Al cuore di tutto: l’uomo-Dio (parte2)

Di Peter Amsterdam

Maggio 16, 2011

Nella prima parte di L’uomo-Dio, abbiamo preso in esame alcune delle cose che Gesù disse e fece che affermavano la sua divinità.

I suoi discepoli, quelli che vissero e lavorarono con Lui negli anni del suo ministero pubblico e che lo osservarono da vicino, arrivarono tutti alla conclusione che fosse Dio.

Il punto di vista dei discepoli di Gesù

I suoi seguaci erano tutti ebrei, quindi conoscevano profondamente le scritture ebraiche. Erano intensamente consapevoli che, secondo le Scritture, esisteva un solo Dio e che adorarne un altro era un peccato passibile della morte.

Questi uomini non sapevano che Gesù fosse Dio, quando Lui chiese loro di seguirlo. Arrivarono a credere che fosse il Messia promesso, il Cristo. In genere, però, gli ebrei non si aspettavano che il Messia fosse Dio. Ai tempi di Gesù si aspettavano che fosse “l’Unto” – come unti erano i re d’Israele – che avrebbe liberato la loro patria dall’oppressione di Roma. I discepoli pensavano che Gesù sarebbe stato un re terreno, unto da Dio. Non si aspettavano che il loro Messia fosse Dio in persona. Con il tempo i discepoli cominciarono a capire che Gesù era più del Messia, era Dio, ma non lo capirono appieno fino a dopo la sua morte e resurrezione.

Sembra poi che perfino la notte dell’arresto di Gesù, anche se Lui li aveva preavvertiti, non avessero capito del tutto quello che stava succedendo e gli eventi che li avrebbero colpiti. All’inizio della settimana avevano sentito i loro compatrioti accogliere Gesù al grido di “benedetto colui che viene nel nome del Signore” e “osanna nei luoghi altissimi”.[1] Alcuni giorni più tardi sentirono la folla gridare: “Crocifiggilo!”[2]

Lo videro predicare a folle di migliaia di persone e assistere i singoli individui. Testimoniarono i suoi miracoli: sapevano che c’erano stati solo cinque pani e due pesci all’inizio, ma alla fine del pasto ne raccolsero delle ceste piene. Lo videro camminare sull’acqua, ridare la vista ai ciechi, guarire i lebbrosi e resuscitare i morti. Lo videro arrestato, sferzato e inchiodato a una croce. Lo videro morire ed essere deposto in una tomba. Si disperarono e si nascosero dopo la sua morte, poi lo videro nuovamente vivo. Gli parlarono, mangiarono con Lui e quaranta giorni dopo lo videro salire nelle nuvole del cielo.

Gli avvenimenti della vita, della morte e della resurrezione di Gesù convinsero questi uomini – e molti altri che lo seguivano – che Gesù non era solo il Messia, ma era Dio. I suoi discepoli lo credevano tanto profondamente che lo predicarono per il resto della loro vita, anche se così facendo furono soggetti a persecuzioni, sofferenze e martirio.  Secondo la tradizione, quasi tutti gli apostoli subirono il martirio per la loro fede e solo Giovanni ebbe una morte naturale.

Prima della sua crocifissione, i discepoli forse non avevano completamente capito chi era Gesù e quale fosse il significato della sua morte per i peccati del mondo; ma dopo la sua resurrezione e prima della sua ascensione, Gesù spiegò loro le scritture che li aiutavano a capire meglio il suo ruolo in esse.

«Queste sono le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi». Allora aprì loro la mente, perché comprendessero le Scritture, e disse loro: «Così sta scritto, e così era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicasse il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme».[3]

 

E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano.[4]

Dopo il giorno della Pentecoste, i discepoli predicarono e scrissero a proposito della divinità di Gesù e in questo articolo includeremo parte di ciò che dissero. Furono gli scritti del Nuovo Testamento i Vangeli e le Epistole che posero i fondamenti dei principi base del cristianesimo: la divinità di Gesù, la sua incarnazione e la dottrina della Trinità.

La fede ebraica e la bestemmia

Tutti i primi discepoli e apostoli erano ebrei. Paolo, che scrisse molte delle epistole del Nuovo Testamento, non credette a Gesù fino ad alcuni anni dopo la sua ascensione. Tuttavia, è considerato anche lui un apostolo ed ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo della prima chiesa cristiana e della sua dottrina. Non solo era un ebreo, ma, come disse lui stesso, era un “ebreo di ebrei; quanto alla legge, fariseo, quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile”.[5]

Per un ebreo di quei giorni, e specialmente per qualcuno entusiasta come Paolo, le Scritture la Legge e i Profeti erano una parte integrante della vita. Obbedivano alla Legge, sia a quella morale sia a quella cerimoniale. Essa governava la loro vita.  Il loro contesto, la loro cultura e la loro visione del mondo era totalmente permeata dalle Scritture e dalle tradizioni che erano sorte intorno a esse. Quello che le Scritture definivano errato era universalmente inteso come errato. Se disobbedivano alle Scritture, rischiavano di essere puniti, non solo spiritualmente, ma anche fisicamente. Ai loro tempi, la donna sorpresa in adulterio sarebbe stata lapidata e uccisa. Stefano, uno dei primi discepoli, fu lapidato per quella che fu considerata una bestemmia. Tali erano le leggi che governavano il popolo ebraico e andare contro di esse aveva delle conseguenze.

