Il patto — parte 2

Di Peter Amsterdam

Novembre 13, 2018

[Covenant—Part 2]

Nella prima parte di questa serie abbiamo letto che tutto il popolo ebraico che uscì dall’Egitto con Mosè si avvicinò alla pase del monte Sinai per ascoltare Dio che avrebbe dato loro i Dieci Comandamenti. Acconsentirono a rispettarli, facendo un patto con Dio, e Mosè prese il sangue di un animale sacrificato e lo sparse sul popolo per confermare il patto.1

Dopo di ciò Dio tenne una cerimonia con alcuni dei capi del popolo.

Poi Mosè ed Aaronne, Nadab e Abihu e settanta degli anziani d’Israele salirono, e videro il DIO d’Israele. Sotto i suoi piedi c’era come un pavimento lavorato di zaffiro, della chiarezza del cielo stesso. Ma egli non stese la sua mano contro i capi dei figli d’Israele; ed essi videro DIO, e mangiarono e bevvero.2

Settantaquattro persone salirono sul monte Sinai, come rappresentanti del popolo d’Israele per un pranzo che avrebbe segnato il patto. In quel periodo dell’antichità consumare un pasto insieme trasmetteva il concetto di accettazione, quindi questo pasto rappresentava l’accettazione del patto da parte di entrambe le parti. Anche se in precedenza Dio aveva detto che chiunque avesse toccato il monte sarebbe stato ucciso, qui diede a questi uomini il permesso di salirvi e non stese la sua mano contro i capi.

Nel Nuovo Testamento leggiamo che “nessuno ha visto Dio”,3 quindi come fecero questi uomini a vederlo? Uno scrittore spiega che gli anziani videro una specie di figura generica che Dio permise loro di intravedere vagamente; ma furono in grado di vedere chiaramente e con chiara definizione soltanto una cosa: “Sotto i suoi piedi c’era come un pavimento lavorato di zaffiro, della chiarezza del cielo stesso”. Ciò è coerente con altre visioni di Dio nelle quali le persone non lo vedevano realmente, ma intravedevano qualcosa che permetteva loro di capire che avevano a che fare con una persona invece che una cosa, ma con una persona luminosa e brillante, relativamente indistinta, sopra una specie di piattaforma che invece è chiaramente riconoscibile. Simili visioni includono, per esempio, quella di Ezechiele 1,26-28 ed Esodo 32,33. Gli esseri umani non vedono veramente Dio nella sua essenza, ma solo una specie di figura che Dio permette di riconoscere come una persona vera e propria (ma enorme), offrendo la possibilità di concentrarsi su di Lui, dando agli esseri umani qualcosa da vedere e a cui parlare.4

Qualche tempo dopo questo pasto con gli anziani, Mosè ricevette queste istruzioni: «Sali da me sul monte e rimani là; e io ti darò delle tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritti, perché tu li insegni loro».5 Questa volta Mosè salì sul monte con le istruzioni di rimanerci, indicando che ci sarebbe rimasto per qualche tempo. Lì avrebbe ricevuto le tavole di pietra scritte dalla mano stessa di Dio, a indicare chiaramente che l’autore dei comandamenti era Dio e che Lui voleva che fossero scritti perché potessero essere insegnati al popolo. Mosè nominò Aaronne e Hur giudici, perché mediassero qualsiasi disputa in sua assenza, poi salì sul monte con il suo assistente, Giosuè.

Dopo essere salito sul monte, Mosè aspettò sei giorni prima di incontrare Dio e ricevere i comandamenti.

Ora la gloria dell’Eterno rimase sul monte Sinai e la nuvola lo coperse per sei giorni; il settimo giorno l’Eterno chiamò Mosè di mezzo alla nuvola. E l’aspetto della gloria dell’Eterno era agli occhi dei figli d’Israele come un fuoco consumante sulla cima del monte. Così Mosè entrò in mezzo alla nuvola e salì sul monte; e Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.6

Dio aveva detto a Mosè di costruire il tabernacolo in cui avrebbe fatto conoscere la sua presenza al popolo. Mosè doveva dire al popolo di dare un contributo per la preparazione del tabernacolo, e tutti lo fecero.

