Gesù – la sua vita e il suo messaggio: i miracoli (parte 6)

Di Peter Amsterdam

Settembre 26, 2017

I miracoli del Sabato (parte 3)

[Jesus—His Life and Message: Sabbath Miracles (Part 3)]

In questo articolo vedremo la guarigione dell’uomo alla piscina di Betesda. Questa è l’ultima guarigione di Sabato che prenderemo in esame in questa parte della serie, anche se nei Vangeli vi sono altri resoconti.1 Troviamo questo avvenimento nel Vangelo di Giovanni.2

Dopo queste cose, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c’è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua. Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l’acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l’acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto. C’era là un uomo infermo da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». L’uomo fu guarito all’istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare. Ora quel giorno era sabato.3

Gli archeologi hanno trovato le rovine di quella che è ritenuta essere la piscina di Betesda. Era vicino alla “porta delle pecore” che, come il resto della Gerusalemme antica, era vicina al tempio. I “cinque portici” sono una caratteristica enigmatica che suggerisce una piscina insolita con cinque lati, che gli storici scartano come creazione letteraria non storica. Tuttavia, quando si scavò questo sito fu trovata una piscina rettangolare con due bacini separati da un muro – da qui una piscina con cinque lati – e ogni lato aveva un portico sui quattro lati più uno che separava le due piscine, forse per separare gli uomini dalle donne.4

Non conosciamo la malattia di quell’uomo, ma deve essere stata qualche forma di paralisi o disabilità che lui aveva da trent’otto anni. L’uomo non chiese di essere guarito; fu Gesù a prendere l’iniziativa chiedendogli: “Vuoi essere guarito?” La sua risposta, che non aveva nessuno che lo immergesse nell’acqua abbastanza in fretta quando questa si agitava, dimostra il suo desiderio di essere guarito. A questo punto Gesù gli ordina di alzarsi, prendere il suo lettuccio – che secondo l’originale greco indicava qualcosa come un letto da campo o un materassino – e camminare. Alle parole di Gesù l’uomo fu immediatamente guarito.

Questa guarigione differisce dalla maggior parte di quelle raccontate nel Vangelo di Giovanni perché non viene menzionata la fede da parte dell’uomo né che si fosse presentato a Gesù per essere guarito. Come vedremo, non sapeva chi era Gesù né che Lui poteva guarire. Il suo punto centrale per la guarigione era il problema di come immergersi nell’acqua prima di qualcun altro. In ogni caso, all’ordine di Gesù guarì e dimostrò la sua guarigione alzandosi, prendendo il suo lettuccio e camminando. Naturalmente è qui che cominciarono i problemi, perché trasportare qualcosa all’esterno della casa per più di due metri circa voleva dire infrangere le regole del Sabato.

I Giudei perciò dissero a colui che era stato guarito: «È sabato; non ti è lecito portare il tuo lettuccio». Egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”». Essi allora gli domandarono: «Chi è quell’uomo che ti ha detto: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi egli fosse, perché Gesù si era allontanato a motivo della folla che era in quel luogo.5

L’incontro dell’uomo guarito con Gesù era stato breve. Non aveva scoperto il nome di Gesù e non sembra che Gesù gli abbia parlato a lungo. Veniamo a sapere che dopo la guarigione Gesù se ne andò in fretta, perché la piscina era affollata. Quando chiesero all’uomo chi l’avesse guarito, lui non ne aveva idea. Comunque, qualche tempo dopo – non sappiamo quanto né se avvenne lo stesso giorno – Gesù incontrò nuovamente lo stesso uomo al tempio. Gesù gli fece notare che, essendo stato guarito, avrebbe dovuto pentirsi dei suoi peccati e riconciliarsi con Dio.

