Di Peter Amsterdam
Febbraio 8, 2015
Parlando alla Samaritana al pozzo, Gesù disse:
Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede.[1]
Dio cerca persone che lo adorino in spirito e verità. Noi che amiamo Dio e vogliamo compiacerlo, dovremmo sforzarci di adorarlo — in spirito e verità — perché è ciò che Egli desidera. Dovremmo esser disposti a disciplinarci impegnandoci a passare regolarmente del tempo in adorazione.
Che cos’è l’adorazione? Qual è il suo scopo? Che cosa significa adorare? Come possiamo adorare nel modo giusto, in spirito e verità?
Adorare Dio vuol dire rendergli onore; vuol dire riconoscere, esprimere e onorare la sua grandezza e il suo valore. Come dice Donald Whitney, Dio Santo e Onnipotente, il Creatore e Conservatore dell’universo, il Giudice Supremo cui dobbiamo rendere conto, è degno di tutto il valore e l’onore che possiamo dargli, e infinitamente di più.[2] L’adorazione comprende il riconoscimento della nostra dipendenza da Dio, Creatore e Conservatore della vita.
Troviamo la base del valore di Dio e quindi della nostra adorazione nella sua natura e nel suo carattere, nelle sue qualità, in ciò che Egli è. È il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili. È onnipotente, onnisciente, immutabile, infinito, eterno, onnipresente. È saggezza, verità, fedeltà, bontà, amore, misericordia, grazia, pazienza, santità, rettitudine, giustizia e molto di più. Mentre noi, come esseri creati a immagine e somiglianza di Dio,[3] possediamo in piccola misura alcune di queste qualità, Dio è queste qualità. Essendo Colui che creò tutte le cose dal nulla, è infinitamente più grande di noi e quindi degno di essere adorato.[4]
Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create.[5]
Oltre a essere il Creatore, è anche il nostro Redentore. Ha fatto in modo che noi, peccatori, potessimo riconciliarci con Lui. Mediante il sacrificio di Gesù portò la salvezza a tutti quelli che credono in Lui e lo accettano come Redentore. Ci redime dal peccato e dalla morte, quindi è degno della nostra lode.
Infatti, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio, molto più ora, che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. E non solo, ma anche ci vantiamo in Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.[6]
Adoriamo Dio perché è degno di adorazione, perché è molto più grande di qualsiasi cosa o persona che esista. Quando impariamo a conoscerlo meglio, a capire il suo amore e la sua potenza e tutto ciò che ha fatto e fa costantemente per noi, comprendiamo più chiaramente che la nostra risposta a Lui dovrebbe essere l’adorazione. La sua Parola dice che ci creò per la sua gloria.
Fa’ venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra, tutti quelli che si chiamano col mio nome, che ho creato per la mia gloria, che ho formato e anche fatto.[7]
Dobbiamo quindi fare ogni cosa per la gloria di Dio. Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio.[8] Il nostro scopo supremo nella vita è soddisfare il motivo per cui siamo stati creati: glorificare Dio.
Nel Vecchio Testamento, il termine ebraico generalmente tradotto con “adorare” è shacha (scia-kha), che significa inchinarsi, prostrarsi davanti a un superiore per rendergli omaggio. Il termine greco usato nel Nuovo Testamento, proskuneo, significa cadere in ginocchio e toccare il suolo con la fronte come espressione di profonda venerazione; inginocchiarsi o prostrarsi per rendere omaggio o indicare sottomissione, sia per esprimere rispetto, sia per presentare una supplica. Rappresenta il nostro atteggiamento interiore di omaggio e rispetto nei confronti di Dio.[9] Esprime la nostra resa e la nostra sottomissione a Lui, il riconoscimento della sua maestà e santità, e l’ammissione della sua autorità sulla nostra vita.
L’adorazione è la nostra giusta risposta a Colui che si è rivelato come Dio uno e trino: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; che nella sua Parola ci ha indicato la sua volontà e il suo scopo. È la nostra risposta al dono della salvezza che abbiamo ricevuto per il suo amore e mediante il suo sacrificio.
