Di Peter Amsterdam
Agosto 15, 2017
[Jesus—His Life and Message: Sabbath Miracles (Part 2)]
Oltre alla guarigione dell’uomo con la mano paralizzata nel giorno di Sabato (vista in Miracoli parte 4), nei Vangeli ci sono altri racconti di guarigioni avvenute di Sabato, due delle quali prenderemo in esame qui. Queste due – la guarigione della donna curva e dell’uomo affetto da idropisia – si trovano solo nel Vangelo di Luca.
Or egli insegnava in una delle sinagoghe in giorno di sabato. Ed ecco vi era una donna, che da diciotto anni aveva uno spirito di infermità, ed era tutta curva e non poteva in alcun modo raddrizzarsi. Or Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: «Donna, tu sei liberata dalla tua infermità». E pose le mani su di lei ed ella fu subito raddrizzata, e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse guarito in giorno di sabato, si rivolse alla folla e disse: «Vi sono sei giorni in cui si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire e non in giorno di sabato». Allora il Signore gli rispose e disse: «Ipocriti! Ciascun di voi non slega forse di sabato dalla mangiatoia, il suo bue o il suo asino per condurlo a bere? Non doveva quindi essere sciolta da questo legame, in giorno di sabato, costei che è figlia di Abrahamo e che Satana aveva tenuta legata per ben diciotto anni?». E mentre egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari erano svergognati; tutta la folla invece si rallegrava di tutte le opere gloriose da lui compiute.1
Come vediamo da questa e altre storie di guarigioni, e in altri punti dei Vangeli, Gesù frequentava regolarmente la sinagoga nel giorno di Sabato.2 In questo passo leggiamo che stava insegnando nella sinagoga, in cui era presente una donna bisognosa d’aiuto. Veniamo a sapere che aveva questa infermità da diciotto anni e che la malattia era dovuta a un’influenza demoniaca. Ciò non vuole necessariamente dire che fosse indemoniata. In altri punti del Nuovo Testamenti vediamo esempi di altre malattie attribuite all’influenza di Satana:
Gesù stava scacciando un demonio che era muto; e, quando il demonio fu uscito, il muto parlò e la folla si stupì.3
E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.4
L’infermità di questa donna era tale che non le permetteva di restare diritta. Come in altri scenari, Gesù prese l’iniziativa di guarire, la chiamò, le disse che sarebbe stata liberata dalla malattia e impose le mani su di lei. Immediatamente la donna fu in grado di stare diritta per la prima volta in quasi due decenni. Qui vediamo l’autorità di Gesù, insieme alla sua potenza, specialmente quando spiega che la donna era stata legata da Satana. Gesù l’ha liberata dalla malattia e dall’origine della sua schiavitù: Satana. La frase greca tradotta con “fu raddrizzata” è un verbo passivo e accentua il fatto che la guarigione veniva da Dio. La donna lo capì, perché reagì lodando Dio.
Vedendo questo, il “capo della sinagoga” s’indignò. Il capo della sinagoga era responsabile di far mantenere la fedeltà agli insegnamenti della Legge e la giusta osservanza dei comandamenti, quindi chiaramente riteneva che la guarigione di questa donna sofferente contravvenisse alla regola del “non lavoro” durante il Sabato, che affermava:
Lavorerai sei giorni e in essi farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, il tuo Dio: non farai in esso alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia né il tuo servo né la tua serva né il tuo bue né il tuo asino né alcuna delle tue bestie né il forestiero che sta dentro le tue porte, affinché il tuo servo e la tua serva si riposino come te.5
Era arrabbiato e invece di parlare direttamente a Gesù si rivolse ai presenti nella sinagoga. Così facendo stava sfidando pubblicamente l’autorità di Gesù come insegnante e sottolineava a tutti che era lui l’interprete autorizzato delle Scritture.6 Considerava la guarigione come fosse un lavoro, come si vede da ciò che disse: “Vi sono sei giorni in cui si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire e non in giorno di sabato”. Per come vedeva lui le cose, quella donna si trovava in quelle condizioni da molto tempo e non era questione di vita o di morte, quindi la sua guarigione poteva aspettare fino al giorno dopo e non doveva soppiantare le regole del Sabato.
