Di Peter Amsterdam
Aprile 28, 2018
[Jesus—His Life and Message: Discipleship (Part 3)]
Nel precedente articolo sul discepolato, abbiamo visto come Gesù fece alcune affermazioni piuttosto forti su cosa vuol dire seguirlo. Gesù voleva rendere ben chiaro il fatto che essere suo discepolo ha un costo e che i requisiti non erano facili. L’impegno a seguirlo richiedeva un riorientamento della vita, della lealtà, dei desideri e degli amori di una persona, come succede ancora oggi – e questo può essere particolarmente difficile quando si tratta dei nostri rapporti più stretti con le persone.
Nel Vangelo di Luca leggiamo:
Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo.1
In Matteo, sentiamo Gesù dire:
Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me.2
Comunque, leggiamo anche in altri punti di questi stessi Vangeli che Gesù era d’accordo con il comandamento di onorare i genitori. Quando un uomo gli chiese cosa dovesse fare per guadagnare la vita eterna, Gesù gli disse di “osservare i comandamenti”. Quando l’uomo gli chiede quali, Gesù elenca alcuni dei Dieci Comandamenti, compreso quello di “onorare tuo padre e tua madre”.3 In un altro passo, Gesù sgridò gli scribi e i farisei perché dedicavano denaro e altre cose al tempio, in maniera ipocrita, in modo da non metterli a disposizione dei loro genitori bisognosi, mentre invece potevano continuare a usarli per se stessi.
Dio infatti ha comandato così: “Onora il padre e la madre”; e ancora: “Chi maledice padre o madre sia punito con la morte”. Voi invece dite: “Chiunque dice al padre o alla madre: Tutto ciò con cui potrei sostenerti è stato offerto a Dio”, egli non è più obbligato a onorare suo padre e sua madre. Così facendo, voi avete annullato il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione.4
Vediamo anche l’atteggiamento positivo di Gesù verso la famiglia quando parla contro l’adulterio e il divorzio5 e quando ci ricorda che fu Dio a istituire il matrimonio – un passo che termina con:
E così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi.6
Gesù auspicava che i genitori si amassero a vicenda e amassero i loro figli, e che i figli amassero i genitori e si prendessero cura di loro. Perciò la sua affermazione che chi lo segue deve “odiare” i membri della sua famiglia deve essere vista nel contesto allargato di ciò che disse sui rapporti familiari.
Il discepolato è visto come un allineamento a Cristo; il nostro riallineamento significa un cambiamento delle nostre priorità. Il discepolato ci richiede di dare il primo posto a Gesù e fare di Lui la nostra priorità. Ciò non significa che le priorità precedenti non sono più importanti, ma che non hanno più lo stesso posto. Quando Gesù parlò di odiare padre, madre, moglie o marito e figli, non intendeva letteralmente. L’invito a odiare significava “amare meno, in confronto a…”, come vediamo in altri punti delle Scritture.
E Giacobbe entrò pure da Rachele ed amò Rachele più di Lea; e servì da Labano altri sette anni. L’Eterno, vedendo che Lea non era amata, aperse il suo grembo; ma Rachele era sterile. 7
La parola ebraica sané, qui tradotta come “non amata”, in altre traduzioni è tradotta “trascurata” [CEI] o “odiata”:
Il Signore, vedendo che Lea era odiata, la rese feconda; ma Rachele era sterile.8
Delle varie traduzioni in uso, alcune traducono sané come odiata. Altre preferiscono rendere la parola con “trascurata” o “meno amata”. Ci sono altri casi in cui “odiata” e “meno amata” sono traduzioni alternative della stessa parola ebraica; per esempio: Se un uomo ha due mogli, l’una amata e l’altra odiata…9 in altre versioni è tradotto con: Un uomo ha due mogli e ne ama una più dell’altra […] meno amata…10
Gesù stabiliva delle priorità. I discepoli devono amare Gesù più di ogni altra cosa. Nel Vangelo di Matteo, vediamo lo stesso concetto espresso in Luca, ma dalla prospettiva di non amare i nostri genitori più di Gesù, invece di odiarli, in confronto al nostro amore per Lui.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me.11
La vocazione di discepolo vuol dire dare la massima priorità a Gesù nei nostri affetti e nella nostra lealtà. Non è un amore esclusivo, che ci impone di amare solo Gesù, ma ci guida piuttosto a stabilire le priorità del nostro amore dando il primo posto a Gesù.
Gesù stesso diede un esempio dell’assegnazione di priorità quando mise la sua missione prima di sua madre e dei suoi fratelli.
