Di Peter Amsterdam
Maggio 17, 2015
(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)
Dall’inizio della vita di Gesù fino alla sua morte e oltre, la dinastia erodiana regnò sulla Palestina e sulle regioni circostanti, i paesi della costa orientale del Mediterraneo. Questi governanti erano clienti dell’impero romano e agivano con la nomina e il permesso di Roma. Il primo di questa famiglia a essere nominato governante in Israele fu Erode il Grande. Alla sua morte, il suo regno fu diviso tra i suoi tre figli: Erode Archelao, Erode Agrippa e Filippo il Tetrarca.
Erode il Grande, che regnò su Israele al tempo della nascita di Gesù, era stato nominato dal Secondo Triumvirato romano di Ottaviano (che divenne in seguito Cesare Augusto), Marco Antonio (noto amante di Cleopatra) e Marco Emilio Lepido, e poi confermato dal senato romano nel ‘40 a.C.
In precedenza Erode era stato governatore della Galilea ed era uno dei membri della famiglia che governava Israele. Otto anni prima, nel 48 a.C., suo padre Antipatro II era stato riconosciuto come amministratore della Giudea e a sua volta aveva nominato uno dei suoi figli governatore di Gerusalemme, ed Erode — il secondo figlio, venticinquenne — governatore della Galilea, la provincia giudaica nel nord di Israele.
Inizialmente Erode fu popolare sia tra gli Ebrei di Galilea, sia tra i Romani. In seguito fu nominato governatore della Celesiria, dove s’interessò degli affari romani nell’area. Roma lo considerava un leader capace, perché dominò diverse rivolte ed ebbe successo nell’esazione di tasse.
Nel 44 a.C. Cesare fu assassinato e il Secondo Triumvirato prese il controllo di Roma. Uno degli istigatori della morte di Cesare, Cassio (l’altro era Bruto), andò in Siria e assunse il controllo dell’area. Cassio rinominò Erode governatore e promise di farlo re quando lui e Bruto avessero sconfitto gli eserciti di Ottaviano e Antonio. Da come andarono le cose, Antonio sconfisse Cassio e nel 41 a.C. nominò Erode e suo fratello tetrarchi1 della Giudea. Nel 40 a.C. i Parti assediarono Gerusalemme. Il fratello di Erode morì ed Erode fuggì a Masada, poi a Petra e alla fine a Roma, dove fu nominato re di Giudea. Ritornò in Palestina e dopo alcune battaglie raggiunse Gerusalemme, che conquistò nel 37 a.C.
Nel 31 a.C., Ottaviano e Antonio si affrontarono in una guerra civile. Erode favoriva Antonio, che perse; riuscì comunque a convincere Ottaviano di essere leale a Roma e fu quindi riconfermato re.
Durante i suoi quarantatré anni di regno, Erode costruì teatri, anfiteatri e ippodromi, oltre a numerose fortezze e templi pagani nei suoi territori non-ebraici. Edificò anche un palazzo reale e ricostruì il tempio a Gerusalemme.
Erode si sposò dieci volte in totale. Mandò in esilio la sua prima moglie Doris e suo figlio Antipatro. Poi sposò Mariamne I. Tredici anni dopo sposò Mariamne II, la madre di Erode Filippo.2 La sua quarta moglie, Maltace, una samaritana, gli diede Archelao ed Erode Antipa. La sua quinta moglie, Cleopatra di Gerusalemme, gli diede Filippo il Tetrarca.
Per decenni, i figli di Erode furono continuamente impegnati in manovre per diventare re dopo la sua morte. Erode fece sei testamenti, ogni volta nominando come regnante un figlio, o dei figli diversi. Ne fece imprigionare e uccidere due. Antipatro alla fine fu richiamato dall’esilio e nominato successore di Erode, ma cercò di avvelenare suo padre e fu incarcerato. Alla fine Erode ricevette dall’imperatore il permesso di giustiziare Antipatro — e lo fece, solo cinque giorni prima di morire lui stesso di cause naturali. Nel suo sesto testamento aveva stabilito che Archelao diventasse re, che Erode Antipa diventasse tetrarca di Galilea e Perea, e Filippo tetrarca di quattro altre regioni nel nord.
