Di Peter Amsterdam
Giugno 28, 2015
(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)
Gli ultimi articoli hanno coperto gli avvenimenti riguardanti la nascita di Gesù. Ora prendiamo in esame gli anni tra la sua nascita e l’inizio del suo ministero.
I Vangeli ci parlano di come Maria e Giuseppe tornarono dall’Egitto e si stabilirono a Nazareth e di un fatto avvenuto nel tempio quando Gesù aveva dodici anni. Oltre a ciò non dice niente della vita di Gesù tra la nascita e il suo battesimo avvenuto quando aveva circa trent’anni. Per avere un quadro generale di come può essere stata la vita di Gesù da giovane, possiamo vedere ciò che si sa della cultura e delle usanze in Israele ai suoi giorni. Dato che crebbe in un villaggio della Palestina nel primo secolo, possiamo dare uno sguardo alle informazioni storiche disponibili sulla vita in Israele a quei tempi, e da lì trarre alcune conclusioni su come probabilmente fu la sua vita.
Dal Vangelo di Matteo sappiamo che alla morte del re Erode un angelo apparve in sogno a Giuseppe, dicendogli di riportare in Israele Maria e Gesù. Al suo ritorno e sentendo che il figlio di Erode, Archelao, governava la Giudea, Giuseppe ebbe paura di andare là e divinamente avvertito in sogno, si rifugiò nel territorio della Galilea, e, giunto là, abitò in una città detta Nazaret.1
Il territorio della Galilea era la parte più settentrionale di Israele, la provincia più lontana da Gerusalemme. Con il suo suolo fertile, le piogge abbondanti e il clima mite, era una delle zone agricole più produttive di Israele. Era coltivata intensivamente per l’esportazione di grano e olive, e anche di vino. Il lago di Gennezaret, noto anche come Mare di Galilea, forniva pesce in abbondanza, che sosteneva l’industria del pesce secco.2 C’rea un detto giudeo, secondo il quale “se uno vuole diventare ricco, vada a nord; se vuole essere saggio venga a sud”.3 Anche se il detto voleva indicare che si poteva trovare la saggezza a Gerusalemme, nel sud, esso dimostrava anche che c’era la possibilità di arricchirsi in Galilea, la provincia più prospera del paese. La ricchezza, comunque, era inugualmente distribuita; accanto ai pochi ricchi della classe superiore e alla piccola borghesia alquanto più abbondante e costituita da mercanti, artigiani e proprietari di negozi, c’erano le classi minori della popolazione, costituite da mezzadri e braccianti.
Il popolo galileo era disprezzato dai vicini del sud. Uno scrittore lo descrive così:
Nel resto del paese c’era poco rispetto per la Galilea. Era la provincia più lontana da Gerusalemme e la più arretrata culturalmente. La letteratura rabbinica del tempo descrive i Galilei come sempliciotti, oggetto di barzellette a sfondo etnico. I Galilei che imparavano l’Ebraico lo pronunciavano così male che non venivano invitati a leggere la Torah nelle altre sinagoghe. Parlare la comune lingua aramaica in modo rozzo era un indice sicuro di radice galilee (come avrebbe scoperto Pietro un giorno, tradito nel cortile dal suo accento rurale). Le parole aramaiche conservate nei vangeli indicano che anche Gesù parlava in quel dialetto settentrionale, indubbiamente incoraggiando lo scetticismo nei suoi confronti. “Come può il Cristo venire dalla Galilea?”4
Nazareth, la città d’origine di Gesù, era un piccolo villaggio di circa duecento abitanti.5 Distava circa dieci chilometri dalla Via Maris, la strada principale che univa Damasco – un centro importante della cultura greco-romana e all’epoca un grande centro commerciale – al sud di Israele e all’Egitto.6 Circa quattro chilometri più a nord c’era la città ellenistica di Seffori, di lingua greca, che al momento della nascita di Gesù veniva ricostruita. Si pensa che Giuseppe, padre di Gesù, possa aver partecipato a quel lavoro di ricostruzione.
Molto probabilmente Gesù visse a Nazareth fino a circa trent’anni. Crescendo a Nazareth, avrebbe vissuto in maniera simile agli altri bambini del villaggio. Anche se le Scritture non offrono particolari su questo periodo, vedere com’era la vita in una casa ebraica di un villaggio nel primo secolo può darci un’idea delle sue esperienze infantili e giovanili.
