Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i quattro Vangeli

Di Peter Amsterdam

Maggio 3, 2015

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

I Vangeli furono scritti alcuni decenni dopo la morte e risurrezione di Gesù Cristo, da alcuni credenti di quei tempi. Grazie ai loro resoconti della storia di Gesù, la sua vita, le sue parole, le sue azioni e le sue promesse di salvezza sono state conservate e tramandate nei secoli. Duemila anni dopo, continuiamo a leggere e studiare lo stesso Vangelo accessibile ai primi credenti.

Prima di esaminare il contenuto dei Vangeli, è utile sapere qualcosa di chi li scrisse, perché e quando. Gli storici datano la stesura dei primi tre Vangeli — Matteo, Marco e Luca — tra il 45 e il 69 d.C., e dell’ultimo, quello di Giovanni, a circa il 90 d.C. I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono chiamati Vangeli Sinottici, perché, sistemandoli fianco a fianco in tre colonne parallele, si possono esaminare facilmente le loro molte somiglianze, come pure le differenze.

Anche se nessuno lo sa con certezza, gli studiosi moderni generalmente considerano il Vangelo di Marco il primo, mentre Matteo e Luca furono scritti in seguito. Concordano che Matteo e Luca ebbero accesso al Vangelo di Marco quando scrissero i loro, e che ebbero un’altra fonte comune di materiale scritto a cui attinsero entrambi. Oltre a ciò, Matteo ebbe del materiale o delle risorse indipendenti che non erano a disposizione di Luca, e viceversa. Per questo gran parte del materiale dei vangeli Sinottici è simile.1

Il Vangelo di Giovanni, scritto alcuni decenni dopo i primi tre, non segue lo stesso schema dei Vangeli Sinottici. È simile a essi in senso lato, ma presenta particolari distinti di contenuto, stile e disposizione diversi dagli altri.2 Invece di presentare il racconto della nascita, o elencare la genealogia, come fanno Matteo e Luca, il racconto di Giovanni spiega la nascita di Gesù come la manifestazione della Parola di Dio incarnata (cioè presente in carne umana). Invece delle parabole, presenta gli insegnamenti di Gesù sotto forma di lunghi colloqui. Sistema anche gli avvenimenti in ordine diverso rispetto ai Vangeli Sinottici.

Sotto molti aspetti i Vangeli furono scritti come le antiche biografie. Diversamente da quelle moderne, i biografi e gli storici antichi non scrivevano da un punto di vista cosiddetto obiettivo. Non tentavano necessariamente di documentare tutti i periodi della vita di una persona, né presentavano il racconto in ordine cronologico. Spesso raggruppavano gli avvenimenti in un unico racconto, anche se avvenivano in momenti diversi. Le cose che il soggetto della storia diceva — le sue conversazioni, i suoi discorsi — erano spesso abbreviate o parafrasate. Gli autori dei Vangeli scrissero in questo modo.3 Il racconto di Marco non parla della vita di Gesù prima dell’inizio del suo ministero. Matteo e Luca descrissero entrambi la nascita di Gesù, ma rilevarono o inclusero aspetti diversi. Giovanni tralasciò molti dei particolari inclusi negli altri vangeli e si concentrò maggiormente su alcuni aspetti specifici degli insegnamenti di Gesù.

L’attenzione principale degli scrittori dei vangeli non era quella di fornire un resoconto dettagliato della vita di Gesù. Non ci vien detto quasi niente della sua infanzia o dei suoi rapporti con i genitori o con fratelli e sorelle. Non c’è alcuna menzione della sua personalità, di ciò che gli piaceva o non gli piaceva e così via — tutti i particolari che s’incontrerebbero normalmente in una biografia moderna. Invece di presentare le azioni di Gesù nei particolari, esse sono spesso riassunte in frasi come “guariva ciascuno di loro”, o “andava in tutte le città e i villaggi insegnando e predicando”.4 Alla fine del suo Vangelo Giovanni scrisse che c’erano molte altre cose fatte da Gesù che non erano state incluse in esso.5 Gli scrittori dei vangeli descrissero solo le parti della vita di Gesù che secondo loro davano ai lettori le informazioni migliori su chi era Gesù, cosa predicava e che significato aveva il tutto nei termini della sua morte e risurrezione e della nostra salvezza. Lo scopo principale era dare la buona notizia, chiamare gli altri alla fede in Gesù e fornire i mezzi per insegnare ai nuovi credenti chi era Lui e qual era il messaggio che aveva predicato, così che potessero a loro volta parlarne ad altri.

