Più simili a Gesù: santità (parte 2)

Di Peter Amsterdam

Febbraio 18, 2017

[More Like Jesus: Holiness (Part 2)]

(Questo libro si basa su alcuni punti chiave del libro The Pursuit of Holiness [La ricerca della santità], di Jerry Bridges.1)

Mentre cerchiamo dei modi per essere più simili a Gesù, è importante esaminare il significato della santità di Dio e il modo in cui possiamo condividerla. Nel piano divino della salvezza, la seconda persona della Trinità – Dio Figlio – divenne uomo, condusse una vita priva di peccato e poi fu sacrificato sulla croce per i peccati dell’umanità. Grazie alla sua vita e alla sua morte, rese possibile la nostra salvezza. Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato.2

Nel Nuovo Testamento leggiamo che Gesù condusse una vita priva di peccato. E voi sapete che egli è stato manifestato per togliere via i nostri peccati; e in lui non vi è peccato.3 Egli non commise alcun peccato e non fu trovato alcun inganno nella sua bocca.4 Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui.5Nei Vangeli leggiamo la testimonianza dello stesso Gesù riguardo alla propria santità. Alla presenza dei suoi discepoli, che erano vissuti con Lui giorno dopo giorno, sfidò i farisei con queste parole: Chi di voi mi convince di peccato?6 Non soltanto non c’era peccato in Gesù, ma la sua vita era anche in perfetta conformità con la volontà di Dio. Io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.7 Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e di compiere l’opera sua.8 Faccio continuamente le cose che gli piacciono».9

Naturalmente noi non siamo privi di peccato come Gesù, ma possiamo trovare conforto nel fatto che la giustizia di Gesù viene accreditata anche a noi. La salvezza ci colloca “in Cristo”, così che la sua santità e la sua giustizia sono accreditate a noi. Grazie alla sua vita santa e alla sua morte sulla croce, Dio ha imputato o accreditato i nostri peccati a Cristo e la giustizia di Gesù a noi. Possiamo stare alla presenza di Dio, il massimo della santità, perché Cristo ci ha reso santi. Poiché Gesù morì per i nostri peccati, siamo membri della famiglia di Dio e possiamo avere un rapporto con il Padre. Tutto ciò è dovuto alla grazia di Dio. Comunque, la qualità del nostro rapporto con Dio dipende da noi.

Essere simili a Cristo, essere santi, ha fondamentalmente a che fare con il nostro rapporto con Dio, nostro Padre. Nella nostra vita non possiamo raggiungere la perfezione di Gesù, ma possiamo prenderla a modello, come un ideale a cui avvicinarci il più possibile. Lui si è concentrato sul fare la volontà di Dio, le cose che compiacevano Dio. Ci siamo imposti l’obiettivo di fare ciò che piace a Dio? Siamo disposti a pensare come pensa Dio e a volere ciò che vuole Dio? È così che si cerca di arrivare a somigliare a Cristo. Gesù entrò nel nostro mondo per fare la volontà di suo Padre, ponendoci un esempio da seguire. Se lo seguiamo, il principio che motiva i nostri pensieri, le nostre azioni e il nostro carattere dovrebbe essere il desiderio di fare la volontà di nostro Padre.

Quando parliamo di fare la volontà di Dio in questo contesto, il centro dell’attenzione non è scoprire la volontà di Dio per alcune decisioni specifiche (come la carriera da intraprendere, chi sposare ecc.), ma fare la sua volontà come indicato nelle Scritture, cercando in modo attivo le cose che ha specificamente chiesto ai suoi figli di fare. Parte di quella ricerca è lo spogliarsi del peccato e il rivestirsi del nuovo io di cui parlava Paolo.10 Per grazia di Dio e con l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo vivere in modo più santo, più in linea con la sua volontà; comunque, la responsabilità di farlo è tutta nostra.

