizzare erano sia uomini, sia donne.[18] Gli scopi della profezia nel corpo dei credenti erano l’edificazione, l’esortazione e la consolazione. Le profezie sono messaggi edificanti che rinforzano la fede delle persone e le aiutano nel loro percorso con il Signore. A volte la profezia può includere un’ammonizione a cambiare o a muoversi in una direzione più positiva. A volte la profezia consisteva anche in rivelazioni, come quando Agabo profetizzò l’arrivo di una grande carestia e poi l’incarcerazione di Paolo a Gerusalemme.[19]

Le profezie del Nuovo Testamento differiscono da quelle date nel Vecchio Testamento. In tutto il Vecchio Testamento c’erano individui specifici chiamati da Dio in qualità di profeti, che comunicavano i messaggi divini a Israele e ad altri. Lo Spirito di Dio parlava soltanto attraverso di loro e in quei giorni lo Spirito Santo non era presente in tutti i credenti. Fu solo dopo l’ascensione di Gesù che lo Spirito cadde su tutti i credenti e il dono di profezia fu disponibile a tutti.

E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. In quei giorni spanderò del mio Spirito sopra i miei servi e sopra le mie serve, e profetizzeranno.[20]

I profeti del Vecchio Testamento comunicavano le parole di Dio unilateralmente alla nazione d’Israele e ad altri; erano i portavoce di Dio in quel periodo. I profeti del Vecchio Testamento esercitavano il ruolo importante di autorità spirituale per la nazione, un ruolo che i profeti del Nuovo Testamento non hanno. Anche se nel periodo del Nuovo Testamento c’erano alcuni che erano chiamati profeti e sembravano avere un ministero profetico,[21] 1 Corinzi 14,30-31 implica che il dono della profezia è disponibile a tutti, almeno potenzialmente, e non soltanto a individui specifici che hanno un tale ministero.[22]

Ma se è rivelata qualcosa ad uno che è seduto, si taccia il precedente. Tutti infatti, ad uno ad uno, potete profetizzare affinché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.[23]

Nel Nuovo Testamento la profezia non ha la stessa posizione d’autorità che ha nel Vecchio, ma va invece interpretata e giudicata dalla comunità. Paolo insegnò che dopo due o tre profezie, altri dovrebbero giudicare ciò che è stato detto.

Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino.[24]

Giudicare le profezie date all’interno di una comunità o di una chiesa vuol dire stabilire se ciò che è stato detto viene dal Signore e discernerne il significato e l’importanza. Una vera profezia sarà in armonia con le Scritture e non affermerà il contrario. Edificherà e rinsalderà la fede della comunità. Glorificherà il Signore, non la persona che la dà.

Le profezie ricevute all’interno di una comunità, insieme con altri o personalmente, dovrebbero essere considerate come parole date da Dio attraverso canali umani imperfetti, quindi soggette a possibili errori umani. La profezia è soggetta al nostro spirito fallibile e non dovrebbe essere considerata perfetta o infallibile; tuttavia è un dono dello Spirito inteso ad aiutarci nella nostra vita come cristiani, nei nostri momenti di fratellanza e preghiera, nei nostri ministeri e come mezzo per ascoltare le parole divine di conforto, edificazione ed esortazione.

Continua nella seconda parte.


[1] E Gesù, appena fu battezzato, uscì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli gli si aprirono, ed Egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di Lui (Matteo 3,16).
    E subito, come usciva dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di Lui come una colomba (Marco 1,10).
    Ora, come tutto il popolo era battezzato, anche Gesù fu battezzato; e mentre stava pregando, il cielo si aprì e lo Spirito Santo scese sopra di lui, in forma corporea come di colomba; e dal cielo venne una voce, che diceva: «Tu sei il mio amato Figlio, in te mi sono compiaciuto!» (Luca 3,21-22).
    E Giovanni testimoniò, dicendo: «Io ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma colui che mi mandò a battezzare con acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai scendere lo Spirito e fermarsi su di lui, è quello che battezza con lo Spirito Santo” (Giovanni 1,32-33).

[2] Luca 4,14–15.32.36–37.

[3] Matteo 12,28.

[4] Ed ecco, Io mando su di voi la promessa del Padre mio; ma voi rimanete nella città di Gerusalemme, finché siate rivestiti di potenza dall’alto (Luca 24,49).

[5] Atti 1,8.

[6] 1 Corinzi 14,12.

[7] 1 Corinzi 12,28; 1 Corinzi 12,8–10; Efesini 4,11; Romani 12,6–8; 1 Corinzi 7,7.

[8] 1 Pietro 4,11.

[9] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), 1020.

[10] Ibid., 1022.

[11] 1 Corinzi 13,2.

[12] Marco 11,22–23 NR.

