Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Di Peter Amsterdam

Ottobre 15, 2016

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Non-ritorsione

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, Non-Retaliation]

Gesù cominciò il Sermone sul Monte con le Beatitudini, che parlavano delle benedizioni per i poveri in spirito, per quelli che fanno cordoglio, per i mansueti, gli affamati e assetati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che si adoperano per la pace e quelli che sono perseguitati. Insegnava come dovevano essere quelli che facevano parte del regno di Dio. Continuò questo tema quando passò ai sei esempi che utilizzò per insegnare il significato più ampio degli insegnamenti della legge mosaica e la necessità di fare di più che seguire semplicemente la lettera della legge. Dopo aver coperto gli argomenti di omicidio/rabbia, lussuria/adulterio, divorzio e del giusto atteggiamento riguardo al matrimonio, ai giuramenti e alla sincerità, passò al quinto argomento:

Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: Non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra, e se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Da’ a chi ti chiede, e non rifiutarti di dare a chi desidera qualcosa in prestito da te.1

Il Vecchio Testamento stabiliva che nel caso in cui una persona ferisse o uccidesse qualcuno, la punizione per quel gesto doveva essere equivalente al gesto stesso. Lo si afferma in tre libri del Vecchio Testamento:

Esodo: ma se ne segue danno, darai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione.2

Levitico: quando uno fa una lesione al suo prossimo, si farà a lui ciò che egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; si farà a lui la stessa lesione che egli ha fatto all’altro.3

Deuteronomio: i giudici indagheranno con cura; e se quel testimone risulta un testimone falso, che ha deposto il falso contro suo fratello, allora farete a lui ciò che intendeva fare a suo fratello. Così estirperai il male di mezzo a te. Gli altri verranno a saperlo e ne avranno paura, e d’allora in poi non si commetterà più in mezzo a te una tale azione malvagia. L’occhio tuo non avrà pietà, ma sarà: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede.4

Come si può vedere dal passo nel Deuteronomio, il contesto dei versetti, con l’affermazione di una ritorsione uguale al danno fatto, è un processo formale davanti a un giudice. Questi versetti sono istruzioni per i giudici e riguardano la punizione da dare a chi è colpevole di danni fisici nei confronti di un altro, mentre l’ultimo esempio copre anche chi presta falsa testimonianza. Questo concetto di una retribuzione proporzionata è chiamato “lex talionis”, legge del taglione, o del contrappasso; era presente anche in alcuni antichi codici legali in paesi diversi da Israele.

Lo scopo della legge del taglione era deporre alcune fondamenta di giustizia, specificando la punizione meritata da un trasgressore e limitando a un equivalente esatto la retribuzione destinata alla vittima, niente di più. Ciò aveva il doppio effetto di stabilire giustizia e limitare l’uso della vendetta.5 Era un mezzo per eliminare le faide, in cui una persona o una famiglia prendeva la legge nelle proprie mani perché si sentiva obbligata a vendicare il danno fatto a lei o a un suo parente. Simili azioni avrebbero perpetuato un ciclo di violenza e di vendetta. La legge del taglione esigeva un equo contrappasso per la parte colpevole, così giustizia era fatta e la questione risolta.

Lo scopo di questa legge era far sì che la gente riconoscesse che la vita e le membra di un’altra persona non valevano meno delle sue.6 Un “occhio per occhio” non voleva essere un mezzo personale di vendetta; faceva parte della legge data alla nazione d’Israele e intendeva fornire istruzioni ai giudici ebrei.

In alcuni casi, la persona che aveva causato il danno era condannata a un risarcimento pecuniario.

Se due uomini vengono a una lite e uno percuote l’altro con una pietra o col pugno e quello non muore ma deve mettersi a letto, se poi si rialza e cammina fuori appoggiato al suo bastone, chi lo ha colpito sarà assolto; lo indennizzerà soltanto del tempo perduto e lo farà curare fino a guarigione compiuta.7

In genere, ai tempi di Gesù, un appropriato compenso pecuniario aveva sostituito la mutilazione fisica,8 anche se l’omicidio esigeva ancora la pena di morte.