Al centro della fede ebraica, e sostenuta dalla loro legge, c’era l’alleanza con Dio. Il culto del Dio d’Israele aveva capitale importanza. La fedeltà a Lui e a Lui solo era al centro della loro fede.

Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro Dio, l'Eterno è uno. Tu amerai dunque l'Eterno, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza. Temerai l'Eterno, il tuo Dio, lo servirai e giurerai per il suo nome. Non seguirete altri dèi, fra gli dèi dei popoli che vi circondano, (perché l'Eterno, il tuo Dio, che sta in mezzo a te, è un Dio geloso); altrimenti l'ira dell'Eterno, del tuo Dio, si accenderebbe contro di te e ti farebbe scomparire dalla faccia della terra.[6]

Io sono l'Eterno, il tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dèi davanti a me. Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l'Eterno, il tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.[6]

Chi sacrifica a un altro dio, all'infuori del solo Eterno, sarà sterminato.[8]

 

In precedenza, durante il ministero di Gesù, dopo che aveva camminato sulle acque, la Bibbia dice che i suoi discepoli lo adorarono e dichiararono: “Veramente tu sei il Figlio di Dio!”[9] Ma dopo aver testimoniato la sua morte e averlo rivisto vivo, i discepoli cominciarono ad adorarlo regolarmente come Dio. Ciò era impensabile secondo la legge, la consuetudine e la cultura ebraica. Tuttavia i discepoli erano tanto convinti della divinità di Gesù che superarono quel limite.

Ora gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato e, vedutolo, lo adorarono.[10]

 

Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia.[11]

Presto, andate a dire ai suoi discepoli che egli è risorto dai morti; ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete; ecco, io ve l'ho detto». Esse dunque si allontanarono in fretta dal sepolcro con spavento e con grande gioia; e corsero a darne la notizia ai suoi discepoli.  E mentre andavano per dirlo ai discepoli, ecco Gesù venne loro incontro e disse: «Salve!». Allora esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono.[12]

Testimonianza degli autori del Nuovo Testamento

Gli autori del Nuovo Testamento, alcuni dei quali erano tra gli apostoli, affermarono esplicitamente che Gesù è Dio.

Il Cristo che è sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno. Amen.[13]

 

Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi.[14]

 

Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo.[15]

 

[…] aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo.[16]

 

[…] Gesù Cristo; questo è il vero Dio e la vita eterna.[17]

 

Tommaso rispose [a Gesù] e gli disse: «Signor mio e Dio mio!»[18]

Quest’ultimo esempio di Tommaso che chiama Gesù Signore e Dio è uno dei riferimenti più straordinari, perché egli descrive Gesù con due parole che significano entrambe Dio. Il Vangelo di Giovanni, scritto originariamente in greco, usa le parole greche Kyrios (Signore) e Theos (Dio).

Kyrios era la traduzione della parola ebraica Adonai (Signore), che gli ebrei usavano al posto di YHWH, il nome che Dio aveva rivelato a Mosè sul monte Sinai. Dato che gli ebrei non pronunciavano il nome YWHW, si riferivano invece a Dio come a Signore. Quindi Adonai (Kyrios) era un riferimento diretto al nome di Dio, YWHW.

La parola Dio in questo versetto traduce l’ebraico Elohiym col termine greco Theos, che significa ugualmente Dio. Quindi Tommaso, dicendo “mio Signore (Kyrios-YWHW) e mio Dio (Theos-Adonai)” fa una forte affermazione: che Gesù è sia YWYH sia Elohiym, entrambi nomi ebraici per Dio.

Nel Vecchio Testamento troviamo un esempio di come Dio è chiamato sia Signore (Adonai) sia Dio (Elohiym) nel Salmo 35,23, che dice:

 

Risvegliati e destati, per farmi giustizia e per difendere la mia causa, o Dio mio e Signore mio.

 

Poteri divini

Oltre a chiamare Gesù Dio e ad adorarlo come tale, gli autori del Nuovo Testamento scrissero che Gesù fece, o può fare, cose che solo Dio può fare – cominciando dalla creazione di tutte le cose.

Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.[19]

Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio, che Egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l'universo.[20]

Poiché in Lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in Lui.[21]

Anche il giudizio degli uomini nell’aldilà, una prerogativa divina rivendicata da Gesù, fu attestata dagli scrittori del Nuovo Testamento.

Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male.[22]

 

Questa è una dimostrazione del giusto giudizio di Dio, […] quando il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all'evangelo del Signor nostro Gesù Cristo.[23]

 

Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. Poiché Egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che Egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti..[24]

 

Gli apostoli predicano anche il perdono dei peccati, un’altra prerogativa divina rivendicata da Gesù.

Dio lo ha esaltato con la sua destra e lo ha fatto principe e salvatore per dare ad Israele ravvedimento e perdono dei peccati.[25]

 

[…] Il Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per per strapparci da questo mondo perverso.[26]

 

[…] Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il Principe dei re della terra. A Lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue.[27]

 

Il cuore del cristianesimo

Al cuore del cristianesimo c’è che Gesù è Dio. È la fede in questo che fa di una persona un cristiano. Se non fosse Dio, allora al cuore della nostra fede non ci sarebbe niente ed essa sarebbe infondata. Gesù affermò di essere Dio. I suoi discepoli ci credettero, lo predicarono e cominciarono il movimento cristiano che è durato per oltre duemila anni, un movimento che attualmente consiste di oltre due miliardi di persone che credono in questa verità fondamentale.

Il Nuovo Testamento dichiara che Gesù esistette prima di ogni altra cosa, che tutte le cose furono create da Lui, che entrò nella sua creazione facendosi uomo, che perdona i peccati, che mediante la sua morte e la sua resurrezione ci ha portato la salvezza e la vittoria sulla morte. I suoi miracoli indicano tutti la sua divinità, come d’altronde fa il suo rapporto unico con il Padre. I suoi insegnamenti la suggeriscono e l’affermazione del suo potere di giudizio sull’umanità la attestano.

Una delle svolte decisive nel ministero di Gesù fu quando i suoi seguaci cominciarono a capire chi fosse veramente.

Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dicono gli uomini che Io, il Figlio dell'uomo, sia?». Ed essi dissero: «Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti». Egli disse loro: «E voi, chi dite che Io sia?». E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, rispondendo, gli disse: «Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.[28]

Come Pietro, noi possiamo fare la stessa dichiarazione di fede, che Gesù è il Figlio del Dio vivente. Non solo, sappiamo anche che Egli è Dio. Questo è un insegnamento cristiano di base, in cui tutti i veri cristiani credono. Poiché Egli è Dio, è l’Acqua della Vita, la Luce del Mondo, il Pane disceso dal Cielo, la Resurrezione e la Vita, Colui che perdona i peccati e concede la vita eterna a tutti quelli che lo ricevono. Il risultato della sua vita, della sua morte e della sua resurrezione è il prezioso dono divino: la salvezza.


Sommario di “L’uomo-Dio”, parte 1 e 2:


Nota

Se non altrimenti indicato, tutti i versetti biblici sono tratti dalla Sacra Bibbia, versione Nuova Diodati, copyright © La Buona Novella, Brindisi. Altre versioni spesso citate sono la versione Nuova Riveduta (NR), la versione C.E.I. (CEI) e la Traduzione in Lingua Corrente (TILC).


Bibliografia

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Williams, J. Rodman. Renewal Theology, Systematic Theology from a Charismatic Perspective. Grand Rapids: Zondervan, 1996.


[1] Matteo 21,9.

[2] Marco 15,13.

[3] Luca 24,44–47 .

[4] Luca  24,27.

[5] Filippesi 3,5–6.

[6] Deuteronomio 6,4–5 e 13–15.

[7] Esodo 20,2–6.

[8] Esodo 22,20.

[9] Matteo 14,33

[10] Matteo 28,16–17.

[11] Luca  24,52.

[12] Matteo 28,7–9.

[13] Paolo, in Romani 9,5.

[14] Giovanni, in Giovanni 1,1. 14.

[15] 2 Pietro 1,1.

[16] Paolo, in Tito 2,13.

[17] Giovanni, in 1 Giovanni 5,20.

[18] Giovanni 20,28.

[19] Giovanni, in Giovanni 1,3.

[20] Paolo, in Ebrei 1,1–2.

[21] Paolo, in Colossesi 1,16–17.

[22] Paolo, in 2 Corinzi 5,10.

[23] Paolo, in 2 Tessalonicesi 1,5. 7–8.

[24] Paolo, in Atti 17,30–31.

[25] Pietro, in Atti 5,31.

[26] Paolo, in Galati 1,3–4 — CEI

[27] Giovanni, in Apocalisse 1,5.

[28] Matteo 16,13–17.

 


Titolo originale: The Heart of It All: The God Man, Part 2
Pubblicato originariamente in Inglese il 27 Aprile 2011

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