Le discipline spirituali: l’evangelismo

Di Peter Amsterdam

Febbraio 22, 2015

Nei giorni tra la sua risurrezione e la sua ascensione al cielo, Gesù diede ai suoi discepoli alcune istruzioni. Luca ci dice che apparve loro durante un periodo di quaranta giorni e parlò del regno di Dio. Inoltre, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettare finché avessero ricevuto la promessa del Padre, che consisteva nell’infusione, o riempimento, dello Spirito Santo.[1] Gesù disse: Riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra.[2] Durante quei giorni disse loro anche di andare per tutto il mondo e predicare l'evangelo a ogni creatura[3] e di fare discepoli di tutti i popoli e insegnare loro e osservare tutte le cose che aveva comandato.[4] Le sue ultime istruzioni alle persone che credevano in Lui furono di diffondere  il Vangelo, la buona notizia, dappertutto e a tutti e; di insegnare agli altri tutto ciò che Lui aveva insegnato loro. Disse: Come il Padre ha mandato me, così io mando voi.[5] Dando queste istruzioni a quelli che credevano in Lui in quei giorni, si stava anche rivolgendo a noi oggi.

Gesù diede le disposizioni di predicare l'evangelo a ogni creatura e fare discepoli. L’aspetto dell’evangelismo preso in esame in questo articolo riguarda la disciplina della proclamazione del Vangelo a chi non è ancora arrivato ad avere fede in Gesù per la propria salvezza. Anche trasformare in discepoli le persone che credono in Gesù fa parte dell’evangelizzazione ed è un argomento dai molti aspetti, che richiederà uno studio più approfondito di quanto si possa fare nella serie sulle discipline spirituali. Quest’aspetto dell’evangelizzazione sarà preso in esame in una prossima serie, se Dio vorrà.

Tutti i cristiani sono tenuti a parlare del Vangelo, a presentare agli altri l’opportunità di ricevere Gesù come loro Salvatore e aiutarli nello sviluppo di un rapporto personale con Dio. Gesù stesso ci ha incaricato di comunicare agli altri il grande piano divino della salvezza. Solitamente le persone arrivano alla fede solo se noi, come cristiani, parliamo loro del Vangelo. Come dunque invocheranno Colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in Colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c'è chi predichi?[6] In genere la gente sente parlare del piano divino della salvezza perché qualcuno presenta loro il Vangelo, e quel “qualcuno” che dovrebbe farlo è ognuno di noi che conosce già Gesù. Se vogliamo assolvere l’incarico che il Signore ci ha dato, dobbiamo fare regolarmente uno sforzo. È qui che entra il gioco l’evangelismo come disciplina spirituale.

Sappiamo che Dio vuole che condividiamo il Vangelo con altri, ma spesso siamo troppo occupati. I nostri giorni sono così pieni di responsabilità che a volte può sembrare quasi impossibile trovare il tempo necessario per testimoniare. Se vogliamo ubbidire all’ordine di Gesù di condividere il Vangelo, dobbiamo autodisciplinarci a trovare il tempo di farlo. Dobbiamo scegliere di farne una priorità nella nostra vita. Dobbiamo fare lo sforzo di trovare, o creare, le opportunità di parlare del Vangelo. Questo significa cercare l’opportunità di interagire con i non-cristiani in un’atmosfera che contribuisca alla conversazione, come invitandoli a cena o incontrandosi per un caffè. Si può trovare un modo per vedere un collega di lavoro o di studio alla fine della giornata. In molti casi, riuscirete al massimo a “preparare il terreno” piuttosto che “piantare il seme” effettivamente. Questo periodo iniziale a volte è chiamato “pre-evangelizzazione”. Lo spiega bene questa citazione di Norman Geisler:

Se evangelizzazione vuol dire piantare i semi del Vangelo, allora pre-evangelizzazione vuol dire arare il terreno della mente e del cuore delle persone per aiutarle a essere più favorevoli ad ascoltare la verità (1 Corinzi 3,6). La mancanza di questa preparazione dell’anima può annullare le opportunità di piantare i semi oggi e causare una riluttanza a prendere in considerazione il messaggio del Vangelo in futuro. […] Nel mondo in cui viviamo oggi, forse dovremo piantare semi spirituali per un certo periodo, prima che qualcuno scelga di prendere in seria considerazione la persona di Cristo. Forse dovremo arare il suolo prima di avere l’opportunità di piantare un seme. Non siamo chiamati a portare tutte le persone a Cristo, ma a portare Cristo a tutte le persone.[7]

Gran parte dei nostri contatti iniziali con le persone andranno sotto l’etichetta della pre-evangelizzazione, quando impariamo a conoscerle e intratteniamo una conversazione con loro su vari argomenti (alcuni dei quali possono essere molto profondi e darvi l’opportunità di rispondere alle loro domande in un modo che rispecchi gli insegnamenti delle Scritture), senza per forza tirare in ballo la Bibbia. Man mano che cresce l’amicizia e si forma una certa fiducia, le persone sono più propense ad ascoltare quello che avete da dire su Gesù e sulla salvezza. E per sviluppare amicizia e fiducia dovete trovare il tempo di stare con loro in un ambiente che favorisca una conversazione profonda. In genere ciò richiede programmazione e sforzo.

