Gesù – la sua vita e il suo messaggio: il discepolato (parte 4)

Di Peter Amsterdam

Maggio 8, 2018

[Jesus—His Life and Message: Discipleship (Part 4)]

Osservando ciò che Gesù disse sul credere e vivere i suoi insegnamenti come discepoli, diventa chiaro che una vera fede in Lui richiede una modifica delle nostre priorità. Come abbiamo visto in precedenti articoli su questo argomento, Gesù disse che i credenti devono essere leali a Lui sopra ogni altra cosa, che i discepoli devono dare la loro lealtà principalmente a Lui. Come vedremo in questo articolo, ciò include dargli la priorità sopra i nostri beni materiali, come viene sottolineato nel suo incontro con un giovane ricco.

Tutti e tre i Vangeli sinottici raccontano la storia di un giovane ricco che chiese a Gesù cosa avrebbe dovuto fare per avere la vita eterna.1 La esamineremo nel testo del Vangelo di Marco, con alcuni punti presi da quelli di Matteo e di Luca. La storia comincia così:

Ora, mentre stava per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro; e inginocchiatosi davanti a lui, gli chiese: «Maestro buono, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». E Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio».2

Marco ci dice che quest’uomo era ricco. Nel Vangelo di Matteo è descritto come un giovane. Luca lo chiama un capo, un notabile.3 Tradizionalmente viene indicato come “il giovane ricco”. È improbabile che fosse il capo di una sinagoga, perché avrebbe dovuto essere più anziano, ma può darsi che fosse un leader ricco e influente nella società.4

Gesù obiettò al fatto che l’uomo lo chiamasse “buono”. Perché mai? Le opinioni variano, perché lo si può interpretare come un segno di rispetto, ma sembra anche che – come suggeriscono molti commentatori – l’uomo volesse lusingarlo, forse nella speranza che Gesù in qualche modo ricompensasse la lusinga, com’era abitudine in quei giorni. Invece Gesù rispose con un lieve rimprovero, affermando che solo Dio è buono. Qualunque motivo Gesù avesse per obiettare all’essere chiamato buono, sembra probabile volesse indicare che la suprema bontà e perfezione appartiene solo a Dio e che il Padre è la fonte di ogni bontà.5

Poi Gesù disse all’uomo:

«Tu conosci i comandamenti: “Non commettere adulterio. Non uccidere. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non frodare. Onora tuo padre e tua madre”». Ed egli, rispondendo, gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia fanciullezza».6

Né Matteo né Luca includono “non frodare”; Matteo aggiunge “e ama il tuo prossimo come te stesso”.7

Sapendo che l’uomo conosceva la Legge, Gesù rispose citando i Dieci Comandamenti, che riflettevano la volontà di Dio per il suo popolo. Forse, poiché l’uomo era ricco, non “desiderava i beni del suo prossimo”, perciò Gesù non lo incluse nell’elenco. Comunque, forse sospettava che il giovane, essendo ricco, avrebbe potuto frodare gli altri negli affari e quindi aggiunse quel punto, che non fa parte dei Dieci Comandamenti.

Gesù affermò che l’uomo conosceva i comandamenti e questi lo confermò rispondendo che li aveva osservati fin dall’infanzia. Probabilmente frequentava regolarmente la sinagoga e sottolineò che non solo conosceva i comandamenti, ma li aveva sempre osservati. La sua mentalità rispecchiava il modo convenzionale in cui i Giudei intendevano il significato di essere buono.8 Era un ebreo osservante della Torah e probabilmente conduceva una vita buona e voleva essere certo di ereditare la vita eterna.

Nel racconto di Matteo dice:

«Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza; che mi manca ancora?»9

Anche se aveva rispettato i comandamenti, sentiva che gli mancava qualcosa, che la sola osservanza dei comandamenti non aveva appagato la sua ricerca del modo di conoscere sinceramente Dio e servirlo. Chiese a Gesù che cos’era quel qualcosa.

Allora Gesù, fissandolo nel volto, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca; va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, prendi la tua croce e seguimi».10

Il giovane fu sfidato a ridefinire le sue priorità. Anche se aveva osservato la maggior parte dei comandamenti, non era disposto a osservarne uno importante: Non avrai altri dèi davanti a me.11 Non riusciva a dare la sua piena lealtà a Dio. La sua ricchezza terrena era più importante del suo tesoro in cielo. La sua ricchezza si metteva di mezzo tra lui e Dio. Gesù lo invitava a rimuovere quell’ostruzione.

Questa non era una richiesta universale rivolta a tutti i credenti di vendere tutto quello che avevano e seguire Gesù, ma serviva a sottolineare ciò che il giovane metteva davanti a Dio. C’erano seguaci di Gesù che erano ricchi, ma la loro ricchezza aveva la giusta priorità; mettevano prima Dio. Lo possiamo vedere negli esempi di Giovanni d’Arimatea, Giovanna, Susanna e altri che condividevano le loro ricchezze con altri discepoli. Nel libro degli Atti leggiamo di discepoli fedeli, come Barnaba, che aveva delle terre, e Lidia, che aveva un’azienda.

Come disse Gesù nel Sermone sul Monte:

Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro; oppure sarà fedele all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire Dio e mammona.12

Quest’uomo, che Gesù guardò con amore, non era disposto a mettere il suo amore per Dio e il suo desiderio di “ereditare la vita eterna” prima dell’amore per le sue proprietà.

