Gesù – la sua vita e il suo messaggio: la nascita di Gesù (parte 4)

Di Peter Amsterdam

Giugno 14, 2015

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Alcuni mesi dopo essere tornata dalla sua visita a Elisabetta e aver intrapreso il secondo passo del matrimonio – il trasferimento a casa di Giuseppe – Maria partì con lui per un viaggio a Betlemme. Ci viene spiegato che il motivo del viaggio era che Cesare Augusto aveva ordinato un censimento e quindi Giuseppe era obbligato ad andare a Betlemme, la sua dimora ancestrale, perché discendeva dalla casa e dalla linea di Re Davide.1

Luca descrive come Giuseppe andò da Nazareth, in Galilea, fino a Betlemme, un villaggio della Giudea a una decina di chilometri da Gerusalemme, per essere registrato. Maria, che era incinta, lo accompagnò. Mentre erano a Betlemme, giunse per lei il tempo del parto. Ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, e lo fasciò e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.2

La storia tradizionale della nascita di Gesù descrive l’arrivo di Maria e Giuseppe a Betlemme mentre Maria è in travaglio, o forse all’inizio. In questo scenario, arrivano in una cittadina affollata e non riescono a trovare una sistemazione. Un albergatore dal cuore duro nega loro un posto nell’albergo locale e quando non riescono a trovare altro, cercano riparo in una stalla o una grotta dove vengono ospitati gli animali, e quella notte nasce Gesù.

Basandoci su quel che sappiamo della vita in Israele a quei tempi, la storia potrebbe essere andata un po’ diversamente. Diamo uno sguardo alle abitudini dell’epoca e ai termini greci originali usati da Luca nel suo vangelo, e cerchiamo di farci un’idea dello scenario più plausibile.

Luca indica che Maria e Giuseppe erano a Betlemme già da un po’ di tempo, prima che le venissero le doglie del parto, perché mentre erano là, giunse per lei il tempo del parto.3 Betlemme era lontana dalla strada principale per Gerusalemme e probabilmente non aveva una vera e propria locanda;4 la parola greca usata da Luca e tradotta qui con albergo è resa in altri testi con stanza degli ospiti.5 Molto probabilmente Giuseppe, essendo originario di Betlemme, aveva dei parenti lì e aveva cercato un posto da loro. A quei tempi le case consistevano generalmente di una stanza principale, dove la famiglia mangiava e dormiva, e di una stanza per gli ospiti collegata alla casa. A causa dell’affollamento di Betlemme, dovuto al censimento, probabilmente i parenti di Giuseppe non avevano spazio nella stanza degli ospiti e per questo Maria e Giuseppe avrebbero dovuto stare nella stanza principale della casa, la stessa in cui dormiva e mangiava il resto della famiglia.

Queste stanze di famiglia in genere includevano una zona posta a un livello più basso, in cui venivano tenuti per la notte gli animali domestici. In genere, sul pavimento del livello abitativo della stanza c’era una mangiatoia, da cui gli animali più grandi potevano mangiare pur restando sul livello inferiore. Questa è probabilmente la mangiatoia a cui fa riferimento Luca quando descrive dove era stato posto il neonato. Molto probabilmente Maria fu aiutata nel parto o da Giuseppe o dai parenti con cui stavano. Per una spiegazione più dettagliata della vita nelle case dei villaggi dell’epoca, clicca qui.

Nei campi intorno a Betlemme c’erano dei pastori che curavano le loro pecore.

Ed ecco, un angelo del Signore si presentò loro e la gloria del Signore risplendette intorno a loro, ed essi furono presi da grande paura. Ma l'angelo disse loro: «Non temete, perché vi annunzio una grande gioia che tutto il popolo avrà; poiché oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: Voi troverete un bambino fasciato, coricato in una mangiatoia.6

Questa è la terza volta che appare un angelo ad annunciare ciò che Dio stava facendo mandando Gesù nel mondo. La prima era stata a Zaccaria nel tempio, la seconda a Maria e adesso ai pastori. In questo caso, la gloria del Signore – lo splendore divino manifestato da una luce brillante – risplendette attorno ai pastori e, come nelle altre occasioni in cui era apparso un angelo, ci furono un certo timore iniziale e un’esortazione a non aver paura. Per altri particolari sui pastori, clicca qui.