E questa è l’offerta che accetterete da loro: oro, argento e bronzo; stoffe di colore violaceo, porporino, scarlatto; lino fino e pelo di capra; pelli di montone tinte in rosso, pelli di tasso e legno di acacia; olio per la luce del candelabro, aromi per l’olio della unzione e per l’incenso profumato; pietre di onice e pietre da incastonare per l’efod e il pettorale. Mi facciano un santuario, perché io abiti in mezzo a loro.7

Dopo averli liberati dalla schiavitù e aver fatto un patto con loro, ora Dio avrebbe abitato con loro.

Il motivo per cui la gente aveva oro, argento spezie ecc. da donare era che prima di lasciare l’Egitto chiesero agli Egiziani degli oggetti d’argento, degli oggetti d’oro e dei vestiti; e l’Eterno fece entrare il popolo nelle grazie agli occhi degli Egiziani, che diedero loro quel che chiedevano. Così spogliarono gli Egiziani.8 Ora con parte di quelle spoglie avrebbero contribuito a costruire il luogo in cui Dio avrebbe abitato con loro e dove loro lo avrebbero adorato.

Con il tempo, Dio ordinò a Mosè di sistemare il tabernacolo nel centro dell’accampamento, con Mosè, Aronne e i figli di Aronne accampati di fronte ad esso e la tribù di Levi accampata su ognuno degli altri tre lati, con il resto delle tribù tutt’intorno a una certa distanza.9 La bellezza di questa sistemazione è che Dio desiderava un posto speciale dove poter vivere con il suo popolo.

Purtroppo, nei quaranta giorni durante i quali Mosè era lontano, il popolo sembrò pensare che non sarebbe tornato, quindi pretese che Aronne facesse degli idoli per loro. Così lui raccolse dell’oro dalla gente e costruì un vitello d’oro.10 Anche se Aronne suggerì di mettere un altare davanti all’idolo e offrire sacrifici al Signore,11 era chiaro che era solo un compromesso e la verità era che il popolo aveva infranto il patto che aveva fatto con Dio. Al suo ritorno all’accampamento, Mosè spezzò le tavole di pietra su cui Dio aveva scritto i comandamenti, come simbolo della rottura del patto da parte del popolo.12

A causa del peccato del popolo, Dio disse a Mosè che anche se avrebbe mandato un angelo davanti a loro per guidarli, ci sarebbe stato un prezzo da pagare. Disse:

«Sali verso il paese dove scorre latte e miele, poiché io non salirò in mezzo a te, perché sei un popolo di collo duro, e non abbia così a sterminarti per via». Quando il popolo udì queste funeste parole, fece cordoglio.13

Poi aggiunse:

«Se io salissi per un solo momento in mezzo a te, ti consumerei!»14

Sentendo queste notizie il popolo si mise a mormorare.

La presenza evidente di Dio era stata tolta al popolo d’Israele a causa della loro idolatria. Mosè quindi piantò una tenda fuori dall’accampamento del popolo come “tenda del convegno”.15 Questa tenda temporanea in seguito fu sostituita dal tabernacolo, che fu riportato al centro dell’accampamento. Quando Mosè entrava nella tenda, la colonna di nuvola scendeva e si fermava all’ingresso della tenda, e l’Eterno parlava con Mosè.16 Quando il popolo vedeva la nuvola ferma davanti all’ingresso della tenda, si alzava e ciascuno si prostrava all’ingresso della propria tenda.17 Nel frattempo, parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico.18 In altri punti, la comunicazione del Signore con Mosè è descritta così: Con lui io parlo faccia a faccia, facendomi vedere, e non con detti oscuri; ed egli contempla la sembianza dell’Eterno.19

Piazzando la tenda a una certa distanza dall’accampamento, Mosè ricordava al popolo che Dio si era distanziato da loro a causa dei loro peccati. In un certo senso, il fatto che la tenda del convegno fosse situata fuori dall’accampamento abrogava il patto, proprio come aveva fatto Mosè rompendo le tavole della legge.20 Il patto era sciolto perché il popolo non aveva rispettato la sua parte. Dio era ancora vicino, non l’aveva completamente rigettato, ma per il momento non era più in mezzo al popolo. Se volevano chiedere consiglio al Signore, Mosè doveva uscire dall’accampamento per chiedergli le sue direttive.

