Vivere il cristianesimo: i Dieci Comandamenti (Autorità, parte 2)

Di Peter Amsterdam

Novembre 26, 2019

Autorità governativa

[Living Christianity: The Ten Commandments (Authority, Part 2)]

(I punti contenuti in questo articolo sono tratti da Christian Ethics,1di Wayne Grudem)

Come abbiamo visto nell’articolo precedente,2 ai credenti viene comandato di onorare il padre e la madre. Qualsiasi età abbiamo, da bambini ad adulti, siamo tenuti a onorare e rispettare i nostri genitori. Il modo di dimostrare questo onore cambia man mano che invecchiamo, ma dovrebbe essere sempre presente in una forma appropriata.

Oltre all’onore che il quinto comandamento ci dice di rendere ai genitori, lo stesso comandamento prende in considerazione anche un’altra autorità che siamo obbligati a onorare e ubbidire, nella forma di un governo civile, altrimenti noto come lo stato.

Il governo statale si è evoluto nel tempo dal governo familiare. Nella prima parte del Vecchio Testamento, il nucleo familiare era alla base dell’autorità; quella del marito sopra la moglie e quella dei genitori sopra i figli. All’epoca delle famiglie patriarcali allargate, la struttura dell’autorità dipendeva dai maschi più anziani, i patriarchi. Per esempio, Abraamo supervisionava anche la famiglia di suo nipote Lot, oltre alla propria.

Quando Giacobbe (in seguito chiamato Israele) e la sua famiglia si trasferirono in Egitto, crebbero e prosperarono e alla fine divennero troppo numerosi per essere soggetti a un solo patriarca. A quel tempo i figli di Giacobbe divennero i capi delle famiglie (o clan familiari).3 Quando Dio liberò i figli di Israele dalla schiavitù in Egitto, Mosè, seguendo i consigli di suo suocero Ietro, stabilì giudici sopra “migliaia”, “centinaia”, “cinquantine” e “decine”. Come governante di tutta la nazione, Mosè ordinò agli altri di aiutare a risolvere i problemi ed emettere giudizi a vari livelli. Anche se non era ufficiale, era una forma di governo – una struttura adatta a risolvere i problemi che insorgevano tra le persone.

Molto prima nelle Scritture, troviamo alcune basi per un governo civile, almeno nel senso di stabilire delle pene per il crimine brutale dell’omicidio. Quando Noè e la sua famiglia uscirono dall’arca dopo il diluvio, Dio dichiarò che la punizione per l’omicidio sarebbe stata la morte.

Io chiederò certamente conto del sangue delle vostre vite; ne chiederò conto ad ogni animale e all’uomo. Chiederò conto della vita dell’uomo alla mano di ogni fratello dell’uomo. Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo di un uomo, perché DIO ha fatto l’uomo a sua immagine.4

Anche se a quel punto nelle Scritture non esisteva un governo, veniva stabilito il concetto che degli esseri umani infliggessero la pena capitale (la morte) come castigo per il reato capitale (l’omicidio). Questo stabilì una base per il concetto della punizione dei crimini in genere. (In seguito, secondo la Legge di Mosè, sarebbe stato un membro della famiglia dell’ucciso a togliere la vita all’omicida. Questa persona era chiamata vendicatore del sangue, termine derivante dalla parola ebraica go’el, che significa “parente stretto”. Se però una persona ne uccideva un’altra senza volerlo, quello che oggi si chiama omicidio colposo, poteva fuggire in una città di rifugio, dove il vendicatore del sangue non poteva togliergli la vita prima di essere comparso in giudizio davanti all’assemblea.5)

Il libro dei Giudici (nei capitoli dal 17 al 21) contiene storie di azioni terribili commesse in Israele da alcune persone nel periodo in cui non esisteva un governo. In quei capitoli leggiamo quattro volte che poiché non c’era un re (un’autorità di governo) il paese era in preda all’anarchia.

In quel tempo non c’era re in Israele; ognuno faceva ciò che sembrava giusto ai suoi occhi.6

Senza re/governo tutti erano liberi di fare ciò che volevano ed essendo peccatori sceglievano continuamente di fare il male. (I libri di 1 e 2 Re e 1 e 2 Cronache, che vengono dopo il libro dei Giudici, descrivono un periodo della storia di Israele in cui c’era un governo più strutturato).