La risposta di Gesù fu rapida e tagliente. Il suo rimprovero – ipocriti – è al plurale, indicando che sapeva che nella sinagoga c’erano altre persone che concordavano con l’opinione del capo, così rispose a tutti. Indicò il fatto che ognuno di loro faceva il lavoro di slegare i suoi buoi o i suoi asini e portarli a bere acqua di Sabato. L’interpretazione orale della Legge di Mosè (più tardi codificata nella Mishnah) consentiva che il bestiame fosse portato in giro di Sabato, purché gli animali non portassero carichi. Potevano camminare fino a novecento metri per andare al pascolo e i loro proprietari potevano legarli. Assicurarsi che il bestiame ricevesse cibo e acqua di Sabato era un lavoro ma anche un gesto di compassione. Gesù fa questa domanda retorica, ben sapendo che ognuno di loro faceva qualche tipo di lavoro di Sabato per il benessere dei suoi animali, senza per questo considerarsi violatori della giornata sacra.
Gesù poi pone un’argomentazione “a fortiori”:7 se uno fa il lavoro di slegare il suo animale e condurlo all’acqua durante il Sabato, quanto più è lecito che una donna, una correligionaria ebrea, una figlia di Abraamo, che è stata legata per diciotto anni da una malattia, sia liberata dal suo giogo nel giorno di Sabato? Gesù chiedeva loro come potessero preoccuparsi di più di un animale che di un essere umano durante il Sabato. Voleva sottolineare che il suo gesto di liberare la donna dalla sua malattia non violava il Sabato, ma era in linea con lo scopo stesso del Sabato; quindi il capo della sinagoga e quelli che concordavano con lui avevano torto.
Il capo della sinagoga cercò di svergognare Gesù dicendo che interpretava male le Scritture, ma la risposta di Gesù cambiò le carte in tavola e tutti i suoi avversari erano svergognati. Avendo visto il gesto compassionevole di Gesù, la folla che aveva testimoniato il miracolo e udito la sua risposta al capo della sinagoga si rallegrava di tutte le opere gloriose da lui compiute. Ancora una volta Gesù fece capire che il suo punto di vista sul Sabato era quello giusto.
Leggiamo che Gesù ripeté questo punto più tardi nel Vangelo di Luca:
Gesù entrò di sabato in casa di uno dei [capi dei] farisei per prendere cibo, ed essi lo stavano osservando, quando si presentò davanti a lui un idropico. Gesù prese a dire ai dottori della legge e ai farisei: «È lecito o no fare guarigioni in giorno di sabato?» Ma essi tacquero. Allora egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se gli cade nel pozzo un figlio o un bue, non lo tira subito fuori in giorno di sabato?» Ed essi non potevano risponder nulla in contrario.8
In questo caso Gesù fu invitato a mangiare a casa di uno dei capi dei farisei. Poiché questo fariseo era una persona importante, è probabile che anche tutti gli altri alla sua tavola fossero persone importanti che osservavano le stesse regole religiose di purezza osservate dai farisei. Queste leggi dettavano sia i cibi che potevano avere sia le persone con cui potevano sedersi a mangiare. Erano presenti altri farisei e dottori della legge. Dottori della legge è un termine usato principalmente nel Vangelo di Luca (cinque volte, paragonato a una sola volta in Matteo e nessuna in Marco o Giovanni) per indicare un autorevole esperto della legge mosaica. Nei Vangeli il termine è usato come sinonimo di “scriba” o “insegnante della legge”. Luca non parla bene dei dottori della legge.9 Ci spiega che lo osservavano. Il termine greco utilizzato qui significa che lo osservavano furtivamente o di nascosto.
Era lì presente un uomo affetto da idropisia. L’idropisia è un termine quasi obsoleto per un edema generalizzato, cioè il gonfiore di parti del corpo dovuto a ritenzione di liquidi; non è una malattia in sé, ma il sintomo di una difficoltà di funzionamento del corpo, specialmente malattie renali.10 Non sappiamo perché l’idropico fosse lì. Sembrerebbe fuori di posto alla presenza di un gruppo di farisei, per i quali la purificazione rituale era essenziale; un idropico sarebbe stato considerato impuro, specialmente perché alcune persone religiose di quei tempi consideravano la malattia in genere una punizione per i peccati commessi.
