Di Peter Amsterdam
Maggio 19, 2020
[The Effects of Christianity (Part 4)]
(I punti presentati in questo articolo sono tratti da How Christianity Changed the World di Alvin J. Schmidt.1)
Questo quarto e ultimo articolo sugli effetti che il Cristianesimo ha avuto sul mondo prenderà in esame tre modi in cui il Cristianesimo e/o i singoli cristiani hanno contribuito a cambiare il mondo in maniera significativa — cambiando il modo di vedere il lavoro fisico, cambiando la nostra prospettiva sui prestiti di denaro e anche attraverso varie scoperte scientifiche.
Gli antichi Romani, e i Greci prima di loro, tenevano in scarsa considerazione il lavoro fisico. Secondo il loro modo di vedere, solo le classi più umili e gli schiavi dovevano fare un lavoro manuale. I cristiani, come gli ebrei, vedevano il lavoro in maniera molto più positiva. Da buon ebreo del primo secolo, Gesù lavorava come falegname (un operaio qualificato) e l’apostolo Paolo era un fabbricante di tende. Nella seconda lettera ai Tessalonicesi, Paolo scrisse: Se qualcuno non vuol lavorare neppure mangi.2 L’esempio di Gesù e di Paolo come lavoratori spingeva i cristiani a vedere il lavoro e i lavoratori come cosa onorevole e gradita a Dio.
Nei monasteri del Medio Evo il lavoro era visto come una cosa onorevole, mentre l’indolenza era vista come uno dei sette peccati mortali. I monaci benedettini del sesto secolo vedevano il lavoro come una parte spirituale integrante della loro disciplina [cosa che] fece molto per aumentare il prestigio del lavoro e la dignità del lavoratore.3 Il lavoro era anche visto come un antidoto al peccato della pigrizia. Nel quarto secolo, San Basilio di Cesarea disse: L’ozio è un grande male: il lavoro ci protegge dai pensieri cattivi.4
Durante la Riforma (1517-1648), l’idea del lavoro manuale e del lavoro in genere ricevette ulteriore supporto. Martin Lutero considerava il lavoro una vocazione, un modo di servire Dio. Ciò portò all’idea che non ci fossero lavori più o meno prestigiosi né lavori buoni o lavori cattivi. Qualsiasi tipo di lavoro un cristiano avesse era considerato onorevole, un’attività svolta per la gloria di Dio e per servire l’umanità. Era nobile e considerato un dovere cristiano, una chiamata, una vocazione.
Giovanni Calvino (1509-1564), il teologo e riformatore francese che visse a Ginevra durante la Riforma protestante, e padre del ramo della teologia cristiana noto come Calvinismo, ebbe un ruolo importante nel cambiare il modo in cui la chiesa vedeva l’usura – il prestito di denaro a interesse.
Riguardo al prestito di denaro, il Vecchio Testamento ingiungeva:
Se tu presti del denaro a qualcuno del mio popolo, al povero che è presso di te, non ti comporterai con lui da usuraio; non gli imporrai interesse.5
Se un tuo fratello impoverisce e si trova nell’indigenza in mezzo a voi, tu lo sosterrai come un forestiero e un ospite perché possa vivere presso di te. Non trarre da lui alcun interesse o utile; ma temi il tuo DIO, e il tuo fratello vivrà presso di te. Non gli presterai il tuo denaro a interesse, né gli darai i tuoi viveri per ricavarne un utile.6
La posizione di Calvino sull’interesse era all’opposto di ciò che credevano i cristiani dei periodi precedenti. Dal quarto scolo in poi, i teologi cristiani definivano il prestito di denaro a interesse come un peccato e un male in sé. Nel Medio Evo, prestare denaro a interesse per un guadagno garantito era illegale per i cristiani ed era considerato immorale, a meno che la persona che prestava il denaro condividesse i rischi dell’impresa.
Calvino sapeva che nelle Scritture c’erano due parole ebraiche tradotte con “usura”. Una era nashak, che significa “mordere” oltre a “pagare un interesse”; l’altra era tarbit, che significava “ricavare un profitto legittimo”. Secondo Calvino i prestiti “mordenti” erano gli unici a essere proibiti. Riteneva fosse legittimo prestare denaro a interesse a persone che avrebbero tratto un profitto da quel denaro. A una persona povera ma con qualche tipo di impiego, i prestiti potevano essere fatti senza interessi, ma con l’attesa che il denaro venisse restituito. A una persona indigente il denaro doveva essere dato senza aspettarsene la restituzione. Era un’interpretazione molto diversa dalla precedente prospettiva negativa che la chiesa aveva avuto riguardo all’usura; nei secoli successivi questa revisione degli insegnamenti morali tradizionali causò un cambiamento rimarchevole nei sistemi economici europei e americani.
Le culture politeistiche degli antichi Greci e Romani credevano in dei con un comportamento geloso e irrazionale in un mondo privo di senso logico; ciò dava un concetto d’inutilità a uno studio sistematico del mondo e del suo funzionamento. Il cristianesimo, però, insieme al giudaismo, insegna che Dio è un essere razionale. Poiché gli esseri umani sono creati a sua immagine, anche noi siamo esseri razionali in grado di usare processi razionali per studiare e investigare il mondo in cui viviamo.
Per millecinquecento anni era stato prevalente il concetto insegnato da Aristotele (384-322 a.C.) che la conoscenza poteva essere acquisita soltanto con l’uso della mente in ragionamenti deduttivi. Nel dodicesimo secolo alcuni filosofi cristiani, come Robert Grosseteste (1168-1253), vescovo francescano e primo cancelliere dell’Università di Oxford, propose il metodo induttivo e sperimentale come mezzo per acquisire conoscenze scientifiche. Un discepolo di Grosseteste, Roger Bacon (1214-1293), un altro monaco francescano, affermò che “tutte le cose devono essere verificate mediante l’esperienza”.7
Trecento anni dopo, Francis Bacon (1561-1626), devoto anglicano, spinse il concetto di ragionamento induttivo mantenendo un resoconto scritto dei suoi esperimenti e dei loro risultati. Promosse il concetto che la scienza comporta un’osservazione attenta e metodica di ciò che si osserva, unita a un rigoroso scetticismo. Per questo è conosciuto come il padre del metodo scientifico.