Sua madre e i suoi fratelli vennero da lui, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. E da alcuni gli fu riferito: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e ti vogliono vedere». Ma egli, rispondendo, disse loro: «Mia madre e i miei fratelli sono quelli che odono la parola di Dio e la mettono in pratica».12
Essere fedele alla sua chiamata significava che in quel momento la massima priorità era provvedere ai bisogni degli altri. Anche se i discepoli devono onorare i loro genitori, Dio ha una priorità più alta; di conseguenza, quando Dio chiama un discepolo, se i genitori si oppongono, il discepolo capisce che, pur amando i genitori, la sua chiamata è amare Dio di più e quindi seguirlo nonostante le obiezioni del padre e della madre.
La chiamata di Gesù al discepolato c’impone di cambiare l’ordine di ciò che è importante per noi, a cosa e a chi siamo leali. La chiamata è dare a Gesù il posto più elevato per ciò che riguarda il nostro amore e la nostra lealtà, identificandoci con Lui e con la sua missione. Non significa che non dobbiamo più provare amore e lealtà nei confronti della nostra famiglia e dei nostri amici, ma che a volte il prezzo del discepolato richiede da parte nostra il sacrificio di mettere il Signore prima delle altre persone che amiamo.
Quelli che seguirono Gesù mentre era in vita, come quelli che si unirono alla chiesa nei decenni dopo la sua risurrezione, spesso si alienavano la loro famiglia perché sembrava che avessero smesso di praticare la fede ebraica nel modo giusto. Parlando di come uno diventava discepolo di Gesù nel primo secolo, lo scrittore Darrel Bock ha scritto:
Nel primo secolo era impossibile avere una devozione casuale nei confronti di Gesù. Prendere una decisione a favore di Cristo marchiava una persona e comportava automaticamente un costo. […] Il fenomeno occidentale moderno per il quale una decisione per Cristo è popolare nella comunità sociale in generale non valeva nell’ambiente da cui proveniva Gesù. […] Se uno sceglieva di essere associato a Gesù, riceveva una reazione negativa, spesso dagli altri membri della sua stessa famiglia.13
Possiamo vedere fino a che punto questa reazione poteva essere negativa quando leggiamo ciò che Gesù disse a proposito della divisione che potrebbe derivare dalla decisione di seguirlo:
Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua.14
La decisione di seguire Gesù porta con sé la possibilità di una divisione fra i membri di una famiglia. Anche se una simile divisione non è desiderabile, c’è la distinta possibilità che avvenga e a volte diventa così forte che i membri della famiglia di un credente possono essere visti come nemici.
Gesù disse che in alcuni casi i familiari di un credente possono provocare la persecuzione e perfino il martirio:
Sarete traditi anche dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici; e faranno morire alcuni di voi.15
Leggiamo che anche Gesù, almeno inizialmente, dovette affrontare una divisione all’interno della sua famiglia:
Poi entrò in casa e la folla si radunò di nuovo, così che egli e i suoi non potevano neppure mangiare. I suoi parenti, udito ciò, vennero per prenderlo, perché dicevano: «È fuori di sé».16
Poiché neppure i suoi fratelli credevano in lui.17
Le Scritture insegnano che se uno è in Cristo, è una creatura nuova.18 Parte di quell’essere nuovo in Cristo è la modifica delle nostre priorità nella vita, cioè lo spostamento della nostra lealtà principale dalla famiglia a Dio. Ora ci identifichiamo con Gesù e così facendo gli diamo il nostro amore e la nostra lealtà al di sopra di tutti gli altri. Non abbandoniamo completamente i nostri altri amori, le nostre altre lealtà e responsabilità, ma capiamo di avere iniziato con Dio un rapporto che è diventato il più importante.
Assegnare una priorità ai nostri rapporti in maniera da mettere Dio al primo posto non è facile, ma non è privo di ricompense, come disse chiaramente Gesù:
Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna.19
Nonostante Gesù ci abbia rivolto la chiamata di amare Dio sopra ogni altra cosa, ci ha anche comandato di amare gli altri. Rispondendo alla domanda «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l’unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua”. Il secondo è questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è nessun altro comandamento maggiore di questi».20 Dobbiamo amare Dio sopra ogni altra cosa, ma anche amare gli altri, specialmente quelli che ci sono più vicini.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Luca 14,26.
2 Matteo 10,35–37.
3 Matteo 19,16–19.
4 Matteo 15,4–6.
5 Matteo 5,27–32.
6 Matteo 19,4–6.
7 Genesi 29,30–31 LND.
8 Genesi 29,31 NR.
9 Deuteronomio 21,15 NR, LND, CEI.
10 Vedi TILC.
11 Matteo 10,37.
12 Luca 8,19–21.
13 Bock, Luke Volume 2: 9:51–24:53, 1285.
14 Matteo 10,34–36.
15 Luca 21,16.
16 Marco 3,20–21 NR.
17 Giovanni 7,5 NR.
18 2 Corinzi 5,17 CEI.
19 Matteo 19,29 NR.
20 Marco 12,28–31.
Pubblicato originariamente in Inglese il 26 settembre 2017.
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