Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il sermone sul monte

Di Peter Amsterdam

Aprile 18, 2017

Quattro scenette (parte 1)

[Jesus—His Life and Message: The Sermon on the Mount, Four Sketches (Part 1)]

Gli insegnamenti di Gesù sulla Regola Aurea concludono il suo discorso sul discepolato all’interno del Sermone sul Monte. La conclusione del Sermone nella seconda metà del capitolo sette consiste in quattro scenette che indicano la giusta risposta a ciò che Gesù ha insegnato e ammonisce sulle conseguenze qualora non vi sia una reazione. Ogni esempio mostra le differenze fra reazioni giuste e sbagliate, per motivare gli ascoltatori a fare la scelta giusta. Gesù esprime il concetto mediante diverse paia di alternative: due strade, due alberi, due affermazioni. Con queste associazioni, indica che ci sono due vie, e due soltanto. Come vedremo, scegliere una via porta alla vita, a buoni frutti, all’ingresso nel regno dei cieli e alla stabilità. L’altra via conduce alla perdizione, a frutti cattivi, all’esclusione dal regno dei cieli e alla rovina.1

La prima coppia dice:

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!2

In questa illustrazione due strade e due porte immaginarie sono messe a confronto riguardo a qualità (larga e stretta), popolarità (seguite da molti o da pochi) e destinazione (perdizione e vita). Gesù usa il contrasto fra le due strade per indicare in maniera semplice, chiara e forte, la gravità della scelta, che determina la salvezza e il futuro eterno di una persona. Anche nel Vecchio Testamento troviamo alcune similarità riguardo alla scelta fra due strade:

Ecco, io metto davanti a voi la via della vita e la via della morte.3 Guardate, io pongo oggi davanti a voi la benedizione e la maledizione: la benedizione se ubbidite ai comandamenti dell’Eterno, il vostro Dio, che oggi vi prescrivo; la maledizione, se non ubbidite ai comandamenti dell’Eterno, il vostro Dio, e se vi allontanate dalla via che oggi vi prescrivo.4

Gesù pone chiaramente due opzioni a chi ha ascoltato il Sermone: la vita o la perdizione. La questione è se uno passerà per la porta larga e seguirà la via spaziosa insieme alla folla, o se sarà fra i pochi che trovano la porta stretta e la via angusta che conduce alla vita. La strada spaziosa e molto frequentata, scelta dalla maggior parte delle persone senza pensare molto a dove porterà, conduce alla perdizione. La strada angusta, meno frequentata e meno popolare conduce alla destinazione che Gesù chiama la vita.

Nel contesto del Sermone sul Monte è evidente che la via che conduce alla vita è più difficile dell’altra. Limita e confina chi la segue agli insegnamenti delle Scritture sul condurre una vita santa e giusta, ubbidire a Dio e glorificarlo. La verità rivelata nella Bibbia pone dei limiti a ciò che i Cristiani possono credere e a come possono agire, insegnando allo stesso tempo a vivere in maniera tale da creare buoni rapporti con gli altri e soprattutto con Dio. La porta stretta e la via angusta sono meno evidenti e pochi le trovano. La difficoltà di camminare sulla strada angusta è rispecchiata anche in altri punti, come quando Gesù disse:

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.5

La porta, o l’ingresso alla via angusta, è Gesù, che di Se stesso disse:

Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo. 6

Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.7

Riguardo alla porta larga e alla strada spaziosa John Stott ha commentato:

Gesù insegnò che la strada facile, a cui si accede attraverso la porta larga, porta alla perdizione. Non precisò cosa volesse dire e presumibilmente la natura dell’inferno va oltre la nostra comprensione limitata tanto quanto la natura precisa del paradiso. Ma la terribile parola ‘perdizione’ (terribile perché Dio è il Creatore e non il distruttore che porta alla perdizione, e perché l’uomo fu creato per vivere e non per morire) sembra per lo meno permetterci di dire che all’inferno si perderanno tutte le cose buone – amore e dolcezza, bellezza e verità, gioia, pace e speranza – e per di più in eterno. È una prospettiva troppo orribile da contemplare senza versare lacrime.8

L’impressione che si ricava è che le persone scelgano in quale porta entrare e quale via seguire. In questo contesto, ciò sembra indicare che non sono all’oscuro di dove li condurrà la scelta che fanno. L’immagine, quindi, sembra riferirsi soltanto a chi ha avuto l’opportunità di prendere una decisione pro o contro Cristo, non prendendo in considerazione chi non ha mai sentito parlare di Lui o del suo messaggio.

Gesù indica che ogni individuo ha di fronte a sé la scelta di accettarlo o respingerlo. Ci sono due porte, due vie, due gruppi e due destinazioni. Non ci sono vie di mezzo. Ciò non significa che i credenti debbano assumere un atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri, o condannarli; dovrebbe invece spingerci a condividere amorevolmente il vangelo e a essere un esempio di come viverne il messaggio. L’insegnamento che Gesù ci dà qui e nel resto della chiusura del Sermone indica chiaramente che ogni individuo fa la sua scelta sulla strada da seguire; per quanto uno possa credere che la scelta non è importante, Gesù afferma il contrario e la differenza fra le due opinioni ha un’importanza enorme.

Nella seconda delle quattro scenette, Gesù ci ammonisce contro falsi profeti/insegnanti e false guide.

Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l’albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti. 9

In tutto il Vecchio Testamento Dio parlò a Israele attraverso dei veri profeti e spesso il loro fu un messaggio di avvertimento e di un futuro giudizio. Ci furono anche falsi profeti che diedero messaggi menzogneri, destinati a compiacere gli ascoltatori.