«Ecco, tu sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era Gesù colui che lo aveva guarito.6

Con quello che potrebbe sembrare un gesto piuttosto ingrato, dopo aver scoperto che era stato Gesù a guarirlo, lo riferì ai Giudei, raccontando chi l’aveva guarito e gli aveva ordinato di portare il lettuccio di Sabato. Forse lo disse loro perché correva il rischio di essere punito per non aver rispettato il Sabato e voleva dimostrare che non era stata colpa sua, perché stava solo seguendo le istruzioni dategli da chi lo aveva guarito. In ogni caso, il fatto che lo raccontò ai Giudei causò dei problemi a Gesù. È indicativo che l’intenzione di chi voleva sapere chi gli aveva detto di portare il lettino era scoprire chi fosse colpevole dell’infrazione della regola del Sabato, invece di concentrarsi sul fatto meraviglioso che un uomo ammalato da trent’otto anni, che non poteva muoversi né camminare, fosse stato guarito. Invece di rallegrarsi per il miracolo, si preoccuparono di fare del male a chi aveva operato il miracolo, perché aveva infranto una regola.

Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo, perché faceva queste cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.7

Non sappiamo esattamente che azione intrapresero contro Gesù questi Giudei religiosi, ma certamente includevano l’affrontarlo perché faceva queste cose di sabato. L’espressione usata indica che non era solo per questa specifica infrazione che lo perseguitavano, ma perché Gesù aveva già operato altri miracoli e compiuto altre azioni che sembravano infrangere le regole del Sabato.

La risposta di Gesù alle loro obiezioni su ciò che aveva fatto durante il Sabato fu: “Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero”. Difese le proprie azioni basandosi sul suo rapporto unico e speciale con Dio, suo Padre. Sottolineò che suo Padre operava di Sabato. È attraverso il “lavoro” continuo di Dio nel mantenere la sua creazione, che esistono l’universo e la vita. Senza le opere del Padre, tutto cesserebbe di esistere. Basandosi sul suo rapporto speciale con il Padre, Gesù sottolineò che la sua opera di guarigione durante il Sabato era consentita.

Una simile affermazione fu subito vista dai suoi oppositori come la pretesa di essere uguale a Dio e di avere la sua stessa natura. Poiché era considerata una bestemmia, cercarono di ucciderlo. Alla fine ci riuscirono, perché l’accusa principale per condannarlo a morte fu la bestemmia.

In tutti i Vangeli leggiamo che Gesù guariva la gente di Sabato. Aveva una visione diversa di cosa fosse consentito durante il Sabato e la giusta interpretazione del suo scopo, oltre a un rapporto unico con il Sabato, basato sulla propria identità. A causa della sua posizione unica con “mio Padre”, era libero di guarire di Sabato e di ordinare all’uomo guarito di trasportare il suo letto.

C’è un altro caso in cui Gesù indicò che a causa della propria identità Lui e i suoi discepoli potevano contravvenire alle regole sul Sabato. Anche se in questo caso non si parla di un miracolo, ha comunque una correlazione con il rapporto di Gesù con il Sabato e le sue regole. Lo troviamo nel Vangelo di Matteo,8 di Marco9 e di Luca.10

In Matteo dice:

In quel tempo Gesù camminava in giorno di sabato tra i campi di grano; ora i suoi discepoli ebbero fame e si misero a svellere delle spighe e a mangiarle. Ma i farisei, veduto ciò, gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli fanno quello che non è lecito fare in giorno di sabato». Ed egli disse loro: «Non avete letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame, egli e quelli che erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio e mangiò i pani della presentazione, che non era lecito mangiare né a lui, né a quelli che erano con lui, ma solo ai sacerdoti? Ovvero, non avete letto nella legge che nel tempio i sacerdoti, nei giorni di sabato, trasgrediscono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c’è qualcuno più grande del tempio. Ora, se voi sapeste che cosa significa: “Io voglio misericordia e non sacrificio”, non avreste condannato gli innocenti. Perché il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».11

In questo racconto, come in quelli riguardanti i miracoli fatti di Sabato, si svolge un’attività che i farisei consideravano un’infrazione alla legge sul Sabato. I farisei non obiettano a che Gesù e i suoi discepoli attraversino il campo, perché presumibilmente non camminavano più della giornata di viaggio consentita durante il Sabato. Né obiettano a che i discepoli raccolgano le spighe (probabilmente frumento o orzo) da un campo che non appartiene loro, perché era consentito farlo, purché fossero raccolte a mano.