Erode il Grande fu, per buoni motivi, perennemente preoccupato che qualcuno lo eliminasse e prendesse il suo posto come re. Fu in questo ambiente, e poco prima della sua morte, che i saggi provenienti dall’oriente si presentarono da lui e gli parlarono della stella che presagiva la nascita di un re in Israele. Fedele alla propria natura, Erode cercò di trovare il re appena nato e distruggerlo, causando l’uccisione di tutti i bambini maschi sotto i due anni a Betlemme.3
Poiché il testamento di Erode era stato fatto così poco tempo prima della sua morte, non era stato ancora ratificato dall’imperatore. Archelao e i suoi fratelli Filippo e Antipa andarono a Roma per contestare le sue clausole. Antipa e Filippo argomentarono che Erode non era sano di mente al momento della stesura del sesto testamento, mentre Archelao sosteneva che esso esprimesse i desideri di Erode al momento della morte.
Anche una delegazione di Ebrei insigni si recò a Roma per chiedere che invece di nominare re Archelao, la zona venisse unita alla provincia della Siria e governata direttamente da Roma. Ottaviano (a quel punto l’Imperatore Augusto) designò Archelao etnarca4 di Idumea (Edom), Giudea e Samaria, con la promessa che sarebbe diventato re qualora se ne fosse dimostrato degno. Erode Antipa fu confermato tetrarca di Galilea e Perea, mentre Filippo divenne tetrarca delle quattro regioni al nord.
Archelao mantenne la sua carica di etnarca per dieci anni. Alla morte di Erode prese il potere temporaneamente, fino a quando la volontà di suo padre fosse stata riconosciuta da Roma. Prima di partire per Roma con i suoi fratelli, reagì selvaggiamente a una rivolta nel tempio durante la festa di Pasqua. Mandò le sue truppe che uccisero circa tremila giudei che stavano celebrando la festività. Come suo padre, ricorse a misure brutali per governare. Fu a causa del governo oppressivo di Archelao che Giuseppe e Maria non ritornarono a Betlemme dopo il loro soggiorno in Egitto, ma andarono a Nazareth, in Galilea, che era una zona governata da Erode Antipa.
Alla fine, a causa del governo oppressivo di Archelao, una delegazione di Ebrei e Samaritani andò a lamentarsi da Augusto. Anche i suoi fratelli Antipa e Filippo andarono a lamentarsi di lui, perché probabilmente si risentivano del controllo esercitato da lui in quanto rappresentante romano in Palestina. Archelao fu deposto da Augusto e i suoi territori divennero una provincia imperiale, governata da un prefetto designato dall’Imperatore. Venticinque anni dopo, fu uno di questi prefetti, Ponzio Pilato, a giudicare Gesù.
Antipa fu tetrarca di Galilea e Perea dal 4 a.C. al 39 d.C. Governava la regione in cui sia Gesù sia Giovanni Battista svolsero la maggior parte del loro ministero. Ricostruì Seppora, la città più grande della Galilea, a circa sette chilometri da Nazareth. È possibile che Giuseppe, padre di Gesù, abbia usato le sue doti di falegname durante questa ricostruzione. Dal punto di vista dei Romani, Antipa era considerato un buon governante.