L’angelo porta la buona notizia di una grande gioia destinata a tutto il popolo. L’annuncio dell’angelo fa eco alla promessa fatta ad Abraamo che in te saranno benedette tutte le famiglie della terra.7 L’angelo dice ai pastori che il bambino è nato a Betlemme, la città di Davide, collegandolo così a Davide e affermando che è il Messia, che è quel che il nome Cristo, l’Unto, vuol dire.8

L’angelo usò delle espressioni che la gente dell’epoca avrebbe riconosciuto come simboliche e significative. L’imperatore Augusto aveva portato la pace nell’impero romano nei decenni precedenti la nascita di Gesù e sembrava che l’avesse portata in tutto il mondo. Molti nell’impero lo definivano un “salvatore” e un altare portava l’iscrizione  in cui era indicato come il “salvatore del mondo intero”. Un’altra iscrizione in onore di Augusto diceva: “Il giorno della nascita del dio ha segnato l’inizio delle buone notizie per il mondo”.9 Il messaggio dell’angelo ai pastori proclamava la nascita del vero Re e Salvatore e affermava l’importanza che la sua nascita avrebbe avuto per le generazioni a venire.

Il messaggio dato dall’angelo fa eco alle parole di Isaia, che aveva predetto la nascita di questo bambino e chi e cosa sarebbe stato: Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l'impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Non ci sarà fine all'incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre.10

Ci viene detto che ad un tratto si unì all'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio, dicendo: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore».11 Altre traduzioni più vecchie rendono quest’ultima frase con pace in terra agli uomini di buona volontà. Alcuni documenti trovati nel deserto di Giudea tra il 1945 e il 1956 (generalmente noti come Rotoli del Mar Morto) hanno dato traduzioni più accurate che rendono la frase con pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore, oppure che Egli gradisce. Bock spiega: Nel primo secolo l’espressione “popolo sui cui si posa il suo favore” era una frase tecnica per indicare gli eletti di Dio, per cui popolo di Dio sono le persone che hanno ricevuto i gesti generosi della misericordia divina.12

Abbiamo visto in precedenza che Maria diede alla luce Gesù, lo avvolse in pannolini e lo depose in una mangiatoia. Il segno dato ai pastori era che avrebbero trovato un bambino fasciato, coricato in una mangiatoia.13 Dopo la partenza degli angeli, andarono a Betlemme a cercare il bambino. Quando lo trovarono, raccontarono a tutti quello che era successo e “tutti coloro che li udirono si meravigliarono”. Maria intanto meditava su queste cose e le serbava nel suo cuore.14

Maria e Giuseppe, fedeli a ciò che l’angelo aveva ordinato, chiamarono il loro nuovo bimbo Gesù, il nome dato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.15 Secondo le usanze giudaiche dei loro giorni, Giuseppe e Maria fecero circoncidere loro figlio otto giorni dopo la sua nascita e, dopo altri trentatré giorni, fecero un’offerta di purificazione per Maria al tempio, in accordo con le leggi mosaiche.16 Allo stesso tempo, redensero loro figlio, secondo il comandamento divino di redimere il figlio primogenito.17 Da queste azioni possiamo vedere che Maria e Giuseppe erano ebrei devoti che seguivano i comandamenti di Dio e che avrebbero istruito Gesù nelle vie della fede.

Mentre erano al tempio, Giuseppe e Maria incontrarono Simeone, che era giusto e pio e aspettava la consolazione d'Israele; […] e gli era stato divinamente rivelato dallo Spirito Santo, che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. […]i genitori vi portavano il bambino Gesù, per fare a suo riguardo quanto prescriveva la legge, egli lo prese tra le braccia e benedisse Dio.18

La preghiera di Simeone è il terzo inno di lode nella sezione introduttiva del Vangelo di Luca. Questo inno è noto come Nunc dimittis (dalle parole iniziali della versione latina).19 Simeone dichiara che i suoi occhi hanno visto la tua salvezza che Tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.20 Le sue parole affermano che la salvezza di Dio è per tutti i popoli, tutta l’umanità. Il suo riferimento a Gesù come luce echeggia ciò che era stato profetizzato da Zaccaria nel suo inno, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.21 L’inno di Simeone riflette anche alcuni passi del libro di Isaia.22 23 Giuseppe e Maria si meravigliarono delle parole che Simeone diceva di loro figlio.24

Simeone prosegue con una benedizione sui genitori di Gesù, poi profetizza:

Ecco, Costui è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione, e a te stessa una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori.25 Simeone profetizza che molti in Israele rifiuteranno Gesù.