Quando entri nella vigna del tuo vicino, potrai a tuo piacere mangiar dell’uva a sazietà, ma non ne metterai nel tuo paniere. Quando entri nel campo di grano del tuo vicino, potrai coglierne delle spighe con la mano; ma non userai la falce nel campo di grano del tuo vicino.12

Il problema è che raccolgono il grano di Sabato e per giunta, secondo Luca, i suoi discepoli coglievano delle spighe e le mangiavano, sfregandole con le mani.13 Secondo la legge, erano colpevoli del lavoro di raccogliere le spighe e, sfregandole fra le mani, le trebbiavano e le preparavano per il pasto. In queste due cose erano colpevoli di aver infranto le leggi sul Sabato.

I farisei rivolsero la loro domanda e i loro commenti sull’infrazione della legge a Gesù e non ai discepoli, perché gli insegnanti erano ritenuti responsabili del comportamento dei loro seguaci. Era responsabilità del maestro difendere le azioni dei suoi discepoli.

La risposta di Gesù contiene due riferimenti al Vecchio Testamento e una citazione del profeta Osea. Comincia con una domanda: Non avete letto…, indicando che quello che stava per dire avrebbe dovuto essere ovvio per i farisei, dato che conoscevano le Scritture. Utilizzò questa frase diverse volte nei Vangeli.14 La prima analogia che fornì fu la storia di quando Davide fuggiva da Saul15 e aveva bisogno di cibo per sé e per i propri uomini. C’era lì il tabernacolo (la tenda in cui abitava Dio prima della costruzione del tempio) e al suo interno il “pane della presentazione”. Si trattava dei dodici pani piazzati su una tavola d’oro all’interno del tabernacolo, che servivano come offerta di cibo al Signore. Probabilmente il pane veniva preparato ogni venerdì e sistemato nel tabernacolo ogni Sabato. Il pane della presentazione poteva essere mangiato solo dai sacerdoti all’interno del tabernacolo. Leggiamo così che su richiesta di Re Davide il sacerdote gli diede i dodici pani, anche se andava contro la legge.

Il sacerdote diede il pane a Davide perché credeva che fosse l’emissario del re; era già stato unto come successore di Saul e quindi seguiva gli ordini del re. Il pane fu consegnato a Davide a causa della sua identità. Anche se andava contro la legge, a Davide fu consentito prendere il pane e mangiarlo a causa della sua posizione speciale. Presentando questa analogia, Gesù indicava che, come Davide, anche Lui aveva una posizione e un’autorità speciale.

C’è un punto simile nella seconda analogia:

Non avete letto nella legge che nel tempio i sacerdoti, nei giorni di sabato, trasgrediscono il sabato e tuttavia sono senza colpa?

C’erano delle eccezioni alle leggi sul Sabato per i doveri che dovevano svolgere i sacerdoti, come l’uccisione e la macellazione degli animali usati per il sacrificio, il cambiamento del pane della presentazione e così via. R. T. France spiega:

La base di questa eccezione sta in chi sono (sacerdoti, ordinati per il servizio divino) e nell’istituzione che lo richiede (il tempio, come centro focale della presenza di Dio con il suo popolo). È questione di priorità, dell’autorità del loro ufficio e della necessità del servizio che superano le regole del Sabato che per le altre persone e gli altri scopi rimangono inviolabili.16

I sacerdoti, a causa di chi erano, potevano fare cose che gli altri non potevano. Gesù indicò il principio che, a causa di chi era e dell’autorità che possedeva, aveva il diritto di stabilire cosa poteva o non poteva esser fatto di Sabato. Lo spiegò chiaramente con quest’affermazione scioccante:

Ora io vi dico che qui c’è qualcuno più grande del tempio.