[13] Poiché mi è apparso questa notte un angelo di Dio, al quale appartengo e che io servo, dicendo: “Paolo, non temere, tu devi comparire davanti a Cesare; ed ecco, Dio ti ha dato tutti coloro che navigano con te”. Perciò, o uomini, state di buon cuore, perché io ho fede in Dio che avverrà esattamente come mi è stato detto. Ma dovremo finire incagliati su un isola (Atti 27,23–26).

[14] Questi punti sono presi da J. Rodman Williams, Renewal Theology, Systematic Theology from a Charismatic Perspective (Grand Rapids: Zondervan, 1996), 358–60.

[15] Ora mentre Paolo raccoglieva un gran fascio di rami secchi e li posava sul fuoco, a motivo del calore ne uscì una vipera e gli si attaccò alla mano. Quando gli abitanti del luogo videro la serpe che gli pendeva dalla mano, dissero l’un l’altro: «Quest’uomo è certamente un omicida perché, pur essendo scampato dal mare, la giustizia divina non gli permette di sopravvivere». Ma Paolo, scossa la serpe nel fuoco, non ne risentì alcun male. Or essi si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto all’istante; ma dopo aver lungamente aspettato e vedendo che non gli avveniva nulla di insolito, mutarono parere e cominciarono a dire che egli era un dio (Atti 28,3–6).

[16] Wayne Grudem, Systematic Theology, 1062.

[17] Non disprezzate le profezie (1 Tessalonicesi 5,20).
    Desiderate l’amore e cercate ardentemente i doni spirituali, ma soprattutto che possiate profetizzare (1 Corinzi 14,1).
    Chi profetizza, invece, parla agli uomini per edificazione, esortazione e consolazione (1 Corinzi 14,3).
    Io vorrei che tutti parlaste in lingue, ma molto più che profetizzaste, perché chi profetizza è superiore a chi parla in lingue a meno che egli interpreti, affinché la chiesa ne riceva edificazione. Ma ora, fratelli, se venissi a voi parlando in lingue, che vi gioverei se non vi parlassi per mezzo di rivelazione, o di conoscenza, o di profezia, o di insegnamento? (1 Corinzi 14,5-6).
    Perciò, fratelli miei, cercate ardentemente il profetizzare e non impedite di parlare in lingue. Ma ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine (1 Corinzi 14,39-40).
    Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede (Romani 12,6).
    Ed Egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo (Efesini 4,11-12)
    Ti affido questo incarico, o figlio Timoteo, in accordo con le profezie fatte in precedenza a tuo riguardo, perché tu conduca in virtù di esse un buon combattimento, avendo fede e buona coscienza, poiché alcuni, avendola rigettata, hanno fatto naufragio nella fede (1 Timoteo 1,18-19).
    Non trascurare il dono che è in te, che ti è stato dato per profezia, con l’imposizione delle mani da parte del collegio degli anziani (1 Timoteo 4,14).

[18] Ripartiti il giorno seguente, noi che eravamo compagni di Paolo, arrivammo a Cesarea e, entrati in casa di Filippo l’evangelista che era uno dei sette, restammo presso di lui. Or egli aveva quattro figlie vergini, che profetizzavano (Atti 21,8–9).

[19] E uno di loro, di nome Agabo, si alzò e per lo Spirito predisse che ci sarebbe stata una grande carestia in tutto il mondo; e questa avvenne poi sotto Claudio Cesare.

E, restando noi lì molti giorni, un certo profeta di nome Agabo, scese dalla Giudea. Venuto da noi, egli prese la cintura di Paolo, si legò mani e piedi, e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo a cui appartiene questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili» (Atti 21,10-11).

[20] Atti 2,17–18.

[21] Or, nella chiesa di Antiochia, vi erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone chiamato Niger, Lucio di Cirene, Manaen, allevato assieme a Erode il tetrarca, e Saulo. Or, mentre celebravano il servizio al Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati» (Atti 13,1-2).
    In quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, si alzò e per lo Spirito predisse che ci sarebbe stata una grande carestia in tutto il mondo; e questa avvenne poi sotto Claudio Cesare (Atti 11,27-28).
    Or Giuda e Sila, essendo anch’essi profeti, con molte parole esortarono i fratelli e li confermarono (Atti 15,32).
    E, restando noi lì molti giorni, un certo profeta di nome Agabo, scese dalla Giudea (Atti 21,10).

[22] Dictionary of Paul and His Letters, a cura di Gerald F. Hawthorne, Ralph P. Martin (Downers Grove: InterVarsity Press, 1993), 346.

[23] 1 Corinzi 14,30–31.

[24] 1 Corinzi  14,29.


Titolo originale: The Heart of It All: The Holy Spirit – The Gifts of Spirit, Part 1
Pubblicato originariamente in Inglese il 30 Luglio 2013

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