Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Di Peter Amsterdam

Marzo 7, 2017

(Puoi leggere lo scopo di questa serie e una sua veduta d’insieme in questo articolo introduttivo.)

Chiedi, cerca, bussa

[The Sermon on the Mount, Ask, Seek, Knock]

Il settimo capitolo di Matteo, l’ultimo del Sermone sul Monte, contiene diverse brevi affermazioni che non sembrano necessariamente interconnesse, ma che hanno indicazioni importanti per le persone che sono entrate nel regno di Dio. Dopo la sezione sul non avere uno spirito critico (l’argomento dell’articolo precedente), l’attenzione si sposta di nuovo sulla preghiera, collegando i vari punti fatti in precedenza nel Sermone: non pregare come gli ipocriti che vogliono esser visti dagli altri1 o come i pagani che continuano a blaterare, pensando che le loro preghiere saranno esaudite se continueranno a ripeterle;2 ma piuttosto pregare Dio sapendo che Lui è il nostro Padre in cielo, che ci ama e che si cura di noi.3

Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa. Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a coloro che gliele chiedono.4

Per capire ciò che viene insegnato qui, è utile dare un’occhiata alla seconda parte di ciò che Gesù ha detto prima. Aveva chiesto ai presenti cosa avrebbero fatto se loro figlio avesse chiesto del pane o un pesce, alimenti basilari nella Palestina dell’epoca. Ovviamente non avrebbero sostituito il cibo richiesto dai figli con una pietra o un serpente. Come faceva spesso, Gesù utilizzò l’argomento “dal minore al maggiore” per farsi capire. Se i genitori terreni danno buone cose ai loro figli quando gliele chiedono, quanto più Dio darà ai suoi figli ciò di cui hanno bisogno? Se i genitori umani, pur essendo peccatori (malvagi), amano i propri figli e rispondono alle loro richieste con delle cose buone, allora dovremmo aspettarci anche che il nostro Padre che è nei cieli risponderà quando gli chiederemo aiuto.

L’idea è che i genitori sono (o almeno dovrebbero essere) buoni e amorevoli e dare cose buoni ai propri figli, comprese le necessità basilari e anche di più, se possono. Se è così, allora Dio, come bene supremo, è infinitamente più buono e ciò che dà ai suoi figli deve essere ancora più “buono”. Usando il rapporto padre-figlio, Gesù sottolinea la bontà divina e fa spiccare il fatto che, dato che Dio è migliore dei genitori terreni, che è totalmente buono e che è nostro Padre, possiamo liberamente rivolgergli le nostre richieste in preghiera, allo stesso modo in cui un figlio può chiedere ai suoi genitori qualcosa di cui ha bisogno o che desidera.

Gesù incoraggia i credenti a presentare i loro bisogni al Padre, dandoci alcune meravigliose promesse di come Dio risponde alle nostre preghiere. Chiedendo, cercando e bussando, riconosciamo e ammettiamo il nostro bisogno e ci rivolgiamo umilmente a Lui. La preghiera è il mezzo che nostro Padre ha scelto perché esprimiamo il nostro bisogno e la nostra dipendenza da Lui.

Alcuni potrebbero dire che la preghiera non è necessaria, perché ci sono tante persone che non credono in Dio e non pregano, ma sembrano cavarsela benissimo. Lavorano e vengono pagate, quindi possono comprare ciò di cui hanno bisogno senza bisogno di pregare per averle. Lo scrittore John Stott ha affrontato questo punto parlando della differenza tra i doni di Dio come Creatore e i suoi doni come nostro Padre:

Dobbiamo distinguere tra i “doni della creazione” e i “doni della redenzione”. È assolutamente vero che offre i suoi doni (raccolto, figli, cibo, vita) indipendentemente dal fatto che le persone preghino o no. Dio dà vita e respiro a tutti.5 Manda la pioggia dal cielo e stagioni produttive a tutti. Fa sorgere il suo sole sui buoni e sui malvagi allo stesso modo. “Visita” una madre quando concepisce e quando partorisce. Nessuno di questi doni dipende dal fatto che le persone riconoscano il loro Creatore o lo preghino.

I “doni della redenzione” di Dio, però, sono diversi. Dio non dà la salvezza a tutti allo stesso modo, ma dà le sue ricchezze a tutti quelli che glielo chiedono; perché “chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato”.6 Lo stesso vale per le benedizioni successive alla salvezza, le “cose buone” che, come dice Gesù, il Padre dà ai suoi figli. Qui non si riferisce alle benedizioni materiali, ma a quelle spirituali – perdono continuo, liberazione dal male, pace, l’aumento di fede, speranza e amore, e anzi l’opera dello Spirito Santo come benedizione divina onnicomprensiva.7

Stott aggiunge che nel Padre Nostro Gesù insegnò a pregare per entrambi i tipi di doni. Il nostro pane quotidiano è un dono della creazione, mentre il perdono e la liberazione sono doni della redenzione. Preghiamo per essere perdonati e liberati perché questi doni sono dati solo in risposta alla preghiera.8 Ci viene anche detto di pregare per le necessità materiali perché è giusto riconoscere la nostra dipendenza dal Padre:

Dacci oggi il nostro pane quotidiano.9

Ricordando questo, vediamo ciò che Gesù disse in questo capitolo:

Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa.

Qui sorge la domanda: Gesù stava affermando categoricamente che ogni preghiera sarà esaudita in maniera positiva e che riceveremo sempre quello che abbiamo chiesto?