Non accetterete alcun prezzo di riscatto per la vita di un omicida che è condannato a morte, perché dovrà essere messo a morte.9

Il concetto di “occhio per occhio, dente per dente” consentiva un’azione legale contro chi aveva fatto torto a un altro, come mezzo legale di ritorsione e giustizia. Gesù, comunque, insegnava che non bisognava cercare tale ritorsione. Infatti disse:

Ma io vi dico: Non resistere al malvagio.

Anche nel Vecchio Testamento vi sono insegnamenti simili ai suoi:

Non farai vendetta e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso.10

Non dire: «Renderò male per male»; spera nell’Eterno ed egli ti salverà.11

Non dire: «Come ha fatto a me, così farò a lui; gli renderò secondo l’opera sua».12

Gesù non si limitò a dire “non contraccambiate”. Disse: “Non resistete nemmeno”. Si riferiva alla nostra normale reazione umana di resistere e contraccambiare, per orgoglio e interesse personale, come reazione alle azioni di altri nei nostri confronti. Ciò non significa che se uno è violento nei tuoi confronti tu non possa difenderti o informare le autorità. Gesù si riferiva a come dovrebbero reagire i discepoli nei casi in cui dei malintenzionati vogliono causare loro dei danni. Nei quattro esempi che diede, illustrò il principio di non esigere sempre il rispetto dei propri diritti legali, di non passare automaticamente a difendere il proprio onore e di permettere consapevolmente ad altri di approfittare di noi.13

Vediamo il primo esempio:

Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra.

Schiaffeggiare qualcuno era considerato un insulto grave; si poteva finire in tribunale e ricevere una multa. Per una persona destrorsa, schiaffeggiare qualcuno sulla guancia destra richiederebbe l’uso del dorso della mano destra e in quei giorni quel gesto era considerato particolarmente ingiurioso e avrebbe comportato il raddoppiamento della multa. Gesù quindi stava dicendo che quando qualcuno ti disonora (in questo esempio percuotendoti con il dorso della mano), non devi cercare di avere il compenso finanziario consentito dalla legge, ma accettare l’insulto e non contraccambiarlo, anzi, perfino offrire l’altra guancia per un ulteriore insulto. Vediamo qualcosa di simile nel libro di Isaia.

Ho presentato il mio dorso a chi mi percuoteva e le mie guance a chi mi strappava la barba; non ho nascosto il mio volto all’ignominia e agli sputi.14

Poi Gesù parla specificamente di una causa civile in tribunale.

Se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello.

Qui si parla di una situazione in cui una persona è citata in tribunale per una tunica. Il termine greco tradotto con “tunica” descrive un indumento intimo, indossato solitamente a contatto della pelle. In alcune versioni è tradotto con “camicia”. Gesù dice che in una situazione simile uno dovrebbe rinunciare anche al suo mantello. Per molti, rinunciare al mantello – che in genere era più pesante della tunica e serviva anche da coperta di notte – avrebbe causato delle vere difficoltà. Secondo la legge del Vecchio Testamento, non era lecito tenere il mantello di qualcuno durante la notte se era stato preso come garanzia di un prestito. Gesù intendeva dire di fare più di quanto richiesto, di dare liberamente il mantello anche se significava patire il freddo di notte. 15

Il suo terzo esempio aveva a che fare con la legge romana secondo la quale una persona di un popolo sottomesso era legalmente obbligata a portare un carico o fornire un servizio quando richiesta.

Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due.

Possiamo vedere questo concetto dell’obbligo di portare un peso per ordine di un Romano quando Simone Cireneo fu costretto a portare la croce di Gesù. La stessa parola greca, aggareuō, è usata in entrambi i versetti.

Ora, uscendo, [i soldati romani] incontrarono un uomo di Cirene, di nome Simone, che costrinsero a portare la croce di Gesù.16

Gesù stava spiegando ai suoi discepoli che nel caso fossero costretti a svolgere un simile servizio, perfino da un nemico (come erano considerati i conquistatori romani), avrebbero dovuto farlo, spingendosi anche oltre.

