Al cuore di tutto: l’Incarnazione (parte 1)

Di Peter Amsterdam

Agosto 14, 2011

Negli articoli intitolati “L’Uomo-Dio” e “La Trinità” abbiamo esplorato la verità divina della divinità di Gesù, cioè il fatto che è veramente Dio. Negli articoli sulla “Incarnazione” ci occuperemo della spiegazione biblica dell’umanità di Gesù: il fatto che era pienamente uomo oltre che pienamente Dio.

L’umanità di Gesù

Secondo il piano divino della salvezza, l’umanità di Gesù è altrettanto importante della sua divinità, perché per la nostra redenzione è necessario che Egli sia pienamente Dio e pienamente uomo.

Poiché è una delle persone della Trinità – Dio Figlio – la salvezza è possibile. Solo chi è Dio può portare il peso dei peccati del mondo. Solo chi è eternamente Dio può offrire un sacrificio dal valore eterno e obbedire alla perfezione la legge divina, addossarsi l’ira divina per portare redenzione e in tal modo liberare gli altri dal giudizio della legge.[1]

Per lo stesso motivo, solo chi condivide la nostra umanità può rendere possibile la salvezza. Poiché il primo uomo, Adamo, peccò e portò la condanna sull’intera umanità, era necessario che un altro essere umano si sottoponesse alla punizione e ricevesse su di sé il castigo divino, poiché solo un essere umano può rappresentare vicariamente l’umanità.

Ora Cristo è stato risuscitato dai morti, ed è la primizia di coloro che dormono. Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo.[2]

Era quindi necessario che Gesù, che è la seconda persona della Trinità, si incarnasse e prendesse la natura umana, che fosse totalmente Dio e totalmente uomo, per rendere possibile la salvezza.

Mentre gli apostoli e i primi cristiani ritenevano che Gesù fosse Dio, oltre che uomo, alla dottrina vera e propria dell’Incarnazione si giunse solo in seguito. Incarnazione è una parola tecnica della teologia cristiana, derivante da carne. Incarnazione significa che Gesù è Dio in carne umana. L’incarnazione di Gesù fu l’unico momento della storia in cui Dio divenne un essere umano, Dio incarnato, Dio nella carne.[3] Cronologicamente, l’Incarnazione fu formalmente espressa come dottrina dopo lo sviluppo della dottrina della Trinità. Quest’ultima spiegava chi è Dio, mentre l’Incarnazione spiega che Gesù è sia Dio sia uomo. Come per la formulazione della dottrina della Trinità, ci vollero tempo e alcune controversie per elaborare il concetto e la formulazione che esprimessero che Gesù era pienamente Dio e pienamente uomo.

Spesso la gente si sofferma sulla divinità di Gesù e mette in secondo piano la sua umanità: ma mentre Gesù era Dio che viveva sulla terra in carne umana, era anche umano come voi e me. Aveva le stesse esigenze e debolezze fisiche che abbiamo noi. Aveva gli stessi limiti fisici e mentali. Aveva le stesse emozioni. Era tentato dal peccato e provava sofferenze spirituali interiori, proprio come noi. Era un uomo e nacque, visse e morì come chiunque altro. Aveva una natura umana, cioè sia un corpo fisico, sia un’anima, o mente, razionale.

Vediamo alcuni dei versetti che indicano l’umanità di Gesù. Li elencherò per categoria.

Elementi umani: corpo fisico e mente razionale

Gesù aveva entrambi gli elementi principali della natura umana: un corpo materiale e un’anima razionale. Parlò del suo corpo e della sua anima/spirito (in alcuni casi i termini anima e spirito sono usati intercambiabilmente con lo stesso significato). Parlò della sua carne e delle sue ossa. Il libro degli Ebrei dice che aveva carne e sangue. In altri versetti parla di un’anima, o spirito.

 

Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono Io. Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho Io.[4]

Poiché dunque i figli hanno in comune la carne e il sangue, similmente anch'egli ebbe in comune le stesse cose.[5]

Allora egli disse loro: «L'anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me».[6]

E Gesù, gridando con gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito».[7]

Questi versetti dimostrano che Gesù aveva gli elementi necessari per essere umano.

Gesù si autodefinì umano e altre persone testimoniarono il fatto che lo era.