Uno dei principi base per comprendere le Scritture è di confrontare ciò che viene insegnato in un versetto particolare con gli insegnamenti generali in esse contenuti. Leggendo la Bibbia è chiaro che non sempre le preghiere sono esaudite nel modo che uno chiede. Lo vediamo nei seguenti versetti:

Inoltre, affinché non m’insuperbisca per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata data una spina nella carne, un angelo di Satana per schiaffeggiarmi, affinché non m’insuperbisca. A questo riguardo ho pregato tre volte il Signore che lo allontanasse da me. Ma egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza».10

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché sei così lontano e non vieni a liberarmi, dando ascolto alle parole del mio gemito? O Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte non sto in silenzio.11

E, andato un poco in avanti, si gettò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu».12

Da questi e da altri versetti, oltre che dalla nostra stessa esperienza, è chiaro che Dio non risponde sempre alle nostre richieste come vorremmo che facesse. Queste non sono promesse incondizionate di poter ricevere tutto ciò che chiediamo. Il nostro Padre celeste non è un “fattorino celeste” pronto a esaudire ogni nostro ordine. Non si dovrebbero interpretare le parole di Gesù come se dicessero che Dio garantirà ogni nostro desiderio. È saggio ricordare che lo scopo della preghiera è di essere un mezzo di comunione con Dio, per entrare alla sua presenza e sottometterci a Lui. Anche se alcune delle nostre preghiere non ottengono la risposta che vogliamo, possiamo avere pace sapendo di aver presentato la nostra richiesta al Padre e possiamo anche confidare che nel suo amore e nella sua saggezza Lui sa che cos’è meglio per noi.

Dovremmo essere grati che Dio non risponda a ogni nostra preghiera dandoci esattamente quello che chiediamo. Se lo facesse, probabilmente pregheremmo di meno, perché ben presto ci accorgeremmo che gli effetti di avere una risposta alle preghiere avrebbe conseguenze impreviste e indesiderate. Queste e altre promesse sull’esaudimento delle preghiere non sono promesse da parte di Dio di darci qualunque cosa chiediamo, ogni volta che lo chiediamo e nei termini esatti in cui lo chiediamo. Se fosse così, la preghiera sarebbe per noi un peso insopportabile.13 Solo nostro Padre che è onnisciente, infinitamente buono, saggio e amorevole può sapere a quali preghiere rispondere, quando è meglio farlo e se è proprio necessario farlo.

Per tornare all’esempio dei bambini che chiedono qualcosa ai loro genitori: se il bambino chiedesse un serpente invece di un pesce, il genitore, spinto da amore e preoccupazione, non risponderebbe alla richiesta. I genitori, dotati di maggiori conoscenze e di più saggezza, oltre che di grande amore per il figlio, eviterebbero di soddisfare quella specifica richiesta del figlio. Potrebbero invece capire il bisogno che il bambino vuole esprimere e rendersi conto, per esempio, che ha fame, quindi potrebbero offrirgli qualcosa di più adatto da mangiare. A volte i genitori saggiamente rifiutano le richieste dei figli, o le rimandano; oppure danno loro qualcosa che, pur essendo diverso da quel che hanno chiesto, soddisfa i loro bisogni. Il nostro Padre celeste spesso fa lo stesso quando risponde alle nostre preghiere. Dio è infinitamente buono e quindi fa solo regali buoni ai suoi figli. Rifiuta alcune richieste perché non sono buone in assoluto; ne rifiuta altre perché non sono buone per noi o per gli altri, in quello o in qualsiasi altro momento. Anche se a volte rimaniamo delusi perché le nostre preghiere non ricevono la risposta che desideravamo, dobbiamo riconoscere la maggior saggezza e comprensione di nostro Padre e confidare in Lui al riguardo.

Siamo incoraggiati a pregare – a chiedere, cercare e bussare – perché facendolo riceviamo, troviamo e ci vengono aperte delle possibilità. Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che nostro Padre, che è infinitamente buono e saggio, potrebbe non darci esattamente quello che abbiamo chiesto; tuttavia preghiamo con la speranza e la fede che risponderà. In tutte le Scritture ci sono numerose promesse che Dio risponderà alla preghiera. Anche se non lo si afferma ogni volta, alla base di queste promesse c’è l’idea che Dio è buono, gli sta a cuore il nostro interesse, ci ama profondamente e desidera che gli presentiamo le nostre richieste; e anche che, da buon Padre amorevole, risponderà secondo ciò che Lui sa essere meglio.

Preghiamo per fede, sapendo che Dio risponderà nella maniera che è migliore per noi o per gli altri, perché ci ama profondamente. Gli presentiamo i nostri bisogni e i nostri desideri, confidando che nella sua infinita comprensione, saggezza e bontà risponderà con un “sì”, un “no” o un “aspetta”. Possiamo essere fiduciosi che sa come rispondere alle nostre preghiere nel modo migliore. Possiamo pregare come Gesù:

Tuttavia, non sia fatta la mia volontà, ma la tua. 14


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 6,5–6.

2 Matteo 6,7–8.

3 Matteo 6,9–13.

4 Matteo 7,7–11.

5 Matteo 5,45.

6 Romani 10,12–13.

7 John Stott, The Message of the Sermon on the Mount, 187.

8 Ibid.

9 Matteo 6,11.

10 2 Corinzi 12,7–9.

11 Salmi 22,1–2.

12 Matteo 26,39.

13 John Stott, The Message of the Sermon on the Mount, 187.

14 Luca 22,42.

Pubblicato originariamente in inglese il 5 ottobre 2016.

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