Lo scrittore R. T. France spiega:

Farlo per chiunque altro sarebbe già stato notevole, ma farlo per il nemico era inaudito. Questo breve passo non vuole solo illustrare la richiesta che Gesù fa di rinunciare ai propri diritti, ma ci prepara anche per il suo ordine ugualmente rivoluzionario di amare i propri nemici; e suggerisce che Gesù proponeva una risposta all’occupazione romana che sarebbe stata incomprensibile non solo agli Zeloti, ma anche alla popolazione normalmente patriotica.17

Il quarto esempio non si riferisce ad argomenti di natura legale, ma rispecchia una situazione più quotidiana:

Da’ a chi ti chiede, e non rifiutarti di dare a chi desidera qualcosa in prestito da te.

Troviamo un insegnamento simile nel Deuteronomio:

Se vi sarà qualche tuo fratello bisognoso in mezzo a te, in alcuna delle tue città del paese che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua mano davanti al tuo fratello bisognoso; ma gli aprirai generosamente la tua mano e gli presterai quanto gli occorre per venire incontro al bisogno in cui si trova. … Dagli generosamente, e il tuo cuore non si rattristi quando gli dai, perché proprio per questo, l’Eterno, il tuo Dio, ti benedirà in ogni tuo lavoro e in ogni cosa a cui porrai mano. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese, perciò io ti do questo comandamento e ti dico: “Apri generosamente la tua mano a tuo fratello, al tuo povero e al tuo bisognoso nel tuo paese”.18

Gesù insegna la generosità nei confronti dei bisognosi, che si tratti di mendicanti o di persone che vorrebbero del denaro in prestito. Come nei casi precedenti, propone un esempio di atteggiamento corretto per i membri del regno di Dio. Dobbiamo essere generosi e dare o prestare allegramente. Non è un invito a dare tutto ai mendicanti né a prestare tutto il proprio denaro agli altri, così da impoverirsi – poiché si è responsabili di assolvere i propri obblighi finanziari e i propri impegni familiari. Il punto è di dare con l’atteggiamento giusto, non con un cuore riluttante. Come scrisse l’apostolo Paolo: “Ciascuno faccia come ha deliberato nel suo cuore, non di malavoglia né per forza, perché Dio ama un donatore allegro”.19 Forse non sempre avrai abbastanza denaro da dare ogni volta che ti sarà chiesto, ma anche in quei casi puoi dare quello che hai: un sorriso, una parola gentile, l’offerta di pregare per chi te lo chiede.

Con questi quattro esempi, Gesù affronta la nostra tendenza naturale a essere egoisti, a stare sulla difensiva, a contraccambiare o a esigere giustizia nelle situazioni in cui riteniamo di essere stati sfruttati, insultati o in qualche modo danneggiati.

Gesù ci chiede di seguire il principio di non ritorsione e ci insegna a resistere alla nostra reazione naturale di reagire, al desiderio di difenderci o di vendicarci quando qualcuno ci ha ferito, insultato o danneggiato. Usò l’esempio dell’insulto di un manrovescio, ma gli insulti possono avere forme diverse; in ogni caso, ci chiede di non ricambiarlo. Come Cristiani, siamo invitati, con la grazia di Dio, a non cedere alle offese né a modellare le nostre reazioni a seconda delle azioni degli altri.

L’esempio dell’insulto, insieme a quello della tunica e della legge, indica la risposta di un Cristiano a un’ingiustizia personale: non reagire a sua volta con uno spirito di vendetta o ritorsione quando qualcuno gli fa un torto. Ciò non implica che i Cristiani non possano o non debbano avvalersi del sistema legale quando i loro diritti, o quelli di altri, sono violati, specialmente quando ci sono in ballo la vita, la libertà o i diritti fondamentali dell’uomo.

L’esempio dell’essere costretti a portare i bagagli di un soldato insegna che quando ci vengono imposte delle cose (purché non siano immorali), dovremmo fare quel passo, o quel miglio, in più, volentieri e senza risentimento.