All’epoca del suo viaggio a Roma nel 29 d.C., Erode Antipa era sposato alla figlia di un re nabateo. Durante il viaggio si fermò a visitare Erode Filippo e mentre era là s’innamorò di Erodiade, moglie di suo fratello. Lei acconsentì a sposarlo, se avesse divorziato dalla sua prima moglie. Quest’ultima venne a sapere della proposta e ritornò da suo padre, che in seguito reagì dichiarando guerra ad Antipa. Il matrimonio di Antipa con la moglie di suo fratello spinse Giovanni Battista a criticarlo pubblicamente e ciò portò all’arresto e poi alla decapitazione di Giovanni su richiesta della figlia di Erodiade Salomè.5
I Vangeli si riferiscono tre volte ad Antipa in rapporto a Gesù. Quando sentì parlare del ministero di Gesù, pensò che lui fosse Giovanni Battista risorto.6 Mentre Gesù faceva il suo ultimo viaggio a Gerusalemme e si trovava nel territorio di Antipa, alcuni farisei lo avvertirono che se ne sarebbe dovuto andare, perché Antipa voleva ucciderlo.7 Gesù disse di “andare a dire a quella volpe” che avrebbe continuato il suo ministero per un po’, poi sarebbe andato a morire a Gerusalemme. E finalmente, durante il suo ultimo giorno, Gesù fu mandato ad Antipa da Pilato, perché fosse giudicato. Pilato aveva danneggiato i suoi rapporti con Antipa perché aveva ucciso alcuni dei suoi sudditi.8 Mandargli Gesù rese in qualche modo possibile la riconciliazione tra i due.9
Erode Antipa e sua moglie Erodiade alla fine furono esiliati dall’imperatore Caligola nelle colline di quella che oggi è la Francia meridionale. Il governo del suo territorio fu affidato ad Agrippa I, amico di Caligola e nipote di Antipa.
Filippo era il tetrarca della parte nordorientale di quello che era stato il regno di Erode il Grande.10 A differenza dei fratelli, governava su popoli che non erano solo ebrei, ma anche siriani e greci. Governava bene e piaceva ai suoi sudditi. Ricostruì una città vicino alle sorgenti del fiume Giordano e la chiamò Cesarea di Filippo, in onore all’imperatore romano e per distinguerla dall’altra Cesarea sulla costa. Fu qui che, rispondendo alla domanda di Gesù su che cosa dicesse di Lui la gente, Pietro dichiarò che era il Figlio del Dio vivente. Fu nuovamente nella regione di Filippo che Gesù sfamò i cinquemila11 e guarì un cieco.12
Come abbiamo detto in precedenza, quando Roma depose Archelao dalla carica di etnarca di Giudea, Samaria e Idumea, Augusto decise di governare queste zone mediante un prefetto romano, in seguito chiamato un procuratore. I prefetti erano rappresentanti dell’imperatore ed erano incaricati delle questioni finanziarie della provincia, compresa l’esazione delle tasse. Controllavano tra i cinquecento e i mille soldati e avevano anche responsabilità giudiziali.
La residenza del prefetto era a Cesarea marittima, una città sulla costa a nord di Samaria, che era la capitale amministrativa della Provincia di Giudea. Durante le festività ebraiche, il prefetto andava a Gerusalemme accompagnato da una scorta di soldati per mantenere la calma nella città.13 I prefetti erano meno competenti di altri governanti e funzionari romani; dato che la Giudea era relativamente insignificante per Roma, vi venivano mandati dei prefetti, mentre i funzionari più competenti venivano mandati in zone più importanti dell’impero.
Ponzio Pilato, che governò per dieci anni dal 26 al 36 d.C., era il quinto prefetto della Giudea. Fin dall’inizio del suo mandato, Pilato dimostrò disprezzo per gli Ebrei e i loro costumi. Poco dopo il suo arrivo, portò a Gerusalemme le insegne romane con immagini dell’imperatore. Poiché gli Ebrei non credevano in immagini di qualsiasi tipo, mandarono a Cesarea una delegazione per chiedere a Pilato di portarle via. Lui mandò i soldati in mezzo alla folla, con l’ordine di farli a pezzi se non permettevano alle immagini di Cesare di rimanere. Gli Ebrei s’inginocchiarono tutti insieme, esponendo il collo e scegliendo di morire piuttosto che trasgredire la legge mosaica. Pilato cedette e tolse le insegne.
