Di Peter Amsterdam
Settembre 13, 2016
(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)
[Jesus—His Life and Message: Vows and Oaths]
Seguendo lo stesso modello usato quando parlava di rabbia, lussuria e divorzio, Gesù passò a insegnare un altro aspetto di come dovrebbero vivere i cittadini del suo regno. Disse:
Avete inoltre udito che fu detto agli antichi: “Non giurare il falso; ma adempi le cose promesse con giuramento al Signore”. Ma io vi dico: Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di fare bianco o nero un solo capello; ma il vostro parlare sia: Sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo, viene dal maligno.1
In questi versetti Gesù esamina due aspetti degli insegnamenti del Vecchio testamento riguardanti il giuramento: non giurare il falso e rispettare i voti fatti a Dio. Pur non citando direttamente le Scritture, Gesù riassume ciò che è affermato nei seguenti versetti del Vecchio Testamento:
Non giurerete il falso nel mio nome, né profanerai il nome del tuo Dio. Io sono l’Eterno.2
“Quando uno fa un voto all’Eterno o contrae un’obbligazione con giuramento, non violerà la sua parola, ma farà tutto ciò che è uscito dalla sua bocca.3
Quando fai un voto all’Eterno, il tuo Dio, non tarderai ad adempierlo, perché l’Eterno, il tuo Dio, te ne chiederà certamente conto e tu saresti colpevole; ma se ti astieni dal far voti, non commetti peccato. Mantieni e compi la parola uscita dalle tue labbra, perché ti sei spontaneamente impegnato davanti all’Eterno, il tuo Dio, mediante ciò che hai promesso con la tua bocca.4
Offri a Dio sacrifici di lode e adempi i tuoi voti fatti all’Altissimo.5
In tutto il Vecchio Testamento ci sono numerosi esempi di persone che fanno giuramenti o voti, compresi Abraamo,6 Giacobbe,7 Giuseppe,8 Giosuè,9 Davide10 e altri.11 Leggiamo anche dei voti fatti da Dio ad Abramo, Davide e altri.
«Io giuro per me stesso, dice l’Eterno, poiché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio, io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».12
«Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”, affinché io possa adempiere il giuramento che feci ai vostri padri, di dare loro un paese dove scorre latte e miele, come oggi avviene».13
L’Eterno ha giurato a Davide in verità e non cambierà: «Io metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere».14
Le opere letterarie ebraiche differenziano tra giuramento e voto. Il voto era una promessa fatta davanti a Dio, dichiarando che una certa azione o cosa sarebbe stata proibita o richiesta. Spesso veniva fatto in un momento di sofferenza o di pericolo, o per esprimere gratitudine a Dio. I giuramenti erano di solito considerati dichiarazioni riguardanti la verità di una cosa.
Gli scrittori Stassen e Gushee spiegano:
I rabbini dividevano i giuramenti in due categorie. Nei “giuramenti affermativi” una persona giurava di aver fatto o di non aver fatto qualcosa, solitamente in ambiente legale, per confermare o rifiutare una testimonianza. Confermava le proprie parole con un giuramento sacro, per indicare la propria affidabilità e veridicità. I “giuramenti volontari”, invece, avevano uno spettro più ampio e con essi una persona giurava che avrebbe fatto o che non avrebbe fatto qualcosa. In questo erano piuttosto simili ai voti. Le storie del Vecchio Testamento spesso includevano giuramenti di questo tipo, cioè essenzialmente delle promesse solenni tra alcune persone, o tra una persona e Dio. La serietà della promessa era garantita dal giuramento. Questi giuramenti erano considerati legalmente, moralmente e spiritualmente vincolanti, e non potevano essere infranti in nessuna circostanza.15
Come dice un versetto,
Quando uno fa un voto all’Eterno o contrae un’obbligazione con giuramento, non violerà la sua parola, ma farà tutto ciò che è uscito dalla sua bocca.16
Anche se originalmente nel Vecchio Testamento i giuramenti erano fatti nel nome di Dio, con il tempo gli Ebrei cominciarono a usare circonlocuzioni – dei modi indiretti di dire il nome di Dio (Yawheh). Temevano di profanare il suo nome e di infrangere così il terzo comandamento, che diceva: Non userai il nome dell’Eterno, il tuo Dio, invano, perché l’Eterno non lascerà impunito chi usa il suo nome invano.17 Per via di questa preoccupazione, sostituivano al nome di Dio dei termini come cielo, terra, Gerusalemme ecc. Con il passar del tempo, si formò tutto un sistema per l’uso di queste circonlocuzioni nei giuramenti, annacquando di molto il valore dei giuramenti. Per esempio, un rabbino insegnava che giurando su Gerusalemme non si era legati al voto, mentre lo si era se si giurava per Gerusalemme.18 C’erano in giro molti di questi insegnamenti e di queste teorie. Con questa logica, a una persona era possibile fare un giuramento ma non rispettarlo – e giustificare la cosa asserendo di non averlo realmente fatto, perché non poteva essere valido a causa di qualcuna delle varie interpretazioni. Si può notare il disgusto di Gesù per questa pratica quando più tardi nel Vangelo di Matteo disse:
«Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno ha giurato per il tempio, non è nulla; ma se ha giurato per l’oro del tempio è obbligato”. Stolti e ciechi! Perché, cosa è più grande, l’oro o il tempio che santifica l’oro? E: “Se uno ha giurato per l’altare, non è nulla; ma se ha giurato per l’offerta che vi è sopra è obbligato”. Stolti e ciechi! Poiché, cosa è più grande, l’offerta o l’altare che santifica l’offerta? Chi dunque giura per l’altare, giura per esso e per quanto vi è sopra. Chi giura per il tempio, giura per esso e per colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per colui che vi è assiso».19
Parlando dei giuramenti, sia nel Sermone sul monte sia più avanti nel Vangelo di Matteo, Gesù affronta il significato più profondo delle Scritture e usa un linguaggio forte per farlo. Inizia con un’affermazione sul non fare alcun giuramento, poi prosegue col dire che i credenti non dovrebbero giurare né per il cielo né per la terra, né per Gerusalemme né per la propria testa, ma che dovrebbe bastare dire sì o no quando si dà la propria parola, perché si dovrebbe sempre dire la verità.
Gesù affrontava il problema comune ai suoi giorni delle persone che giuravano il falso, oltre a non rispettare i giuramenti fatti. Sono entrambi aspetti di insincerità. Voleva rendere chiaro che è necessario dire la verità, rispettando i giuramenti fatti. Affrontava anche la questione di chi giurava usando parole che davano l’impressione di giurare nel nome di Dio, mentre in realtà non era così. Questi giuramenti erano espressi con parole ingannevoli, per far pensare agli altri che si prometteva di fare qualcosa, senza avere alcuna intenzione di farlo.
Gesù specificò che se uno giura “per il tempio” o “per l’altare” o per il cielo, la terra o Gerusalemme, in realtà sta giurando su Dio. Chi utilizzava giochi di parole per fare giuramenti falsi era ritenuto lo stesso responsabile da Dio. L’argomentazione di Gesù era che il cielo è il trono di Dio, la terra è lo sgabello per i suoi piedi, Gerusalemme la sua città, il tempio e l’oro in esso contenuto appartengono a Lui, come pure l’altare e tutto il resto; e se è solo per quello, anche le nostre teste gli appartengono. Dio è dappertutto e tutto gli appartiene, quindi quando si fa un giuramento, per qualsiasi cosa si giuri, lo si fa davanti a Lui.
Gesù voleva arrivare al punto della questione, cioè che chi fa parte del regno di Dio deve vivere con onestà e sincerità. Quando diamo la nostra parola, non c’è bisogno di giurare davanti a Dio, perché Lui è sempre presente ed è testimone di ogni cosa che diciamo e di ogni promessa che facciamo. Il “sì” di un credente dovrebbe significare sì, e un “no” dovrebbe significare no. In un altro punto del Nuovo Testamento, Giacomo, fratello di Gesù, dice chiaramente:
Ora prima di tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra né fate alcun altro giuramento; ma sia il vostro «sì», «sì» e il «no», «no», per non cadere sotto il giudizio.20
Il concetto stesso di dover fare un voto o giurare che si dice il vero implica che se non lo si fa forse non si sta dicendo la verità, o che uno deve dirla solo se ha giurato di farlo. Gesù spiega ai suoi discepoli di dire la verità perché sono puri di cuore, non perché è stato loro imposto da un giuramento. 21
Mantenere la propria parola ed essere onesti e sinceri fa parte dell’essere seguaci di Gesù. Dicendo: “il vostro parlare sia: sì, sì, no, no”, ci insegna a dire sempre la verità e dichiara che la sincerità è una caratteristica di chi vive nel regno di Dio.22
Stassen e Gushee danno una buona spiegazione dell’affermazione di Gesù che tutto ciò che va oltre questo, viene dal maligno:23
Gesù conclude questo insegnamento con la severa spiegazione che “tutto ciò che va oltre questo, viene dal maligno”. Il ricorso a varie forme di voti e giuramenti apre le porte a uno schema d’inganno e falsità che alla fin fine fa riferimento a Satana, il padre della menzogna (Giovanni 8,44), le cui parole ingannevoli nel Giardino diedero inizio alla discesa dell’uomo verso il peccato e la morte, originando il modello di discorsi disonesti che hanno caratterizzato la condizione umana.24
Il comandamento di Gesù di non giurare per alcuna cosa è accolto letteralmente da alcuni Cristiani. I Mennoniti e gli Utteriti, derivazioni degli Anabattisti, non prestano alcun tipo di giuramento. Anche i Quaccheri, che non discendono dagli Anabattisti, rifiutano di giurare. Anche singoli Cristiani di altre denominazioni e confessioni non fanno giuramenti, basandosi sulle parole di Gesù.