Ai tempi del Vecchio Testamento, il culto a Dio era per lo più incentrato sulle offerte sacrificali — il sacrificio di animali come mezzo per ricevere il perdono dei peccati e per dimostrare gratitudine a Dio e lodarlo. Dai tempi di Mosè questi sacrifici venivano fatti nel tabernacolo (la tenda) e in seguito nel tempio a Gerusalemme, il luogo in cui Dio dimorava in mezzo al suo popolo. Alla maggior parte delle persone era consentito entrare solo nel cortile del tempio [cortile d’Israele], mentre i sacerdoti potevano entrare nel cortile a loro riservato e nel Santo. Solo il sommo sacerdote poteva entrare nel Santissimo, la parte più interna del tempio, dove dimorava la presenza di Dio; e anche allora gli era consentito solo una volta l’anno.
Il Nuovo Testamento spiega che il sistema sacrificale non era più necessario dopo che Gesù aveva dato la vita come singolo sacrificio valido per sempre[10] e quindi non c’era più bisogno di altri sacrifici per il perdono dei peccati e la riconciliazione con Dio. Grazie alla sua morte sacrificale ora possiamo entrare nel Luogo Santissimo in virtù del sangue di Gesù.[11] Ora ci è consentito entrare alla presenza di Dio direttamente, in preghiera, lode e adorazione. Come credenti siamo una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce.[12]
Come Gesù spiegò alla Samaritana, l’adorazione non è più limitata a un luogo specifico come un tempo, ma ora si basa sul rapporto tra l’adoratore e Dio — un rapporto divenuto possibile grazie alla morte e alla risurrezione di Gesù. Non è più necessario andare ad adorare nella dimora di Dio, nel tempio. Era arrivato il momento in cui Gesù era diventato il punto di connessione tra Dio e l’umanità, tramite la salvezza portataci dalla sua morte e dalla sua risurrezione.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.[13]
Dicendo che Dio cerca adoratori che lo adorino in spirito e verità, Gesù indicava che il vero culto è qualcosa di più di semplici parole che escono dalla bocca; è il nostro spirito che si collega al suo Spirito quando comunichiamo con Lui, che adora Dio per ciò che Egli è, per come si è rivelato nella sua Parola.
Quando adoriamo il Signore, lo facciamo con rispetto, riverenza e timore.
Mostriamo gratitudine, mediante la quale serviamo Dio in modo accettevole, con riverenza e timore.[14]
Ci sono molti versetti biblici che parlano del timore dell’Eterno. I termini ebraici usati per timore esprimono il significato di riverire, venerare o avere timore reverenziale. Quando capiamo il concetto di “temere il Signore” in questi termini, possiamo afferrare il significato delle benedizioni promesse a chi manifesta venerazione e timore reverenziale nei suoi confronti. Prende piacere in loro,[15] è pietoso verso di loro,[16] li benedice,[17] è loro amico, si confida con loro[18] e il suo amore è sempre con loro.[19]
La lode è un aspetto importante del culto. Quando lodiamo Dio, lo adoriamo per ciò che Egli è. La lode è essenziale per l’adorazione, perché riconosciamo verbalmente il valore di Dio.
Alleluia. Lodate l’Eterno dai cieli, lodatelo nei luoghi altissimi. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutti suoi eserciti. Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte stelle lucenti. Lodatelo, voi cieli dei cieli, e voi acque al di sopra dei cieli. Tutte queste cose lodino il nome dell’Eterno, perché egli comandò, ed esse furono create. Lodino il nome dell’Eterno, perché solo il suo nome è esaltato. La sua gloria è al di sopra della terra e dei cieli.[20]
Anche rendere grazie fa parte integrale del nostro culto. Ringraziamo Dio per tutto ciò che ha fatto e continua a fare, in particolar modo per la nostra salvezza.
Rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo.[21] Io renderò grazie all’Eterno per la sua giustizia.[22] Narrerò tutte le tue meraviglie. Gioirò e mi rallegrerò in te; canterò le lodi al tuo nome, o Altissimo.[23] Io ti loderò [o ringrazierò], o Signore, Dio mio, con tutto il mio cuore, e glorificherò il tuo nome in eterno.[24]
Quando veniamo alla presenza di Dio, adorandolo per ciò che Egli è e per ciò che ha fatto, spesso diventiamo più acutamente consapevoli della nostra “umanità”, specialmente dei nostri limiti, delle nostre debolezze e mancanze, e dei nostri peccati. Questo ci dona un atteggiamento di umiltà e contrizione, che sono anch’esse un aspetto dell’adorazione.
Quando il profeta Isaia vide l’Eterno seduto sul suo trono, con i lembi del suo mantello che riempivano il tempio e gli angeli attorno a Lui che gridavano: “Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria”, e il tempio di riempì di fumo, ebbe una reazione di umiltà e contrizione. Disse: “Ahimé! Io sono perduto, perché sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; eppure i miei occhi hanno visto il Re, l’Eterno degli eserciti!”[25] La santità e la perfezione di Dio provocarono in Isaia un profondo senso d’impurità e di peccato. Era umile e contrito. Noi dovremmo presentarci al Signore adorandolo con un simile senso di indegnità, insieme a una profonda gratitudine per la nostra salvezza che ci permette di arrivare alla sua presenza come suoi figli.
Continuando a leggere l’esperienza di Isaia, scopriamo che dopo aver visto il Signore e aver ricevuto l’espiazione dei suoi peccati,[26] udì la chiamata a servirlo: “Chi manderò e chi andrà per noi?” Al che rispose: “Eccomi, manda me!”[27] Essere alla presenza del Signore porta con sé il desiderio di servirlo. L’apostolo Paolo si riferì al nostro servizio per il Signore come a una forma di culto, quando scrisse: Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.[28] La motivazione a fare la volontà di Dio, a rispondere alla sua chiamata e a servirlo, costituisce una parte della nostra adorazione e ne è allo stesso tempo il risultato.
Un mezzo sia di lode sia di ringraziamento è il canto — cantare al Signore o ascoltare canzoni che gli offrono lode, facendo nostri i sentimenti in esse espressi. Potrebbero esserci alcune canzoni particolari che vi aiutano a manifestare la vostra gratitudine e le vostri lodi a Dio; potete cantarle come mezzo di adorazione.
È bello celebrare l’Eterno, e cantare le lodi al tuo nome, o Altissimo; proclamare al mattino la tua benignità e la tua fedeltà ogni notte, sull’arpa a dieci corde, sulla lira e con la melodia della cetra.[29] Lodate l’Eterno, perché è cosa buona cantare le lodi al nostro Dio, perché è piacevole e conveniente lodarlo.[30]
Quando entriamo nelle sue porte con ringraziamento e nei suoi cortili con lode; quando lo ringraziamo e benediciamo il suo nome e tutto ciò che Egli è; quando esprimiamo il nostro profondo amore per Lui; quando lo riveriamo e onoriamo, esaltando la sua eccellenza; e quando veniamo di fronte a Lui con umiltà e contrizione, adoriamo Dio come Lui desidera, in spirito e verità.
Come credenti siamo chiamati ad adorare sia privatamente, sia pubblicamente o collettivamente.[31] A volte siamo tenuti ad adorare insieme con altri cristiani. Quando ci raduniamo per lodare il Signore e pregare insieme, ci sono elementi che non sono presenti quando adoriamo o preghiamo da soli. Nel libro dell’Apocalisse vediamo i credenti adorare insieme in cielo:
Quindi vidi e udii la voce di molti angeli intorno al trono, agli esseri viventi e agli anziani; il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, che dicevano a gran voce: «Degno è l’Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la benedizione».[32]
L’adorazione collettiva, comunque, non è sufficiente; dovremmo adorarlo anche individualmente.[33] Nei Vangeli leggiamo che Gesù frequentava la sinagoga oltre alle varie feste religiose nel tempio di Gerusalemme,[34] che a quei tempi erano i luoghi e le occasioni appropriate per il culto.
Entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente.[35]
Abbiamo un rapporto con Dio; qualsiasi rapporto debba avere successo richiede un investimento e uno sforzo per restare saldo. Il nostro rapporto con il Signore non è diverso. Essere intimamente uniti con Dio esige che stiamo in comunione con Lui in adorazione e preghiera; che gli rispondiamo con amore, onore e venerazione; che lo lodiamo e lo ringraziamo; che ci dilettiamo in Lui.[36]
La disciplina spirituale dell’adorazione e del culto, come le altre discipline, richiede uno sforzo da parte nostra — in particolar modo quello di dedicare regolarmente del tempo ad adorare il Signore. Ci vogliono determinazione e impegno per entrare puntualmente alla presenza del Signore in spirito e verità. L’adorazione è qualcosa di più di una trafila fissa di preghiera, lode e canti: è entrare alla presenza di Dio, è collegare il nostro spirito al suo. Donald Whitney ha scritto:
Le acque dell’adorazione non dovrebbero mai smettere di fluire dal nostro cuore, poiché Dio è sempre Dio ed è sempre degno di adorazione.[37]
L’adorazione dovrebbe far parte della nostra conversazione con Dio durante tutta la nostra giornata. Quando osserviamo la creazione divina, una madre con suo figlio, le stelle nel cielo, o quando pensiamo al Signore, possiamo rendergli onore, lode e ringraziamento per le sue opere meravigliose, per ciò che ha fatto e per ciò che Egli è. Quando meditiamo sulla sua Parola, quando pensiamo alle benedizioni che ci ha elargito, alla misericordia che ci ha mostrato e alla grazia che ci ha concesso, quando preghiamo e lo cerchiamo, sono tutti momenti in cui possiamo adorarlo.
Più esprimiamo a parole chi Dio è e che cosa ha fatto, più Egli diventa presente in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Quando riconosciamo regolarmente il suo amore, la sua compassione, la sua misericordia, la sua bontà e la sua giustizia, adottiamo anche noi queste virtù e ci diventa più facile emularle nei nostri rapporti con gli altri. Quando lo lodiamo per la sua potenza, la sua presenza e la sua onniscienza, rammentiamo a noi stessi che Egli è sempre lì, che sa tutto di noi, che ci ha creato e che conosce i pensieri e le intenzioni del nostro cuore. Ricordarsi di questo può rafforzare la nostra risoluzione di fare del nostro meglio per vivere secondo la sua Parola, di trattare gli altri con amore e di fare agli altri quello che vogliamo che essi facciano a noi.
Disciplinare noi stessi ad adorare in spirito e verità è un’iniziativa degna di essere intrapresa, perché dovrebbe essere al centro del nostro rapporto con Dio, il nostro Creatore.
Venite, adoriamo e inchiniamoci; inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha fatti.[38] Date all’Eterno la gloria dovuta al suo nome; adorate l’Eterno nello splendore della sua santità.[39]
La seconda parte di questo articolo prenderà in esame alcuni concetti biblici su chi è Dio e che cosa ha fatto, con una raccolta di versetti sui diversi aspetti; è nostra speranza che vi siano d’aiuto nel culto e nell’adorazione.
Note
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
[*] Adorazione: l’atto dell’adorare; atto di omaggio e riverenza a una divinità; atto col quale si esprime l’omaggio a Dio. Forma di culto. (Treccani)
Culto: manifestazione interiore o esteriore del sentimento religioso, come ossequio individuale o collettivo reso alla divinità. (Treccani)
[1] Giovanni 4,23.
[2] Donald S. Whitney, Spiritual Disciplines for the Christian Life (Colorado Springs: Navpress, 1991), 87.
[3] Poi Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza. […]Così Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina (Genesi 1,26–27).
