Di Peter Amsterdam
Gennaio 27, 2015
In tutta la Bibbia ci sono molte promesse di ricompense che saranno date ai fedeli, sia in questa vita, sia in quella a venire. Ma qual è l’essenza di queste promesse e qual è il loro scopo? Che rapporto c’è tra la vita che conduciamo e le ricompense che riceveremo? C’è una garanzia che ognuno di noi riceverà delle ricompense? Queste e altre domande trovano risposta nella Parola di Dio. Vediamole un po’.
La Bibbia parla del giudizio individuale di tutti gli esseri umani, affermando che ogni persona vissuta apparirà davanti a Dio per essere giudicata, sia tra i salvati che i non salvati. L’apostolo Paolo affermò: “Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo. Così dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.[1] Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male”.[2]
Come credenti, il nostro giudizio davanti a Dio non comporterà una condanna per i nostri peccati, perché non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù.[3] Avendo ricevuto Gesù come nostro Salvatore, Dio ci considera giustificati. Anche se siamo colpevoli di aver peccato contro Dio, Gesù ha preso su di Sé la condanna per i nostri peccati e quindi non siamo giudicati né considerati colpevoli.
In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.[4]
Come figli adottati nella famiglia divina,[5] perdonati e considerati giusti da Dio grazie al sacrificio di Gesù, non sperimenteremo la separazione da Dio come faranno quelli che hanno scelto di mantenersi separati da Dio in questa vita.[6] Invece vivremo alla presenza di Dio per sempre. Dovremo comunque presentarci davanti al trono del giudizio di Cristo, dove renderemo conto della vita che abbiamo vissuto e riceveremo ciò che ci è dovuto per quello che abbiamo fatto. Così, anche se non siamo condannati, siamo ritenuti responsabili davanti al Signore. Il giudizio sui figli di Dio può essere visto come una valutazione della nostra vita e il momento in cui saranno consegnati o negati diversi livelli di ricompensa. È arrivato il tempo di […] dare il premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi e a coloro che temono il tuo nome, piccoli e grandi.[7]
Ognuno di noi si presenterà avanti al nostro Salvatore il quale, come dice Paolo, metterà in luce le cose occulte delle tenebre e manifesterà i consigli dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.[8] Quando saremo giudicati in questo modo, non riceveremo una condanna, ma qualsiasi lode o complimento il Signore ritenga opportuno farci.
La lode, o la ricompensa, che riceveremo da Dio sarà la stessa per tutti? La Bibbia indica che ci saranno vari livelli di ricompense per i salvati e che le nostre ricompense dipenderanno da come vivremo in rapporto a Gesù.
Perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco.[9]
Questo suggerisce che la ricompensa dei cristiani non sarà uguale per tutti. Alcuni scopriranno che, anche se sono salvati, la vita da loro condotta non ha rispecchiato l’amore di Dio, non hanno vissuto in maniera da portare frutto nella loro vita o in quella degli altri e non si sono fatti dei tesori in cielo. L’immagine trasmessa qui è di una persona la cui casa ha preso fuoco e tutto quello che aveva è bruciato, ma lui ne è uscito vivo. C’è una perdita, ma allo stesso tempo c’è la gratitudine per essersi salvati dall’incendio.
Quello che facciamo in questa vita fa una differenza in quella a venire, perché ognuno di noi <em<riceverà la retribuzione, o ricompensa, delle cose cha fatto mentre era nel corpo.[10] Ciò non significa che le opere che abbiamo fatto ci salveranno dal giudizio, perché solo la fede in Gesù può farlo, ma che il modo in cui abbiamo vissuto dopo aver ricevuto la salvezza sarà preso in considerazione per stabilire il tipo di ricompense che riceveremo. C’è l’attesa che la nostra fede in Cristo risulti in una vita e in opere cristiane. Tutto quello che uno fa dipende dalla disposizione del suo cuore e come cristiani ciò che facciamo nella vita dovrebbe sorgere dal nostro rapporto con Gesù. Il nostro modo di vivere è un’indicazione del nostro rapporto personale con Cristo; e il modo in cui quel rapporto si manifesta nella nostra vita, nel nostro carattere, nelle decisioni e nei rapporti con gli altri ecc., ha un ruolo nelle ricompense che riceveremo.