Gesù era il primo figlio di Maria. Secondo la tradizione ebraica del tempo, lei aveva probabilmente circa quattordici o quindici anni più di Gesù e Giuseppe ne aveva forse fino a venticinque più di suo figlio. Secondo le Scritture, Gesù aveva quattro fratelli minori e almeno due sorelle. I suoi fratelli – Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simone7 – portavano il nome di patriarchi ebrei, indicando che la famiglia era ben radicata nella fede ebraica. I Vangeli non riportano i nomi delle sorelle.8 Tradizionalmente si considera che suo padre, Giuseppe, fosse un falegname. La parola greca teknon, tradotta come falegname, è usata anche per indicare chi lavora nella costruzione di case, come muratore o in attività simili.9
Gesù crebbe in una tipica famiglia ebrea, quindi, come per tutti i bambini maschi, la sua educazione religiosa durante i primi anni sarebbe venuta da sua madre. Man mano che cresceva, suo padre avrebbe cominciato a insegnargli la Torah. Gesù avrebbe imparato a conoscere le preghiere e il pasto settimanale del Sabbath, oltre alle festività, le preghiere, gli inni e le cerimonie della fede ebraica. In seguito avrebbe preso parte ai servizi nella sinagoga e ascoltato la lettura delle Scritture. Ne avrebbe anche imparato a memoria gran parte.
Non si sa se la sinagoga di Nazareth avesse una scuola, che sarebbe stato il posto in cui Gesù avrebbe ricevuto qualsiasi tipo di istruzione formale. I Vangeli, comunque, indicano chiaramente che Gesù era una persona istruita. È chiaro che sapeva leggere, perché lesse le Scritture nella sinagoga di Nazareth.10 S’impegnò anche in dibattiti con alcuni leader intellettuali, veniva chiamato “Rabbi” (titolo usato ai tempi di Gesù per descrivere gli studiosi e gli insegnanti della Torah) e “maestro”, e insegnava nelle sinagoghe.
Lo scrittore e professore ebreo David Flusser ha scritto:
Quando gli insegnamenti di Gesù sono esaminati alla luce dell’istruzione ebraica sua contemporanea, è facile osservare che Egli era tutt’altro che illetterato- Era perfettamente a suo agio sia con le Scritture Sacre che con la tradizione orale e sapeva come applicare questo retaggio erudito.11
Lo scrittore Robert Stein ha scritto:
Anche se non sappiamo in che modo Gesù abbia ricevuto la sua formazione e la sua istruzione, rimane pur sempre il fatto che la sua capacità di leggere, di discutere delle Scritture e di rispondere a domande esegetiche rivela che era un uomo istruito.12
Quando Gesù fu grande abbastanza, imparò il mestiere di suo padre e probabilmente lavorò con Giuseppe fino alla sua morte. Dopo aver iniziato il suo ministero, Gesù tornò a Nazareth e parlò nella sinagoga. Gli ascoltatori si offesero con Lui e dissero: Non è costui il falegname?13 Nel Vangelo di Matteo dicono: Non è costui il figlio del falegname?14 Sono questi riferimenti delle Scritture a informarci che Gesù doveva fare lo stesso lavoro di suo padre e molto probabilmente lo fece fino all’inizio del suo ministero, intorno ai trent’anni. C’è anche l’indicazione che Giuseppe morì prima che Gesù iniziasse il suo ministero, dato che quando si fa riferimento alla sua famiglia si parla di sua madre (e ai volte dei suoi fratelli), ma mai di suo padre.15 Se così fosse, allora come primogenito Gesù sarebbe diventato il capofamiglia e avrebbe avuto la responsabilità di mantenere gli altri.
Venendo da una devota famiglia ebraica, Gesù avrebbe osservato la legge mosaica, sarebbe andato a Gerusalemme per le varie festività annuali e per adorare nel tempio, avrebbe frequentato la sinagoga, detto le preghiere rituali e fatto tutte le altre cose che facevano i suoi contemporanei. Prima del suo ministero, la sua sarebbe stata la vita di un tipico abitante di Nazareth. Anche se molto probabilmente si distingueva per la sua conoscenza delle Scritture,16 la maggior parte della sua infanzia, adolescenza e vita da giovane adulto sembra essere stata quella di un normale ebreo palestinese del primo secolo.
Durante gli anni della sua crescita in Galilea, osservando gli avvenimenti intorno a Lui – vedendo i campi maturi e pronti per la mietitura, guardando i pastori che curavano le greggi e cercavano le pecore smarrite, partecipando a pranzi di nozze, vedendo i braccianti in attesa di lavoro, forse aiutando a costruire un granaio per un ricco che aveva appena avuto un raccolto abbondante – avrebbe avuto le esperienze di vita quotidiana che in seguito avrebbe usato per il suo insegnamento e la sua predicazione. Avrebbe osservato i seminatori e i vignaiuoli. Avrebbe conosciuto le difficoltà dei debitori e li avrebbe visti andare in prigione per i loro debiti. Essendo un falegname e un costruttore, sarebbe venuto in contatto con grandi proprietari terrieri e con gli amministratori che curavano i loro affari. Avrebbe incontrato amministratori buoni, furbi e infedeli. Gli anni in cui crebbe, visse, lavorò e fece le sue esperienze in un villaggio galileo l’avrebbero preparato per quando avrebbe prestato assistenza e insegnato agli altri.