In seguito Pilato prese dei fondi dal tesoro del tempio per costruire degli acquedotti. Quando gli Ebrei protestarono, mandò i suoi soldati in mezzo alla folla, vestiti da civili. Al suo segnale, cominciarono a bastonare i dimostranti e molti di questi morirono. Fu anche responsabile dell’uccisione di diversi Samaritani alcuni anni dopo la morte di Gesù e sembra che questo lo abbia fatto cadere in disgrazia, perché fu richiamato a Roma dall’imperatore Tiberio. Quando arrivò, l’imperatore era già morto e da quel momento non vi sono altre notizie storiche su di lui.
Ai giorni di Gesù, c’erano diversi gruppi religiosi ebrei in Israele. I più noti sono i Farisei, che erano venuti alla ribalta circa centotrenta anni prima della nascita di Gesù. Non erano necessariamente un gruppo vasto, ma erano molto influenti. Il nome “fariseo” viene da una parola aramaica che significa “separato”, e i Farisei erano visti come separati dal resto della gente. Basavano le proprie vedute religiose sulla Tanakh14 e sulle tradizioni orali, che in genere consideravano avessero la stessa autorità. Nei Vangeli leggiamo che i Farisei mettevano in dubbio o criticavano le cose che Gesù faceva e che erano contrarie alle loro tradizioni orali, cosa che per loro equivaleva a infrangere la legge di Dio.
I Farisei credevano in Dio, negli angeli, negli spiriti, nella preghiera, nel giudizio finale, nell’immortalità dell’anima, nella venuta di un messia, nella fede e nelle opere. Gesù concordava con gran parte di ciò che insegnavano, come si vede dalla sua osservazione: Osservate dunque e fate tutte le cose che vi dicono di osservare; ma non fate come essi fanno, poiché dicono ma non fanno.15 La loro predicazione conteneva molta verità, ma non mettevano in pratica ciò che predicavano. Erano legalistici nei riguardi della Legge e delle loro tradizioni, con un’enfasi speciale sulla tradizione orale, a volte perfino superiore alla Legge di Mosè. Gesù lo indicò chiaramente quando disse loro: Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete alla tradizione degli uomini.16
I Farisei si opponevano a Gesù perché ritenevano fosse noncurante delle loro leggi; lo disapprovavano per come frequentava i peccatori e mangiava con loro, e per i contatti che teneva con i Gentili; e rifiutavano le affermazioni che Lui faceva su Se stesso e sul suo rapporto con il Padre.
Un altro gruppo importante ai tempi di Gesù era quello dei Sadducei. Dopo la distruzione del tempio nel 70 d.C., i Sadducei caddero nell’oblio e questo rende difficile conoscere molto delle loro origini e delle loro dottrine. Cominciarono ad avere importanza ai tempi dei Maccabei, ma il loro potere e il loro numero diminuirono durante il regno di Erode il Grande. Comunque la loro buona sorte risorse quando la Giudea cominciò a essere governata dai prefetti romani nel 6 d.C. Ai tempi di Gesù avevano una grande autorità nel corpo sacerdotale e nel Sinedrio (il corpo di governo ebraico a Gerusalemme, che, anche se sottoposto a Roma, manteneva ancora un’autorità giudiziale e religiosa ed era il sommo tribunale ebraico”).
Generalmente arrivavano al potere grazie ai loro contatti con le famiglie aristocratiche o dei sommi sacerdoti. Erano ellenizzati e in linea con i Romani e la classe regnante. Ai tempi di Gesù i sommi sacerdoti e le persone d’autorità nel tempio erano Sadducei. Rifiutavano gran parte di ciò che credevano gli Ebrei più pii (compresi i Farisei); quindi non credevano negli angeli o negli spiriti, nella risurrezione dei morti, nel giudizio finale, nella vita dopo la morte o in un futuro Messia. Si preoccupavano di mantenere la loro posizione privilegiata senza danneggiare i rapporti con i Romani e questo era uno dei motivi principali per cui osteggiavano Gesù.