Uno degli scopi di un governo è punire chi infrange la legge, oltre che proteggere e provvedere benefici a chi la rispetta. I governanti dovrebbero giudicare correttamente, secondo la legge; difendere i deboli e chi non è grado di difendersi; e punire chi causa danni agli altri.

Il concetto di governo come corpo che punisce legittimamente i delinquenti e quello di punizione come deterrente contro i reati si trovano anche nel Nuovo Testamento. L’apostolo Paolo scrisse:

Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. Perciò chi resiste all’autorità si oppone all’ordine di Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza.
È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio
.7

Da questo passo apprendiamo che:

1. Dio ha ordinato il governo e gli ha dato autorità. Gesù espresse questo concetto quando disse a Ponzio Pilato, il governatore della giudea:

Tu non avresti alcun’autorità su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto.8

2. I governi sono un mezzo per frenare i delinquenti con la minaccia di una punizione. Chi compie reati dovrebbe avere paura delle autorità, perché quando applicano la legge e puniscono i delinquenti agiscono su mandato di Dio.

3. I governanti civili danno la loro “approvazione” a chi fa il bene. Promuovono una buona condotta e incoraggiano e ricompensano un comportamento che contribuisce al bene comune della società.

4. I funzionari del governo sono servitori (ministri) di Dio perché, quando puniscono il male e promuovono il bene, agiscono da ministri di Dio per il tuo bene. Paolo voleva affermare che in genere l’istituzione del governo civile è una cosa buona; se ricompensa il bene e punisce il male, in genere dovrebbe essere visto come una benedizione di Dio. Ciò comunque non significa che tutto ciò che i governanti fanno sia giusto, perché le persone che lavorano nei governi di questo mondo sono peccatori come tutti noi e quindi possono anche fare il male ed essere ingiusti e corrotti. Sia nel Vecchio sia nel Nuovo Testamento, i profeti di Dio sgridarono alcuni governanti. Nel Vecchio Testamento leggiamo più volte di re che fecero ciò che è male agli occhi del SIGNORE.9 Nel Nuovo Testamento Giovanni Battista sgridò il Re per tutte le malvagità che egli aveva commesso.10 (Vi sono occasioni in cui è lecito per i cittadini di un paese disubbidire al governo e perfino rimuoverlo. Lo vedremo in uno dei prossimi articoli.)

5. Le autorità di governo hanno la responsabilità di punire i malfattori. Sono uno strumento di punizione che esegue la pena appropriata per il male fatto. Alla fine del capitolo 12 di Romani, Paolo affermò: Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore».11 Qui Paolo affermava che i cristiani non devono compiere vendette personali su chi ha fatto loro un torto, ma dovrebbero lasciare che la persona sia punita dall’ira di Dio. Nel capitolo 13 chiamò il magistrato (il governo) un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male.12 Il governo ha la responsabilità di punire i malviventi ed è il mezzo ordinato da Dio per farlo.

Anche l’apostolo Pietro disse qualcosa di simile sul fatto che i cristiani sono soggetti alle autorità legali:

Sottomettetevi dunque per amore del Signore ad ogni autorità costituita: sia al re come al sovrano, sia ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per lodare quelli che fanno il bene.13

Come Paolo, insegnò che i governi hanno il compito di eseguire le pene come castigo per chi infrange la legge, e anche di promuovere il bene comune.

Alcuni si chiedono se punire i delinquenti vada contro il comandamento di Gesù: Non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra.14 Il termine greco tradotto con “percuote” si riferisce a uno schiaffo dato con la mano destra sulla guancia destra, un manrovescio, che a quei tempi era inteso specificamente come un insulto. Gesù si riferiva a situazioni personali, indicando che una persona doveva accettare un insulto senza contraccambiarlo. Il concetto di porgere l’altra guancia riguarda un contatto personale, non la responsabilità di un governo di punire i malfattori.