Altri gruppi cristiani considerano l’affermazione di Gesù nel Sermone sul monte un’esortazione a dire la verità, piuttosto che la proibizione di giurare. Sottolineano che durante il suo processo, quando Gesù rifiutò di parlare, il sommo sacerdote lo sottopose a giuramento, dopo di che Gesù rispose. La parola greca tradotta con scongiuro significa strappare un giuramento o costringere a giurare. Messo di fronte a un giuramento, Gesù confermò di essere il Figlio di Dio e quindi fu accusato di aver bestemmiato.
Allora il sommo sacerdote, alzatosi, gli disse: «Non rispondi nulla a ciò che costoro testimoniano contro di te?». Ma Gesù taceva. E il sommo sacerdote replicò dicendo: «Io ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se sei il Cristo, il Figlio di Dio». Gesù gli disse: «Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». Allora il sommo sacerdote stracciò le sue vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; quale bisogno abbiamo più di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia».25
Chi crede che sia consentito giurare indica anche i casi del Vecchio Testamento, come quelli citati prima, e le occasioni in cui l’apostolo Paolo fece simili dichiarazioni,26 oltre a quelli citati nel libro degli Ebrei27 e in quello dell’Apocalisse.28
Sia che tu creda che Gesù abbia proibito di giurare o no, il messaggio di questo passo rimane chiaro: come seguaci di Gesù, dovremmo dire la verità. Così facendo, emuliamo Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre è chiamato Dio di verità29 e Gesù è la via, la verità e la vita.30 Lo Spirito Santo, lo Spirito della verità, dimora in noi.31 A Dio piace la verità che risiede nell’intimo32 e ci viene detto che chi dice la verità come l’ha nel cuore dimora nel suo santuario e abita sul suo sacro monte.33
Come membri del regno di Dio, siamo impegnati a dire la verità. Come scrisse l’apostolo Paolo: State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi.34 L’apostolo Pietro ci dice: chi vuole amare la vita e vedere dei buoni giorni, trattenga la sua bocca dal male e le sue labbra dal parlare con inganno.35 Siamo invitati a vivere con integrità, a parlare e agire secondo la verità e così essere un riflesso del Dio di verità.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Matteo 5,33–37.
2 Levitico 19,12.
3 Numeri 30,2.
4 Deuteronomio 23,21–23.
5 Salmi 50,14.
6 Genesi 21,22–34.
7 Genesi 25,33; 28,20.
8 Genesi 50,5.
9 Giosuè 6,26.
10 1 Samuele 20,17.
11 Anna: 1 Samuele 1,11; Saul: 1 Samuele 14,24; Ezra: Ezra 10,5; Neemia: Neemia 13,25.
12 Genesi 22,16–18.
13 Geremia 11,4–5.
14 Salmi 132,11.
15 Stassen and Gushee, Kingdom Ethics, 373–74.
16 Numeri 30,2.
17 Esodo 20,7.
18 Carson, Jesus’ Sermon on the Mount and His Confrontation with the World, 50.
19 Matteo 23,16–22 .
20 Giacomo 5,12.
21 Green and McKnight, eds. Dictionary of Jesus and the Gospels, 578.
22 Stassen and Gushee, Kingdom Ethics, 377.
23 Matteo 5,37.
24 Stassen and Gushee, Kingdom Ethics, 377.
25 Matteo 26,62–65.
26 2 Corinzi 1,23; 11,31; Galati 1,20; Filippesi 1,8.
27 Ebrei 6,13–20.
28 Apocalisse 10,6.
29 Salmi 31,5; Isaia 65,16.
30 Giovanni 14,6.
31 Giovanni 14,17; 15,26.
32 Salmi 51,6.
33 Salmi 15,1-2.
34 Efesini 6,14.
35 1 Pietro 3,10.
Pubblicato originariamente in inglese l’8 marzo 2016.
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