Ma ora voi cercate d'uccidere me, uomo, che vi ho proposta la verità ch'io ho udita da Dio.[8]

 

Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù il Nazareno, uomo accreditato da Dio tra di voi per mezzo di potenti operazioni, prodigi e segni che Dio fece tra di voi per mezzo di lui …[9]

 

Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti..[10]

 

Come tutti gli esseri umani, Gesù era governato dalle leggi naturali della crescita e dello sviluppo. Nacque e crebbe fisicamente dall’infanzia fino all’età adulta. Passò per il normale processo di apprendimento che ogni bambino segue. Crebbe in conoscenza, comprensione, saggezza e responsabilità come fa ogni altro essere umano man mano che cresce. Con il tempo divenne forte nello spirito, molto probabilmente imparando delle lezioni, come l’obbedienza ai suoi genitori, per mezzo della sofferenza e altre esperienze. Anche se non ci sono riferimenti biblici a malattie, si può immaginare che di tanto in tanto si sia ammalato.

Ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito.[11]

 

Intanto il bambino cresceva e si fortificava nello spirito, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era su di Lui.[12]

 

E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.[13]

 

Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì.[14]

 

Bisogni, debolezze ed emozioni umane

Gesù aveva le debolezze e le esigenze fisiche che abbiamo noi esseri umani. Ebbe fame e sete, si stancò. Divenne fisicamente debole. Si sentì esausto. Una volta era così stanco che dormì profondamente in una barca in mezzo a una violenta tempesta.

E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.[15]

 

E Gesù, affaticato dal cammino, sedeva così presso il pozzo; era circa l'ora sesta. Una donna di Samaria venne per attingere l'acqua. E Gesù le disse: «Dammi da bere».[16]

 

Ed ecco sollevarsi in mare una tempesta così violenta, che la barca era coperta dalle onde. Or Egli dormiva.[17]

 

Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dai campi, e gli misero addosso la croce, perché la portasse dietro a Gesù.[18] (Si suppone che Gesù fosse troppo debole per portare la croce da solo, a causa delle frustate e delle torture subite.)

 

Gesù provò emozioni proprio come noi. Ebbe compassione della gente. Ebbe pietà di chi aveva bisogno. Pianse, si meravigliò, si commosse. Si arrabbiò. Si afflisse. Pregò disperatamente, si addolorò, si angosciò. A volte fu turbato (la parola greca è tarasso, che significa essere angosciato o improvvisamente turbato dal pericolo). Aveva amici e amiche e voleva loro bene.

Vedendo le folle, ne ebbe compassione perché erano stanche e disperse, come pecore senza pastore.[19]

 

E Gesù, avendo udite queste cose, si meravigliò, e disse a coloro che lo seguivano: «In verità vi dico, che neppure in Israele ho trovata una così grande fede».[20]

 

Gesù allora, come vide che lei e i Giudei che erano venuti con lei piangevano, fremé nello spirito e si turbò.[21]

 

Gesù pianse.[22]

 

Allora Egli, guardatili tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore, disse a quell'uomo: «Stendi la tua mano!». Egli la stese e la sua mano fu risanata come l'altra.[23]

 

Ed Egli, essendo in agonia, pregava ancor più intensamente; e il suo sudore divenne simile a grumi di sangue che cadevano a terra.[24]

Allora egli disse loro: «L'anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me».[25]

 

Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito, e testimoniò e disse: «In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà».[26]

 

Ora l'anima mia è turbata; e che dirò: Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo io sono giunto a quest'ora.[27]

 

Or Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro.[28]

 

Come ogni essere umano, Gesù morì. Il suo corpo rimase privo di vita.

Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto». E, chinato il capo, rese lo spirito.[29]

 

E Gesù, gridando con gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito». E detto questo, rese lo spirito.[30]

Tutte le persone con cui Gesù crebbe e visse prima dell’inizio del suo ministero pubblico sembrarono considerarlo un essere umano come tutti gli altri, come si vide dalla loro reazione non appena cominciò la sua predicazione. Dopo che aveva fatto miracoli e aveva predicato in Galilea e grandi folle lo avevano seguito, tornò a far visita al suo paese natale, Nazareth, e fu scacciato dai suoi precedenti vicini e compaesani.

Ora, quando Gesù ebbe finito queste parabole, se ne andò di là. E, venuto nella sua patria, li ammaestrava nella loro sinagoga, sicché essi stupivano e dicevano: «Da dove ha ricevuto costui questa sapienza e queste potenti operazioni? Non è costui il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Iose, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove ha egli dunque ricevuto queste cose?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Nessun profeta è disprezzato, se non nella sua patria e in casa sua». Ed egli non fece lì molte opere potenti, a causa della loro incredulità.[31]

Nemmeno i suoi fratelli credettero in Lui, anche se alla fine alcuni di loro divennero noti come capi della chiesa: Giacomo e Giuda e forse alcuni altri.