Prima che i Vangeli fossero scritti, gran parte del loro contenuto veniva fatto circolare oralmente. Molte degli insegnamenti di Gesù hanno una cornice poetica, un po’ come gli scritti del Vecchio Testamento, che ne facilitava la memorizzazione. Il metodo educativo più comune nell’antichità, e specialmente in Israele, era l’apprendimento mnemonico, che permetteva alle persone di raccontare accuratamente grandi quantità d’insegnamenti, maggiori si quelle contenute in tutti i Vangeli messi insieme.6

Oltre a condividere oralmente le storie sulla vita e sul ministero di Gesù, sembra che ci fossero anche dei resoconti scritti di cose dette e fatte da Gesù, come risulta da ciò che Luca scrisse all’inizio del suo Vangelo:

Poiché molti hanno intrapreso a esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate in mezzo a noi, come ce le hanno trasmesse coloro che da principio ne furono testimoni oculari e ministri della parola, è parso bene anche a me, dopo aver indagato ogni cosa accuratamente fin dall'inizio, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.7

A quell’epoca divenne importante mettere in forma scritta le informazioni su Gesù e i suoi insegnamenti, per due motivi: uno perché i testimoni oculari originali stavano invecchiando e alcuni erano morti; l’altro perché il Vangelo si era diffuso in gran parte del vasto impero romano. Ciò significava che agli apostoli e ad altri dei primi credenti non era più possibile viaggiare in remoti angoli dell’impero per parlare personalmente di ciò che avevano imparato ai piedi di Gesù. La storia di Gesù, la sua vita e i suoi insegnamenti dovevano essere scritti per preservarli e condividerli con ancora più persone di quelle avrebbe potuto raggiungere chi li comunicava oralmente.

Gli scrittori del Vangelo

Nessuno dei vangeli dichiara esplicitamente il nome del suo autore, ma esistono opere cristiane della prima parte del secondo secolo che sono servite da base per identificare alcuni di essi. Alcuni studiosi lo contestano, ma esistono argomenti storici per attribuirne la paternità a Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Vediamolo in breve.

Matteo

Il primo riferimento a Matteo come autore del libro che porta il suo nome venne da Papia (morto circa 130 d.C.), vescovo di Hierapolis in Frigia (vicino a Pamukkale nell’attuale Turchia). Altri autori menzionarono che Papia suggeriva che Matteo avesse scritto un Vangelo in ebraico o aramaico e che altri lo avessero tradotto. Gli studiosi moderni si chiedono se secondo lui l’avesse effettivamente scritto in ebraico o aramaico, o se intendesse dire che l’aveva scritto in greco, ma nello stile degli scrittori ebraici. Anche altri padri della chiesa8 — Ireneo (ca. 120-203), Origene (ca. 185-254) ed Eusebio (ca. 260-340) — attestano tutti la paternità di Matteo.

Marco

Papia è anche la fonte più antica per identificare l’autore del Vangelo di Marco in Giovanni Marco, che da giovane viaggiò con Paolo. Lo affermano anche altri padri della chiesa. Papia scrisse che “il presbitero”, che è sottinteso sia l’apostolo Giovanni, aveva detto che Marco, che aveva lavorato con l’apostolo Pietro, scrisse accuratamente ciò che Pietro gli aveva detto e aveva predicato sulle cose dette e fatte da Gesù. Marco non ne era stato testimone oculare, ma aveva scritto il racconto fatto da Pietro della vita di Gesù. Aveva lavorato strettamente con Pietro che lo aveva chiamato suo “figlio”.9 Marco era cugino di Barnaba,10 aveva viaggiato con Barnaba e Paolo11 e proveniva da una ricca famiglia di Gerusalemme.12 Anche se aveva abbandonato Paolo e Barnaba quando viaggiavano insieme, causando una rottura con Paolo, in seguito si riconciliò con lui come si vede da ciò che scrisse:

Prendi Marco e conducilo con te, perché mi è molto utile nel ministero.13

Luca

Il Vangelo di Luca è il più lungo dei quattro e l’unico con un seguito: il libro degli Atti. Luca non fu testimone oculare del ministero di Gesù, ma la frase d’apertura del suo Vangelo indica chiaramente che raccolse informazioni dai primi credenti, controllò le sue prove con testimoni oculari e ministri della Parola,14 15 e mise in ordine il materiale raccolto. Luca era un medico16 e molto probabilmente un Gentile (non-ebreo), che conosceva Paolo e a volte viaggiava con lui. Numerosi altri padri della chiesa lo indicano come autore del Vangelo.

Gli studiosi generalmente concordano che Luca avesse accesso al Vangelo di Marco e che avesse anche molto materiale orale e scritto proveniente da altre fonti, perché oltre il quaranta per cento del suo Vangelo è diverso, comprese le informazioni da lui date sulla nascita di Gesù, oltre a detti e parabole che non sono inclusi negli altri vangeli.17 Secondo gli studiosi, dopo accurate ricerche sembra che le descrizioni che Luca dà di ambientazioni, abitudini e località, indichino una grande attenzione all’accuratezza dei particolari.

Poiché Luca scrisse sia il suo Vangelo che il libro degli Atti, che termina con Paolo in carcere ma non ancora giustiziato, questo Vangelo molto probabilmente precede l’esecuzione di Paolo e probabilmente fu scritto verso la fine degli anni ’50 o l’inizio dei ’60 d.C. Il pubblico a cui è indirizzato sembra essere quello di cristiani di origini pagane ai quali Luca voleva dare una spiegazione completa della vita e del messaggio di Gesù.

Giovanni

Nell’ultimo secolo si è dibattuto molto sulla paternità del Vangelo di Giovanni. Gli antichi padri della chiesa ritenevano che l’autore di questo Vangelo fosse l’apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo. In tempi più moderni, questa paternità fu messa in dubbio a causa della sua grande differenza dai Sinottici. Chi la contesta basa la propria posizione sul fatto che questo Vangelo ha una teologia più sviluppata degli altri e che le parole di Gesù non seguono lo stesso ordine dei Sinottici, tra le altre cose. Concludono quindi che deve essere stato scritto molto più tardi. La base per rifiutare Giovanni come suo autore è stata più l’analisi del testo che la documentazione storica.

Troviamo sostegno storico alla paternità di Giovanni nelle opere di diversi padri della chiesa del secondo secolo. Ireneo (ca. 180) scrisse che Giovanni pubblicò un Vangelo durante la sua residenza a Efeso, in Asia. Gran parte di ciò che Ireneo scrisse veniva da Policarpo (ca. 69-155), che era stato un seguace di Giovanni.

La data tradizionalmente attribuita alla scrittura del Vangelo di Giovanni è tra il 90 e il 100 d.C. Fu probabilmente scritto a Efeso, nell’attuale Turchia.

Il Vangelo di Giovani si differenzia dai Sinottici perché non include le parabole che appaiono negli altri vangeli; non ci sono esorcismi e guarigioni di lebbrosi, né si parla di spezzare il pane e bere il vino durante l’Ultima Cena. Giovanni presenta colloqui con singole persone come Nicodemo,18 la Samaritana19 e i discepoli nella stanza di sopra.20 Alcuni studiosi suggeriscono che Giovanni non conoscesse né avesse avuto contatto con gli altri tre vangeli; altri invece pensano che non ritenesse necessario ripetere ciò che gli altri autori dei vangeli avevano già scritto, ma volesse includere aspetti della vita e del ministero di Gesù che non erano già stati descritti.

Alla fine del suo Vangelo, Giovanni precisa il suo scopo per scriverlo:

Or Gesù fece ancora molti altri segni in presenza dei suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.21

Anche se le identità degli autori dei vangeli sono ancora dibattute dagli studiosi, in questa serie mi riferisco a Matteo, Marco, Luca e Giovanni come loro autori, per evitare di dover usare frasi come “l’autore del Vangelo di Luca” e così via.