A volte si presentano spontaneamente delle opportunità di testimoniare, e dovremmo essere pronti ad approfittarne, ma spesso per avere una possibilità di parlare del Vangelo a qualcuno bisogna farlo intenzionalmente. Programmate d’incontrarvi in un posto o in un momento in cui potete avere una conversazione più approfondita, creando una situazione in cui si sentano a loro agio e possano essere disposti a parlare di argomenti più profondi. Ciò potrebbe darvi l’occasione di parlare di argomenti spirituali e girare la conversazione in modo da presentare la salvezza.

Ovviamente non esiste una situazione tipo o un modo unico di dare il messaggio, perché il mondo è fatto di miliardi d’individui di nazionalità, vedute, interessi, simpatie, antipatie e personalità diverse. Anche se il Vangelo è destinato a ognuno di loro, il modo in cui può essere efficacemente comunicato e a cui risponderanno meglio varierà molto. Per questo lo Spirito Santo spesso userà i vostri doni e talenti particolari per raggiungere uomini e donne che risponderanno a voi in maniera personale. Così, anche se siamo incaricati di condividere il Vangelo e abbiamo la potenza dello Spirito Santo per farlo,[8] non ci si aspetta che usiamo tutti gli stessi metodi. Genericamente parlando, il Signore v’ispirerà a dare il messaggio in maniera compatibile con la vostra personalità, il vostro temperamento, i vostri doni spirituali, le varie opportunità e così via.[9] La varietà delle persone che diffondono il Vangelo è necessaria a causa della varietà di quelle che devono sentirne parlare.

Ci troviamo tutti in circostanze diverse, quindi le persone che raggiungeremo e il modo di raggiungerle saranno diversi a seconda della situazione e di come Dio ci indicherà. Sappiamo però che Dio, che ama l’umanità e non vuole che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento,[10] vi aiuterà a raggiungere la gente in qualsiasi circostanza vi troviate — se glielo permetterete.

La disciplina spirituale dell’evangelizzazione è l’impegno a lasciarci usare da Dio come suoi messaggeri. Quando si pratica questa disciplina, ci s’impegna a sforzarsi di testimoniare e a fare i passi necessari allo scopo. Dedicare volontariamente del tempo alla testimonianza e fare la nostra parte per ubbidire alla chiamata di Gesù di predicare il Vangelo e fare discepoli di tutti i popoli è un sacrificio, ma i risultati eterni della testimonianza ne valgono senz’altro la pena.

Il Natale scorso, Maria ed io abbiamo raccolto la sfida di distribuire cinquanta riviste Contatto. È stato bello e soddisfacente, ma abbiamo dovuto autodisciplinarci per portarle con noi quando uscivamo e darle alle persone con cui venivamo in contatto. Mentre scrivevo queste cose, mi sono chiesto: Perché non distribuisco cinquanta riviste tutti i mesi? Mi sono preso quell’impegno una volta, ma non dovrei autodisciplinarmi a farlo ogni mese? Certo che dovrei! L’unico motivo per cui non le ho distribuite ogni mese è perché non mi sono autodisciplinato a farlo. Più specificamente, non ho preso l’abitudine di ordinare regolarmente le riviste, portarle con me ogni volta che esco e cercare costantemente delle opportunità per darle alle persone che incontro, o di portare il nuovo numero a chi aveva ricevuto la rivista il mese prima. La “disciplina” di distribuire Contatto consisterebbe in una serie di piccoli passi fatti regolarmente.

