Di Peter Amsterdam
Gennaio 6, 2020
[Living Christianity: The Ten Commandments (Authority, Part 3)]
Anche se le Scritture insegnano che il governo civile è ordinato da Dio e che i cristiani dovrebbero essere soggetti al governo,1 sottolineano anche che il governo ha la responsabilità di assicurare e salvaguardare i diritti umani e la libertà di scelta. Il libero arbitrio è un elemento essenziale dell’essere umano e fa parte dell’essere creati a immagine e somiglianza di Dio.
Nelle Scritture scopriamo che Dio protegge costantemente le scelte umane. Potrebbe disapprovare le scelte delle singole persone e potrebbe finire col punirle per aver usato il libero arbitrio per ribellarsi contro di Lui o ferire e opprimere gli altri, ma non toglie loro la libertà di fare scelte personali. I governi che proteggono i diritti umani fondamentali e concedono alle persone la libertà di fare scelte personali (che non violino i diritti degli altri) rispecchiano questo aspetto di Dio, mentre quelli che negano ai loro cittadini i diritti umani fondamentali li derubano di parte della loro umanità.
Ovviamente i governi calpestano in parte la libertà dei cittadini approvando leggi che proibiscono alle persone di fare del male ad altre. Per esempio si potrebbe dire che le leggi contro il furto, l’omicidio e il rapimento calpestano il libero arbitrio di chi vuole fare queste azioni malvagie; queste leggi, però, sono appropriate e necessarie per la protezione della vita e del benessere degli altri. Gli scopi di una punizione da parte del governo sono diversi: dissuasione, perché le persone sanno che saranno punite se infrangeranno la legge; protezione, perché la minaccia di una punizione distoglie dal commettere un reato che potrebbe danneggiare altri; castigo, perché fa pagare ai criminali ciò che hanno fatto di sbagliato; e correzione, perché idealmente la punizione serve a correggere chi ha commesso un reato, così che non continuerà a farlo. Punire chi infrange la legge è legittimo perché protegge gli innocenti, scoraggia il crimine e castiga in qualche modo il trasgressore.
Nelle scritture del Vecchio Testamento il governo del popolo di Dio ebraico era una “teocrazia”, in quanto l’intera nazione era considerata “popolo di Dio”. In quanto tale, le leggi che governavano il popolo includevano leggi su cose che oggi sarebbero considerate di ambito secolare, come il furto, l’omicidio e l’omicidio colposo, oltre a leggi che affrontavano questioni religiose, come il modo corretto di svolgere il culto e di offrire animali in sacrificio a Dio.
Ai tempi di Gesù Israele era sottoposto all’autorità secolare di Roma e doveva ubbidire alle leggi romane. Anche se Gesù approvò il concetto di governo, compreso il pagamento delle tasse, distinse le sfere d’influenza del governo e del “popolo di Dio”. Fu chiesto a Gesù:
«Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito o no pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo». Allora essi gli presentarono un denaro. Ed egli disse loro: «Di chi è questa immagine e questa iscrizione?». Essi gli dissero: «Di Cesare». Allora egli disse loro: «Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio».2
Nel rimarcare la differenza tra le cose che appartengono al governo e quelle che appartengono a Dio, Gesù riconobbe un cambiamento fondamentale dal concetto proprio del Vecchio Testamento che governo e autorità religiosa erano essenzialmente una cosa sola. Lo stato e la religione non erano più la stessa cosa, erano due entità separate.
Secondo questa affermazione, la chiesa e lo stato hanno ambiti diversi e ognuno dovrebbe rispettare il campo di autorità dell’altro. La chiesa non dovrebbe avere controllo sulle decisioni e sulle azioni dello stato e lo stato non dovrebbe interferire nella libertà di culto dei suoi cittadini. Nel Nuovo Testamento non ci sono testimonianze che i leader delle chiese locali avessero responsabilità governative civili. I funzionari governativi erano separati dagli anziani della chiesa. Leggiamo che Gesù rifiutò di mediare in una disputa finanziaria tra fratelli, perché ricadeva nel campo del sistema legale governativo.
