Di Peter Amsterdam
Maggio 27, 2017
[More Like Jesus: Gratitude (Part 1)]
Diventare più simili a Gesù vuol dire diventare Cristiani migliori grazie a un’applicazione più sollecita degli insegnamenti delle Scritture, unita alla guida e alla grazia dello Spirito Santo. Questa applicazione delle Scritture funziona in due modi: primo, richiede di rinunciare all’empietà, di credere che ciò che la Bibbia definisce peccato è davvero un peccato e deve essere opposto e sconfitto il più possibile. Secondo, richiede di rivestirsi di Cristo,1 di abbracciare le virtù divine di cui parlano le Scritture, i frutti dello Spirito, e vivere in modo da rafforzare queste virtù nella nostra vita.
Crescere in santità è un’attività che dura tutta la vita. Richiede la volontà di cambiare, l’impegno e la disponibilità a fare regolarmente lo sforzo di alterare in maniera positiva azioni, pensieri, desideri e mentalità. È una trasformazione spirituale, un rinnovamento della mente, la trasformazione in una nuova creatura, la determinazione di spogliarvi dell’uomo vecchio [… ] per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.2
Inalcuni articoli precedenti abbiamo visto i fondamenti essenziali della somiglianza a Cristo e del carattere cristiano; abbiamo anche preso in esame il peccato e la santità. Nel resto di questa serie ci concentreremo sui vari attributi e le varie qualità che ci aiutano a sviluppare un’immagine di Cristo nella nostra vita, oltre che sui peccati che si oppongono a essa.
Come punto di partenza per il nostro studio di queste qualità, mi concentrerò sulla gratitudine e sulle virtù ad essa collegate, come contentezza e generosità. Vedremo anche come eliminare le caratteristiche che si oppongono alla gratitudine, come la cupidigia, l’invidia e l’avidità. Ho scelto come punto di partenza la gratitudine dopo aver letto il libro Cultivating Christian Character [Coltivare un carattere cristiano] di Michael Zigarelli.3 Dopo aver condotto un sondaggio tra cinquemila Cristiani, ha trovato degli indicatori sulle virtù che sembrano più utili nello sviluppo della somiglianza a Cristo.
Ha scritto:
Ci sono tre qualità che spiegano nel modo migliore il motivo per cui i Cristiani di virtù elevata sono diversi da quelli di virtù media. Queste qualità – queste tre colonne del successo – sono la gratitudine, la gioia della vita e la centralità di Dio. […] I Cristiani che hanno piantato nella loro vita questi tre semi hanno maggiori probabilità di mietere il massimo del carattere cristiano […] e vedere le manifestazioni dei frutti dello Spirito nella loro vita. Le virtù cristiane fondamentali ma elusive (come amore, pace interiore, pazienza, gentilezza, generosità, fedeltà, dolcezza, autocontrollo, compassione e propensione al perdono) nascono tutte dalle radici della gratitudine, della gioia nella vita e della centralità di Dio.4
La gratitudine è una qualità chiave per essere simili a Cristo, perché è una “virtù madre” – una virtù che aiuta a produrre in noi altre virtù divine. Ha un effetto trasformatore sul nostro carattere. Anche se noi vedremo la virtù della gratitudine da una prospettiva cristiana, anche in campi come la psicologia e il miglioramento personale è ampiamente accertato che porti benefici, migliori la salute e aumenti il benessere emotivo, sociale e psicologico, tra le altre cose. Tra i suoi benefici troviamo che rende più ottimisti, spirituali, flessibili, rilassati e cordiali; e meno materialistici, egocentrici e invidiosi; che aiuta ad avere più autostima, un sonno migliore, ricordi più felici, matrimoni migliori, più amicizie, rapporti più profondi e più energia.