Invitare qualcuno a cena, bere un caffè con un collega, creare un rapporto con amici non cristiani, far visita ai vicini, dare a qualcuno un volantino o qualche pubblicazione — sono cose che succedono solo se le programmate, se vi autodisciplinate e cercate intenzionalmente le opportunità di diffondere il Vangelo. Quello che programmerete dipenderà dalla vostra situazione e dai vostri talenti specifici, e non tutti utilizzeranno gli stessi metodi. Lo scrittore Donald Whitney ha scritto:

In una delle sue lettere, l’apostolo Pietro divide i doni spirituali in due ampie categorie, quella di chi serve e quella di chi parla (1 Pietro 4,10-11).[11] Alcuni scoprono di poter evangelizzare meglio mediante il loro servizio, altri attraverso la parola. Servire in maniera evangelica può anche comprendere l’invitare qualcuno a cena e vivere il Vangelo davanti ai vostri ospiti. Quando vedranno qualcosa di speciale nella vita della vostra famiglia, potrebbero aprirsi per voi delle opportunità di parlare del Vangelo, immediatamente o in seguito. Forse potete cucinare qualcosa o fare una grigliata per dare a vostro marito o vostra moglie l’opportunità di parlare della sua fede. Ho sentito dire che in ogni famiglia in media c’è una “crisi” ogni sei mesi. In quei momenti di malattia, perdita del lavoro, ristrettezze finanziarie, nascita, morte ecc., servire in modo cristiano quella famiglia dimostrerà la realtà della vostra fede in una maniera che attirerà il loro interesse. Grazie al vostro servizio potreste avere l’opportunità di dare qualche pubblicazione cristiana o di obbedire al Grande Mandato in qualche modo più ingegnoso.[12]

Dato che siamo chiamati a condividere il Vangelo in qualsiasi circostanza ci troviamo, lo Spirito di Dio può indicarci dei mezzi per farlo lì dove siamo. Forse nella vostra situazione è praticamente impossibile trovare il tempo di incontrare altre persone, a causa dei vostri figli o dei vostri genitori anziani. Forse non sarete in grado di avere lunghe conversazioni, ma potete lo stesso piantare dei semi. Potete dare a qualcuno una pubblicazione. Potete chiedere se c’è qualcosa per cui potete pregare. Potete essere gentili con loro e dire che Gesù li ama. Forse non sarete in grado di dare una testimonianza approfondita, ma potete preparare il terreno del loro cuore dimostrando l’amore e la premura che Dio ha per loro.

Molti di noi hanno la possibilità di dedicare tempo alla testimonianza, ma non ci siamo autodisciplinati a farlo. Non rientra nella nostra agenda e non ci pensiamo consapevolmente. E quando non programmiamo qualcosa, raramente lo facciamo. La disciplina dell’evangelizzazione inizia con un impegno, per poi chiedere al Signore di indicarvi un modo perché diventi una parte consapevole della vostra vita. Se pregate il Signore che vi aiuti a testimoniare e vi indichi il metodo che funzionerà nella vostra situazione, Lui vi darà idee e opportunità.

Credo fermamente nella “forza del singolo”, quando si tratta di diffondere il Vangelo. Anche se alla fine quello che porterà qualcuno alla salvezza è il messaggio evangelico — l’amore di Dio e il sacrificio di Gesù — la sua disponibilità ad ascoltare quel messaggio spesso dipenderà da voi. Come disse Dwight. L. Moody, ogni Bibbia dovrebbe essere rilegata in pelle per scarpe. Voi siete il Vangelo in pelle per scarpe; siete il punto di contatto vivente dello Spirito Santo, l’agente umano della potenza divina.[13] L’amore, la bontà e la gentilezza, la premura e l’attenzione che le persone sentono in voi, serviranno a renderle disposte ad ascoltare quello che volete dire. Quando lasciamo emanare da noi la luce e il calore dello Spirito di Dio, la gente sente l’amore di Dio. Attraverso di noi, Gesù manifesta in ogni luogo il profumo della sua conoscenza. Perché noi siamo per Dio il buon odore di Cristo fra quelli che sono salvati…[14] Per poter avvertire quel profumo, gli altri devono entrare in contatto con voi. Quando succede questo, quando vedono e sentono il vostro amore, quando sentono di poter parlare con voi, farvi domande e confidarsi con voi, allora sarete in grado di arare il terreno, rispondendo alle loro domande con la speranza di poter piantare nel loro cuore il seme dell’amore e della verità di Dio.

Spesso le persone si sentono attratte da voi perché, anche se non lo sanno, voi siete pieni dello Spirito, della luce e dell’amore di Dio. Dato che notano in voi qualcosa di diverso, prima o poi potrete avere l’opportunità di parlare del Signore. Comunque, se a un certo punto non mettiamo in parole quello che ci rende diversi, potrebbero non saperlo mai e quindi perderebbero l’occasione di sentir parlare del dono della salvezza e della vita nuova che è a loro disposizione. Ho letto una storia, anche se purtroppo non ricordo dove, di un uomo che faceva del suo meglio per agire da buon cristiano, in maniera gentile e amorevole, ma non diceva a nessuno di essere un credente. Un giorno un suo collega si avvicinò e gli disse: “Finalmente ho capito perché sei così diverso dal resto di noi: sei vegetariano!”

