Vivere il Cristianesimo: i Dieci Comandamenti (Proteggere la vita umana, parte 2)

Di Peter Amsterdam

Aprile 14, 2020

La guerra

[Living Christianity: The Ten Commandments (Safeguarding Human Life, Part 2)]

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, il sesto comandamento, Non uccidere, permette a una persona di usare moralmente l’autodifesa per proteggere la propria vita e quella degli altri. Cosa succede quando quel principio viene proiettato su vasta scala? È moralmente giusto che un governo ordini ai suoi soldati di uccidere i nemici del loro paese in tempo di guerra; è giusto che i soldati ubbidiscano a quegli ordini? È moralmente giusto combattere una guerra difensiva quando si è attaccati da un altro paese? È giusto che un paese inizi una guerra?

Prima di esaminare le questioni etiche e morali della guerra, è importante capire che, anche se alcuni cristiani in passato entrarono in guerra per motivi religiosi, quelle guerre erano sbagliate e immorali. I cristiani non sono chiamati a promuovere il cristianesimo in generale, o una confessione religiosa in particolare, per mezzo della guerra. I credenti devono fare una guerra spirituale contro Satana e la sua influenza nella nostra vita.

Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.1

Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze.2

Le Scritture descrivono il periodo dopo la seconda venuta di Gesù come un’epoca di pace.

Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell’Eterno. Egli farà giustizia fra le nazioni e sgriderà molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione e non insegneranno più la guerra.3

Anche se possiamo aspettarci un periodo così idillico in futuro, purtroppo nel mondo d’oggi continuano a esistere le devastazioni della guerra. Come disse un famoso militare: La guerra è un inferno.4

Tra i cristiani esistono opinioni diverse riguardo alla moralità e ai principi etici della guerra. Alcuni ritengono che i cristiani siano obbligati a ubbidire al loro governo e a partecipare alle guerre da questo imposte, dato che il governo è istituito da Dio. Questo punto di vista a volte è chiamato interventismo. Altri cristiani pensano che i credenti non dovrebbero mai prendere parte a una guerra, un punto di vista definito pacifismo. Altri ancora credono che i cristiani possano partecipare alle guerre giuste, ma non a quelle ingiuste; a volte questa opinione è chiamata selettivismo, ma più spesso è indicata come l’idea della guerra giusta. Ecco una breve spiegazione di questi punti di vista.

Interventismo

Le Scritture insegnano che il governo civile è ordinato da Dio, con la responsabilità di proteggere i suoi cittadini. Nel libro della Genesi, dopo il diluvio troviamo un concetto che viene interpretato come base giuridica per togliere la vita a chi uccide ingiustamente altre persone.

Chiederò conto della vita dell’uomo alla mano di ogni fratello dell’uomo. Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo di un uomo, perché DIO ha fatto l’uomo a sua immagine.5

In Romani 13, che abbiamo visto in precedenza in questa serie, leggiamo che l’autorità governativa è istituita da Dio ed è ministro di Dio per te nel bene; ma se tu fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; poiché egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male.6 L’apostolo Pietro scrisse:

Sottomettetevi dunque per amore del Signore ad ogni autorità costituita: sia al re come al sovrano, sia ai governatori.7

Anche in altri punti del Nuovo Testamento troviamo che Dio ha istituito il governo civile e che a esso bisogna ubbidire.8

Il punto di vista dell’interventismo è che, poiché i governi sono ordinati da Dio, disubbidire a essi significa disubbidire a Dio. Perciò uno dovrebbe rispondere alla chiamata che lo stato rivolge ai suoi cittadini e partecipare alla difesa del proprio paese, anche se ciò potrebbe richiedere l’uccisione di altri esseri umani.

Pacifismo

Secondo il pacifismo cristiano, uccidere è sempre sbagliato, quindi la partecipazione di un cristiano alla guerra non è mai giustificata. Questa idea si basa sul sesto comandamento, Non uccidere,9 oltre che sul comando di Gesù: Non resistere al malvagio.10 Il fondamento del pacifismo cristiano è che togliere intenzionalmente la vita a una persona è omicidio e che l’omicidio è sempre sbagliato. Dato che la natura stessa della guerra è uccidere gli altri, essa è intrinsecamente sbagliata e immorale, quindi i cristiani non dovrebbero mai prendervi parte.

I testi del Vecchio Testamento che a volte ordinano di fare la guerra rappresentano una difficoltà per i pacifisti cristiani. Alcuni di loro sostengono che quelle guerre fossero ordinate da Dio nello stesso senso per cui Mosè permise il divorzio: per la durezza di cuore della gente. Gesù disse:

Per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non era così.11

La loro posizione è che Dio non desidera né ordina la guerra più di quanto abbia a piacere il divorzio. Le guerre del Vecchio Testamento non erano la perfetta volontà di Dio, ma solo una sua concessione.

