Di Peter Amsterdam
Novembre 5, 2016
[Women of Faith: In the Gospels, Part 2]
(Questo fa parte di una serie di quattro articoli che esplorano il ruolo delle donne nel Nuovo Testamento, per far luce sul ruolo particolare da loro svolto agli inizi del Cristianesimo e sull’importanza del loro ruolo nella chiesa di oggi.)
Nell’articolo precedente abbiamo visto Gesù che guariva alcune donne, la sua interazione con la Samaritana e il suo rapporto con due sorelle, una che si sedette ai suoi piedi come una discepola e l’altra che confessò Gesù come il Messia, il Figlio di Dio. Ora passeremo a leggere di alcune altre situazioni che indicavano l’atteggiamento di Gesù, e quindi di suo Padre, verso le donne.
Partendo da come nei suoi insegnamenti rappresentò alcune donne come esempi positivi, passando al ritratto delle donne che viaggiarono con Lui come discepole e furono presenti alla sua crocifissione e di quelle che furono le prime testimoni della sua risurrezione, vedremo che le donne ebbero un ruolo importante nel ministero di Gesù.
In molti degli insegnamenti di Gesù comprese le parabole, i personaggi femminili erano presentati come esempi positivi di persone che rispondevano a Dio con fede. Nella parabola del giudice iniquo, usò l’insistenza di una vedova come esempio di preghiera e di fede anche quando la risposta non sembra arrivare subito. È interessante il fatto che abbia usato questo esempio, come spiega Ben Witherington:
L’aspetto del comportamento di questa donna su cui Gesù si concentra (la sua perseveranza o insistenza) è una caratteristica che in una società patriarcale era spesso vista come una qualità negativa delle donne.1
I discepoli vennero così a sapere che la perseveranza nelle loro suppliche a Dio, in attesa del suo ritorno, sarebbe stata ricompensata con giustizia, perché Dio avrebbe ascoltato le loro preghiere. Gesù lo spiegò utilizzando l’esempio di una donna che aveva perseverato.
La parabola della moneta smarrita,2 in cui una donna perde una delle sue dieci monete dentro casa e la cerca diligentemente fino a che la trova, è parallela alla parabola della pecora smarrita, in cui il pastore lascia le novantanove per trovare quella che mancava.3 In queste due parabole, le azioni dell’uomo e della donna rappresentano le azioni di Dio mentre cerca le anime smarrite. In queste storie Gesù considerò le azioni di entrambi, sia l’uomo sia la donna, buone analogie per descrivere come Dio trova le anime perdute; usando come esempio una donna, trasmise il messaggio in termini a cui potevano fare riferimento le donne.4
In Matteo 13, troviamo analogie che dimostrano che i ruoli degli uomini e delle donne possono essere usati entrambi come esempi del regno di Dio. Nella parabola del granello di senape, un uomo seminò della senape, i cui semi, anche se molto piccoli, producono una pianta che diventa molto grande.5 La sua parabola gemella che viene immediatamente dopo è quella del lievito, in cui una donna mette un po’ di lievito in tre misure di farina, facendola gonfiare.6 Anche qui, Gesù usa due illustrazioni per dimostrare lo stesso concetto: una adatta agli uomini e l’altra alle donne. Ancora una volta, equipara il lavoro di entrambi i sessi a quello della diffusione del Vangelo, dando loro lo stesso valore.
Nella parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte,7 (nota anche come la parabola delle dieci vergini) Gesù elogia alcune donne (le sagge) e condanna le altre (le stolte). Questa parabola è immediatamente seguita da quella dei talenti, in cui alcuni uomini sono ricompensati e altri condannati. Nella storia dei talenti, il giudizio si basa sulle azioni degli uomini; in quella delle vergini si basa su ciò che viene o non viene fatto durante l’attesa del padrone. Anche se tutte le donne dormivano mentre aspettavano lo sposo, appena udito il grido: Arriva lo sposo! Uscitegli incontro,8 le cinque donne sagge che avevano portato con sé dei vasi di olio entrarono alla festa nuziale; mentre quelle che non si erano preparate dovettero andare a comprare dell’altro olio e non vi entrarono. Gesù utilizzò le donne sagge come buoni esempi e le stolte come cattivi esempi. L’uomo che non investì il suo talento ricevette un giudizio simile. Gesù trattò l’argomento del giudizio utilizzando esempi sia di uomini sia di donne.