È possibile che Gesù parlasse le tre lingue principali usate in Palestina nel primo secolo: ebraico, aramaico e greco. Luca ci dice che chiesero a Gesù di leggere il libro dei profeti nella sinagoga. Lesse da Isaia (un libro piuttosto difficile da leggere in Ebraico) e questo indica che sapeva leggere testi scritti in una forma linguistica più erudita. È possibile che conoscesse più di un dialetto ebraico, anche se una tale conoscenza era meno comune in Galilea che in Giudea.17 Le Scritture erano redatte in un Ebraico più erudito, mentre quello usato a volte nei dibatti scritturali – come quelli che Gesù ebbe con i farisei – era diverso. Dato che Gesù dibatteva pubblicamente con gli studiosi della Legge, avrebbe dovuto essere in grado di usare il linguaggio corretto per esporre in maniera efficace i suoi argomenti.18
L’Ebraico, comunque, non era il linguaggio della strada – la lingua usata più ampiamente tra gli Ebrei di ogni classe in Galilea e in Giudea era l’Aramaico.19 Questa era probabilmente la lingua che Gesù parlava ogni giorno.
A causa dei secoli di governo dei Seleucidi, i cui affari governativi e commerciali erano condotti in Greco, possiamo dire con sicurezza che ai tempi di Gesù la maggior parte degli Ebrei palestinesi delle classi superiori conosceva almeno un po’ di Greco, specialmente nelle città più grandi.20 È possibile, anche se non certo, che Gesù sapesse almeno un po’ di Greco, perché Nazareth era nella Bassa Galilea, una zona in cui vivevano molti Gentili di lingua greca. Anche se non faceva parte delle classi superiori, il suo lavoro avrebbe potuto metterlo in contatto con persone che parlavano il Greco. Nei Vangeli ci sono momenti in cui Gesù mantiene una conversazione con persone che probabilmente non parlavano né Ebraico né Aramaico, come quando parlò con un comandante romano21 e con Ponzio Pilato.22 Nessun traduttore viene menzionato in quei casi, anche se è possibile che ci fosse; ma è probabile che Gesù sapesse parlare almeno un po’ di Greco.23
Si può fare solo un’ipotesi ragionata sulle lingue parlate da Gesù, sull’educazione che ricevette, sull’esatto tipo di lavoro che fece e su quasi tutto il resto della sua vita dalla nascita al battesimo. I Vangeli ci parlano di un solo avvenimento della sua vita in quel periodo. Luca racconta:
Or i suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. E, quando Egli compì dodici anni, essi salirono a Gerusalemme, secondo l’usanza della festa. Terminati quei giorni, mentre essi ritornavano, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme; ma Giuseppe e sua madre non lo sapevano. Supponendo che Egli fosse nella comitiva, essi fecero una giornata di cammino, poi si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti; e, non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme in cerca di lui.
E avvenne che, tre giorni dopo, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. E tutti quelli che l’udivano, stupivano della sua intelligenza e delle sue risposte. E, quando essi lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!». Ma egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le parole che aveva detto loro. Ed Egli scese con loro, tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. E sua madre serbava tutte queste parole nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.24
Questa storia ci offre alcune indicazioni. Innanzi tutto, ci viene ricordata ancora una volta la religiosità di Maria e Giuseppe, dato che prendevano parte tutti gli anni alla festa della Pasqua a Gerusalemme. Questo ci dice che Gesù fu allevato in una famiglia credente. Aveva visitato il tempio, aveva visto il sacrificio degli agnelli e il sangue versato sui quattro angoli dell’altare per i peccati del suo popolo. Aveva visto la festa e l’allegria di quei momenti, oltre alle preghiere, ai riti e al significato di ogni cosa.
La Pasqua era celebrata alla sera e quindi richiedeva ai viaggiatori che venivano a Gerusalemme di fermarsi almeno per una notte. Poi, il giorno dopo iniziava la Festa dei Pani Azzimi; quindi è probabile che, dopo aver fatto un viaggio di tre o quattro giorni e centotrenta chilometri da Nazareth a Gerusalemme, la famiglia di Gesù si sarebbe fermata anche per la seconda festa e quindi sarebbe rimasta a Gerusalemme per tutti e otto i giorni.