Oltre a fornire questi benefici, la gratitudine è un elemento chiave per diventare più simili a Cristo, specialmente quando è unita alla gioia e alla centralità di Dio. (Abbiamo visto il concetto di centralità di Dio in un precedente articolo, Il fondamento della somiglianza a Cristo.) Anche se gratitudine, gioia e centralità di Dio, prese individualmente, ci aiutano ad avere un carattere sempre più devoto, quando sono praticate insieme hanno molta più influenza sul processo di crescita. Vediamo questa combinazione di gratitudine, gioia e centralità di Dio nelle parole dell’apostolo Paolo:
Siate sempre allegri. Non cessate mai di pregare. In ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.5
Nelle Scritture, la gratitudine si esprime come ringraziamento o rendimento di grazie. Si basa sul concetto che in ogni luogo e in ogni situazione il popolo di Dio dovrebbe continuare a ringraziare Colui che l’ha creato e riscattato. Nel Vecchio Testamento il ringraziamento è indicato dalla parola ebraica todah, che viene tradotta con grazie, gratitudine, rendere grazie e a volte lodare. È lo stesso termine usato per dire grazie in ebraico moderno. La parola todah si trova più spesso nel libro dei Salmi, che contiene molte lodi e ringraziamenti a Dio.6
Anche il Nuovo Testamento è pieno di esempi di ringraziamento a Dio oltre a istruzioni su come farlo. Leggiamo dell’esempio di Gesù che ringrazia;7 dei credenti che rendono grazie a Cristo,8 per mezzo di Cristo9 e nel suo nome.10 Leggiamo anche di rendere grazie prima di mangiare,11 per ciò che Dio provvede,12 per l’amore dimostrato dagli altri,13 per la liberazione dai peccati,14 per la vittoria sulla morte.15 Anzi, ci viene detto di rendere grazie a Dio per ogni cosa16 e continuamente.17 La gratitudine dovrebbe essere uno stile di vita. Anche se esprimiamo gratitudine nei confronti di altre persone, la nostra gratitudine assoluta va a Dio, che ci ha donato la vita.
Quando prestiamo attenzione a coltivare la gratitudine, tutto il nostro modo di vedere la vita cambia, perché con il tempo si produce un contesto o una lente nuova con cui esaminiamo le circostanze. Cominciamo a vedere le nostre esperienze e tutto quello che abbiamo alla luce dell’amore di Dio; di conseguenza possiamo essere grati. Questo cambia la nostra prospettiva, perché riconosciamo che qualsiasi situazione potrebbe essere peggio di quel che è – ma non lo è. Ciò non significa che non facciamo il possibile per migliorare la situazione, soltanto che la vediamo con gratitudine per quello che abbiamo, perché siamo vivi, perché, anche se non viviamo nell’abbondanza o non abbiamo quello che hanno gli altri, tuttavia abbiamo a sufficienza.
In un certo senso la gratitudine è una mentalità, un modo di vedere il mondo. In qualsiasi circostanza scegliamo di vedere le cose alla luce della gratitudine a Dio per il suo amore, le sue cure e la sua provvidenza. Invece di paragonarci agli altri o di lamentarci per le nostre condizioni di vita, ringraziamo Dio per quello che abbiamo. Per farlo, dobbiamo pensare in maniera nuova, concentrando i nostri pensieri sulle benedizioni invece che sulle cose che ci mancano nella vita, o di avere l’atteggiamento che le cose potrebbero essere molto migliori “se solo…”. La gratitudine ci fa volere ciò che abbiamo, ci fa essere contenti dello stato in cui ci troviamo e ci fa ringraziare regolarmente il Signore per le nostre benedizioni, esigue o abbondanti che siano.
Sviluppare un atteggiamento di gratitudine richiede un condizionamento della nostra mente a rifiutare i pensieri che ci rendono scontenti delle circostanze e invidiosi o gelosi degli altri. Più ci paragoniamo agli altri, desiderando ciò che hanno, meno siamo soddisfatti del nostro stato. Questo fa sviluppare in noi un senso d’invidia che ci rende ciechi di fronte all’amore e alle premure di Dio nei nostri confronti, rendendoci ingrati di ciò che ha fatto e continua a fare nella nostra vita. Se non ci liberiamo dei nostri pensieri scontenti e invidiosi, resteremo intrappolati in una mentalità tale da privarci della gioia e della felicità che vengono dalla consapevolezza della presenza e delle benedizioni di Dio.
Come facciamo a sviluppare una mentalità grata? Per cominciare, dobbiamo sforzarci di eliminare l’invidia – il desiderio di ciò che hanno gli altri, il risentimento e la sensazione infelice che proviamo quando ci paragoniamo a qualcuno che riteniamo in condizioni migliori delle nostre, con più successo di noi, o con qualità o beni che vorremmo avere noi. Nel Vecchio Testamento è indicato con desiderio intenso, brama o concupiscenza:
Non concupire… non bramare… non desiderare… cosa alcuna che sia del tuo prossimo.18
Nel Nuovo Testamento l’invidia è tra i peccati contro i quali veniamo ammoniti negli scritti di Paolo e di Pietro.19 (Parleremo dell’invidia anche in un prossimo articolo.)
Dal suo sondaggio, Zigarelli scoprì che i Cristiani con un maggior livello di gratitudine erano quelli che imparavano a essere contenti e che raramente desideravano quello che avevano gli altri. Costantemente, durante la giornata, si ricordavano di come Dio li aveva benedetti. È interessante notare che le persone che secondo il sondaggio erano più grate avevano in genere un livello finanziario più basso, quindi non erano i beni materiali a causare o sostenere la gratitudine nel loro cuore.