Dare e prestare a chi chiede confronta l’atteggiamento di “quel che è mio è mio” e “se condivido quello che ho potrei restare senza”. Anche qui, Gesù non raccomandava di dare finché non ci rimane più niente, ma affrontava il nostro istinto a preoccuparci di noi stessi ed essere egoisti. Forse non potremo dare a tutti, ma se qualcuno ha veramente bisogno e noi abbiamo i mezzi per aiutare e ne siamo in grado, dovremmo farlo. Questo sarebbe particolarmente vero nel caso in cui si tratti di un fratello o una sorella nella fede, come scrisse l’apostolo Giovanni: Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui?20 Allo stesso tempo, ci sono persone che rifiutano di cercare lavoro o di accettarlo quando viene offerto loro, o che hanno una dipendenza dall’alcol o dalle droghe e useranno quei soldi per alimentare la loro dipendenza. In quei casi è meglio pregare se sia il caso di darglieli. Dare del cibo, offrire un pasto, aiutarli a trovare un alloggio e cose simili possono essere una forma di dare che impedisce loro di approfittarne per alimentare la propria dipendenza.

Come Cristiani e membri del regno di Dio, siamo invitati a trascendere il comportamento naturale.21 Dobbiamo allontanarci dagli interessi personali ed essere più consapevoli della necessità di vivere secondo il principio di amare il prossimo come noi stessi. Non è un invito a essere uno “zerbino” su cui tutti possono camminare; è invece una sfida ad avere un atteggiamento di amore, misericordia e compassione, insieme alla dignità di lasciar perdere alcune cose, di assorbire alcune perdite, che si tratti della nostra faccia o dei nostri soldi. Invece di rivalerci e cercare di difendere il nostro orgoglio o di seguire sempre i nostri interessi personali, siamo invitati ad amare e a seguire l’esempio di Gesù di non badare ai nostri interessi.

Non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.22

Terminerò con la seguente citazione di David Martin Lloyd-Jones, che ben riassume il concetto che Gesù stava cercando di insegnarci sul tipo di vita che i Cristiani dovrebbero condurre.

Non una vita di auto-difesa o suscettibilità, ma una vita tale che, anche se siamo insultati, non reciprochiamo; se riceviamo un colpo sulla guancia destra, siamo pronti a volgere anche l’altra; se un uomo ci cita in giudizio e ci porta via la tunica, siamo pronti a dargli anche il mantello; se siamo costretti ad andare per un miglio, andremo per due; se qualcuno viene a chiedermi qualcosa, non dirò: ‘Questo è mio’, ma piuttosto: ‘Se quest’uomo ha bisogno ed io posso aiutarlo, lo farò’. L’ho fatta finita con il mio ego, sono morto a me stesso e ora la mia unica preoccupazione è la gloria e l’onore di Dio”.23


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 5,38–42.

2 Esodo 21,23–25.

3 Levitico 24,19–20.

4 Deuteronomio 19,18–21.

5 Stott, Sermon on the Mount, 104.

6 Keener, The Gospel of Matthew, 196.

7 Esodo 21,18–19.

8 France, The Gospel of Matthew, 219.

9 Numeri 35,31.

10 Levitico 19,18.

11 Proverbi 20,22.

12 Proverbi 24,29.

13 France, The Gospel of Matthew, 217 and 219.

14 Isaia 50,6.

15 Se tu presti del denaro ad alcuno del mio popolo, al povero che è con te, non lo tratterai da usuraio; non gli imporrai alcun interesse. Se prendi in pegno il vestito del tuo vicino, glielo renderai prima che tramonti il sole, perché esso è l’unica sua coperta e la veste con cui si avvolge il corpo. In cos’altro dormirebbe egli? E se avverrà che egli gridi a me, io lo udrò, perché sono misericordioso (Esodo 22,25–27). Vedi anche Deuteronomio 24,10–13.

16 Matteo 27,32.

17 France, The Gospel of Matthew, 222.

18 Deuteronomio 15,7–8, 10–11.

19 2 Corinzi 9,7.

20 1 Giovanni 3,17 NR.

21 France, The Gospel of Matthew, 222.

22 Filippesi 2,3–8.

23 Lloyd-Jones, Studies in the Sermon on the Mount./p>


Pubblicato originariamente in inglese il 19 aprile 2016.

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