La santificazione, cioè lo sviluppo progressivo della santità, a immagine di Cristo, non è una cosa che succede semplicemente perché siamo Cristiani. Per mezzo della sua grazia, Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio.11Tuttavia ci viene anche detto: Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze.12 Siamo stati liberati dal regno del peccato e dal controllo che aveva su di noi, ma continuiamo a soffrire i suoi attacchi. Il peccato innato è stato detronizzato e non ha più su di noi la stessa presa che aveva in precedenza, ma è sempre lì ed è una cosa che dobbiamo regolarmente affrontare e vincere.

Per superare il peccato nella nostra vita, è utile comprenderlo nella maniera giusta. Siamo salvi e membri della famiglia di Dio, quindi abbiamo un rapporto con Lui. I nostri peccati non ci fanno smettere di essere suoi figli; comunque influenzano il rapporto che abbiamo con Lui. Nella ricerca della nostra somiglianza a Cristo, dobbiamo renderci conto che il peccato, ogni peccato, è contro Dio. Re Davide, dopo esser andato a letto con la moglie di un altro uomo e aver fatto uccidere lui, capì che anche se con le sue trasgressioni aveva ferito altre persone, alla fin fine i suoi peccati erano rivolti contro Dio. Pregando per la misericordia e il perdono divino, Davide disse: Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi.13 Quando pecchiamo, qualunque sia il peccato, alla fine pecchiamo contro Dio.

Il peccato è qualcosa di più di una debolezza personale, più di un’area della nostra vita su cui dobbiamo lavorare un po’. È una cosa seria. Il peccato è un gesto personale di allontanamento da Dio e dalla sua volontà, un atto che commettiamo contro Dio. Lo colpisce profondamente. Naturalmente, alcuni dei peccati che commettiamo non sono una decisione conscia di sfidare Dio, ma sono commessi per la nostra ignoranza o in un momento di disattenzione. Anche se sono pur sempre peccati che richiedono il perdono, sono diversi da quelle volte in cui prendiamo una decisione consapevole di peccare, quando decidiamo intenzionalmente di agire contro la volontà di Dio.

Molti Cristiani oggi hanno la tendenza a non prendere molto seriamente la maggior parte dei peccati. Ovviamente, quando si tratta di un peccato odioso come l’omicidio, lo consideriamo grave; ma spesso vediamo in maniera molto diversa una “piccola” bugia ogni tanto, o vanterie, pettegolezzi e così via. Ci è facile classificare mentalmente alcuni peccati come accettabili, o almeno non del tutto inaccettabili. Se il nostro obiettivo è la santità nella nostra vita, dobbiamo capire che tutti i peccati sono sbagliati e offendono la santità di Dio. Quindi, la somiglianza a Cristo non ci permette di classificare alcuni peccati come permissibili. È necessaria la volontà di accettare una responsabilità personale per i nostri peccati. Naturalmente abbiamo la meravigliosa grazia di Dio che ci aiuta a sconfiggere i nostri peccati; ma anche se la “grazia da sola” è sufficiente a garantirci la salvezza iniziale, è pur sempre necessaria qualche azione per progredire nella nostra ricerca di santità.

È importante sapere che, anche se pecchiamo, non perdiamo la salvezza e continuiamo a essere membri della famiglia di Dio. Anche i nostri peccati possono essere perdonati se li ammettiamo, ci pentiamo e chiediamo perdono a Dio.

Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia.14 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.15

L’idea di agire contro il peccato nella nostra vita non è un’opera della carne o una campagna per renderci perfetti, né ha per obiettivo il raggiungimento della perfezione. Lo scopo di opporsi attivamente al peccato nella nostra vita ha a che fare con il rapporto che abbiamo con Dio e con il nostro desiderio di avvicinarci a Lui e restargli vicino. O Eterno, chi dimorerà nella tua tenda? Chi abiterà sul tuo santo monte? Colui che cammina in modo irreprensibile e fa ciò che è giusto, e dice la verità come l’ha nel cuore.16