Neppure i suoi fratelli infatti credevano in Lui.[32]

Se quelli che avevano vissuto con Lui e lo avevano frequentato per la maggior parte della sua vita si chiesero dove avesse trovato la sapienza e la conoscenza per parlare e predicare con tanta autorità e ne rimasero stupiti, allora è piuttosto chiaro che lo vedevano come una persona comune; non Dio, nemmeno un grande insegnante, ma solo un normale essere umano.

Martin Lutero espresse la realtà della completa umanità di Gesù quando disse: mangiò, bevette, dormì e camminò; fu stanco, triste, allegro; pianse, rise; ebbe fame, sete, freddo; sudò, parlò, lavorò, pregò.[33]

Tutti i versetti precedenti dimostrano che Gesù era pienamente umano. Era uguale a voi e a me in quanto a natura umana. Sperimentò la vita come noi, con gli stessi punti forti e punti deboli fisici e mentali. Fu umano in ogni senso, tranne il peccato. Questa è l’unica differenza, Gesù non peccò, mai.

Gesù non peccò, ma fu tentato

I seguenti versetti parlano di come Gesù fosse senza peccato.

 

Poiché Egli ha fatto essere peccato per noi Colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in Lui.[34]

 

Egli non commise alcun peccato e non fu trovato alcun inganno nella sua bocca.[35]

 

E voi sapete che Egli è stato manifestato per togliere via i nostri peccati; e in Lui non vi è peccato.[36]

 

Chi di voi mi convince di peccato?[37]

 

Poiché Gesù non peccò, non era necessario che morisse per i suoi peccati, ma poté invece morire per quelli dell’umanità.

 

Potreste chiedervi se Gesù potesse peccare. La risposta basata sulle Scritture sembra essere negativa. Se guardate nelle Scritture, ci dicono queste cose:

1) Gesù non peccò, come si vede nei versetti più sopra.

2) Gesù fu tentato esattamente come noi e di conseguenza sappiamo che fu effettivamente tentato dal peccato.

Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato.[38]

3) Gesù è Dio e Dio non può essere tentato dal male.

Nessuno, quando è tentato dica: «Io sono tentato da Dio», perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno.[39]

Uno degli attributi di Dio è la sua santità, il che significa che Egli è separato dal peccato. Dio non può peccare; se potesse, non sarebbe Dio.

Le Scritture ci insegnano che Gesù era pienamente Dio e pienamente uomo. Ci dice anche che Gesù fu tentato e che Dio non può essere tentato.

Se la natura umana di Gesù esistette indipendentemente dalla sua natura divina, allora sarebbe stato simile ad Adamo ed Eva quando erano stati appena creati, nel senso che sarebbe stato privo di peccato ma teoricamente in grado di peccare. La sua natura umana, però, non esistette mai separata dalla sua natura divina, perché entrambe le nature esistettero in un’unica Persona. Un atto di peccato sarebbe stato un atto morale e ciò sembra che avrebbe dovuto richiedere l’intera persona di Cristo, entrambe le sue nature, umana e divina. Se ciò fosse accaduto, allora la natura divina di Gesù avrebbe peccato, quindi Dio avrebbe peccato; di conseguenza Lui non sarebbe stato Dio. Ciò non è possibile perché vorrebbe dire che Dio andrebbe contro la sua stessa natura, cosa che Dio non fa. Di conseguenza, si può vedere che l’unione della natura umana e divina di Gesù in una sola persona gli impedì di poter peccare. Esattamente come ciò avvenne non lo possiamo sapere. È uno dei misteri che ci troviamo di fronte come cristiani ed è comprensibile che sia così, perché Gesù è il solo che abbia mai avuto due nature – la natura di Dio e la natura dell’uomo – quindi non è un fatto irragionevole che ci sia difficile, se non impossibile, sapere come funzionassero queste cose per Lui.

Voglio aggiungere che tutti i teologi le cui opere ho letto sono d’accordo su questo punto, cioè che Gesù non avrebbe potuto peccare; allo stesso tempo, tutti convengono che la tentazione del peccato fosse altrettanto reale per Lui che per noi, poiché era umano e fu tentato in ogni cosa come noi, con la stessa intensità di tentazione. Anche se non capiamo appieno come si possa essere tentati, essendo allo stesso tempo incapaci di peccare, dalle Scritture sappiamo che Gesù fu effettivamente tentato, tuttavia non cedette mai alla tentazione.