Gesù insegnò questo quando disse: Fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano. Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.[11] Se viviamo la nostra fede mettendo in pratica gli insegnamenti di Gesù, avremo dei tesori in cielo. Va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi.[12] Quando fai un banchetto, chiama i mendicanti, i mutilati, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato, perché essi non hanno modo di contraccambiarti; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti.[13] Questi versetti insegnano che quando agiamo con amore, quando operiamo d’accordo con la Parola di Dio e ubbidiamo a essa, con le motivazioni giuste, saremo ricompensati in cielo.
I nostri motivi hanno un ruolo nella ricompensa che riceviamo, come conferma il Discorso sulla Montagna, quando Gesù indicò che chi fa le cose giuste per i motivi sbagliati ha già ricevuto la sua ricompensa, sottintendendo che non sarà ricompensato nella vita futura.
Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio. […] E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio. […] Quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gli ipocriti; perché essi si sfigurano la faccia, per mostrare agli uomini che digiunano; in verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio.[14]
In ognuno di questi esempi, Gesù disse di fare queste cose in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Dobbiamo fare queste cose “in segreto”, cioè per il Signore e non per riceverne il merito o il riconoscimento altrui. Quando agiamo piamente per ubbidire a Dio e lodarlo, quando siamo motivati dal desiderio di vivere in maniera da glorificare il Signore e non noi stessi, allora ci facciamo tesori in cielo.
Capire questo concetto serve a chiarire che il modo in cui viviamo la nostra fede e con cui costruiamo sul fondamento di Cristo, ha un ruolo nelle ricompense che riceveremo nell’aldilà. Se costruiamo con materiali che glorificano Dio; se il nostro modo di vivere è in linea con la sua Parola; se lo amiamo e lo serviamo con il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente e la nostra forza, allora costruiremo con oro, argento e pietre preziose.
Naturalmente anche l’opposto è vero: se non costruiamo con materiali durevoli, il risultato sarà riflesso nella nostra ricompensa. Vediamo questo concetto espresso nella parabola del re e degli amministratori, quando due dei servitori fanno ciò che il loro signore aveva detto loro, e uno riceve dieci talenti e l’altro cinque, mentre il terzo servitore, che non aveva fatto la volontà del suo signore, non è stato ricompensato.
Chiaramente dovremmo capire che le ricompense di cui si parla nelle parabole e in tutte le Scritture hanno il compito d’insegnarci certi concetti e non quali saranno specificamente le ricompense. Leggere del servitore che ricevette dieci città su cui governare non va inteso come se le nostre ricompense saranno realmente un certo numero di città. La parabola trasmette il concetto della differenza tra le ricompense, non dice quali saranno.
Parlando delle ricompense, dobbiamo anche renderci conto che non è come se avessimo fatto con Dio un contratto che afferma che se facciamo x e y riceveremo una ricompensa specifica. Questo era l’atteggiamento dei farisei ai giorni di Gesù. Credevano che osservando accuratamente e coscienziosamente la legge avrebbero obbligato Dio a ricompensarli per le loro prestazioni. Questo atteggiamento si riflette in tutte le religione non cristiane di oggi ed è anche una trappola per i cristiani, perché, nel nostro zelo di compiacere Dio, possiamo avere la tentazione di provare a guadagnarci il favore di Dio tramite le nostre opere o cerimonie.
Invece di vedere le ricompense come un “pagamento” per le cose che abbiamo fatto per il Signore in questa vita, sarebbe più appropriato considerarle un riconoscimento da parte del Signore del nostro amore, della nostra ubbidienza alla sua Parola e di una vita vissuta nel rispetto delle sue istruzioni. Gesù disse: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”.[15] In altre parole, vivrete secondo i suoi insegnamenti perché lo amate. Il nostro modo di vivere rispecchia il nostro amore per Dio. Non ci si aspetta che ci limitiamo a seguire una serie di regole, ma che sviluppiamo un rapporto profondo con Dio, che diventiamo il tipo giusto di persona, un albero buono che porta buoni frutti. Ciò che siamo determina ciò che facciamo.
