Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i metodi d’insegnamento

Di Peter Amsterdam

Aprile 2, 2016

[Jesus—His Life and Message: Teaching Methods]

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

(Questo articolo è un mio riassunto dei punti spiegati da Robert H. Stein nel libro The Method and Message of Jesus’ Teachings.)

Gesù era un insegnante fantastico che sapeva come affascinare il suo pubblico e dare il messaggio con grande forza. Nel modo in cui insegnava c’era qualcosa che attirava la gente facendo sì che ascoltasse, tanto che folle di migliaia di persone restavano per giorni ad ascoltarlo.1

Nei Vangeli, Gesù menziona e cita il Vecchio Testamento quando insegna. Comunque, a differenza degli scrivi e dei rabbini, i cui insegnamenti in genere si basavano sull’interpretazione delle Scritture insegnate da altri rabbini del passato, Gesù parlava con un’autorità unica che veniva da suo Padre.2 Nel Sermone del Monte, per esempio, ha ripetuto più volte: Voi avete udito che fu detto agli antichi… Ma io vi dico….3 Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, perché Egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.4 Anche il modo in cui guariva la gente e scacciava i demoni contribuiva alla sua autorità d’insegnante.

Gesù lo sgridò, dicendo: «Sta’ zitto ed esci da costui!» E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. E tutti si stupirono e si domandavano tra di loro: «Che cos’è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! Egli comanda perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!»5

Oltre a parlare con autorità, Gesù impiegava diverse tecniche d’insegnamento per comunicare il suo messaggio in maniera interessante e affascinante. Essere al corrente dei vari stili d’insegnamento da Lui utilizzati può aiutarci a comprendere meglio il significato del suo messaggio. Vediamone alcuni.

Enfatizzazione

A volte Gesù esagerava una verità. Con alcune affermazioni esagerate poteva enfatizzare il significato di ciò che diceva. Quest’enfasi esagerata era caratteristica del modo d’esprimersi semitico di quei tempi.6

Ecco un esempio di queste esagerazioni di Gesù:

Ora, se il tuo occhio destro ti è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te, perché è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna.7

Gesù non stava promuovendo l’automutilazione; impiegava un’esagerazione per indicare in modo intenso che dovremmo eliminare dalla nostra vita quello che ci fa peccare, per quanto possa essere doloroso. Usare un’esagerazione era uno strumento che trasmetteva in termini crudi il senso di ciò che voleva dire.

Iperbole

In maniera simile all’enfatizzazione, o esagerazione, Gesù usava l’iperbole, che ritrae un’azione impossibile. Un esempio di ciò è quando Gesù chiamò gli scribi e i farisei guide cieche: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello!”8 Ovviamente, è impossibile inghiottire un cammello, ma quest’immagine impossibile accentuava la sua affermazione. Un altro esempio si ha quando Gesù ci dettò di “togliere prima dal tuo occhio la trave e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”.9 Il significato dell’espressione figurata è chiaro, anche se ovviamente impossibile.

Gioco di parole

Gesù usava anche giochi di parole, quando due termini dal suono simile avevano significati diversi, o quando la stessa parola poteva avere significati diversi. Nelle traduzioni in Italiano o in altre lingue non vengono avvertite, ma esistono nell’Aramaico originale parlato da Gesù.

Un esempio è dato dal versetto citato sopra: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello”. In Aramaico la parola per cammello era gamla e quella per moscerino era galma. Quindi il gioco di parole era: “Guide cieche, che filtrate il galma e inghiottite il gamla”. Un altro esempio di questo è: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va; così è per chiunque è nato dallo Spirito”.10 In Aramaico si usa la parola ruah sia per vento, sia per spirito. Quindi, il ruah soffia dove vuole… così è per chiunque è nato al ruah.

Similitudine

La similitudine è un paragone tra due cose che sono diverse tra di loro e sono collegate dalla congiunzione “come”, da “simile a…”, o dai nessi “così…come”, “tale…quale”, “come…tale”. Per esempio: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe”.11 Un altro esempio è:

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia”.12

In queste similitudini si notano chiaramente il paragone e le differenze. Nella prima similitudine, i credenti sono paragonati a pecore e dovrebbero essere come serpenti in quanto ad astuzia e come colombe in quanto a irreprensibilità. Nella seconda, i farisei che sembrano giusti all’esterno, ma sono corrotti interiormente, sono paragonati a tombe che esteriormente sono pulite e grandiose, ma dentro sono piene di marciume.