Oltre a risuscitare il figlio della vedova di Nain, come abbiamo visto nel precedente articolo, leggiamo della continua preoccupazione di Gesù per le vedove quando smascherò i peccati degli scribi che, come disse Lui, “divorano le case delle vedove”.9 Witherington spiega questa frase così:
Nei testi greci non biblici, divorare una casa è un termine tecnico per indicare una truffa nei confronti di qualcuno per privarlo del suo denaro o delle sue proprietà. In che modo lo facevano gli scribi? Il suggerimento più comune è che approfittassero della cortesia e dell’ospitalità di ricche vedove più di quel che fosse ragionevole. Un’interpretazione più probabile è che questi scribi facessero di professione gli amministratori delle proprietà di ricche vedove e prendessero come ricompensa più di quanto fosse loro dovuto. […] La natura fiduciosa delle vedove viene messa in contrasto con le pratiche avide e disoneste degli scribi. Gesù interviene come un forte avvocato di vedove oppresse o vittime di soprusi.10
Un giorno, mentre era seduto nel tempio a Gerusalemme, Gesù osservava le persone che mettevano denaro nella cassa delle offerte. Vide molte persone ricche mettervi grandi somme. Poi arrivò una povera vedova che vi mise un paio di monetine di rame. Gesù chiamò appositamente i suoi discepoli per attirare la loro attenzione sulla donna, dicendo:
In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri.11
È assodato che desiderava usarla come esempio di abnegazione. Forse voleva anche sottolineare il rapporto fra beni materiali e discepolato, come ha fatto in altri casi, come quando disse al giovane ricco di vendere i suoi beni e dare il ricavato ai poveri, se voleva seguirlo,12 quando spiegò ai suoi discepoli di non farsi tesori sulla terra13 e quando disse che chi non rinunciava ai propri beni non poteva essere un discepolo.14
Tutti e quattro i Vangeli raccontano di un gruppo di donne che seguirono Gesù in Galilea, poi a Gerusalemme e furono presenti alla sua crocifissione.
E in seguito avvenne che egli andava attorno per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio; con lui vi erano i dodici, e certe donne, che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, le quali li sostenevano con i loro beni.15
Il Vangelo di Marco parla delle donne presenti alla crocifissione di Gesù e di loro dice che lo seguivano e lo servivano quando era in Galilea.16 La parola greca akoloutheō, tradotta qui e in altri settantacinque punti con seguire, ha più comunemente il significato di “seguire come discepolo”.
Era inaudito che una donna ebrea lasciasse la casa e viaggiasse con un rabbino (un insegnante). Il fatto che alcune donne, rispettabili e no, viaggiassero con Gesù e i suoi discepoli maschi era scandaloso – come tante altre delle cose che Gesù fece e disse. Tuttavia, scandaloso o no, queste donne lo seguirono come discepole.
Come abbiamo visto, quando le seguaci di Gesù sono menzionate per nome, Maria Maddalena in genere è elencata per prima.17 Sembra dunque che fosse una figura di spicco tra le donne che seguirono e servirono Gesù, dall’inizio del suo ministero in Galilea fino alla sua morte e oltre.18 Giovanna era una donna benestante e di una certa importanza, visto che era sposata all’amministratore del re Erode. Non si sa niente di Susanna. Che Luca abbia elencato solo tre donne sottintende che fossero le discepole più importanti, ma non le uniche a viaggiare con Gesù.19
È interessante notare che non furono i dodici apostoli a testimoniare la morte di Gesù (sembra che solo uno di loro fosse presente), ma le sue discepole/amiche. Lo affermano tutti e quattro i Vangeli:
Vi erano pure delle donne che guardavano da lontano; fra di esse vi erano Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo il minore e di Iose e Salome, che lo seguivano e lo servivano quando era in Galilea; e ce n'erano molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.20
Il Vangelo di Giovanni è l’unico che menziona la presenza di un uomo, ma lo fa in relazione a una donna: Gesù allora, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!»21
Nel Vangelo di Marco, viene indicato in tre modi diversi il fatto che le donne ai piedi della croce erano considerate delle discepole: lo seguivano da quando era in Galilea, indicando che erano state discepole per la maggior parte del suo ministero; lo servivano; erano presenti alla croce e alla sua tomba, essendo quindi testimoni degli avventi più cruciali della vita di Gesù – la sua morte e poi la sua risurrezione. Raffigurandole come discepole, Marco indica che queste donne erano testimoni attendibili degli avvenimenti della morte e risurrezione di Gesù.