Una storia simile, ma ancora più triste, è raccontata da Donald Withney:

Ho sentito la storia di un uomo che si convertì al cristianesimo durante una campagna di evangelizzazione in una città del nordovest americano. Quando lo raccontò al suo datore di lavoro, questi gli rispose: “Fantastico! Sono un cristiano credente e prego per lei da anni!” Ma il nuovo credente rimase mortificato: “Perché non me l’ha mai detto? — chiese — Lei è proprio il motivo per cui non mi sono mai interessato al Vangelo in tutti questi anni”. “Perché mai? Ho fatto del mio meglio per condurre una vita cristiana”. “Proprio per questo — spiegò il dipendente — Lei conduceva una vita modello e non mi ha mai detto che la differenza era dovuta a Cristo. Mi ero convinto che se lei poteva vivere una vita buona e felice senza Cristo, allora potevo farlo anch’io”.[15]

Così, anche se vivere il Vangelo ed essere un buon esempio di cristiano inizialmente può attrarre le persone e renderle aperte e ricettive al Vangelo, esse devono anche sentire il messaggio oralmente. Essere un esempio vivente dell’amore divino è importante, ma a un certo punto dobbiamo verbalizzare il messaggio della salvezza per condurle nella famiglia di Dio.

Comunicare il Vangelo ad altri è la chiamata che Cristo rivolge a tutti i cristiani. Tutt’intorno a noi ci sono persone che devono ancora ascoltare la notizia fantastica che Dio le ama, che ha mandato suo Figlio perché tutti quelli che credono in Lui possano nascere di nuovo, salvarsi e iniziare un rapporto con Lui. Hanno bisogno di qualcuno che faccia contatto con loro, che spieghi in che modo ricevere il dono amorevole di Dio, che insegni loro come avere una trasformazione spirituale e li aiuti nella crescita spirituale. Intorno a noi c’è chi ha bisogno e noi abbiamo le risposte. Che cosa c’impedisce di dargliele?

Tutti abbiamo una vita indaffarata, ma il contesto generale del nostro cristianesimo è di condividere il Vangelo con chi ancora non possiede questo grande dono. Come il Padre ha mandato Gesù, così Gesù manda noi. Siamo chiamati, mandati e incaricati di predicare il Vangelo. Sta a ognuno di noi trovare il modo di usare i doni e i talenti che Dio ci ha dato per parlare di Lui agli altri. Cercatelo, chiedetegli di mostrarvi come, dove, quando e a chi dovete parlare della vostra fede. Ricordate a voi stessi che, in qualsiasi circostanza vi troviate, siete discepoli mandati nel mondo — il vostro mondo, la vostra città, il vostro quartiere, il vostro luogo di lavoro e la vostra famiglia — con l’incarico di parlare di Gesù alle persone che Lui mette sulla vostra strada. La testimonianza non avviene da sola. Dobbiamo autodisciplinarci perché succeda.

La testimonianza è un investimento che dura per l’eternità — sia per voi sia per gli altri. Come cristiani siamo chiamati a fare spazio nella nostra vita, nel nostro cuore e nella nostra giornata per condividere la sua Parola, e ciò richiede disciplina, determinazione e impegno.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


[1] Atti  1,4.

[2] Atti  1,8.

[3] Marco 16,14–15.

[4] Matteo 28,19–20.

[5] Giovanni 20,21.

[6] Romani 10,14.

[7] Norman and David Geisler, Conversational Evangelism (Eugene, Oregon: Harvest House Publishers, 2009), 22–23.

[8] Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni … (Atti 1,8).

[9] Donald S. Whitney, Spiritual Disciplines for the Christian Life (Colorado Springs: Navpress, 1991), 104.

[10] 2 Pietro 3,9.

[11] Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; chi fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo (1 Pietro 4,10–11).

[12] Whitney, Spiritual Disciplines, 110.

[13] K. Hemphill, “Preaching and Evangelism,” M. Duduit, ed., Handbook of Contemporary Preaching (Nashville, TN: Broadman Press, 1992), 525.

[14] 2 Corinzi 2,14–15.

[15] Whitney, Spiritual Disciplines, 111.


Titolo originale: The Spiritual Disciplines: Evangelism
Pubblicato originariamente in Inglese il 3 Giugno 2014
versione italiana affissa il 22 Febbraio 2015;
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