Metafora

La metafora è un paragone tra cose essenzialmente diverse. Le metafore non usano collegamenti come le similitudini, dicendo che una cosa è simile a un’altra; invece fanno un paragone implicito. Una similitudine direbbe “l’occhio è come la lampada del corpo”, mentre una metafora direbbe “l’occhio è la lampada del corpo”.

Tra gli esempi delle metafore di Gesù troviamo: “Voi siete il sale della terra”13 e “Voi siete la luce del mondo”.14 La messe è veramente grande, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Signore della messe che spinga degli operai nella sua messe”.15 Con queste metafore Gesù fa un paragone diretto tra due cose dissimili. Paragona i discepoli al sale e alla luce, e la messe alle folle che hanno bisogno di ascoltare il messaggio di Dio. Anche i vari “Io sono” nel Vangelo di Giovanni sono metafore: “Io sono il pane della vita”; “Io sono la luce del mondo”; “Io sono la vite, voi siete i tralci”.16

Proverbio

Gesù usò numerosi proverbi – detti brevi e stringati, generalmente di una sola frase, che contengono un’affermazione memorabile, espressa in maniera da far colpo. Le seguenti espressioni di Gesù possono essere considerate dei proverbi: “Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”;17Perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada”;18Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua”.19

Indovinello

Un indovinello all’interno delle Scritture è una forma tipica di detto saggio che spinge l’individuo a scoprire il significato in esso nascosto. Alcuni esempi degli indovinelli di Gesù sono:

Io distruggerò questo tempio fatto da mani, e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani”;20Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile”;21Perché, se tali cose si fanno al legno verde, che cosa sarà fatto al legno secco?22

A fortiori (a maggior ragione)23

Le affermazioni a fortiori sono un tipo di argomento logico secondo il quale, se una cosa è vera, ne consegue che una seconda cosa ha un motivo ancora più valido per essere considerata tale.24 Era una tecnica d’insegnamento utilizzata dai rabbini ebraici per insegnare “dal minore al maggiore” o “dal più debole al più forte”, nel senso che se una conclusione è valida per un caso minore, tanto più lo è per uno maggiore. Questo argomento si nota quando il testo dice qualcosa di simile a “se… quanto più…”

Per esempio:

«Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a coloro che gliele chiedono».25 Un secondo esempio è: «Chi è l’uomo fra voi che avendo una pecora, se questa cade in giorno di sabato in una fossa, non la prenda e non la tiri fuori? Ora, quanto vale un uomo più di una pecora! È dunque lecito fare del bene in giorno di sabato?». Allora Egli disse a quell’uomo: «Stendi la tua mano!». Ed egli la stese e fu resa sana come l’altra.26

Uso di domande

Nei suoi insegnamenti Gesù usò domande per diversi scopi. Uno era quello di aiutare i suoi ascoltatori a chiarire o affermare i loro pensieri, le loro idee o la loro posizione su un argomento facendoli riflettere e arrivare a una conclusione mediante i loro stessi procedimenti mentali. Facendo una domanda, fissava il suo punto ancora più saldamente nella mente degli ascoltatori. Un esempio di questo, in un momento decisivo del suo ministero, fu quando chiese ai suoi discepoli:

«Chi dice la gente che io sia?». Essi risposero: «Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, ed altri uno dei profeti». Ed Egli disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». E Pietro, rispondendo, gli disse: «Tu sei il Cristo».27 Ne troviamo un secondo esempio nella parabola del Buon Samaritano, quando Gesù chiese: «Quale dunque di questi tre ti pare sia stato il prossimo di colui che cadde nelle mani dei ladroni?». E quello [il dottore della legge a cui Gesù stava parlando] disse: «Colui che usò misericordia verso di lui». Gesù allora gli disse: «Va’ e fa’ lo stesso anche tu».28

A volte Gesù usava delle controdomande per affermare una cosa importante quando si aspettavano che rispondesse in una situazione a Lui ostile. Un esempio del genere è nell’occasione in cui era nel tempio e i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani gli chiesero:

«Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato codesta autorità per fare queste cose?». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Anch’io vi domanderò una cosa; rispondetemi dunque, ed io vi dirò con quale autorità faccio queste cose. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». … Perciò, rispondendo, dissero a Gesù: «Non lo sappiamo». E Gesù, rispondendo, disse loro: «Neppure io vi dico con quale autorità faccio queste cose».29

A volte fece anche delle domande retoriche – che si fanno non per ricevere una risposta verbale, ma per produrre un effetto. A volte l’effetto era quello di far assentire mentalmente i suoi interlocutori con quello che stava dicendo. Un caso simile fu quando gli scribi dissero che scacciava “i demoni con l’aiuto del principe dei demoni”. Al che Gesù replicò con: «Come può Satana scacciare Satana?»30

A volte le sue domande retoriche servivano a dare maggior peso a un’affermazione, come:

«Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua?»31

A volte le domande esprimevano la sua frustrazione:

«O generazione incredula, fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò?»32 Ma Egli gli disse: «O uomo, chi mi ha costituito giudice e arbitro su di voi?»33

Gesto illustrativo

A volte Gesù trasmetteva il suo messaggio in maniera non verbale. Faceva in modo che le sue azioni esprimessero ciò che voleva dire. Un esempio di questo fu il suo incontro con Zaccheo, il ricco pubblicano che voleva vedere Gesù ma non ci riusciva per via della folla. Zaccheo corse avanti e si arrampicò su un albero. Quando Gesù lo vide, disse: «Zaccheo, scendi giù subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua». Ed egli scese in fretta e lo ricevette con gioia.34 Il gesto di mangiare con l’odiato esattore delle tasse voleva affermare che la salvezza era disponibile anche ai peccatori.

Quando i discepoli di Giovanni Battista gli portarono un messaggio da parte sua, chiedendogli se fosse Colui che doveva venire, la risposta di Gesù fu: «Andate e riferite a Giovanni le cose che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i sordi odono; i morti risuscitano e l’evangelo è annunziato ai poveri».35 Quando Gesù guariva la gente, o faceva altri miracoli, le sue azioni predicavano la presenza del regno di Dio e dichiaravano che Gesù era il Messia.

Gesù insegnava con le sue parole le sue azioni e molti di quelli che lo ascoltavano cominciarono a credere che era veramente il Messia, l’inviato di Dio. La sua risurrezione avrebbe dimostrato che lo era.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Marco 8,1–3, Matteo 15,32.

2 Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre stesso mi ha mandato e mi ha comandato ciò che io devo dire ed annunziare. Ed io so che il suo comandamento è vita eterna; le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre me le ha dette (Giovanni 12,49–50).

Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere (Giovanni 14,10).

3 Matteo 5,21–22, 27–28, 33–34, 38–39, 43–44.

4 Matteo 7,28–29 NR.

5 Marco 1,25–27.

6 Stein, The Method and Message of Jesus’ Teachings, 8.

7 Matteo 5,29.

8 Matteo 23,24 NR.

9 Matteo 7,3–5.

10 Giovanni 3,8.

11 Matteo 10,16.

12 Matteo 23,27.

13 Matteo 5,13.

14 Matteo 5,14.

15 Matteo 9,37–38.

16 Giovanni 6,35, 8,12, 15,5.

17 Matteo 6,21.

18 Matteo 26,52.

19 Marco 6,4 NR.

20 Marco 14,58.

21 Matteo 24,28 NR.

22 Luca 23,31.

23 La locuzione a fortiori (sott. ratione), dal Latino medievale, “a più forte ragione”, “a maggior ragione”, indica un argomento teso a provare che la tesi in questione ha ragioni ancora più forti per essere valida.

24 http://www.treccani.it/vocabolario/a-fortiori/.

25 Matteo 7,9–11.

26 Matteo 12,11–13.

27 Marco 8,27–29.

28 Luca 10,36–37.

29 Marco 11,28–30, 33.

30 Marco 3,22–23.

31 Marco 8,36–37.

32 Marco 9,19.

33 Luca 12,14.

34 Luca 19,5–6.

35 Matteo 11,3–5.


Pubblicato originariamente in Inglese il 24 marzo 2015.

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