Il Vangelo quadriforme

Entro la metà del secondo secolo, forse un paio di decenni dopo la stesura di quello di Giovanni, i quattro vangeli cominciarono a essere diffusi insieme, con il comune riferimento di Vangelo quadriforme. Ciò fu reso possibile dall’adozione del codice, una forma di pubblicazione che entrò in uso alla fine del primo secolo, soppiantando i rotoli. Un codice è simile ai libri odierni, con pagine di fogli di papiro o di pergamena cuciti insieme sul dorso. Nei rotoli, i fogli di papiro erano incollati insieme uno di fianco all’altro per formare appunto un rotolo continuo. All’inizio e alla fine erano spesso attaccati a cilindri di legno per facilitarne lo srotolamento di pagina in pagina, muovendosi orizzontalmente da sinistra a destra. Non sarebbe stato comodo né maneggevole avere tutti e quattro i vangeli scritti su un unico rotolo, mentre lo era averli tutti in un unico codice.22

All’epoca in cui i quattro vangeli cominciarono a circolare insieme, il libro degli Atti degli Apostoli, che era il seguito del Vangelo di Luca, era un testo separato e non veniva incluso. In questo stesso periodo, c’era un’altra raccolta di scritti che circolava tra le chiese: il corpo delle lettere di Paolo, a cui si faceva riferimento come epistole. Con il passar del tempo, gli Atti divennero il collegamento tra i Vangeli e le lettere di Paolo, che poi, una volta combinati con le altre epistole, finirono per diventare il Nuovo Testamento.23


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Dei 1.068 versetti di Matteo, circa 500 contengono la sostanza di 606 versetti di Marco, mentre dei 1.149 versetti di Luca, circa 380 hanno un parallelo in Marco. Solo 31 versetti di Marco non hanno parallelo in Matteo né in Luca. Confrontando i Vangeli di Matteo e di Luca, circa 250 versetti in ciascuno contengono materiale in comune che non ha un parallelo in Marco; a volte questo materiale in comune appare in Matteo e in Luca quasi nella stessa forma, il che indica che usarono parte dello stesso materiale di riferimento. Circa 300 versetti di Matteo non hanno paralleli negli altri Vangeli; lo stesso vale per circa 520 versetti di Luca. —F. F. Bruce in New Bible Dictionary.

2 Hurtado, in Dictionary of Jesus and the Gospels.

3 Blomberg, in Dictionary of Jesus and the Gospels.

4 Marco 1,38–39, Luca 4,40.

5 Giovanni 20,30–31.

6 Blomberg, in Dictionary of Jesus and the Gospels.

7 Luca 1,1–4.

8 Sono chiamati Padri della Chiesa alcuni leader religiosi vissuti successivamente ai dodici apostoli e noti per le opere da loro scritte durante i primi cinque secoli. Tra di loro vi sono Clemente, Policarpo, Ireneo, Origene, Eusebio, Giustino Martire, Agostino, Giovanni Crisostomo, Gerolamo e altri.

9 1 Pietro 5,13.

10 Colossesi 4.10.

11 Atti 13,5.

12 Atti 12,12–14.

13 2 Timoteo 4,11.

14 Luca 1,2.

15 “I ministri della Parola” molto probabilmente erano gli apostoli.

16 Colossesi 4,14.

17 Bock, in Dictionary of Jesus and the Gospels.

18 Giovanni 3.

19 Giovanni 4.

20 Giovanni 13–17.

21 Giovanni 20,30–31.

22 All’inizio, quando furono scritti, i Vangeli non avevano capitoli e versetti, come il resto del Vecchio e del Nuovo Testamento. La divisione in capitoli e versetti avvenne molti secoli dopo. La Bibbia fu divisa in capitoli nel 1227 da Stephen Langton, professore all’Università di Parigi, che in seguito divenne arcivescovo di Canterbury. Un tipografo francese, Robert Stephanus, divise in versetti il Nuovo Testamento greco nel 1551. La prima Bibbia completa che includeva capitoli e versetti fu la Vulgata latina stampata nel 1555.

23 Bruce, Dictionary of Jesus and the Gospels.


Titolo originale: Jesus—His Life and Message: I quattro Vangeli
Pubblicato originariamente in Inglese il 11 Novembre 2014
versione italiana affissa il 3 Maggio 2015;
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