Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Di Peter Amsterdam

Febbraio 25, 2017

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Ansia

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, How to Pray (Part 1)]

Dopo aver parlato del farsi tesori in cielo invece che sulla terra, dell’essere generosi e servire Dio invece di Mammona, Gesù prende in esame l’ansia, o ansietà:

Perciò io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 1

Iniziando con perciò io vi dico, Gesù collega questa parte del Sermone con ciò che ha appena detto. Avendo scelto di dare il posto principale nella nostra vita a Dio, invece che alle nostre proprietà, veniamo incoraggiati a confidare in Lui per le nostre esigenze primarie. Capire che Dio è nostro Padre, che ci ama e ci fornirà tutto ciò di cui abbiamo bisogno fisicamente ogni giorno, dovrebbe portare a una maggior fiducia in Lui – una fiducia che si oppone all’ansia o alla preoccupazione per le nostre esigenze materiali quotidiane. Questo insegnamento doveva avere un grande significato per i primi discepoli, perché, insieme a Gesù, erano predicatori e insegnanti itineranti, e non avevano certezza di come sarebbero state supplite le loro necessità giornaliere. Anche la maggior parte dei Cristiani oggi non si trova in situazioni simili, il principio di confidare nella cura di Dio è ancora valido.

La parola greca merimnaō, tradotta con ansioso, ansia o preoccupazione, significa essere turbato dalle preoccupazioni, essere ansioso. Varie versioni traducono la frase con non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, non siate in ansia per la vostra vita, per la vostra vita non affannatevi, mentre traduzioni più moderne dicono non preoccupatevi per la vostra vita o non preoccupatevi troppo di ciò che vi serve per vivere. L’ansia o preoccupazione, com’è usata qui, è l’opposto della fede. Il messaggio di Gesù è di avere fede nel Padre, credere che è il creatore e il sovrano di ogni cosa e confidare che provvederà ai suoi figli.

Gesù usa semplici analogie prese dalla natura per farci capire che dobbiamo riporre la nostra fiducia in Dio invece che nelle proprietà e nelle fonti di guadagno. Si occupa dei nostri timori e delle nostre preoccupazioni di restare senza ciò di cui abbiamo bisogno oggi e di come sarà il futuro.

Guardate gli uccelli! Non si preoccupano del cibo. Non seminano, non mietono, né fanno provviste, perché il Padre vostro che è in cielo li nutre. E voi siete di gran lunga più importanti degli uccelli per lui! Pensate forse che tutte le vostre preoccupazioni possano allungarvi la vita anche di un solo momento? E perché preoccuparsi dell’abbigliamento? Guardate i gigli di campo, non si preoccupano del loro. Eppure io vi dico che nemmeno il re Salomone in tutta la sua gloria ha mai avuto un vestito così bello! E se Dio si cura tanto dei fiori, che sono qui oggi e domani non ci saranno più, non avrà certamente più cura di voi, o uomini di poca fede? 2

Anche se gli uccelli non seminano né mietono, ciò non vuol dire che Dio metta semplicemente il cibo nella loro bocca; devono pur sempre fare uno sforzo per trovarlo. Tuttavia fornisce loro il nutrimento necessario. Egli provvede cibo al bestiame e ai piccoli dei corvi che gridano.3 Poi Gesù utilizza un ragionamento “a fortiori”4 per esprimere il concetto: se Dio nutre gli uccelli, non nutrirà forse anche voi, che valete molto più di loro? L’idea che la creatura umana sia più importante agli occhi di Dio delle creature non-umane è visibile nella storia della creazione,5 quando gli esseri umani ne sono l’atto finale e culminante e ricevono l’autorità sopra le creature animali.6 Gesù sottolinea anche questo punto:

Non temete dunque; voi siete da più di molti passeri.7 Quanto vale un uomo più di una pecora! 8

Il secondo esempio preso dalla natura è quello dei gigli dei campi. I fiori selvatici che crescono nei campi e nei pascoli fanno ancora meno sforzi degli uccelli, tuttavia Gesù considerava la loro bellezza più magnifica dell’abbigliamento e delle ricchezze dei re. Quei bei fiori illuminano i campi con il loro colore, ma durano molto poco; e ai tempi di Gesù l’erba veniva tagliata e usata come combustibile per cucinare. Qui viene usata la stessa logica “a fortiori”: se nostro Padre, il Creatore di tutta la bellezza della natura, dell’universo e di tutto ciò che esso contiene, ha fatto così belli i fiori che hanno una vita così breve, quanto più fornirà a noi i nostri bisogni materiali, come il vestiario?

Collocato tra gli esempi degli uccelli e dei fiori, troviamo un detto che dimostra quanto sia inutile preoccuparsi. I traduttori dissentono sul modo di renderlo, se “aggiungere un cubito” (circa mezzo metro) alla statura di una persona, o “aggiungere un’ora” alla sua vita. Può benissimo essere tradotto in entrambi i modi e qui sotto includo le due possibilità:

E chi di voi, con la sua sollecitudine, può aggiungere alla sua statura un sol cubito? 9

E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita?10

Comunque lo si interpreti, la risposta a questa domanda è ovvia: preoccuparsi non ha senso, perché non cambia niente.