Ecco cosa ha scritto:
Ciò che spinge a essere grati è avere la prospettiva giusta – vedere chiaramente ciò che Dio ci ha dato e restarne cosciente momento per momento. I Cristiani di virtù elevata sono perpetuamente consci dell’abbondanza che hanno nella vita, qualsiasi cosa la loro vita porti. Hanno addestrato la loro mente a pensare all’abbondanza più che alla scarsità di ciò che hanno. Ed è questa abitudine – quella di mantenere la giusta prospettiva – che li porta al livello successivo di gratitudine e di carattere morale.20
Sviluppare una mentalità grata dipende dalla nostra fiducia nell’inesauribile amore di Dio. Spesso è difficile sentirsi grati quando affrontiamo delle difficoltà, quando sembra che la vita non abbia senso e le nostre preghiere rimangano inesaudite. Un atteggiamento grato, però, non dipende dagli avvenimenti intorno a noi, è ancorato nella fede che Dio ci ama e che ascolta le nostre preghiere; e nel sapere che anche se le circostanze non cambiano, ci son sempre cose di cui essere grati anche nella peggiore delle situazioni.
Un modo per coltivare la gratitudine è tenere traccia di ciò di cui si è grati. Tenere un diario della gratitudine aiuta a tenere traccia delle proprie benedizioni e ricordarle. Fa parte dello sviluppare una mentalità positiva e grata. Ognuno di noi ha molte cose di cui essere grato nella vita di tutti i giorni, ma raramente ci prendiamo il tempo di rendercene conto. Dato che non le riconosciamo, non le registriamo consciamente nella mente come benedizioni e cose di cui essere grati.
Recentemente ho cominciato a tenere regolarmente un diario di questo tipo e sono rimasto sorpreso di quante sono le cose di cui sono grato e a cui penso raramente. Passo la giornata circondato da benedizioni – cibo, vestiti, un posto in cui vivere, una moglie affettuosa, amici, lavoro da fare, bel tempo, salute ecc. – ma solo quando ho cominciato ad annotare cinque cose di cui sono grato ogni giorno, mi sono reso conto specificamente di quante sono. Naturalmente ho sempre ringraziato il Signore, ma solo in termini generici. Ho trovato che tenere traccia specifica delle cose che sono successe, o che costituiscono una benedizione regolare, mi ha aiutato a rendermi conto delle benedizioni ricevute e a essere grato al Signore per molte cose che avevo dato per scontate per tanti anni. Anche se l’ho fatto solo per un breve periodo, mi sono reso conto che sta cambiando il mio modo di reagire alle cose. Appena ieri ho scoperto di dover pagare una bolletta inaspettata e la mia prima reazione è stata di lamentarmene; ma poco dopo ho riformato i miei pensieri e mi sono messo a ringraziare il Signore perché avevo i soldi disponibili per pagarla. Sono passato dalle lamentele alla gratitudine. Mi ha fatto sentire molto meglio.
Nella vita ci sono molte cose, grandi e piccole, che possiamo identificare come benedizioni di Dio: i nostri doni e talenti, gli obiettivi che raggiungiamo, le opportunità che incontriamo, la nostra salute e molte altre. Alcune cose sono più terra-terra, come aggiustare l’auto, avere cibo in tavola, l’acqua che esce dai rubinetti e un water da poter usare. Poi ci sono parenti e amici che ci vogliono bene, oltre alle persone che ci hanno aiutato in qualche modo. Le cose di cui essere grati sono innumerevoli, tuttavia spesso non ci prendiamo il tempo di riconoscerle. Tenere un diario ci aiuta a farlo; facendolo, cominciamo ad addestrare la mente a riconoscerle e alla fine la nostra mentalità può cambiare in maniera tale che la gratitudine diventa parte di noi, mettendoci sulla strada che porta a essere più simili a Cristo.
Un altro passo avanti verso la gratitudine, secondo lo studio di Zigarelli, è un digiuno periodico. Ha scoperto che digiunare è una delle discipline spirituali che aiutano la gente a coltivare un sentimento di gratitudine forte e costante. Ci sono molti motivi per digiunare, come Cristiani: per dare forza alle preghiere, quando si desidera la guida di Dio, nei momenti di dolore, quando si desidera liberazione o protezione, o per vincere la tentazione.21 Gli ultimi due motivi – umiliarci davanti a Dio ed esprimergli il nostro amore e la nostra adorazione – sembrano più vicini alla gratitudine. Quando digiuniamo come gesto di umiltà davanti al Signore, diventiamo intensamente consapevoli della nostra dipendenza da Lui e siamo grati che provveda a noi e si prenda cura di noi. Il digiuno come espressione del nostro amore e del nostro culto per Dio è un atto di devozione. È riconoscerlo come nostro Creatore, come Colui che dà la vita e la conserva. Digiunare ci aiuta a essere più consapevoli di dipendere da Lui e più grati per come si prende cura di noi. Digiunando possiamo sentirci più grati e riconoscenti a Colui che provvede al nostro sostentamento.
