Di Peter Amsterdam
Novembre 19, 2019
[Living Christianity: The Ten Commandments (Autority, Part 1)]
Nei tre articoli precedenti abbiamo visto i primi quattro Comandamenti, che affrontano principalmente il rapporto delle persone con Dio. Nei comandamenti successivi l’attenzione passa ai rapporti tra persone. Come abbiamo spiegato in precedenza in questa serie, ogni comandamento funge da cartella che contiene diverse sottocartelle che si riferiscono a varie applicazioni del comandamento.
Il quinto comandamento è dedicato all’autorità umana. Parla dell’onore che ci viene ordinato di dare ai nostri genitori. Questo comandamento tocca anche ogni altra autorità umana: genitoriale, governativa, ecclesiastica, lavorativa, scolastica ecc.
Troviamo questo comandamento in due punti del Vecchio Testamento; la prima volta è nel libro dell’Esodo, quando Dio diede i comandamenti a Mosè.
Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà.1
Viene ribadito una seconda volta nel Deuteronomio, quando Mosè consegnò i comandamenti al popolo d’Israele. In quel caso incluse un’altra clausola d’incentivazione all’ubbidienza: affinché venga a te del bene.
Onora tuo padre e tua madre, come il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha ordinato, affinché i tuoi giorni siano prolungati e affinché venga a te del bene sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà.2
Onore
Rendere onore a qualcuno vuol dire rispettarlo, stimarlo e tenerlo in grande considerazione; trattarlo come persona di gran valore. È un atteggiamento che esprime venerazione, rispetto e ubbidienza. L’onore è un tributo dato a Dio:
Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli.3
Il beato e unico sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori, il solo che ha l’immortalità e abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né può vedere, al quale sia l’onore e il dominio eterno.4
Gesù disse: Io onoro il Padre mio.5 Onore è una cosa che Dio ordinò al suo popolo di rendere ai propri genitori.
Ognuno di voi rispetti sua madre e suo padre.6
Onorare i genitori era una questione importante ai tempi del Vecchio Testamento. Secondo la Legge di Mosè, i figli e le figlie recalcitranti, disubbidienti e ribelli, o quelli che maledicevano i loro genitori, potevano essere messi a morte. Il Nuovo Testamento non ripete, e quindi non legittima, una punizione così grave, ma reitera l’ordine di onorare e ubbidire ai genitori.
Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. «Onora tuo padre e tua madre», questo è il primo comandamento con promessa, «affinché tu stia bene e abbia lunga vita sopra la terra».7
Figli, ubbidite ai genitori in ogni cosa, poiché questo è accettevole al Signore.8
Insieme al comandamento c’è la promessa di una ricompensa per chi l’ubbidisce. Queste promesse sono coerenti con molte altre in tutte le Scritture, che insegnano che chi ubbidisce a Dio riceve le sue benedizioni.
Quando i figli sono piccoli
I figli più piccoli sono affidati alle cure dei genitori e hanno la responsabilità di ubbidirli. Vediamo un esempio dell’ubbidienza di Gesù ai suoi genitori quando aveva dodici anni. Leggiamo che quando i suoi genitori lasciarono Gerusalemme per ritornare a casa dopo la festa, Lui rimase dov’era. All’inizio i suoi genitori pensarono che fosse con altri membri del gruppo con cui viaggiavano. Non trovandolo, ritornarono a Gerusalemme e, dopo averlo cercato per tre giorni, lo trovarono seduto nel tempio in mezzo agli insegnanti, che li ascoltava e poneva loro domande. Quando i suoi genitori lo rintracciarono, egli scese con loro, tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.9
Anche gli adolescenti sono sotto le cure dei genitori e devono ubbidire loro. Quest’ubbidienza, comunque, non ha la precedenza sull’ubbidienza a Dio. Se uno dei genitori ordina loro di commettere un peccato – rubare, per esempio – non sono obbligati a ubbidire. L’apostolo Paolo scrisse: Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto.10 Ciò esprime il concetto che la lealtà a Dio viene prima di quella ai genitori e di qualsiasi ordine che possa portare a un peccato.
Crescendo, i figli passano per una transizione graduale da bambini piccoli ad adolescenti ad adulti. Inizialmente il rapporto con i genitori è quello tra bambini e adulti, per cui il bambino ubbidisce continuamente. Con il tempo, il rapporto cambia e finalmente diventa quello da adulto ad adulto e spesso il figlio lascia la casa dei genitori per formare una famiglia separata. Troviamo un riferimento a questo anche nella Genesi.
Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne.11
L’idea è che, quando i figli diventano adulti, che si sposino o no, non hanno più la responsabilità di sottostare all’autorità dei genitori.
Naturalmente i figli adulti dovrebbero continuare a sottostare all’autorità dei genitori in casa loro, se vivono lì o se sono in visita. Se stanno facendo visita, i figli adulti dovrebbero rispettare l’autorità dei genitori per quel che riguarda la loro casa, ma quell’autorità non si estende ad altre questioni della vita.
Il modo in cui onoriamo i genitori cambia man mano che cresciamo. Da bambini quell’onore si dimostra soprattutto mediante sottomissione e ubbidienza. Diventando adulti, non siamo più obbligati ad ubbidire ai genitori. Comunque, possiamo lo stesso dimostrare onore e sottomissione nel modo in cui ci comportiamo con loro, nel rispetto e nella deferenza che dimostriamo, nel nostro modo di ascoltare e rispondere, nella cortesia che dimostriamo quando non siamo d’accordo con loro – in breve, nei rapporti affettuosi che abbiamo con loro. Quando i figli diventano adulti, il quinto comandamento non si applica più nel senso di ubbidienza ai genitori, ma continua a essere valido per tutta la loro vita per quanto riguarda il rispetto e la deferenza nei loro confronti, sia in pubblico che in privato.