Dopo aver fatto notare che la preoccupazione non cambia le cose, Gesù chiede:

Ora se Dio riveste in questa maniera l’erba dei campi, che oggi è e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi, o uomini di poca fede?11

Nel Vangelo di Matteo, Gesù usò molte volte la frase o uomini di poca fede nel parlare a persone che avevano timore o erano preoccupati invece di confidare in Dio.12 La parola fede, come è usata qui, significa avere la certezza che Dio può e vuole agire a favore del suo popolo.13 Dopo aver spiegato per bene che il Dio che nutre gli animali e ricopre la terra delle bellezze naturali è nostro Padre, ci ama e si prenderà cura dei nostri bisogni, Gesù dice di nuovo che dunque (considerando queste cose) non dobbiamo stare in ansia né preoccuparci:

Non siate dunque in ansietà, dicendo: "Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo?". Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose; il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose.14

Come ha già fatto altre due volte nel Sermone, Gesù mette a confronto ciò che fanno i non credenti e ciò che i credenti dovrebbero fare.15 La parola greca epizēteō, tradotta con “cercare”, esprime il concetto di una ricerca intensa, o della brama, di una certa cosa.16 Anche se gli altri potrebbero dare la precedenza alle cose materiali del mondo, i Cristiani dovrebbero concentrarsi sul fatto che abbiamo un Padre amorevole in cielo che sa di cosa abbiamo bisogno e supplirà quei bisogni senza che dobbiamo stare in ansia o preoccuparci.

Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.17

Qui invece la parola greca per “cercare”, zēteō, significa guardare in giro per trovare, tentare di ottenere, o desiderare il possesso di qualcosa. Il nostro primo desiderio dovrebbe essere che Dio governi la nostra vita e che possiamo avere la sua giustizia. Dobbiamo avere i suoi stessi valori e ubbidire a ciò che insegnano le Scritture. Noi credenti avremo un orientamento diverso da quello delle altre persone, perché cerchiamo di vivere gli insegnamenti di Gesù. Se lo facciamo, sappiamo che Lui supplirà ai nostri bisogni materiali. R. T. France fa un’osservazione valida:

Il Padre che conosce i vostri bisogni e che voi vi state sforzando di seguire supplirà Egli stesso a quei bisogni. Dovremmo forse notare, comunque, che sono queste cose (i bisogni materiali essenziali) che verranno forniti. Ai discepoli è promessa la sopravvivenza, non l’abbondanza.18 (Parleremo ancora di questo in seguito.)

Questa parte del Sermone termina con:

Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.19

Ci viene detto di non preoccuparci oggi dei possibili problemi di domani, ma di confidare in Dio per le sfide di oggi e lasciare a Lui quelle del futuro. Ogni giorno ha i suoi “affanni”, ma, alla luce di ciò che Gesù ha insegnato qui, abbiamo la certezza che, per grazia di Dio, Lui ci aiuterà a superarli. Gesù non insegna che non avremo problemi, che la nostra vita filerà sempre liscia, ma ci invita ad affrontare i problemi con fede in nostro Padre, invece che con ansietà.

Dio è nostro Padre e noi, come credenti, siamo suoi figli. In qualità di figli che cercano Lui e la sua giustizia, possiamo confidare che nostro Padre supplirà al nostro bisogno di cibo, bevande e vestiario. Spesso ci dà molto di più dell’essenziale, ma questo passo promette solo quello. Non si specifica il modo in cui lo farà, ma come gli uccelli usati nell’esempio fatto da Gesù, è sottinteso che dovremo fare qualche sforzo per nutrire e vestire noi e le nostre famiglie. Ciò non significa sempre avere un lavoro e una busta paga, perché, per esempio, molti missionari servono Dio senza essere pagati da una chiesa o da un’organizzazione missionaria. Ma come qualsiasi missionario in quella situazione vi potrà dire, lavorano molto duramente nel loro servizio per il Signore e gli altri, confidando che Dio supplirà ai loro bisogni. E Lui lo fa.

Molti Cristiani che cercano la direzione di Dio nella vita sono ispirati a usare i talenti che Lui ha dato loro in qualche forma di impiego salariato, essendo una buona influenza cristiana sul posto di lavoro ed educando i propri figli a conoscere e amare Dio. Anche loro si sforzano di servire Dio nel luogo dove Lui li ha portati. Nel loro caso, hanno uno stipendio sicuro; ma ciò non significa che Dio non provveda a loro. Forse hanno pregato che Dio li aiutasse a trovare un lavoro e, come Cristiani, onorano Dio svolgendolo in maniera onesta, fedele e come esempio cristiano per gli altri. Dio supplisce per loro mediante il lavoro che hanno, proprio come fa per gli uccelli. Spesso è grazie alle decime e alle offerte dei Cristiani con uno stipendio, che le chiese, le organizzazioni missionarie e i missionari stessi sono in grado di svolgere l’incarico di portare il vangelo agli altri.