Ecco come Brown descrive questa scena:

Non bisogna trascurare lo scenario drammatico della profezia di condanna su Israele. Simeone, vecchio e al termine della sua vita, tiene tra le braccia un bambino che è solo all’inizio della sua. Gli occhi di Simeone hanno sbirciato nel futuro e hanno visto la salvezza che questo bambino porterà indistintamente ai Gentili e a Israele; ma, da vero profeta, vede anche il rifiuto e la catastrofe. E la sua seconda tragica visione è indirizzata alla madre del bambino, colei alla quale era arrivata per prima la buona notizia di Gesù; perché essendo stata la prima a udire e accettare la parola, deve affrontare nella propria anima la sfida che essa pone e la tragedia di come sarà rifiutata da molti in quell’Israele che Gesù era venuto ad aiutare.26

Mentre Giuseppe e Maria sono ancora nel tempio, fanno un secondo incontro con una profetessa ottantaquattrenne di nome Anna, che era rimasta vedova dopo sette anni di matrimonio e aveva fedelmente svolto il suo culto nel tempio con digiuni e preghiere. Anche se nel suo Vangelo Luca non riferisce le sue parole esatte, le collega al concetto di una profezia dal libro di Gioele: i tuoi figli e le tue figlie profetizzeranno.27 Luca racconta che un uomo e una donna profetizzano entrambi su Gesù. Come vediamo in tutto il Vangelo di Luca e nel libro degli Atti, spesso egli include delle donne come elementi essenziali della storia di Gesù e di quella della Prima Chiesa.

Il racconto della nascita di Gesù fatto da Luca termina qui nel tempio, mentre Matteo descrive altri aspetti della nascita di Gesù che non trovano luogo nel Vangelo di Luca.

Matteo racconta la visita dei Magi:

Dei magi dall'oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorarlo».28

Era già passato del tempo, forse fino a due anni (come vedremo presto dall’intervento del re Erode contro i bambini di Betlemme sotto ai due anni), prima che arrivassero i magi.

Non si sa da dove provenissero esattamente i magi. Nel corso della storia sono state considerate più probabili tre località principali: la Persia, o Partia, dato che il termine magi era originariamente associato ai Medi e ai Persiani; Babilonia, perché I Babilonesi e i Caldei avevano sviluppato un grande interesse nell’astronomia e nell’astrologia, e perché a causa del grande numero di Ebrei che vi abitavano, gli astrologi potevano essere a conoscenza delle loro aspettative messianiche; e l’Arabia, o il deserto siriano, perché doni come oro e incenso erano associati alle carovane di cammelli provenienti da Madian, in Arabia.29

Non possiamo essere sicuri del luogo di provenienza dei magi, ma sembra che per consenso generale si trattasse dell’Arabia. Da dove vennero, comunque, non è importante quanto il fatto che vennero da fuori Israele. Matteo, come Luca, indica che Dio fece una cosa nuova, sottolineando il fatto che alla nascita di Gesù i Gentili sono attirati dalla luce del Figlio di Dio.30

Leggiamo che i magi videro “la sua stella in oriente”. Su questa stella ci sono state molte teorie e Morris ne fa un buon riassunto: Sono stati fatti molti tentativi di spiegare il fenomeno della stella: che sia stata una congiunzione planetaria, l’esplosione di una supernova, o l’apparizione di una cometa, ma nessuna è veramente convincente. Quel che è chiaro è che i Magi riferirono di qualche fenomeno astronomico che in qualche modo avevano collegato a un re in particolare, il re dei Giudei: ma non dicono cosa fosse.31

C’è una questione riguardante l’espressione greca utilizzata e la sua traduzione. Molte versioni rendono il testo con “abbiamo visto la sua stella in oriente”, mentre altre dicono “abbiamo visto sorgere la sua stella”, o “quando è sorta la sua stella”. Brown spiega: Se rinunciamo a tradurre con “in oriente” l’espressione “en te anatole” [le parole usate nel testo greco], non ci sono altre indicazioni che i Magi abbiano seguito la stella fino a Gerusalemme. Così invece, avendo visto il sorgere della stella che hanno associato con il Re dei Giudei, sono venuti nella capitale della Giudea per avere più informazioni.32

Il lettori del Vangelo di Matteo del primo secolo non avrebbero considerato strana la nascita di una stella per proclamare la nascita di un nuovo re, perché l’idea che la nascita e la morte di grandi uomini fosse annunciata da segni celesti era ampiamente accettata.33

