Più simili a Gesù: gentilezza e bontà

Di Peter Amsterdam

Aprile 3, 2018

[More Like Jesus: Kindness and Goodness]

Quando l’apostolo Paolo scrisse riguardo al vivere una vita devota, al vivere nello Spirito Santo ed essere da questo guidati, elencò quelle che chiamava “opere della carne”, che includevano cose come inimicizia, discordia, gelosia, ira e invidia.1 A questo fece seguito con: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge.2 Il frutto dello Spirito è l’opera dello Spirito Santo in noi, che ci fa crescere in devozione e somiglianza a Cristo.

In questo elenco troviamo due aspetti dello Spirito che vanno di pari passo – la gentilezza e la bontà. Leggendo ciò che dicono le Scritture riguardo a queste due qualità, scopriamo che entrambe sono descritte come qualità della natura divina.

Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» Il Signore gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del Signore davanti a te.3

Il Signore è buono e giusto.4

Poiché tu, o Signore, sei buono e pronto a perdonare, e usi grande benignità verso tutti quelli che t’invocano.5

Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo, […] per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù.6

Quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia.7

Poiché Dio è buono e gentile e ha dimostrato la sua bontà e la sua gentilezza nei nostri confronti mediante il sacrificio e la morte di Gesù per espiare la colpa dei nostri peccati, noi, a nostra volta, dobbiamo essere gentili e buoni con gli altri.

Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.8

Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti.9

Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza.10

In 1 Corinzi 13, il capitolo dell’amore, leggiamo che l’amore è benigno.11

La parola ebraica chesed, usata duecentoquarantotto volte nel Vecchio Testamento, è tradotta con gentilezza, misericordia, benignità, bontà e benevolmente. Nel Nuovo Testamento, la parola greca chrēstotēs è tradotta con benignità e bontà morale. Significa tenera premura, bontà del cuore e delle azioni. La parola greca agathōsynē è tradotta con bontà, per indicare integrità del cuore e della vita.

Gentilezza e bontà sono strettamente correlate e i termini sono spesso usati in modo intercambiabile. Entrambi esprimono un desiderio attivo di contribuire a soddisfare i bisogni degli altri. Jerry Bridges ha scritto:

La gentilezza è un desiderio sincero di vedere la felicità degli altri; la bontà è l’attività calcolata che favorisce quella felicità. La gentilezza è la propensione interiore, creata dallo Spirito Santo, che ci rende sensibili ai bisogni degli altri, che siano fisici, emotivi o spirituali. La bontà è la gentilezza in azione – parole e azioni.12

Bontà e gentilezza possono essere viste come il modo in cui l’amore pensa e agisce, il modo in cui si comporta. Consistono in azioni buone che scaturiscono dall’amore, compiute con l’obiettivo di essere una benedizione per gli altri. Riflettono Gesù.

Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com’egli è andato dappertutto facendo del bene […] perché Dio era con lui.13

Bontà e gentilezza non sono qualità che dimostriamo solo alle persone che amiamo, ma a tutte – anche a chi potrebbe essere visto come un oppositore o un nemico, perché facendolo imitiamo la gentilezza di Dio. Gesù lo indicò chiaramente quando disse:

Amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi.14

Ovviamente, siamo più portati per natura a dimostrare gentilezza alle persone che conosciamo e a cui siamo vicini, ma l’invito rivoltoci è quello di sviluppare un carattere buono e gentile, così da essere sensibili ai problemi degli altri e disposti a compiere azioni che manifestino amore.

L’apostolo Paolo scrisse:

Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato.15

Come credenti, siamo nuove creature in Cristo,16 trasformati dallo Spirito Santo e chiamati ad andare dappertutto a fare il bene, come fece Gesù. Lui era devoto al benessere dell’umanità e mise in azione quella devozione, amando, curando e agendo in un modo che dimostrava gentilezza, bontà e premura per gli altri.

Gentilezza e bontà spesso si manifestano su larga scala quando c’è qualche tipo d’emergenza o di grande bisogno che spinge la gente, cristiani e no, ad andare in soccorso degli altri. Molti di noi aiuterebbero in un momento di emergenza, il che è bello e buono, ma il modo in cui la Bibbia vede questo frutto dello Spirito va ben oltre. È una trasformazione, dalla nostra proclività naturale a badare a noi stessi ed essere egoisti e preoccupati per i nostri bisogni personali, a una natura più divina, influenzata dallo Spirito Santo, consapevole dei bisogni degli altri e disponibili a fare qualcosa al riguardo. Ha a che fare con l’essere trasformati in maniera tale da darci un profondo desiderio di riflettere Cristo.

Essere buoni e gentili con gli altri deve essere un avvenimento quotidiano, non solo l’essere sporadicamente all’altezza della situazione e fare qualcosa di insolito o eroico. La maggior parte delle nostre opportunità per dimostrare gentilezza facendo del bene agli altri si trova nel semplice trantran delle attività quotidiane. È bene pregare regolarmente che lo Spirito Santo ci aiuti a riconoscere i bisogni degli altri e ci spinga all’azione, invece di vedere queste opportunità come un’interruzione dei nostri programmi o un inconveniente da ignorare.