Quando Dio li benedice con l’abbondanza, i Cristiani diventano custodi delle sue benedizioni e sono tenuti a essere generosi con gli altri. Il pericolo che corrono i Cristiani ricchi è il rischio di spostare la loro lealtà o le loro priorità da Dio ai beni materiali, cosa che Gesù ci ha chiaramente avvertito di non fare in questa parte del Sermone. In un altro punto Gesù disse:

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.20

Poiché le ricchezze possono competere con Dio per la lealtà di una persona, chi le possiede può trovare più difficile lasciare che Lui controlli e governi la sua vita. C’è la stessa affermazione anche nella parabola del seminatore:

E quello che ha ricevuto il seme fra le spine è colui che ode la parola, ma le sollecitudini di questo mondo e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola; ed essa diviene infruttuosa.21

Anche se per un Cristiano la ricchezza può rappresentare una sfida in più, si può essere ricchi e allo stesso tempo discepoli.

Poi verso sera giunse un uomo ricco di Arimatea, di nome Giuseppe, il quale era pure discepolo di Gesù.22

Sono molti i Cristiani che prestano ascolto agli avvertimenti sulle ricchezze e danno generosamente ai bisognosi, come buoni amministratori delle benedizioni divine. Per la maggior parte, noi non siamo ricchi, ma siamo lo stesso chiamati ad avere le giuste priorità rispetto al denaro e alle cose materiali. Siamo tenuti a provvedere alle nostre famiglie, a fare del nostro meglio per avere una certa sicurezza finanziaria per venire incontro ai nostri bisogni e allo stesso tempo a stare attenti a non lasciare che i nostri obiettivi finanziari prendano la precedenza sul nostro rapporto con il Signore e il suo servizio. Come credenti, abbiamo la responsabilità di usare le nostre finanze per la gloria di Dio, badare ai nostri cari e anche aiutare gli altri; essere generosi, ripagare Dio con le nostre decime e le nostre offerte, e condividere le nostre benedizioni finanziarie con chi ha bisogno.

Quando leggiamo la promessa di Gesù che Dio supplirà cibo, bevande e vestiario, dobbiamo ricordare di leggere questa promessa nel contesto in cui fu fatta. Stava insegnando ai suoi discepoli, quelli che viaggiavano con Lui, che andarono a due a due di città in città, senza portare con sé denaro, vestiti di scorta o cibo. Il suo messaggio per loro era di non preoccuparsi delle loro necessità materiali, ma di confidare che Dio le supplisse. Inoltre, Gesù non disse che i credenti non sarebbero mai rimasti privi di cibo, acqua o vestiti. Certamente in tutto il corso della storia alcuni Cristiani sono morti di fame nelle carestie o in prigione, o hanno perso tutti i loro beni materiali per un motivo o per l’altro.

Il messaggio qui non è che i Cristiani non avranno mai difficoltà o periodi di magra, o che la nostra vita sarà priva di problemi o che possiamo aspettarci che Dio provveda a noi in abbondanza in ogni momento e in ogni luogo, o che non dovremo lavorare per il nostro sostentamento. Il messaggio è che come credenti siamo tenuti a confidare in nostro Padre per ogni cosa, senza preoccuparci. Siamo nelle sue mani. Ci ama, ci nutre, si prende cura di noi e supplisce ai nostri bisogni – a volte con abbondanza. Ci sono casi in cui i Cristiani non sono protetti o salvati da situazioni molto difficili o tragiche; ma anche se dovessimo ritrovarci in quel tipo di situazione, dovremmo lo stesso riporre tutta la nostra fiducia in Lui, sapendo che ci ama, che siamo suoi figli e che vivremo con Lui in eterno.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 6,25.

2 Matteo 6,26–30.

3 Salmi 147,9.

4 La locuzione “a fortiori ratione” (a maggior ragione) o semplicemente “a fortiori” indica un argomento che prova la validità di una tesi in quanto presenta maggiori o più valide ragioni di un’altra già data per valida. Spesso queste affermazioni sono strutturate come: se… quanto più…? Se Dio veste l’erba dei campi… quanto più vestirà voi?

5 Genesi 1,26–28.

6 France, The Gospel of Matthew, 268.

7 Matteo 10,31; Anche Luca 12,7.

8 Matteo 12,12.

9 Matteo 6,27 LND.

10 Matteo 6,27 NR.

11 Matteo 6,30.

12 Matteo 8,26; 14,31; 16,8.

13 France, The Gospel of Matthew, 270.

14 Matteo 6,31–32.

15 Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? (Matteo 5,46–47 NR).

Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani, perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate (Matteo 6,7–8).

16 Morris, The Gospel According to Matthew, 161 no. 103.

17 Matteo 6,33 NR.

18 France, The Gospel of Matthew, 272.

19 Matteo 6,34 NR.

20 Marco 10,25.

21 Matteo 13,22.

22 Matteo 27,57.


Pubblicato originariamente in Inglese il 20 settembre 2016.

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