Riceviamo una ricompensa perché amiamo Dio e, partendo da quell’amore e dalla grazia che ci concede, ci comportiamo con Lui e con gli altri in maniera da rendergli gloria. Qualsiasi ricompensa Dio decida di darci in questa vita o nella prossima, non è guadagnata o meritata solamente in base alle nostre opere, proprio come non si possono meritare l’amore di Dio o la salvezza. Le ricompense sono la benedizione che riceviamo per aver vissuto nella pratica il nostro amore per il Signore.
La ricompensa più grande è la benedizione di avere un rapporto con il nostro Creatore, il Dio d’amore che ci ha salvato mediante il sacrificio di suo Figlio — ed è una benedizione che abbiamo adesso, in questa vita. Viviamo con la presenza di Dio nella nostra vita, siamo ripieni del suo Spirito, sperimentiamo la sua bontà e le sue manifestazioni d’amore in maniera piccola e grande. Per noi credenti, la benedizione più grande, la ricompensa più grande, è avere il Signore nella nostra vita.
Una domanda che potrebbe sorgere quando si considerano le nostre ricompense è se la motivazione per mettere in pratica gli insegnamenti del Signore nella nostra vita, che risulterà in ricompense, nasce dal nostro interesse personale; e, in questo caso, se è sbagliato farlo. Nel Nuovo Testamento ci sono numerosi riferimenti al concetto di ricompense e sono lì per un buon motivo. Hanno certamente incoraggiato i martiri che stavano per perdere la vita a non rinnegare la fede, ma aggrapparsi alle promesse divine. Aiutano e hanno aiutato molti cristiani nella scelta di seguire la chiamata di Dio di servirlo come pastori, missionari e in altri tipi di servizio, nonostante originariamente avessero altri piani e altre speranze per la vita. Scelgono di seguirlo perché lo amano e lo fanno con la certezza di essere ricompensati.
Questa speranza di una ricompensa è una forma d’interesse personale, ma non è egoismo; c’è una differenza tra le due cose. L’egoismo favorisce il proprio benessere a discapito degli altri. L’interesse personale nelle ricompense è incentrato sul nostro desiderio di essere in comunione con Dio e di compiacerlo, che ci porta a vivere per la gloria di Dio e a comportarci piamente, spingendo altri ad avvicinarsi al Signore. La possibilità di ricevere ricompense può servire a motivarci a compiere buone azioni, con l’anticipazione di poterne godere. Anche la possibilità di perderle è una buona motivazione.
Nel Nuovo Testamento le ricompense offrono l’incoraggiamento e la motivazione a vivere in maniera da rispecchiare la natura di Dio, a fare i cambiamenti necessari nella nostra vita e a perseverare, come vediamo in questi versetti:
Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande.[16] […] Chiunque darà da bere anche un solo bicchiere d’acqua fredda a uno di questi piccoli nel nome di un discepolo, in verità vi dico, che egli non perderà affatto il suo premio.[17] […] Non sapete voi che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ne conquista il premio? Correte in modo da conquistarlo. Ora, chiunque compete nelle gare si auto-controlla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile.[18] […] E qualunque cosa facciate, fatelo di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete la ricompensa dell’eredità, poiché voi servite a Cristo, il Signore.[19]
Le ricompense, o i premi, per una vita condotta secondo le indicazioni di Dio non si limitano alla vita futura, perché c’è la promessa di benedizioni materiali e spirituali anche in questa vita.