Le Scritture insegnano che non dobbiamo pensare solo ai nostri interessi ma anche a quelli degli altri.17 Ciò esige che lottiamo contro il nostro egoismo innato e agiamo risolutamente in modi che vanno contro la natura umana. La maggior parte delle cose che facciamo per diventare più simili a Cristo si scontra con la nostra natura umana. Cercare di diventare più simili a Gesù richiede un cambiamento del cuore, della mente e delle nostre azioni; ma è nel cuore che questi cambiamenti devono essere profondamente radicati.

Lo scrittore Kelly Minter ha scritto:

Mi sono reso conto che il cuore è essenziale per tutte le virtù. Non c’è semplicemente modo di staccare il cuore dalle azioni, specialmente quando si parla delle caratteristiche di Gesù. Se il mio cuore è pieno di orgoglio e arroganza, non dimostrerò misericordia e pazienza per le persone che incontro. Quando il mio cuore è impegnato con rabbia e gelosia, gentilezza e perdono non avranno strada libera nella mia vita. Al contrario, una volta che Dio ha ammorbidito il nostro cuore, ci ha reso umili e ci ha messo in linea con il suo Spirito, non potremo fare a meno di traboccare di gentilezza, gioia e amore.18

Come sono fatte la gentilezza e la bontà? Le troviamo nelle nostre parole quando quello che diciamo agli altri ha un tocco di amore e premura per gli altri, quando ascoltiamo attentamente gli altri, dando loro la nostra piena attenzione anche se magari preferiremmo fare qualcos’altro. Le riconosciamo nelle persone altruiste, che offrono le loro risorse, il loro tempo o la loro attenzione a qualcuno che ha bisogno. Significano dimostrare sincero interesse e premura per gli altri. Porgono l’altra guancia quando qualcuno ci fa un torto. Ci aiutano a trattenere la lingua quando qualcun ci ha insultato o ferito. Non cercano vendetta, ma perdonano. Se una persona cara o un amico ha bisogno di una correzione, questa viene data con dolcezza; la verità è condivisa con amore. Gentilezza e bontà nascono da un cuore che contiene amore, compassione e misericordia.

Le persone buone non spettegolano. Non tradiscono la fiducia. Dimostrano pazienza. Non sono egocentriche. Non sono impulsive o esplosive. Non parlano costantemente di sé né attirano l’attenzione su di sé. Non sono meschine.19

Come persone che vogliono imitare Cristo, abbiamo davanti a noi la sfida di dare la vita per gli altri. Questo significa dedicare del tempo a loro, come a nostra moglie, o marito, ai nostri figli e alle altre persone care, in modo che si sentano amate e preziose. Possono essere cose semplici come lavare i piatti, portare fuori la spazzatura o giocare con i bambini così che l’altro coniuge possa riposare. Significa anche essere buoni con le persone al di fuori della nostra famiglia o delle nostre conoscenze, dimostrare bontà dando a chi ha bisogno, anche quando è un sacrificio; dire una parola gentile a qualcuno, anche quando siamo noi stessi in difficoltà. Ci sono tantissimi modi in cui possiamo essere gentili con gli altri.

Gentilezza significa parole amorevoli e gesti premurosi. Vogliono dire avere un cuore compassionevole e mettere in azione quella compassione e quell’amore. Abbiamo tutti delle opportunità di essere gentili con gli altri nel corso della giornata. Possiamo offrire una parola gentile, dare una mano, fare un atto di bontà – magari anche uno che passa inosservato, con l’obiettivo di agire con amore, di rendere la vita un po’ più piacevole per gli altri. Certo, ci costerà tempo e sforzo, a volte anche denaro, ma vale la pena di fare quel sacrificio, perché riflette l’amore di Gesù sugli altri e fa piacere al Signore.

Gesù ci ha dato un’idea del grande riguardo che Dio ha per chi dimostra gentilezza e cortesia in questo passo che parla del futuro giorno del giudizio:

Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?”. E il Re, rispondendo, dirà loro: “In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.20


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Galati 5,19–21 NR.

2 Galati 5,22–23 NR.

3 Esodo 33,18–19 NR.

4 Salmi 25,8 NR.

5 Salmi 86,5.

6 Efesini 2,4–7 NR.

7 Tito 3,4–5.

8 Efesini 4,32 NR.

9 2 Timoteo 2,24 NR.

10 Colossesi 3,12 NR.

11 1 Corinzi 13,4.

12 Jerry Bridges, The Practice of Godliness (Colorado Springs: Navpress, 2010), 215.

13 Atti 10,38 NR.

14 Luca 6,35 NR.

15 Efesini 2,10.

16 Se uno diventa cristiano, diventa una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: tutto è diventato nuovo (2 Corinzi 5,17 BdG).

17 Filippesi 2,4.

18 Kelly Minter, The Fitting Room (Colorado Springs: David C. Cook, 2011), 139.

19 Ibid., 137.

20 Matteo 25,34–40.


Pubblicato originariamente in Inglese il 29 agosto 2017.

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