Uno scrittore dice:

Una premessa fondamentale del pacifismo è che non ci sia una distinzione vera e propria tra ciò che uno deve fare come privato cittadino e ciò che deve fare come funzionario pubblico. Ciò che è sbagliato per una persona nella sua strada è sbagliato anche in altre parti del mondo. Indossare un’uniforme militare non elimina la responsabilità morale di una persona. […] Nessuno è esonerato dall’ordine divino di non uccidere solo perché ha cambiato uniforme. Il comandamento contro l’omicidio non viene abrogato dagli obblighi che uno ha nei confronti dello stato. Solo Dio ha potere di vita e di morte.12

Selettivismo (guerre giuste)

In contrasto all’attivismo (la posizione che è sempre moralmente giusto combattere le guerre su ordine del governo) e al pacifismo (la posizione che non sia mai moralmente giusto combattere una guerra), il selettivismo è il concetto che alcune guerre siano moralmente giustificabili e che quindi sia moralmente giusto combatterle. Questa è spesso chiamata “la teoria della guerra giusta”).

Se alcune guerre sono giuste e altre no, l’opinione del selettivista è che per un cristiano sia giustificabile combattere in una guerra giusta ma ingiustificabile farlo in una guerra ingiusta. Nelle Scritture troviamo alcuni casi in cui il popolo di Dio disubbidì giustamente al proprio governo quando le leggi erano contrarie alla legge morale di Dio.13 Le Scritture, comunque, insegnano anche che i governi hanno la responsabilità di frenare il male e punire chi lo compie. L’apostolo Paolo scrisse che i governi devono “portare la spada” contro chi fa il male.14 I governi civili hanno il compito di proteggere dai criminali i propri cittadini; quindi ha senso che siano responsabili di farlo anche contro dei paesi aggressori che attaccano il loro paese.

Sant’Agostino (354-430 d.C.) è generalmente considerato il primo cristiano a esporre una teoria sulla guerra e la giustizia, basandosi sugli insegnamenti di alcuni filosofi greci e romani. Avvalorò la tesi che alcune guerre sono necessarie per rimediare a un male. In seguito San Tommaso d’Aquino corresse questo insegnamento di Agostino indicando tre criteri che determinano se una guerra è giusta. Con il tempo questo si sviluppò nella teoria della guerra giusta, una giustificazione morale per entrare in guerra, oltre che una definizione della condotta morale da tenere durante una guerra.

La teoria della guerra giusta cerca di affrontare tre verità che sembrano incompatibili:

La teoria della guerra giusta tenta di definire le condizioni da rispettare per stabilire se sia giustificabile entrare in guerra; se la guerra poi è effettivamente condotta, quale sia il modo morale ed etico di combatterla. Questa teoria non ha lo scopo di giustificare la guerra, ma di prevenirla o almeno minimizzarne la portata dimostrando che è legittima solo in alcune circostanze, escludendo ciò che è immorale. La premessa fondamentale è che la guerra è sempre brutta, ma che a volte può essere il minore di due mali.

Qui sotto indichiamo i criteri da soddisfare per entrare in guerra, oltre ai modi in cui una guerra va condotta. (Gli esempi dati esprimono un’idea generale di ciò che possono essere i criteri di una guerra giusta, anche se in realtà sono più complessi e particolareggiati di quanto indicato qui. È anche importante notare che i criteri possono essere manipolati dai governi che cercano di giustificare una guerra ingiusta.)

Giusta causa

Quando un paese è attaccato da un altro, è giusto che entri in guerra per autodifesa. Un altro scenario in cui sarebbe accettabile entrare in guerra è quando un paese massacra un gran numero dei propri cittadini. In tal caso, un altro paese può intervenire militarmente per fermare i massacri.

Giusta autorità

Le Scritture insegnano che Dio diede la “spada” ai governi e non agli individui; di conseguenza può considerarsi legittima solo una guerra dichiarata dalle corrette autorità statali. Sono le autorità di governo costituite che hanno la responsabilità di giudicare se i criteri per entrare in guerra siano stati soddisfatti.

Ultima risorsa

Prima di dichiarare una guerra, bisogna esaurire tutti i metodi pacifici di prevenzione, come diplomazia, negoziazioni, risoluzione dei conflitti ecc. L’unica giustificazione possibile per le brutali uccisioni causate dalla guerra è che tutti i mezzi legittimi per prevenirla siano falliti.

Giuste intenzioni

Una guerra è giusta solo se è combattuta per le giuste intenzioni. Le guerre combattute per la gloria della nazione, per vendetta, per impadronirsi di terre, per ridurre le persone in schiavitù, per ottenere il potere, per odio dei nemici, per commettere genocidi o per conservare un potere coloniale, sono immorali perché lo sono le intenzioni per le quali si entra in guerra. Le guerre combattute per le giuste intenzioni, come per creare, riportare o mantenere la pace, per rimediare a un torto o per soccorrere gli innocenti son considerate guerre giuste. L’obiettivo principale di una guerra giusta dovrebbe essere il riportare la pace; e la pace successiva a una guerra dovrebbe essere maggiore della pace che si sarebbe potuto raggiungere senza entrare in guerra.