I cristiani hanno la responsabilità di sottomettersi al governo del paese in cui vivono. Non sono comunque responsabili di ubbidire al governo quando ordina loro di agire in maniera che li porterebbe a disubbidire a un comandamento di Dio. Per esempio, nel libro di Daniele i tre uomini ebrei – Sadrach, Mesach e Abednego – si opposero all’ordine di inchinarsi ad adorare una statua15 perché ciò li avrebbe fatti disubbidire al secondo comandamento: Non ti farai scultura alcuna […] Non ti prostrerai16 davanti a loro e non le servirai.16 Come risultato del loro rifiuto furono gettati in una fornace ardente; Dio, comunque, li protesse, indicando la sua approvazione per la loro decisione di disubbidire a un ordine che avrebbe portato alla disubbidienza a Lui. Nel Nuovo Testamento leggiamo che gli apostoli sfidarono gli ordini delle autorità religiose ebraiche quando queste dissero loro di smettere di parlare di Gesù.17

Nella Scritture leggiamo che il popolo di Dio viveva pacificamente con i governi civili dei luoghi in cui risiedevano, tranne quando il governo introduceva leggi che contravvenivano alle leggi o alle istruzioni divine. Le levatrici ebree disubbidirono all’ordine del faraone di uccidere tutti i neonati maschi.18 Esther infranse la legge presentandosi senza invito davanti al re Assuero per salvare gli Ebrei.19 Daniele pregò Dio, infrangendo la legge che proibiva a chiunque di pregare qualsiasi dio al di fuori del re per trenta giorni.20 Gesù comandò ai suoi discepoli di predicare il vangelo;21 e quando le guardie del tempio e i sommi sacerdoti udirono i discepoli predicare e li portarono davanti alle autorità ebraiche e il sommo sacerdote disse: Non vi abbiamo severamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina, Pietro e gli altri apostoli risposero: Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini.22

Come credenti siamo soggetti al governo civile e ubbidiamo alle sue leggi, solo, però, se non ci richiedono di disubbidire a Dio e se il governo non commette crimini contro i suoi cittadini. Un governo che diventa tirannico, che governa ingiustamente con un potere assoluto, che insiste crudelmente su un’ubbidienza totale e punisce severamente chi non ubbidisce, potrebbe non essere più un governo legittimo e le persone che vivono sotto una tale tirannia potrebbero avere il diritto di ribellarsi.

Non tutte le forme di governo legittimo sono uguali e alcune forme sono meglio di altre; tuttavia, nel complesso, l’umanità è meglio tutelata quando vive sotto le leggi di un governo civile invece che nell’anarchia, perché il governo frena i malfattori e promuove un buon comportamento, contribuendo così al bene comune della società. Anche se i governi non sono perfetti e come cittadini potremmo non concordare con alcune delle politiche del governo sotto cui viviamo, in generale dovremmo ringraziare Dio per la benedizione di un governo degli uomini.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Wayne Grudem, Christian Ethics (Wheaton: Crossway, 2018).

2 I Dieci Comandamenti: autorità (parte 1)

3 “Questi sono i capi delle loro famiglie. Figli di Ruben, primogenito d’Israele: Chenoc e Pallu, Chesron e Carmi. Queste sono le famiglie dei Rubeniti. Figli di Simeone: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della Cananea. Queste sono le famiglie dei Simeoniti” (Esodo 6,14–15 NR).

4 Genesi 9,5–6.

5 Numeri 35,12.

6 Giudici 17,6. Vedi anche Giudici 18,1; 19,1; 21,25.

7 Romani 13,1–6 NR.

8 Giovanni 19,11.

9 Nei libri di 1 e 2 Re e 1 e 2 Cronache ho contato questa frase 42 volte, in riferimento ai re ebrei.

10 Luca 3,19.

11 Romani 12,19.

12 Romani 13,4 NR.

13 1 Pietro 2,13–14.

14 Matteo 5,39.

15 Daniele 3,13–30.

16 Esodo 20,4–5.

17 Atti 4,15–20.

18 Esodo 1,17.21.

19 Esther 4,16.

20 Daniele 6,7.

21 Matteo 28,19.

22 Atti 5,27–29.


Pubblicato originariamente in inglese il 15 gennaio 2019.

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