Qualcuno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli gli disse: «O uomo, chi mi ha costituito giudice e arbitro su di voi?»3
L’implicazione degli insegnamenti di Gesù era che la chiesa non aveva l’incarico di governare lo stato. Questo suggerisce che il potere politico esercitato dalla chiesa nel Medio Evo, quando, per esempio, vari papi tentarono di affermare il proprio potere sul governo civile di re e imperatori, non era giusto perché non rientrava nell’ambito della chiesa. Ciò non significa che ai cristiani sia proibito cercare d’influenzare le politiche di un governo perché riflettano i principi del cristianesimo, né che sia inopportuno per loro lavorare per un governo o farne parte; significa piuttosto che non rientra nell’ambito della chiesa cercare di controllare il governo civile, perché quelle questioni sono ciò che è di Cesare.
Per la stessa ragione il governo civile non dovrebbe governare ciò che è di Dio. Ciò implica che i governi dovrebbero permettere la libertà religiosa, così che ogni persona possa seguire la religione di sua scelta. Quando Gesù diede ai dodici apostoli il loro incarico, non consultò né chiese permesso alle autorità governative romane;4 né la prima chiesa si rivolse al governo civile per scegliere i propri supervisori.
Perciò, fratelli, cercate fra voi sette uomini, di cui si abbia buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo e di sapienza, a cui noi affideremo questo compito.5
L’apostolo Paolo ordinò a Tito e a Timoteo di scegliere alcuni anziani della chiesa e diede loro dei criteri per stabilire chi fosse idoneo.6 Non ci fu nessun coinvolgimento del governo civile nella scelta dei leader della chiesa. Questo rispecchiava gli insegnamenti di Gesù, che il governo della chiesa e quello civile erano due sistemi diversi con autorità in due campi diversi. Di conseguenza il governo civile non dovrebbe governare la chiesa, ma lasciare che si governi da sé.
Purtroppo non è sempre stato così nel corso della storia. In passato ci furono periodi in cui i cristiani pensavano erroneamente che il governo dovesse obbligare la gente a credere in un certo modo. Ciò portò a guerre religiose tra cattolici e protestanti nel 16° e nel 17° secolo. Spinse anche le chiese di stato protestanti luterane e riformate a perseguitare e uccidere migliaia di anabattisti a causa di opinioni diverse in campo teologico. Simili sforzi per costringere gli altri a credere in un certo modo erano sia sbagliati sia in opposizione agli insegnamenti di Cristo. Grazie al cielo, oggi la maggior parte dei cristiani nel mondo non credono che un governo civile debba obbligare i suoi cittadini ad aderire a una chiesa particolare.
Gesù ci diede un esempio di non costringere gli altri a credere in Lui. Mentre era in viaggio per Gerusalemme con i suoi discepoli:
Mandò dei messaggeri davanti a sé. Ed essi, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani, per preparargli un alloggio. Ma quelli del villaggio non lo vollero ricevere, perché egli camminava con la faccia rivolta a Gerusalemme. Visto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?». Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò.7
Gesù ripudiò il concetto di costringere gli altri a credere in Lui.
L’esempio di Gesù dimostra che l’atteggiamento di un cristiano dovrebbe essere rispettoso del libero arbitrio delle persone. Nei suoi insegnamenti Lui chiese alla gente di fare la scelta di seguirlo.
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».8
Dopo la risurrezione, vediamo che gli apostoli si dedicarono a insegnare e ragionare con gli altri, chiedendo loro di fare una scelta libera e personale di credere in Gesù e di seguirlo.
L’apostolo Paolo, parlando ai leader locali degli ebrei a Roma, non cercò di costringerli a credere, ma ragionò con loro, parlando del regno di Dio e chiedendo che facessero volontariamente la scelta di credere in Gesù.
Avendogli fissato un giorno, vennero a lui nel suo alloggio in gran numero; ed egli dalla mattina alla sera annunciava loro il regno di Dio rendendo testimonianza e cercando di persuaderli per mezzo della legge di Mosè e per mezzo dei profeti, riguardo a Gesù. Alcuni furono persuasi da ciò che egli diceva; altri invece non credettero.9
Anche nel libro dell’Apocalisse leggiamo l’invito a prendere una decisione personale per fede:
E lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!» E chi ode dica: «Vieni». E chi ha sete, venga; e chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita.10
Secondo le Scritture ogni persona ha il diritto di scegliere liberamente le proprie idee religiose.