C’è un collegamento anche tra la confessione dei peccati e una maggior gratitudine. Quando esponiamo regolarmente i nostri peccati davanti al Signore, ci ricordiamo delle nostre imperfezioni e della sua misericordia. Sapere che siamo stati perdonati e che abbiamo ricevuto il dono della sua misericordia genera in noi sentimenti di gratitudine. A sua volta questo può creare un ciclo regolare di richiesta del suo perdono. Confessare al Signore i nostri peccati fa parte del processo di spogliarci del vecchio io e indossare la persona nuova, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato.22
Anche ricordare i poveri nelle nostre preghiere può aumentare la nostra gratitudine. Quando preghiamo per chi ha meno di noi, ci ricordiamo di come la vita è difficile per alcuni e diventiamo grati per come viviamo noi. Quando preghiamo per i profughi che sono stati costretti ad abbandonare tutto e rischiare la vita per arrivare in un posto sicuro, possiamo vedere la nostra situazione dalla prospettiva giusta.
Zigarelli ha scritto:
Il nostro quadro di riferimento diventa la vedova impoverita, il bambino affamato, il padre senza lavoro, il neonato ammalato, il profugo scacciato dalla guerra, l’abitante del terzo mondo privo di elettricità o acqua corrente. Pregare ogni giorno per queste persone è una pratica che illumina la nostra esistenza con la luce brillante della provvidenza divina; di conseguenza si può provare una serie stupefacente di capovolgimenti. L’invidia lascia il posto alla soddisfazione. Il risentimento lascia il posto ala contentezza. La lamentela lascia il posto alla lode. In tutto questo il catalizzatore è la gratitudine, originata da una prospettiva più chiara che a sua volta è generata da una riflessione sui poveri.23
Come Cristiani, possediamo la benedizione suprema: la salvezza, la consapevolezza che vivremo in eterno con Dio. Abbiamo un rapporto con il Creatore e sostentatore di tutte le cose. Il nostro Dio è anche il nostro Padre che sa di cosa abbiamo bisogno e promette di prendersi cura di noi. In qualsiasi circostanza, siamo alla sua presenza. La nostra dovrebbe essere una vita piena di gratitudine e di ringraziamenti a Dio. Essere grati non è la nostra condizione naturale; è una qualità che dobbiamo sviluppare; ma quando lo facciamo, quando ci sforziamo di coltivare la gratitudine nella nostra vita, siamo sulla strada che porta a essere più simili a Cristo.
(Troverai dell’altro sulla gratitudine nelle parti due, tre e quattro.)
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Romani 13,14.
2 Efesini 4,22–24.
3 Michael Zigarelli, Cultivating Christian Character (Colorado Springs: Purposeful Design Publications, 2005).
4 Zigarelli, Cultivating Christian Character,24.
5 1 Tessalonicesi 5,16–18 NIV.
6 E. E. Carpenter e P. W. Comfort, in Holman Treasury of Key Bible Words: 200 Greek and 200 Hebrew Words Defined and Explained (Nashville, TN: Broadman & Holman Publishers, 2000), 188.
7 Matteo 11,25, 26,27; Giovanni 11,41.
8 1 Timoteo 1,12.
9 Romani 1,8; Colossesi 3,17; Ebrei 13,15.
10 Efesini 5,20.
11 Giovanni 6,11; Atti 27,35.
12 1 Timoteo 4,3–4.
13 2 Tessalonicesi 1,3.
14 Romani 7,23–25.
15 1 Corinzi 15,55–57.
16 1 Tessalonicesi 5,18.
17 Efesini 5,20.
18 Deuteronomio 5,21 NR, LND.
19 Galati 5,21; 1 Timoteo 6,4; Tito 3,3; 1 Pietro 2,1.
20 Zigarelli, Cultivating Christian Character,31.
21 Questi punti sono tratti da Le discipline spirituali: il digiuno, sull’Angolo dei direttori.
22 Colossesi 3,9–10 NR.
23 Zigarelli, Cultivating Christian Character,36.
Pubblicato originariamente in Inglese il 10 gennaio 2017.
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