Ma egli, rattristatosi per quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni.13

Altre traduzioni dicono si trovò a disagio, si fece scuro in volto. Scelse di servire i suoi beni invece di Dio.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!». E i discepoli sbigottirono alle sue parole.14

R. T. France commenta questo fatto, dando una spiegazione sul motivo per cui i discepoli rimasero sbigottiti davanti a quello che Gesù aveva detto:

Lo sbigottimento dei discepoli nasce dal normale presupposto ebraico […] che la ricchezza è un segno della benedizione divina e della sua ricompensa per un fedele servizio; perciò, quando Gesù invece dichiara che la ricchezza è d’impedimento alla salvezza, mina una parte fondamentale della loro visione religiosa del mondo.15

Come in molti altri casi, gli insegnamenti di Gesù aggiungono un significato nuovo nella visione religiosa del mondo dei suoi giorni.

Anche se Gesù disse che era difficile per i ricchi entrare nel regno di Dio, non disse che era impossibile. Tuttavia, nel Vangelo di Matteo, espresse una seconda volta lo stesso concetto:

Gesù, prendendo di nuovo la parola, disse loro: «Figli, quanto è difficile, per coloro che confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio».16

E proseguì, usando un’iperbole:

«È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».17

Darrel Bock commenta:

Il cammello era l’animale più grosso che viveva in quei tempi in Palestina, mentre la cruna di un ago era l’oggetto più piccolo nell’esperienza quotidiana di una persona. […] Il punto dell’esempio iperbolico e apparentemente sciocco è chiaro: è impossibile per i ricchi entrare nel regno basandosi sulle loro sole forze.18

Alcuni interpreti della Bibbia hanno cercato di ammorbidire questa affermazione asserendo che nelle mura di Gerusalemme c’era una piccola porta da cui un cammello poteva entrare solo inginocchiandosi, e che questa porta era chiamata “la cruna dell’ago”. Non ci sono prove che una simile porta esistesse. L’affermazione di Gesù voleva illustrare qualcosa d’impossibile. Il ricco, per quanti sforzi possa fare, non può entrare nel regno di Dio.

Ed essi, ancora più stupiti, dicevano fra di loro: «E chi dunque può essere salvato?». Ma Gesù, fissando lo sguardo su di loro, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma non a Dio, perché ogni cosa è possibile a Dio».19

Ciò che valeva per il giovane ricco in realtà vale per chiunque: nessuno, ricco o povero, può salvarsi mediante i suoi soli sforzi. È impossibile. Quello che però è impossibile all’uomo è possibile a Dio. La salvezza richiede l’azione della grazia di Dio.

E Pietro prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito». Allora Gesù, rispondendo, disse: «Io vi dico in verità che non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o padre o madre o moglie o figli o poderi per amor mio e dell’evangelo, che non riceva il centuplo ora, in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli e poderi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna».20

Pietro parlò per i discepoli, sottolineando che avevano fatto ciò che il giovane ricco non era stato disposto a fare; avevano accettato la chiamata di seguire Gesù a qualunque costo. Forse stava cercando qualche rassicurazione, dato che Gesù aveva detto che la salvezza non era una cosa che si potesse ricevere mediante azioni umane. Gesù rassicurò i suoi discepoli che chi accetta la sua chiamata, chi per seguirlo sacrifica le cose che ritiene importanti, riceverà un grande premio – in questa vita e nell’eternità.

Chi ha messo Cristo davanti ai propri beni, ai parenti, alle case o alle terre, sarà ricompensato in questa vita e nella prossima. John Cassian ci dà un’idea di come possiamo guadagnare il centuplo in questa vita, in parenti, case e terreni, grazie al corpo mondiale di tutti i Cristiani:

Ognuno di voi ha lasciato solo un padre, una madre e una casa, ma così facendo avete guadagnato senza sforzo o preoccupazione innumerevoli padri e madri e fratelli, oltre a case, terreni e servitori fedelissimi, in qualsiasi parte del mondo andiate, persone che vi riceveranno come uno di loro, vi accoglieranno, vi rispetteranno e si prenderanno cura di voi con la massima attenzione.21

Come Cristiani siamo membri di una famiglia mondiale della fede, quindi abbiamo parenti dappertutto. Allo stesso modo dobbiamo mostrare ospitalità a chi è nostro fratello e sorella nella fede.

La fase successiva della ricompensa di cui parlò Gesù arriverà nel secolo a venire, intendendo la vita eterna. Chi crede in Gesù e lo segue, chi lo mette al primo posto, sopra gli altri amori e sopra le ricchezze di questo mondo, ha la promessa della vita eterna.

Il racconto del giovane ricco ci insegna che la lealtà alle altre cose può impedirci di seguire Gesù. In questo caso, il giovane ricco non era disposto a passare la sua lealtà dalle ricchezze a Dio – dava precedenza alla sua ricchezza. Attraverso questo incontro, Gesù indicò che mettere Dio al primo posto è un requisito per il vero discepolato.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 19,16–30, Marco 10,17–30, e Luca 18,18–30.

2 Marco 10,17–18.

3 Luca 18,18, Matteo 19,20.

4 Bock, Luke Volume 2: 9:51–24:53, 1476.

5 Evans, World Biblical Commentary: Mark, 34B, 96.

6 Marco 10,19–20.

7 Matteo 19,19.

8 France, The Gospel of Matthew, 734.

9 Matteo 19,20.

10 Marco 10,21.

11 Deuteronomio 5,7.

12 Matteo 6,24.

13 Marco 10,22.

14 Marco 10,23–24.

15 France, The Gospel of Matthew, 728.

16 Marco 10,24.

17 Marco 10,25.

18 Bock, Luke Volume 2: 9:51–24:53, 1485.

19 Marco 10,26–27.

20 Marco 10,28–30.

21 Citato da Witherington in, The Gospel of Mark, 285.


Pubblicato originariamente in Inglese il 3 ottobre 2017.

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