Anche se la presenza dell’uomo non viene spiegata, da come è formulato il testo, l’uso della frase “quando si presentò” (quando si presentò davanti a lui un idropico) potrebbe indicare la sorpresa per l’arrivo dell’uomo, nonostante non fosse stato invitato. Leggiamo una frase del genere in precedenza nel Vangelo di Luca, quando una donna che non era stata invitata si presentò ai piedi di Gesù mentre questi era a tavola.
Ed ecco una donna della città, che era una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato. E, stando ai suoi piedi, di dietro, piangendo, cominciò a bagnargli di lacrime i piedi e ad asciugarli con i capelli del suo capo; e glieli baciava e li ungeva con l’olio profumato.11
Kenneth Bailey scrive:
Durante un tradizionale pasto in un villaggio medio-orientale non vengono esclusi i poveri della comunità. Rimangono seduti in silenzio sul pavimento e contro il muro e alla fine vengono sfamati. La loro presenza è un complimento per l’ospite, che è visto così nobile da sfamare perfino i reietti della comunità. I rabbini insistevano che la porta restasse aperta durante un pranzo, per non “restare senza cibo” (cioè essere privi delle benedizioni divine).12
È possibile, quindi, che quest’uomo fosse uno dei poveri a cui era consentito di essere presenti.
Darrell Bock presenta un’altra possibilità:
L’uomo era stato invitato al pranzo per intrappolare Gesù, o si era semplicemente presentato (gli ospiti non invitati facevano parte della loro cultura)? Il racconto, comunque, non offre indicazioni che non fosse già presente. C’è un senso di sorpresa per la presenza di una persona del genere. Combinato con il modo in cui i presenti osservavano Gesù, questo versetto potrebbe suggerire un trabocchetto, specialmente dato che il versetto [in Luca] 11,54 indica che dopo l’ultimo pranzo i capi decisero di intrappolare Gesù.13
In ogni caso, l’uomo era lì e Gesù l’avrebbe aiutato. Non leggiamo che i farisei o i dottori della legge abbiano parlato, ma Lui sapeva cosa stavano pensando, così Gesù prese a dire ai dottori della legge e ai farisei: «È lecito o no fare guarigioni in giorno di sabato?» Non gli risposero. Gesù guarì l’uomo e lo congedò.
Anche se i farisei e i dottori della legge non dissero nulla, noi lettori sappiamo da altri passi delle Scritture che non erano d’accordo che Gesù guarisse durante il Sabato. Lui sapeva cosa pensavano, così accennò alle pratiche sabbatiche accettate che dimostravano quello che tutti, compresi i presenti, avrebbero fatto se un loro figlio o un loro bue fosse caduto in un pozzo di Sabato. Ovviamente avrebbero agito – anche se era Sabato – invece di lasciarli lì fino al giorno dopo.
Ancora una volta Gesù, insegnante pieno d’autorità, indicava il modo giusto di interpretare il Sabato: un giorno benedetto da Dio, per fare il bene, per liberare chi era schiavo di una malattia, per il risanamento, per condividere la redenzione resa disponibile da Dio. Li invitava a cambiare il loro modo di vedere le cose e ad allinearsi con i valori del regno di Dio.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Luca 13,10–17.
2 For more information on the synagogue and the Sabbath services see Jesus—His Life and Message: Synagogues and Sabbath.
3 Luca 11,14 NR.
4 2 Corinzi 12,7 NR.
5 Deuteronomio 5,13–14.
6 Green, The Gospel of Luke, 523.
7 La locuzione a fortiori (sott. ratione), dal Latino medievale, “a più forte ragione”, “a maggior ragione”, indica un argomento logico teso a provare che, se una certa cosa è valida, una seconda cosa ha ragioni ancora più forti per esserlo a sua volta. Era una tecnica d’insegnamento utilizzata dai rabbini ebrei per insegnare “dal minore al maggiore”, cioè che, se una conclusione si applica a un caso di minore importanza, si applica anche a uno più importante. Si può identificare questo argomento “dal maggiore al minore” quando il testo dice qualcosa come: “Se… tanto più…”.
8 Luca 14,1–6.
9 Luca 7,30; 11,45–46.52–53.
10 Green, The Gospel of Luke, 547.
11 Luca 7,37–38.
12 Bailey, Jesus Through Middle Eastern Eyes, 246, footnote 15.
13 Bock, Luke 9:51–24:53, 1256–57.
Pubblicato originariamente in Inglese il 21 aprile 2017.
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