Ancora una volta Gesù si riferì a un insegnamento del Vecchio Testamento, questa volta per riaffermare la stessa cosa che aveva detto mentre operava miracoli di Sabato: che la preoccupazione per il bene degli altri e per i loro bisogni ha la precedenza sul rispetto formale delle leggi e delle regole rituali. “Io voglio misericordia e non sacrificio è una citazione dal libro di Osea:

Io desidero la misericordia e non i sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti.17

Gesù indicò più volte che i farisei dovevano imparare che Dio si preoccupa di più di amare e aiutare gli altri che del rispetto delle regole e dei riti religiosi.

In contrasto con i farisei, Gesù guarda il Sabato in maniera positiva. Il giorno di libertà dal lavoro è un dono fatto per il bene dell’umanità. Se i farisei avessero capito questo principio, non avrebbero alzato questa obiezione insignificante alle azioni dei discepoli. Definendo i suoi discepoli innocenti – non avreste condannato gl’innocenti – Gesù indica lo stesso principio di quando aveva guarito di Sabato: che l’interpretazione delle regole del Sabato fatta dai farisei era sbagliata. Come i sacerdoti del tempio erano “innocenti” quando svolgevano i doveri del tempio, così lo erano i discepoli. Perché? Perché il Figlio dell’Uomo è signore del Sabato! A causa di chi è (qualcosa di più grande del tempio), ha l’autorità di interpretare la Legge per i suoi discepoli.

L’implicazione era stupefacente. Gesù si dichiarava Signore di una cosa che era stata istituita per un diretto comandamento divino.

Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto.18

Dio aveva descritto il Sabato come il mio Sabato.

«Parla anche ai figli d’Israele, dicendo: “Badate bene di osservare i miei sabati, perché è un segno fra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io sono l’Eterno che vi santifica”».19

Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono l’Eterno.20

La dichiarazione di Gesù che il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato, era un’affermazione straordinaria, perché metteva la sua autorità alla pari con quella di Dio. Oggi, per i Cristiani, questo non ha lo stesso valore sconvolgente; ma ai tempi di Gesù era considerata una proclamazione pericolosa e blasfema.

Durante tutto il suo ministero Gesù diede indicazioni ripetute di chi fosse: Dio incarnato. Lo si vede specificamente nei suoi miracoli, nella sua interpretazione del Sabato e nel rapporto che aveva con esso. Come Signore del Sabato, dimostrò la giusta interpretazione del Sabato divino.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Gesù scaccia un demone nella sinagoga (Marco 1,21–28); la guarigione della suocera di Pietro (Marco 1,30–31); la guarigione del cieco dalla nascita (Giovanni 9,1–16). L’ultima parla di una controversia sul Sabato, mentre nei primi due la controversia è assente.

2 Alcune versioni bibliche non includono il versetto 4, mentre altre lo includono fra parentesi, perché alcuni dei manoscritti antichi usati lo includono e altri no.

3 Giovanni 5,1–9.

4 Keener, The Gospel of Giovanni, 636.

5 Giovanni 5,10–13.

6 Giovanni 5,14–15.

7 Giovanni 5,16–18.

8 Matteo 12,1–8.

9 Marco 2,23–28.

10 Luca 6,1–5.

11 Matteo 12,1–8.

12 Deuteronomio 23,24–25.

13 Luca 6,1.

14 Matteo 19,4; 21,16; 21,42; 22,31.

15 1 Samuele 21,1–6.

16 France, The Gospel of Matthew, 460.

17 Osea 6,6.

18 Genesi 2,3.

19 Esodo 31,13.

20 Levitico 19,30.


Pubblicato originariamente in Inglese il 18 aprile 2017.

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