Mosè chiese al Signore di riconsiderare l’idea di portarli nella Terra Promessa.

«Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. Come si potrà ora conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia ai tuoi occhi? Non è forse perché tu vieni con noi? Così noi saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra». L’Eterno disse a Mosè: «Farò anche questa cosa che hai chiesto, poiché tu hai trovato grazia ai miei occhi e ti conosco personalmente».21

Dio disse a Mosè:

«La mia presenza andrà con te, e ti darò riposo».22

Poi gli ordinò di tagliare due tavole di pietra, come le prime, e di salire sul monte da solo. Fu allora che Dio permise a Mosè di vedere la sua schiena.23

Allora l’Eterno discese nella nuvola e si fermò là vicino a lui, e proclamò il nome dell’Eterno. E l’Eterno passò davanti a lui e gridò: «L’Eterno, l’Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non lascia il colpevole impunito, e che visita l’iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».24

Mentre era sul monte, Mosè chiese a Dio di perdonare il popolo. Dio lo fece e poi rinnovò il patto.

Mosè si affrettò a prostrarsi fino a terra, e adorò. Poi disse: «Deh, Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, venga il Signore in mezzo a noi, perché questo è un popolo dal collo duro; perdona la nostra iniquità e il nostro peccato, e prendici come tua eredità». L’Eterno rispose: «Ecco, io faccio un patto: Farò davanti a tutto il popolo prodigi, che non sono mai stati fatti su tutta la terra né in alcuna nazione; e tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera dell’Eterno, perché è tremendo ciò che io sto per fare con te».25

Dio diede a Mosè altre istruzioni per il popolo, poi gli disse:

«Scrivi queste parole, perché sul fondamento di queste parole io ho contratto alleanza con te e con Israele».26

Una volta che il patto fu rinnovato e il popolo perdonato, Dio ordinò a Mosè di costruire il tabernacolo, che divenne la nuova tenda del convegno, e di sistemarla in mezzo al popolo. La presenza di Dio era ancora in mezzo a loro.

Poiché la nuvola dell’Eterno stava sul tabernacolo durante il giorno, e di notte su di esso stava un fuoco, davanti agli occhi di tutta la casa d’Israele, durante tutti i loro spostamenti.27

Questa esperienza insegnò al popolo d’Israele che la Legge che Dio aveva dato era importante e che ubbidirle era essenziale per ricevere le benedizioni divine.

(Nella terza parte di questa serie vedremo in modo specifico alcune delle leggi e il loro significato.)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Esodo 24,8.

2 Esodo 24,9–11.

3 1 Giovanni 4,12.

4 D. K. Stuart, Esodo Vol. 2 (Nashville: Broadman & Holman, 2006), 556.

5 Esodo 24,12.

6 Esodo 24,16–18.

7 Esodo 25,3–8.

8 Esodo 12,35–36.

9 Numeri 2,1–3; 3,38.

10 Esodo 32,1–4.

11 Esodo 32,5.

12 Esodo 32,7–19.

13 Esodo 33,3–4.

14 Esodo 33,5.

15 Esodo 33,7.

16 Esodo 33,9.

17 Esodo 33,10.

18 Esodo 33,11.

19 Numeri 12,8.

20 Esodo 32,19.

21 Esodo 33,15–17.

22 Esodo 33,14.

23 Esodo 33,18–23.

24 Esodo 34,5–7.

25 Esodo 34,8–10.

26 Esodo 34,27.

27 Esodo 40,38.


Pubblicato originariamente in Inglese il 6 marzo 2018.

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