La prima chiesa si trovò ad affrontare la questione di come prendersi cura delle donne anziane i cui mariti erano morti e che non erano in grado di mantenersi finanziariamente. Paolo disse che la chiesa doveva aiutare a prendersi cura di queste vedove, ma, prima dell’intervento della chiesa, i figli dovevano fare la loro parte.
Onora le vedove che sono veramente vedove. Ma se una vedova ha dei figli o dei nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria casa e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è buono ed accettevole davanti a Dio.12
Alcuni versetti dopo, Paolo affermò:
Se uno non provvede ai suoi e principalmente a quelli di casa sua, egli ha rinnegato la fede ed è peggiore di un non credente.13
Paolo rese chiaro che i credenti dovevano prendersi cura dei parenti anziani. L’ammontare delle cure e dell’aiuto di cui un genitore poteva aver bisogno dipende da persona a persona. Per alcuni potrebbe voler dire un aiuto finanziario; per altri potrebbe significare accogliere i genitori in casa propria, aiutarli a trasferirsi in una struttura di accoglienza o procurare un’assistenza in casa. Altri genitori potrebbero non richiedere assistenza fisica, ma avrebbero bisogno di visite regolari, telefonate, email e compagnia. Nelle famiglie con più di un figlio, occuparsi dei genitori anziani è una responsabilità che va condivisa tra tutti i figli adulti.
Un altro aspetto dell’onorare i genitori riguarda l’onorare ciò che appartiene loro. Finché un genitore è in vita, i figli dovrebbero rispettare i loro beni e le loro proprietà. Le Scritture parlano positivamente del fatto che i genitori lascino un’eredità ai figli e perfino ai nipoti:
L’uomo buono lascia un’eredità ai figli dei suoi figli.14
In ogni caso, fino alla loro morte i beni rimangono di proprietà dei genitori e i figli dovrebbero rispettare quel fatto ed evitare di comportarsi come se accampassero dei diritti su di essi o fossero già di loro proprietà. Leggiamo di un simile scenario nella parabola del figliol prodigo, quando il figlio più giovane chiese al padre la parte d’eredità che avrebbe ricevuto alla morte di lui.
A volte i figli adulti hanno accesso al denaro dei loro genitori anziani, spesso quando questi sono sotto le loro cure o vivono in una struttura assistenziale. Lo scopo di questo accesso è il pagare le spese dei genitori e gestire correttamente la loro situazione finanziaria. Avendo questo accesso, potrebbero avere la tentazione di appropriarsi dei fondi e usarli per se stessi, e ciò equivarrebbe a rubare. Le Scritture condannano questo fatto.
Chi ruba a suo padre e a sua madre e dice: «Non è peccato», è compagno di chi distrugge.15
Un altro aspetto dell’onore dovuto ai genitori è rispettare i loro desideri e apprezzare la loro indipendenza. Anche se sono infermi, se vogliono vivere indipendentemente e hanno i mezzi per farlo, dovremmo rispettare i loro desideri. Naturalmente i figli dovrebbero stare attenti a come se la cavano ed essere disposti a intervenire se necessario. Se per i genitori diventa necessario trasferirsi in una struttura assistenziale, i figli dovrebbero aiutarli a scegliere tra le varie alternative, per trovare un posto che si prenderà cura di loro con compassione e li tratti con dignità. I figli dovrebbero andare a trovarli il più spesso possibile e offrire un sostegno emotivo, oltre a pregare regolarmente per loro.
I genitori dovrebbero prendere in considerazione l’idea di fare un “testamento biologico” e dei piani di “gestione del fine vita”, per rendere noti i loro desideri casomai dovessero sviluppare una demenza senile o entrare in coma. Con simili documenti i figli e i medici conosceranno i loro desideri riguardo a decisioni mediche o di fine vita, compresa la sepoltura – desideri che potranno così essere rispettati e onorati.
I genitori allevano i figli e se ne prendono cura quando sono giovani e hanno bisogno di attenzioni. Li amano, li crescono, li sostengo e li guidano, dando loro sempre più libertà e autonomia fino all’età adulta. Alcuni genitori svolgono questo compito meglio di altri, alcuni possono mantenerli meglio di altri. Alcuni sono capaci di coltivare rapporti migliori con i figli, ma ogni genitore è un padre o una madre cui Dio ha dato un figlio o una figlia. Potremmo non essere sempre d’accordo con i nostri genitori o con le scelte che hanno fatto, ma non saremmo vivi se non fosse per loro. Come credenti, Dio ci chiede di onorare i nostri genitori, di trattarli con rispetto e gratitudine, di ubbidire loro quando siamo sotto le loro cure e di rispettarli e onorarli quando non lo siamo più. Le Scritture ci insegnano a dare ai nostri genitori onore, cura, amore e preghiere.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Esodo 20,12 NR.
2 Deuteronomio 5,16 NR.
3 1 Timoteo 1,17 NR.
4 1 Timoteo 6,15–16.
5 Giovanni 8,49.
6 Levitico 19,3.
7 Efesini 6,1–3.
8 Colossesi 3,20.
9 Luca 2,51.
10 Efesini 6,1.
11 Genesi 2,24.
12 1 Timoteo 5,3–4.
13 1 Timoteo 5,8.
14 Proverbi 13,22.
15 Proverbi 28,24.
Pubblicato originariamente in inglese l’8 gennaio 2019.
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