Mentre i magi, che erano solo dei Gentili, erano venuti a rendere omaggio al “re dei Giudei” appena nato, Matteo fa notare che l’attuale re giudeo, i sommi sacerdoti e gli scribi erano completamente all’oscuro della sua nascita. Per ovvi motivi, quando Erode udì che i saggi erano venuti a cercare un nuovo re, si preoccupò. Questo avveniva poco prima della sua morte, in un momento in cui tra i suoi figli c’era dissenso su chi dovesse essere il prossimo re. (Vedi Governanti e gruppi religiosi, qui.) Avendo udito la notizia, Erode chiamò i sommi sacerdoti e gli scribi per sapere da loro dove sarebbe nato il messia. Poi convocò segretamente i magi e chiese loro quando avevano visto per la prima volta il segno della stella. Dalle azioni successive di Erode, possiamo supporre che fosse avvenuto entro i due anni precedenti. Erode allora disse ai magi di andare, trovare il bambino e poi informarlo di dove stava, così da poter andare anche lui ad adorare il nuovo re.

Quando i magi arrivarono a Betlemme, trovarono la casa in cui vivevano Maria, Giuseppe e Gesù.

E, entrati nella casa, trovarono il bambino con Maria sua madre e, prostratisi, lo adorarono. Poi aperti i loro tesori, gli offrirono doni: oro, incenso e mirra.34

Un punto interessante è che non è menzionato il numero dei magi, anche se la tradizione sostiene che fossero in tre, dato che sono tre i doni elencati: oro, incenso e mirra. La storia dei magi che venivano da lontano per prestare omaggio a un re e portargli dei regali non sarebbe stato un concetto estraneo ai primi lettori del vangelo. Ci sono numerose storie di quel periodo che descrivono personaggi importanti che prestano omaggio e portano tributi ai re.35

I saggi, avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.36 Anche Giuseppe riceve in sogno la visita di un angelo che gli dice: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo.37 Giuseppe e la sua famiglia partirono di notte e arrivarono in Egitto, dove rimasero fino alla morte di Erode – molto probabilmente usando i regali dei magi per finanziare il loro viaggio e le loro spese per il periodo in cui rimasero là. La fuga della famigliola in Egitto seguì uno schema classico: nel corso della storia, gli Ebrei si rifugiarono spesso in Egitto quando c’erano problemi in Palestina.38

Accortosi di essere stato ingannato dai magi, Erode s’infuriò e fece uccidere tutti i bambini maschi di Betlemme e della zona circostante che avevano meno di due anni, un avvenimento noto come la Strage degli Innocenti. Si è calcolato che nel villaggio e nelle zone circostanti ci fosse probabilmente una popolazione di un migliaio di persone; supponendo un tasso annuale delle nascite di circa trenta neonati, potevano esserci tra i venti e i trenta bambini sotto i due anni.39

Alla morte di Erode, Giuseppe fu nuovamente visitato in sogno da un angelo che gli diede delle istruzioni; questa volta era il momento di riportare la sua famiglia in Israele, cosa che fece. Ritornando e scoprendo che sulla Giudea regnava Archelao, fu di nuovo avvertito in sogno di non andarci, così si spostò a Nazareth, dove crebbe la sua famiglia.

Nel suo Vangelo, Matteo fa più volte dei paralleli tra la vita di Gesù e alcuni avvenimenti del Vecchio Testamento, per indicare il collegamento tra Lui e le antiche profezie. Il viaggio in Egitto e il ritorno in Israele fanno eco alla storia di Israele stesso. Quando Israele era giovinetto, Io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.40 Il salvataggio del bambino dalle mani di Erode è un parallelo con quello del piccolo Mosè dal faraone egiziano e di come condusse il popolo di Dio fuori dall’Egitto molti anni dopo. L’uccisione dei bambini da parte di Erode ricorda la richiesta del faraone che tutti i figli maschi degli Ebrei fossero uccisi.41 Le parole dell’angelo a Giuseppe per dirgli di ritornare in Israele sono simili a quelle rivolte a Mosè per dirgli di ritornare in Egitto e stare con il suo popolo per portarlo alla salvezza: Va', tornatene in Egitto perché tutti quelli che cercavano la tua vita sono morti.42 A Giuseppe fu detto in sogno: Alzati, prendi il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele, perché coloro che cercavano la vita del bambino sono morti.43 Vedremo altri di questi paralleli nel Vangelo di Matteo, come i quaranta giorni passati da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo, simbolo dei quarant’anni di Israele nel deserto.