Probabilità di successo

Una guerra che causerà inevitabilmente perdite massicce, distruzioni e morte, senza ragionevoli speranze di successo, non è morale, per quanto possa esserne giusta la causa. Unesempio di questo è la guerra degli Stati Uniti contro il Vietnam. Le “Carte del Pentagono” hanno rivelato che il Pentagono aveva già calcolato in anticipo che nella guerra del Vietnam non c’erano ragionevoli possibilità di successo – e avevano ragione.15

Proporzionalità dei costi

L’obiettivo della guerra dovrebbe essere proporzionale all’offesa. Per esempio, se il paese A invade il paese B e ne annette una parte, allora il paese B ha il diritto di recuperare le terre perdute. È però immorale che il paese B continui la guerra per conquistare completamente il paese A. Un altro modo d’interpretare questo è che i vantaggi della guerra devono essere proporzionali ai suoi costi: una guerra deve prevenire più male di quanto ne causi e prevenire anche più sofferenze di quante ne causi.

Dichiarazione formale

Quando il governo di una nazione decide di combattere una guerra, è responsabile di annunciare l’intenzione di farlo e anche le eventuali condizioni che potrebbero impedirlo. Informare l’altra nazione delle condizioni per evitare una guerra le permette di sapere cosa può fare per evitarla. Inoltre, questa dichiarazione formale consente ai cittadini della nazione che dichiara la guerra di conoscere il motivo per cui il loro governo lo fa, con la possibilità, quindi, di valutare se è giusto in confronto alle uccisioni e alle distruzioni che causerà. Fornisce trasparenza, così che i cittadini potranno sapere quello che il governo ha intenzione di fare in loro nome.

Combattuta correttamente

Anche se una guerra è giusta, non tutte le azioni svolte per combatterla sono necessariamente giuste. Usare agenti chimici, per esempio, è inumano. Torturare i prigionieri è immorale. Uccidere intenzionalmente donne, bambini e altri non combattenti è ingiustificato. Alcuni civili restano sempre uccisi in una guerra, ma è immorale prenderli come bersaglio.

Il terrorismo – la pratica di attaccare chiunque si trovi in un obiettivo come un negozio, un edificio o altro – non è un metodo morale di combattere una guerra, perché prende di mira specificamente gli obiettivi civili e non quelli militari. Quando l’esercito di un paese attacca di proposito case, villaggi o quartieri civili, questo è considerato terrorismo di stato.

Per riassumere, la posizione selettivista è che, se una guerra è chiaramente ingiusta, allora è moralmente sbagliato per un cristiano combattere in essa o appoggiarla. Anche se i cristiani sono tenuti a ubbidire al governo civile, quando un governo ordina loro di commettere azioni immorali non sono tenuti a ubbidire. In simili situazioni si applica il principio biblico di “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”.16 Rifiutarsi di partecipare a una guerra quando il servizio militare è obbligatorio, probabilmente avrà conseguenze legali.

Se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio.17

Le guerre sono un’attività terribile e i governi le combattono per svariati motivi, alcuni giusti e altri ingiusti, alcuni morali e altri immorali. Qualsiasi governo impegni il proprio paese a entrare in guerra molto probabilmente offrirà dei motivi per farlo e li presenterà come giusti e morali. In alcuni casi, sono genuinamente giusti; in altri, le spiegazioni sono elaborate in maniera tale da far sembrare che la guerra sia combattuta per i motivi giusti, mentre in realtà non è così. Come cristiani, è bene esaminare in preghiera se il governo è giustificato a entrare in guerra; se no, è saggio usare metodi legali per protestare e fare la propria parte per eleggere un governo diverso.


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


1 Efesini 6,11–13 NR.

2 2 Corinzi 10,3–4.

3 Isaia 2,2–4.

4 Attribuito al Gen. William Tecumseh Sherman, generale nella Guerra di secessione americana.

5 Genesi 9,5–6.

6 Romani 13,4.

7 1 Pietro 2,13–14.

8 Per altre informazioni sul governo civile ordinato da Dio, vedi I Dieci Comandamenti: Autorità, parti due e tre.

9 Esodo 20,13.

10 Matteo 5,39.

11 Matteo 19,8.

12 Norman L. Geisler, Christian Ethics (Grand Rapids: Baker Academic, 2010), 227.

13 Vedi Daniele capitoli 3 e 6; Atti capitoli 4–5; Esodo 1,17.20–21.

14 Infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male (Romani 13,3–4).

15 Glen H.Stassen& David P. Gushee, Kingdom Ethics (Downers Grove: IVP Academic, 2003), 161.

16 Atti 5,29.

17 1 Pietro 2,20 NR.

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