Siamo tutti sottoposti alla tentazione del peccato e ciò causa in noi una profonda lotta interiore per non cedervi. Immaginate di trovarvi in grandi ristrettezze finanziarie: bollette e fatture sono scadute, non avete soldi per pagarle e correte il rischio di perdere la vostra casa. Potreste ritrovarvi senzatetto o, se non proprio così, per lo meno potreste essere costretti a traslocare e ciò influenzerà la scelta della scuola che i vostri figli potranno frequentare e di conseguenza la loro istruzione. Fate già fatica a mettere in tavola del cibo decente. Vi si presenta un’opportunità di fare un bel po’ di soldi che basteranno ai vostri bisogni finanziari presenti e futuri. Quest’opportunità, comunque, esige che pecchiate ingannando qualcuno. Molti di noi probabilmente possono immaginare il conflitto tra il soppesare i vantaggi di quell’opportunità e la difficoltà di fare la giusta scelta morale ed etica, con le sue possibili conseguenze. Sempre in quello scenario, immaginate la decisione di non cogliere “l’opportunità” e quindi non peccare.

Anche se scegliete di non peccare, e quindi in questo caso siete “senza peccato”, la tentazione era pur sempre reale. Era intensa e ha richiesto una gran quantità di fede, grazia e forza spirituale per resistere. Questo esempio può aiutarvi a capire un po’ l’esperienza che Gesù ebbe della tentazione.

Fu pienamente tentato in ogni cosa come noi, tuttavia in ogni caso resistette alla tentazione e quindi non peccò. Dovette lottare contro ogni tentazione per resistere al peccato. Il richiamo del peccato sperimentato da Lui è esattamente lo stesso che proviamo noi. La differenza è che Gesù non cedette mai alla tentazione, quindi non peccò.

Il filosofo e apologista cristiano William Lane Craig lo spiega così:

“Come possiamo capire la tentazione di Cristo? Be’, molto semplicemente, non bisogna essere in grado di fare qualcosa, per essere tentati di farlo. […] Supponiamo che vi troviate nel laboratorio di uno scienziato pazzo e siate convinti che lui abbia una DeLorean che viaggia nel tempo. Vi lascia a guardia del laboratorio con istruzioni severe: ‘Non uscire a fare un viaggio nel tempo con la DeLorean!’ Potreste essere veramente tentati di fare un viaggio nel tempo durante la sua assenza – dopotutto, potreste tornare un istante dopo essere partiti, quindi nessuno se ne accorgerebbe! Potrebbe essere veramente difficile resistere alla tentazione. In realtà non sapevate che lo scienziato era un ciarlatano e che non era assolutamente possibile viaggiare nel tempo! Però avete fatto il vostro dovere: avete resistito alla tentazione e forse vi meritate perfino dei complimenti; e forse, mediante questo esercizio di volontà, avete perfino aumentato la vostra saldezza morale.

Oppure prendiamo un esempio più semplice: immaginate di essere a dieta e di essere tentati di aprire il frigo per mangiare la torta di cioccolato che vostra moglie ci aveva messo ieri sera. Resistete coraggiosamente, senza sapere che lei se l’era già mangiata durante una spedizione notturna al frigo, che era rimasto vuoto! Penso che esempi del genere dimostrino in modo molto convincente che per essere tentati di fare qualcosa, non è necessario che sia realmente possibile fare la cosa da cui siamo tentati”.[40]

Il fatto che un esercito non possa essere sconfitto non rende la battaglia meno intensa. I soldati devono lo stesso combattere e soffrire per vincere. Che Gesù non potesse peccare non significa che la battaglia contro la tentazione di peccare non fosse intensa. Dovette lo stesso combatterla.

Obbedì a suo Padre in ogni cosa e così non peccò, ma non fu facile. La Bibbia dice che “imparò l’ubbidienza dalla cose che soffrì” e il versetto prima di questo dice che Egli pregò con grandi grida e lacrime.

Nei giorni della sua carne, con grandi grida e lacrime, egli offrì preghiere e supplicazioni a colui che lo poteva salvare dalla morte, e fu esaudito a motivo del suo timore di Dio. Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì, e, reso perfetto, divenne autore di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono.[41]

Nell’orto di Getsemani, poco prima di essere arrestato e poche ore prima di essere flagellato e poi crocefisso, mentre pregava, aveva chiare difficoltà ad accettare la decisione di fare la volontà del Padre, lottando contro la tentazione di non “bere il calice”. Pregò in preda all’angoscia.