Arrivando alla fine della storia della nascita di Gesù raccontata da Luca e Matteo, possiamo vedere come comincia a manifestarsi l’adempimento della promessa di Dio di mandare un Messia a redimere l’umanità. Poiché la sua promessa doveva adempirsi nel mondo, Dio scelse di entrare nel tempo e nella materialità del mondo, come viene rivelato nei racconti della nascita. La nascita fisica del Figlio di Dio divenne possibile mediante un atto dello Spirito Santo e la collaborazione di una giovane donna. La creazione di una famiglia con un padre e una madre fu resa possibile dall’intervento divino mediante i messaggi dati dagli angeli in sogno a Giuseppe e alla buona volontà di quest’ultimo di seguire le indicazioni ricevute. Dio mandò suo Figlio nel mondo affidandolo alle cure di due credenti devoti, lo protesse contro quelli che cercavano di ucciderlo, adempì le profezie del Vecchio Testamento sul futuro Messia, e preparò lo scenario per la salvezza e la riabilitazione da Lui promesse.

Dio che diventa carne, entra nel mondo e vive in mezzo alle sue creature per riconciliare a Sé l’umanità mediante la propria morte e risurrezione, è stato l’evento più importante nella storia umana. I Vangeli ci raccontano come la vita di Gesù, dalla nascita alla morte e oltre, adempie le promesse di Dio e dimostra il suo grande amore per l’umanità permettendoci di diventare suoi figli.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Luca racconta che questo censo avvenne quando Quirino era governatore della Siria. È in atto un certo dibattito tra gli studiosi sul fatto che Luca abbia indicato correttamente il momento, perché sembra che Quirino sia stato governatore in periodo successivo alla nascita di Gesù. Su questa differenza ci sono molte teorie che richiedono lunghe e tediose discussioni accademiche per stabilire se si parlasse del censimento come di un fatto storico – generato dallo scontento di Cesare Augusto nei riguardi di Erode nel periodo della nascita di Gesù, ma effettuato nel corso di alcuni anni – o se Luca si fosse semplicemente sbagliato; oppure se avesse usato il censimento come strumento letterario per volgere l’attenzione del lettore dal mondo governato da Cesare al piccolo villaggio di Betlemme dove nacque Gesù. Secondo le informazioni disponibili, e considerando che l’avvenimento in questione ebbe luogo oltre duemila anni fa, è possibile una qualsiasi di queste o di altre opzioni. In ogni caso, non mi sembra necessario dedicare un sacco di tempo a spiegare le varie teorie, visto che nessuna d’esse è decisiva.

2 Luca 2,6–7.

3 Luca 2,6.

4 Green, The Gospel of Luke, 128–29.

5 Luca 22,11, Marco 14,14.

6 Luca 2,9–12.

7 Genesi 12,3.

8 Costui trovò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia che, tradotto, vuol dire: “Il Cristo”» (Giovanni 1,41).

9 Brown, The Birth of the Messiah, 415–16.

10 Isaia 9,6–7.

11 Luca 2,13–14.

12 Bock, Jesus According to Scripture, 67.

13 Luca 2,12.

14 Luca 2,18–19.

15 Luca 2,21.

16 Levitico 12,2–6.

17 Dio aveva comandato al popolo d’Israele di consacrargli ogni primogenito maschio, umano o animale che fosse, perché apparteneva a Lui. L’animale sarebbe stato sacrificato, ma poteva anche essere riscattato, sacrificando al suo posto un agnello. Il Signore ordinò che i primogeniti umani, invece, fossero senz’altro riscattati mediante il sacrificio di un agnello  (Esodo 13,2.12.15).

18 Luca 2,25–28.

19 Bock, Jesus According to Scripture, 68.

20 Luca 2,30–32.

21 Luca 1,78–79.

22 Isaia 52,9–10; 49,6; 46,13; 42,6; 40,5.

23 Brown, The Birth of the Messiah, 458.

24 Luca 2,33.

25 Luca 2,34–35.

26 Brown, The Birth of the Messiah, 460.

27 Gioele 2,28.

28 Matteo 2,1–2.

29 Brown, The Birth of the Messiah, 168–69.

30 Ibid., 459.

31 Morris, The Gospel According to Matthew, 36.

32 Brown, The Birth of the Messiah, 174.

33 Ibid., 170.

34 Matteo 2,11.

35 Brown, The Birth of the Messiah, 174.

36 Matteo 2,12.

37 Matteo 2,13.

38 Morris, The Gospel of Matthew, 42.

39 Brown, The Birth of the Messiah, 204.

40 Osea 11,1.

41 Esodo 1,22.

42 Esodo 4,19.

43 Matteo 2,20.


Titolo originale: Jesus—His Life and Message: Jesus’s Birth - Part 4
Pubblicato originariamente in Inglese il 23 Dicembre 2014
versione italiana affissa il 14 Giugno 2015;
statistiche: 4.338 parole; 21.962 caratteri

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