Nel paese si è commessa una cosa spaventevole e orribile: i profeti profetizzano falsamente, i sacerdoti governano in forza della propria autorità e il mio popolo ha piacere che sia così. 10 Poiché dal più piccolo al più grande, sono tutti avidi di guadagno; dal profeta al sacerdote, praticano tutti la menzogna. 11 Anche tra i profeti di Gerusalemme ho visto cose nefande: commettono adulteri, camminano con falsità, rafforzano le mani dei malfattori, e così nessuno si converte dalla sua malvagità. Così dice l’Eterno degli eserciti: «Non ascoltate le parole dei profeti che vi profetizzano. Essi vi fanno diventare spregevoli; vi espongono le visioni del loro cuore e non ciò che procede dalla bocca dell’Eterno».12

Gesù ci ammonisce contro chi afferma di proferire le parole del Signore, ma lo fa in maniera falsa, che si tratti di profeti, insegnanti o leader. Non possiamo sapere se Gesù avesse in mente uno specifico gruppo di persone quando disse questo, ma l’avvertimento si dimostrò necessario, perché nella prima chiesa sorsero falsi insegnanti. L’apostolo Pietro scrisse:

Or vi furono anche dei falsi profeti fra il popolo, come pure vi saranno fra voi dei falsi dottori che introdurranno di nascosto eresie di perdizione e, rinnegando il Padrone che li ha comprati, si attireranno addosso una fulminea distruzione. E molti seguiranno le loro deleterie dottrine, e per causa loro la via della verità sarà diffamata. E nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole bugiarde. 13

L’apostolo Paolo scrisse:

Infatti io so che dopo la mia partenza, entreranno in mezzo a voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge, e che tra voi stessi sorgeranno degli uomini che proporranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. 14 Vi sono infatti, specialmente fra coloro che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, ciarloni e seduttori, ai quali bisogna turare la bocca; questi sovvertono famiglie intere, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di disonesto guadagno.15

Come sottolinearono sia Paolo sia Pietro, i Cristiani devono essere consapevoli che purtroppo ci sono alcuni insegnanti e leader che affermano falsamente di insegnare la verità ma distolgono altri dalla retta via. Ci sono leader religiosi che si creano una facciata falsa per ingannare gli altri e favorire i propri interessi. Gesù li descrive come persone che si mascherano da pecore, ma hanno un carattere di lupi famelici. Afferma chiaramente che persone simili esistono davvero e ammonisce i suoi seguaci di stare attenti a loro, proseguendo con alcune istruzioni su come riconoscerli: dai loro frutti.

Prima usa la metafora di raccogliere uva dalle spine e fichi dai rovi. Sappiamo che frutti come uva e fichi non sono prodotti da piante spinose. Poi passa agli alberi, sottolineando che gli alberi producono solo il tipo di frutti che riflette il loro carattere essenziale; un albero malato produce frutti di qualità inferiore, cattivi, mentre un albero sano dà frutti buoni.

Di quali frutti parla Gesù? I frutti devono corrispondere a ciò che ha insegnato nel Sermone. Sono giustizia, santità, umiltà, fiducia nel Padre, preghiera, ubbidienza alle parole di Gesù, amore, generosità, mancanza di ipocrisia ecc. Sono vivere, credere e insegnare in maniera coerente con gli insegnamenti di Gesù e delle Scritture, che dimostri una vera fedeltà a Dio. Sono il vero discepolato.

I profeti, gli insegnanti o i leader falsi si svelano per quel che sono mediante le loro dottrine, il loro carattere e la loro condotta. Se non insegnano ciò che è riportato nelle Scritture, se non manifestano i frutti dello Spirito – amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo16 – e non rispecchiano la natura e il carattere di Cristo, allora, per quanto possano insegnare o guidare bene, è legittimo chiedersi se siano alberi buoni o no. Ovviamente nessuno è perfetto e nessuno centra il bersaglio, ma qui Gesù non parla di errori. Indica chiaramente come riconoscere le persone che, pur professando di amarlo, di credere in Lui e di rappresentarlo davanti agli altri, in realtà sono lupi in veste di agnello. Come disse in un altro punto:

O fate l’albero buono e il suo frutto sarà buono, o fate l’albero malvagio e il suo frutto sarà malvagio; infatti l’albero lo si conosce dal frutto. Razza di vipere! Come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché la bocca parla dall’abbondanza del cuore. 17

C’è da riflettere nel leggere che i profeti, gli insegnanti e i leader falsi che portano frutti cattivi (perché i loro motivi sono sbagliati e perché non mettono in pratica ciò che predicano e insegnano) sono come alberi malati e quindi vengono tagliati e gettati nel fuoco. Certamente è un serio ammonimento per tutti noi a seguire il cammino della fede invece di limitarci a parlare. Come seguaci di Gesù siamo responsabili di conoscere, credere e vivere gli insegnamenti di Cristo; è ciò vale specialmente per chi di noi insegna ad altri e li guida nella fede.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Carson, Jesus’ Sermon on the Mount and His Confrontation with the World, 129–30.

2 Matteo 7,13–14 NAU.

3 Geremia 21,8.

4 Deuteronomio 11,26–28.

5 Marco 10,25.

6 Giovanni 10,9.

7 Giovanni 14,6.

8 Stott, The Message of the Sermon on the Mount.

9 Matteo 7,15–20.

10 Geremia 5,30–31.

11 Geremia 6,13.

12 Geremia 23,14,16.

13 2 Pietro 2,1–3.

14 Atti 20,29–30.

15 Tito 1,10–11.

16 Galati 5,22–23.

17 Matteo 12,33–34.


Pubblicato originariamente in Inglese il 1 novembre 2016.

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