[4] Per altre informazioni sulla natura e sul carattere di dio, vedi la serie Al cuore di tutto: la natura e il carattere di Dio.
[5] Apocalisse 4,11.
[6] Romani 5,10–11.
[7] Isaia 43,6–7.
[8] 1 Corinzi 10,31.
[9] T. D. Alexander and B. S. Rosner, eds., in New Dictionary of Biblical Theology (Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 2000).
[10] [Gesù] invece, dopo aver offerto per sempre un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere alla destra di Dio (Ebrei 10,12).
[11] Ebrei 10,19 NR.
[12] 1 Pietro2,9.
[13] Giovanni 14,6.
[14] Ebrei 12,28.
[15] L’Eterno prende piacere in quelli che lo temono, in quelli che sperano nella sua benignità (Salmi 147,11).
[16] Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono (Salmi 103,13).
[17] Egli benedirà quelli che temono l’Eterno, piccoli e grandi (Salmi 115,13).
[18] Il Signore si confida con chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza (Salmi 25,14 CEI2008).
[19] Ma l’amore del Signore dura per sempre per quelli che credono in Lui, la sua grazia si estende di padre in figlio (Salmi 103,17 TILC).
[20] Salmi 148,1–5,13.
[21] Efesini 5,20.
[22] Salmi 7,17.
[23] Salmi 9,1–2.
[24] Salmi 86,12.
[25] Isaia 6,1–5.
[26] Allora uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, che aveva preso con le molle dall’altare. Con esso mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, la tua iniquità è rimossa e il tuo peccato è espiato» (Isaia 6,6–7).
[27] Isaia 6,8.
[28] Romani 12,1.
[29] Salmi 92,1–3.
[30] Salmi 147,1.
[31] Io ti celebrerò nella grande assemblea, ti loderò in mezzo a un popolo numeroso (Salmi 35,18).
Lo esaltino nell’assemblea del popolo e lo lodino nel consiglio degli anziani (Salmi 107,32).
[32] Apocalisse 5,11–12.
[33] La mia bocca ti loderà con labbra giubilanti. Mi ricordo di te sul mio letto, penso a te nelle veglie della notte (Salmi 63,5–6).
Ti lodo sette volte al giorno per i tuoi giusti decreti (Salmi 119,164).
[34] Sinagoga: Poi venne a Nazaret, dove era cresciuto e, com’era solito fare in giorno di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò per leggere (Luca 4,16).
Poi entrarono in Capernaum, e subito, in giorno di sabato, egli entrò nella sinagoga e insegnava (Marco 1,21).
Pasqua: Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua in casa tua con i miei discepoli"». Allora i discepoli fecero come Gesù aveva loro ordinato e apparecchiarono la Pasqua (Matteo 26,18–19).
Or la Pasqua dei Giudei era vicina, e Gesù salì a Gerusalemme. E trovò nel tempio venditori di buoi, di pecore, di colombi, e i cambiamonete seduti; fatta quindi una frusta di cordicelle, li scacciò tutti fuori del tempio insieme con i buoi e le pecore, e sparpagliò il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò le tavole, e ai venditori di colombi disse: «Portate via da qui queste cose; non fate della casa del Padre mio una casa di mercato» (Giovanni 2,13–16).
Altre feste: Ora la festa dei Giudei, quella dei Tabernacoli, era vicina. Per cui i suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e va’ in Giudea, affinché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai» (Giovanni 7,2.3.10.14.37).
Si celebrava allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione, ed era inverno. E Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone (Giovanni 10,22–23).
[35] Matteo 6,6.
[36] Prendi il tuo diletto nell’Eterno, ed Egli ti darà i desideri del tuo cuore (Salmi 37,4).
[37] Whitney, Spiritual Disciplines, 96.
[38] Salmi 95,6.
[39] Salmi 29,2.
Titolo originale: The Spiritual Disciplines: Worship, Part1
Pubblicato originariamente in Inglese il 13 Maggio 2014
versione italiana affissa il 8 Febbraio 2015;
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