Il viaggio da Nazareth a Gerusalemme era lungo e i pellegrini in genere viaggiavano in gruppo per motivi di sicurezza. In questo caso, Giuseppe e Maria probabilmente viaggiavano con parenti e amici e si resero conto che Gesù non era con il loro gruppo solo alla fine della giornata, dopo aver fatto una trentina di chilometri.
Al loro ritorno a Gerusalemme, lo trovarono nel tempio ad ascoltare e interrogare i maestri religiosi, che erano sorpresi dall’intelligenza di Gesù. La parola greca qui usata per intelligenza sottolinea la sua profonda comprensione piuttosto che la semplice conoscenza. Il fatto che ascoltasse e interrogasse gli insegnanti della Legge presagisce i suoi futuri incontri con loro e riflette anche sia l’interesse di Gesù per la Legge sia la sua religiosità. La loro sorpresa davanti all’intelligenza di Gesù e alle sue risposte era una premonizione della reazione del popolo al suo ministero negli anni a venire.
Questa storia ci dà un’idea di quanto Gesù fosse saggio già da giovane. Comunque, il suo tema centrale è il riferimento che Lui fa a Dio come suo Padre.25 Maria chiede a Gesù come abbia potuto trattarli in quel modo, perché lei e Giuseppe l’avevano cercato “angosciati”. Considerato che mancava da tre giorni, qualsiasi genitore può immaginarsi la loro preoccupazione e anche che le parole di Maria qui riportate sono probabilmente una versione moderata e abbreviata di quello che può aver detto.
Gesù risponde con un: Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio? [NR]. Alcune traduzioni lo traducono devo occuparmi delle cose del Padre mio [LND,CEI]. In entrambi i casi, Gesù vuole indicare che deve essere al servizio di suo Padre e che in tale vocazione la sua famiglia terrena non ha controllo su di Lui.26 Mentre Maria parla di “tuo padre ed io”, Gesù sottolinea che un altro Padre ha la precedenza. La sua dichiarazione che deve essere nella casa di suo Padre dimostra un senso di obbligo come quello indicato nelle affermazioni che fa durante il suo ministero, quando parla del ruolo che il Padre gli ha dato.
Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio anche alle altre città, perché sono stato mandato per questo.27 È necessario che il Figlio dell’uomo soffra molte cose, sia rigettato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, sia ucciso e risusciti il terzo giorno.28 29
Questa storia fa prevedere il forte senso d’identità e il rapporto che Gesù ha con Dio, dimostrando che quel rapporto ha la precedenza su qualsiasi legame familiare. Anche se in quel momento i suoi genitori non capirono cosa intendesse dire con “devo essere nella casa del Padre mio”, sua madre, che visse fino a vederlo svolgere il suo ministero, probabilmente lo comprese molti anni dopo. Per il momento, serbava tutte queste parole nel suo cuore. Gesù tornò ubbidientemente a casa con i genitori e ci vien detto che cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.30
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Matteo 2,22–23.
2 Riesner, in Dictionary of Jesus and the Gospels, 252.
3 Edersheim, The Life and Times of Jesus the Messiah, 155.
4 Yancey, The Jesus I Never Knew, 60.
5 Riesner, in Dictionary of Jesus and the Gospels, 36.
6 Gnilka, Jesus of Nazareth, 68.
7 Marco 6,3.
8 Gnilka, Jesus of Nazareth, 68.
9 Ibid., 69.
10 Luca 4,16–21.
11 Flusser, Jesus, 29–30.
12 Stein, Jesus the Messiah, 88.
13 Marco 6,3.
14 Matteo 13,55.
15 Giovanni 2,12, Marco 3,31, Luca 8,19.
16 Luca 2,46–47.
17 Wise, Languages of Palestine, in Dictionary of Jesus and the Gospels, 442.
18 Ibid.
19 Ibid., 439.
20 Ibid.
21 Matteo 8,5–7, 13.
22 Luca 23,3; Giovanni 18,33–38.
23 Wise, Languages of Palestine, in Dictionary of Jesus and the Gospels, 443.
24 Luca 2,41–52.
25 Brown, The Birth of the Messiah, 474–75, 489.
26 Ibid., 493.
27 Luca 4,43.
28 Luca 9,22 (vedi anche Luca 17,25; 22,37; 24,7).
29 Brown, The Birth of the Messiah, 490.
30 Luca 2,51–52.
Titolo originale: Jesus—His Life and Message: Young Jesus
Pubblicato originariamente in Inglese il 20 Gennaio 2015
versione italiana affissa il 28 Giugno 2015;
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