Anche se nelle Scritture non se ne fa cenno, sappiamo di un altro gruppo religioso ebraico di quei tempi, quello degli Esseni. Se ne parla nelle opere storiche di Giuseppe, Filone e Plinio, oltre che nei rotoli del Mar Morto scoperti nel 1948. Sembra che molti di loro si fossero stabiliti vicino al Mar Morto tra il 150 e il 140 a.C. Intorno al 31 d.C. abbandonarono quei posti, forse a causa di un terremoto. Alcuni vi ritornarono dopo la morte di Erode il Grande. Scomparvero dai documenti storici dopo la grande rivolta del 66–60 d.C., in Giudea.
Gli Esseni erano contrari al tempio, credevano nella preesistenza e nell’immortalità dell’anima ed erano molto legalistici nelle questioni di purezza rituale. Si ritenevano i soli rimasti tra gli Ebrei giusti che vivevano negli ultimi giorni. Erano in attesa di un Messia politico e della fine dei secoli. Alcuni Esseni vivevano insieme in comunità e avevano ogni bene in comune. Si dedicavano allo studio delle Scritture, ai lavacri rituali, alla preghiera e alla copiatura dei loro scritti. I rotoli del Mar Morto, trovati nascosti nelle caverne vicino ai luoghi in cui vivevano, contenevano alcune opere attribuite a loro, insieme a rotoli di alcuni degli scritti del Vecchio Testamento.
Gli Zeloti erano un gruppo che si opponeva all’occupazione romana. In campo religioso erano vicini alle dottrine dei farisei; comunque cercavano di far avanzare la causa divina con qualsiasi mezzo necessario, compresi la violenza e l’omicidio, a volte perfino nei confronti di altri Ebrei. Si consideravano patrioti ed erano a favore della rivolta armata e di una soluzione militare per la liberazione politica del loro paese.
La maggior parte della gente in Israele ai tempi di Gesù non faceva parte dei gruppi religiosi citati sopra. Cercava semplicemente di vivere secondo la volontà di Dio. Era la gente comune, chiamata Am ha-Aretz, il popolo della terra. In capo religioso le loro vedute erano simili a quelle dei Farisei, ma questi li disprezzavano e li consideravano plebaglia che non sapeva niente della Legge e non faceva ciò che loro ritenevano necessario per mantenere la propria rettitudine. Erano le persone comuni che Gesù vedeva come le pecore perse della casa d’Israele, quelli di cui provava compassione, che lo ascoltavano e lo ricevevano con gioia. I discepoli di Gesù venivano soprattutto da questa gente.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Titolo generico dato a chi governava una parte qualsiasi di un regno o una provincia, con un’autorità soggetta solo a quella dell’imperatore romano.
2 Erode Filippo era il primo marito di Erodiade, che da lui divorziò per sposare suo fratello Erode Antipa.
3 Matteo 2,16.
4 Un etnarca era il governante di un popolo, una tribù o una nazione, ma non era un re. Archelao, come etnarca, aveva un’autorità superiore a quella dei suoi fratelli che erano tetrarchi.
5 Matteo 14,6–11.
6 Matteo 14,1–2; Marco 6,14–16; Luca 9,7–9.
7 Luca 13,31–33.
8 Luca 13,1.
9 Luca 23,6–12.
10 Luca 3,1.
11 Luca 9,10–14.
12 Marco 8,22–26.
13 Brisco, Holman Bible Atlas, 212.
14 La Tanakh è la Bibbia ebraica, nota ai Cristiani come Vecchio Testamento.
15 Matteo 23,3.
16 Marco 7,8.
Titolo originale: Jesus—His Life and Message: Rulers and Religion
Pubblicato originariamente in Inglese il 25 Novembre 2014
versione italiana affissa il 17 Maggio 2015;
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