Tutti e quattro i Vangeli riferiscono che alcune discepole di Gesù furono le prime a visitare la tomba vuota e a ricevere la notizia che Gesù era risorto. Maria Maddalena e un’altra Maria videro la tomba in cui Gesù era stato deposto.22 Dopo il Sabato, nel primo giorno della settimana, ritornarono alla tomba con degli aromi per ungere il corpo di Gesù.23 Trovarono la pietra spostata, scoprirono che il corpo era sparito e un angelo disse loro che Gesù era risuscitato.24
In tre dei quattro racconti della risurrezione, Gesù apparve per prima cosa alle donne.
Esse dunque si allontanarono in fretta dal sepolcro con spavento e con grande gioia; e corsero a darne la notizia ai suoi discepoli. E mentre andavano per dirlo ai discepoli, ecco Gesù venne loro incontro e disse: «Salve!» Allora esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono.25 Essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni.26 Detto questo, [Maria Maddalena] si volse indietro e vide Gesù, che stava lì in piedi; ma ella non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Maria!». Ed ella allora, voltandosi, gli disse: «Rabboni!» che significa: Maestro.27
Tutti i primi discepoli furono testimoni della risurrezione di Gesù, perché lo videro vivo dopo la sua crocifissione, ma le donne furono le prime. Che gli autori dei Vangeli raccontassero che fossero state delle donne a scoprire la tomba vuota viene spesso citato come un argomento importante per asserire la veridicità dei racconti evangelici. Poiché in genere nel primo secolo le donne non erano considerate testimoni attendibili, di certo gli evangelisti non avrebbero voluto attirare l’attenzione su questo fatto, a meno che la loro testimonianza fosse vera.
Nei Vangeli vediamo che Gesù capovolse l’idea che il posto di una donna fosse limitato alla casa e propose che avessero un posto anche nella vita pubblica e religiosa. Leggiamo delle sue interazioni con le donne, di come le presentò come esempi positivi nei suoi insegnamenti, di come le donne proclamassero il suo messaggio, della loro corretta interpretazione della sua identità e della loro testimonianza della sua morte e risurrezione. Tutto questo presenta l’idea fondamentale che agli occhi di Dio, nel suo regno e nelle questioni spirituali, le donne hanno un valore e uno stato pari a quello degli uomini. Grazie a Gesù, il vecchio ordine religioso patriarcale cominciava a essere rimosso e rimpiazzato dalla nuova interpretazione del valore e dell’uguaglianza delle donne nel regno.
Questo concetto fu ben compreso dai primi discepoli di Gesù e fu promosso e applicato nella prima chiesa. Dalla Pentecoste in poi, le donne ebbero ruoli importanti all’interno della chiesa, come si può vedere nel libro degli Atti e nelle Epistole, che prenderemo in esame nel prossimo articolo.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Ben Witherington III, Women in the Ministry of Jesus (Cambridge: Cambridge University Press, 1983), 37.
2 Luca 15,8–10.
3 Luca 15,4–7.
4 Ben Witherington III, Women in the Ministry of Jesus, 39.
5 Matteo 13,31–32.
6 Matteo 13,33.
7 Matteo 25,1–13.
8 Matteo 25,6.
9 Marco 12,40.
10 Witherington, Women in the Ministry of Jesus, 17.
11 Marco 12,43.
12 Matteo 19,21–23.
13 Matteo 6,19–21.
14 Luca 14,33.
15 Luca 8,1–3.
16 Marco 15,41.
17 Matteo 27,56.61; 28,1; Marco 15,40.47, 16,1; Luca 24,10.
18 J. D. Barry et al., eds., Lexham Bible Dictionary (Bellingham: Lexham Press, 2015).
19 Witherington, Women in the Ministry of Jesus, 118.
20 Marco 15,40–41. Vedi anche Matteo 27,55–56; Luca 23,49; Giovanni 19,25.
21 Giovanni 19,25–26.
22 Marco 15,47.
23 Marco 16,1.
24 Luca 24,1–9; Marco 16,4–7.
25 Matteo 28,8–9.
26 Marco 16,9.
27 Giovanni 20,14.16.
Pubblicato originariamente in Inglese il 17 maggio 2016.
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