 

Gesù fu severamente tentato. Imparò l’obbedienza. Pregò disperatamente di fare la volontà di suo Padre. Non fece affidamento sulla sua natura divina per rendere più facile la sua obbedienza; al contrario, dovette lottare nella sua natura umana per affrontare e superare ogni tentazione.

Quando consideriamo che Dio Figlio scelse di abbassarsi a prendere la nostra natura umana, la nostra carne umana e tutto ciò che comporta l’essere umani, affinché ognuno di noi avesse la possibilità di ricevere il perdono dei propri peccati e di vivere eternamente, non possiamo fare a meno di amarlo e ringraziarlo. Diede la vita per noi, la sua vita fisica come essere umano, ma anche, in un certo senso, la sua vita celeste, perché dovette lasciarsela alle spalle per vivere tutti quegli anni sulla terra come uomo. Se potessimo fare un esempio, sarebbe come se un uomo decidesse di nascere e vivere come un verme per un certo numero di anni. Che umiliazione sarebbe, come sarebbe difficile sapere di essere un uomo, ma fare la vita di un verme. Ecco un pensiero che può farci vedere in modo nuovo il suo amore per noi.

Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.[42]

In questo si è manifestato l'amore di Dio verso di noi, che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di Lui.[43]

Gesù era senza peccato. Era santo in ogni suo pensiero e azione, nei suoi sentimenti, agiva sempre in perfetto amore nei confronti di Dio e degli uomini. Cercò sempre di fare la volontà di suo Padre e ci riuscì. Come fu in grado di farlo è un mistero della fede, ma dalle Scritture sappiamo che fu così.

Negli articoli precedenti abbiamo visto che Gesù è pienamente Dio ed ora che è pienamente uomo. Nel prossimo articolo esploreremo le difficoltà che i padri della chiesa ebbero nello stabilire come la divinità e l’umanità potessero unirsi in un’unica persona.


Note

Se non altrimenti indicato, tutti i versetti biblici sono tratti dalla Sacra Bibbia, versione Nuova Diodati, copyright © La Buona Novella, Brindisi. Altre versioni spesso citate sono la versione Nuova Riveduta (NR), la versione C.E.I. (CEI) e la Traduzione in Lingua Corrente (TILC).


Bibliografia

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Berkhof, Louis. Systematic Theology. Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996.

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Williams, J. Rodman. Renewal Theology, Systematic Theology from a Charismatic Perspective. Grand Rapids: Zondervan 1996.


[1] Louis Berkhof, Systematic Theology (Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing Company, 1996), 319.

[2] 1 Corinzi 15,20–22.

[3] Phillip Cary, The History of Christian Theology, Lecture Series, Lecture 11 (Chantilly: The Teaching Company, 2008).

[4] Luca 24,39.

[5] Ebrei 2,14.

[6] Matteo 26,38.

[7] Luca 23,46.

[8] Giovanni 8,40 – Diodati.

[9] Atti 2,22.

[10] 1 Corinzi 15,21.

[11] Luca 2,7.

[12] Luca 2,40.

[13] Luca 2,52.

[14] Ebrei 5,8.

[15] Matteo 4,2.

[16] Giovanni 4,6–7.

[17] Matteo 8,24.

[18] Luca 23,26.

[19] Matteo 9,36.

[20] Matteo 8,10.

[21] Giovanni 11,33.

[22] Giovanni 11,35.

[23] Marco 3,5.

[24] Luca 22,44.

[25] Matteo 26,38.

[26] Giovanni 13,21.

[27] Giovanni 12,27.

[28] Giovanni 11,5.

[29] Giovanni 19,30.

[30] Luca 23,46.

[31] Matteo 13,53–58.

[32] Giovanni 7,5.

[33] James Leo Garrett, Jr., Systematic Theology, Biblical, Historical, and Evangelical, Vol. 1 (N. Richland Hills: BIBAL Press, 2000), 612.

[34] 2 Corinzi 5,21.

[35] 1 Pietro 2,22.

[36] 1 Giovanni 3,5.

[37] Giovanni 8,46.

[38] Ebrei 4,15.

[39] Giacomo 1,13.

[40] William Lane Craig, “Could Christ Have Sinned?”

[41] Ebrei 5,7–9.

[42] 1 Giovanni 3,16.

[43] 1 Giovanni 4,9.

 


Titolo originale: The Heart of It All: The Incarnation - Part 1
Pubblicato originariamente in Inglese il 28 Giugno 2011

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