«In verità vi dico che non c’è nessuno che abbia lasciato casa o genitori o fratelli o moglie o figli, per il regno di Dio, che non ne riceva molte volte tanto in questo tempo, e nell’età a venire la vita eterna».[20] […] Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò proprio come sono stato conosciuto.[21] […] Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando Egli sarà manifestato, saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è.[22]
Il concetto di ricompense eterne non ha niente a che fare con la competizione o con l’orgoglio che può derivarne. Non è che se lavoriamo sodo per il Signore in questa vita otterremo una posizione da rock star in cielo, mentre gli altri saranno umili servitori. Né ci sentiremo tristi o addolorati pensando che le nostre ricompense siano inferiori a quelle di qualcun altro, perché simili sentimenti fanno parte della vita terrena e non esisteranno più.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né [dolore], perché le cose di prima sono passate.[23]
Lo scrittore Wayne Gridem ha detto:
Anche se in cielo ci saranno vari gradi di ricompensa, la gioia di ogni persona sarà piena e completa per l’eternità. Se ci chiediamo come può avvenire, visto che vi sono quei vari gradi, ciò non fa che dimostrare che la nostra percezione della felicità è basata sulla congettura che essa dipenda da quello che possediamo, o dalla pozione sociale o dal potere che abbiamo. In realtà, però, la nostra vera felicità consiste nel deliziarci in Dio e rallegrarci nella condizione e nel riconoscimento che ci ha dato.[24]
La seguente citazione esprime bene questo concetto:
Anche se potranno esistere [vari gradi di ricompensa], le persone in cielo saranno piene di gloria e i loro valori saranno completamente diversi da quelli terreni. Non ci saranno invidia né gelosia, ma piuttosto lode. Non si dirà: “Perché hai ricevuto più ricompense di me?”, ma più verosimilmente: “È meraviglioso come tu abbia permesso alla potenza del Signore di operare in te”, oppure: “È sorprendete quanta persecuzione hai sopportato per il Signore”. Alla fine, tutti in cielo si renderanno conto che le ricompense, come la salvezza, vengono per grazia di Dio e gli renderanno gloria di conseguenza.[25]
La nostra vita di cristiani deve essere incentrata su Dio e condotta in maniera da glorificarlo. Le ricompense che riceveremo per aver vissuto così saranno concesse come riconoscimento esteriore dell’amore e dell’ubbidienza che avremo manifestato nei confronti di Dio mediante la vita che abbiamo vissuto. Dovremmo ricordare regolarmente a noi stessi che il nostro amore per il Signore, il modo in cui lo seguiamo e lo serviamo, e le nostre azioni fatte per la sua gloria, contribuiscono tutti alle ricompense che riceveremo in cielo e, in qualche modo, anche in questa vita. Il nostro obiettivo non è ricevere ricompense, ma amare Dio e vivere per Lui. Tutto va meglio quando comprendiamo che la nostra ricompensa più grande è Dio stesso.
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
[1] Romani 14,10,12.
[2] 2 Corinzi 5,10.
[3] Romani 8,1.
[4] Giovanni 5,24.
[5] Galati 4,4–7, Ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre». Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo.
[6] James Leo Garrett, Jr., Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 1 (N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000), 858.
[7] Apocalisse 11,18.
[8] 1 Corinzi 4,5.
[9] 1 Corinzi 3,11–15.
[10] 2 Corinzi 5,10.
[11] Matteo 6,20–21.
[12] Matteo 19,21.
[13] Luca 14,13–14.
[14] Matteo 6,2,5,16.
[15] Matteo 14,15.
[16] Luca 6,35.
[17] Matteo 10,42.
[18] 1 Corinzi 9,24–25.
[19] Colossesi 3,23–24.
[20] Luca 18,29–30.
[21] 1 Corinzi 13,12.
[22] 1 Giovanni 3,2.
[23] Apocalisse 21,4.
[24] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), 1145.
[25] T. D. Alexander and B. S. Rosner, eds., in New Dictionary of Biblical Theology (Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 2000).
Titolo originale: Rewards
Pubblicato originariamente in Inglese il 12 Agosto 2014
versione italiana affissa il 23 Gennaio 2015;
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