Abbiamo il desiderio di avere un rapporto stretto con Dio. Siamo già suoi figli grazie alla salvezza, ma vogliamo un buon rapporto personale con nostro Padre. Parte di quell’avvicinarsi a Lui ha a che fare con la nostra santità. Avvicinatevi a Dio ed Egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio.17 Nelle Epistole leggiamo della necessità di agire, di far morire ciò che in voi è terreno;18di deporre ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e correre con perseveranza la gara;19di fare in modo di essere trovati da Lui immacolati e irreprensibili;20 di resistere al diavolo ed egli fuggirà da voi.21

Ciò non significa che non abbiamo un aiuto per sconfiggere il peccato nella nostra vita, perché abbiamo quello dello Spirito Santo. Con la coabitazione dello Spirito in noi, abbiamo il mezzo per conformarci al carattere divino.

Quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Se lo Spirito di Dio abita in voi, non siete più nella carne ma nello Spirito.22E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito.23 Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.24

Lo Spirito Santo ha un ruolo nella nostra progressiva santificazione; non siamo completamente soli, però abbiamo anche noi un ruolo essenziale.

Un aspetto fondamentale di questo è l’assumerci personalmente la responsabilità della nostra crescita spirituale, il che comprende lo spogliarsi e il rivestirsi. Riferendosi allo spogliarsi del peccato, l’apostolo Paolo scrive:

Fate dunque morire ciò che in voi è terreno25 Il termine greco usato qui è nekroō e ha sia il significato di uccidere sia quello di privare del potere, distruggere la forza di.

Il primo passo è decidere che la somiglianza a Cristo – di cui fa parte la santità – è importante per noi e che siamo disposti a sforzarci di raggiungerla prendendo le giuste decisioni morali. Questo richiede una convinzione personale riguardo al credere alle Scritture, ubbidire a esse e mettere in pratica ciò che ci insegnano sul peccato, per poi vivere rispettando quella convinzione. Questo porta a un conflitto interiore, perché i nostri valori spirituali e le nostre credenze si scontrano con la nostra natura umana peccatrice e i valori empi del mondo. Quando succede, noi scegliamo, con l’aiuto dello Spirito Santo, di ubbidire a ciò che ci insegnano le Scritture, anche quando è difficile o è contrario a ciò che preferiamo fare.

È qui che arriva la prova del fuoco del nostro desiderio di essere simili a Cristo. Sostanzialmente l’essere simili a Cristo nasce dal credere come Gesù riguardo a ciò che bene o male e ciò che giusto o sbagliato. L’elemento base del diventare più simili a Gesù è la trasformazione del nostro spirito, così che le nostre azioni esteriori riflettano la trasformazione del nostro io interiore. Ciò richiede la nostra determinazione nel ricercare la religiosità, affrontare i nostri peccati e vincerli con la preghiera e l’azione: preghiera, per avere l’aiuto dello Spirito Santo per sconfiggere i nostri peccati; e azione, nel resistere con decisione al peccato che insidia la nostra vita.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Jerry Bridges, The Pursuit of Holiness (Colorado Springs: NavPress, 2006).

2 Ebrei 4,15.

3 1 Giovanni 3,5.

4 1 Pietro 2,22.

52 Corinzi 5,21.

6 Giovanni 8,46.

7 Giovanni 6,38.

8 Giovanni 4,34.

9 Giovanni 8,29.

10 Corinzi 3,5–10.

11 Corinzi 1,13.

12 Romani 6,12.

13 Salmi 51,4.

14 Proverbi 28,13.

15 1 Giovanni 1,9.

16 Salmi 15,1–2.

17 Giacomo 4,8.

18 Corinzi 3,5 NR.

19 Ebrei 12,1 NR.

20 2 Pietro 3,14.

21 Giacomo 4,7.

22 Romani 8,8–9.

23 2 Corinzi 3,18.

24 Galati 5,22–23.

25 Colossesi 3,5 NR.


Pubblicato originariamente in Inglese il 13 settembre 2016.

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