Anche se la chiesa non deve essere responsabile del governo civile, ciò non significa che i credenti non debbano influenzare il governo e le sue politiche. Sia il Vecchio sia il Nuovo Testamento offrono degli esempi di credenti che influenzarono positivamente il governo civile e queste attività sono presentate sotto una luce favorevole. Nel Vecchio Testamento leggiamo che Giuseppe, uno dei figli di Giacobbe, divenne un importante funzionario nel governo egiziano sotto il faraone e che la sua influenza aiutò gli israeliti a sopravvivere a sette anni di carestia.11 Il profeta ebreo Daniele divenne un importante funzionario alla corte di Nabucodonosor.
Allora il re rese Daniele grande, gli diede molti e grandi doni, lo fece governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo supremo di tutti i savi di Babilonia.12
In quella posizione fu in grado di influenzare la politica del governo, oltre a influenzare il re consigliandolo riguardo alle vie di Dio.
Perciò, o re, gradisci il mio consiglio: poni fine ai tuoi peccati praticando la giustizia e alle tue iniquità usando misericordia verso i poveri; forse la tua prosperità sarà prolungata.13
Il profeta Geremia consigliò al popolo ebreo, che era stato preso prigioniero e trasferito a Babilonia, di esercitare un’influenza positiva nella città.
Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre da Gerusalemme a Babilonia: “Costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e non diminuite. Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il SIGNORE per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene”.14
Nel Vecchio Testamento, altri credenti ebbero posizioni nel governo e quindi furono in grado di esercitare qualche influenza su di esso. Neemia, che era il coppiere del re Artaserse I di Persia, aveva una posizione che gli permetteva di parlare con il re.15 Nel libro di Ester leggiamo che Mordecai il Giudeo era secondo per importanza dopo il re Assuero.
Mardocheo infatti era grande nel palazzo del re, e la sua fama si spargeva per tutte le province, perché quest’uomo, Mardocheo, diventava sempre più grande.16
Anche la regina Esther ebbe un’influenza positiva sul re Assuero.17
Nel Nuovo Testamento leggiamo che Giovanni Battista si espresse contro le pecche morali di Erode Antipa, un governante che era stato scelto dall’imperatore romano.
Erode, infatti, aveva arrestato Giovanni, lo aveva incatenato e messo in prigione, a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo. Perché Giovanni gli diceva: «Non ti è lecito di convivere con lei!»18
Erode, il tetrarca, rimproverato da lui a proposito di Erodiade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso, aggiunse a tutte le altre anche questa: rinchiuse Giovanni in prigione.19
Leggiamo anche che l’apostolo Paolo incontrò Marco Antonio Felice, il governatore romano della Giudea, e che con lui parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro.20È probabile che parlando a questo funzionario del governo l’apostolo Paolo abbia toccato argomenti morali e standard personali riguardanti ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Anche se i primi cristiani non facevano parte del governo civile, fecero del loro meglio per avere un’influenza positiva su di esso. Come cristiani, anche noi dovremmo fare la nostra parte per influenzare in maniera positiva sia il governo civile sia la società nel suo complesso, mediante il nostro modo di vivere, la nostra testimonianza cristiana, il nostro esempio e l’amore e la compassione per gli altri.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Vivere il cristianesimo, i Dieci Comandamenti: Autorità (Parte 2).
3 Luca 12,13–14.
4 Matteo 10,1–4.
5 Atti 6,3.
6 1 Timoteo 3,1–13; Tito 1,3–9.
7 Luca 9,51–55.
8 Matteo 11,28–30 NR.
9 Atti 28,23–24 NR.
10 Apocalisse 22,17.
11 Genesi 41,37–45; 42,6; 45,8–9.26.
12 Daniele 2,48.
13 Daniele 4,27.
14 Geremia 29,4–7 NR.
15 Neemia 1,11.
16 Ester 9,4.
17 Ester 5,1–8; 7,1–6; 8,3–13; 9,12–15.29–32.
18 Matteo 14,3–4.
19 Luca 3,19–20 NR.
20 Atti 24,25 NR.
Pubblicato originariamente in inglese il 15 gennaio 2019.
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