Niccolò Copernico (1473-1543) fu cresciuto da suo zio, un sacerdote cattolico. Ottenne un dottorato e fu formato come medico. Studiò anche teologia e legge canonica e per un certo tempo fece parte di un ordine religioso, anche se non divenne mai un sacerdote. Fu lui a introdurre la teoria eliostatica, secondo la quale il sole è al centro del nostro sistema solare e la terra ruota intorno a esso. Fino a quel momento tutti pensavano che fosse la terra a essere al centro del sistema solare. Copernico esitò a pubblicare la sua teoria, perché all’epoca la Chiesa Cattolica spesso considerava eresie le nuove scoperte scientifiche e ne perseguitava come eretici i loro autori. Comunque, due suoi amici luterani lo convinsero a farlo poco prima della sua morte.
Giovanni Keplero (1571-1630) studiò tre anni per diventare un pastore luterano. Quando ricevette l’incarico di insegnare matematica in Austria, si dedicò all’astronomia. I suoi calcoli matematici dimostrarono che i pianeti orbitano intorno al sole ellitticamente e che non si muovono a velocità uniforme. Poco prima di morire, quando un pastore luterano gli chiese in cosa avesse fede, rispose: “Solo e unicamente nell’opera di Gesù Cristo, nostro redentore”.8
Isaac Newton (1642-1727), partendo dalle leggi planetarie di Keplero, scoprì la legge di gravità. Il suo libro Principi matematici della filosofia naturale è considerato “uno dei maggiori contributi nella storia della scienza”.9 Anche se alcuni storici affermano che Newton non fosse cristiano, alcune delle sue opere esprimono chiaramente una fede in Dio.
Dio governa il mondo in maniera invisibile e ci ha ordinato di adorare lui e nessun altro Dio. […] Ha risuscitato Gesù Cristo, nostro Redentore, che è salito in Cielo per ricevere e preparare un posto per noi, e […] che infine ritornerà e regnerà su di noi […] finché avrà risuscitato e giudicato tutti i morti.10
Alessandro Volta (1745-1827) fu fisico, chimico e pioniere nel campo scientifico dell’elettricità. Fu l’inventore della pila elettrica. Ebbe un’educazione cattolica e rimase un credente per tutta la sua vita. Dal suo nome derivano i termini volt e voltaggio. Scrisse:
Non capisco come chiunque possa dubitare della sincerità e della costanza del mio attaccamento alla religione che professo, la religione cattolica e apostolica romana in cui sono nato e cresciuto e della quale ho sempre fatto confessione, esternamente e internamente.11
Robert Boyle (1627–1691) fu filoso naturale, fisico e chimico. È considerato il “padre della chimica” ed è noto per la “legge di Boyle”. È anche conosciuto come uno dei pionieri dei moderni metodi scientifici sperimentali. Oltre a dedicarsi alla scienza, Boyle scrisse in difesa dell’esistenza di Dio e della risurrezione di Cristo. Spese ingenti somme di denaro per promuovere il cristianesimo in Oriente. Credeva che le persone dovessero avere accesso alla Bibbia nella loro lingua, quindi contribuì al finanziamento di traduzioni della Bibbia o porzioni d’essa in varie lingue, compresi Il Vecchio e il Nuovo Testamento in irlandese per i suoi compatrioti.
George Washington Carver (c.1864–1943) nacque schiavo negli Stati Uniti. Ad appena una settimana dalla sua nascita, insieme a sua sorella e a sua madre fu rapito, portato in un altro stato e venduto. Il loro proprietario originale, Moses Carver, assunse un detective per rintracciarli, ma riuscì a trovare solo George. Dopo l’abolizione della schiavitù, Moses e sua moglie allevarono George e suo fratello James (che non era stato rapito ed era rimasto con i Carver) come se fossero i loro stessi figli. Incoraggiarono Carver a dedicarsi agli studi. Fu accettato in un college, ma al suo arrivo fu respinto a causa della sua razza. In seguito frequentò l’università agricola statale dello Iowa, dove fu il primo studente negro. Ottenne una laurea magistrale in campo scientifico.
In seguito passò all’università di Tuskogee, un’università per studenti afroamericani, come professore e ricercatore. Divenne la massima autorità americana sulle arachidi e le patate dolci. Sviluppò oltre trecento sottoprodotti delle arachidi, dal caffè istantaneo al sapone e inchiostro. Dalle patate dolci sviluppò oltre cento derivati, compresi farina, lucido da scarpe e dolciumi. Convinse i contadini del Sud a coltivare arachidi, patate dolci e noci pecan invece di limitarsi al cotone, diversificando così l’agricoltura nel Sud del paese. Ricevette numerosi premi per il suo lavoro e molti edifici, scuole e parchi oggi portano il suo nome. Carter divenne cristiano a dieci anni. Lo scrittore Henry Morris scrive che Carter era un “cristiano semplice e umile” che non esitò mai a “confessare la sua fede nel Dio della Bibbia e attribuire a Lui il suo successo e le sue capacità”.12
Anche se nel corso della storia ci sono stati molti cristiani illustri le cui realizzazioni hanno avuto grande influenza sul nostro mondo, ci sono anche stati miliardi di cristiani di cui non sappiamo niente e che hanno avuto un’influenza positiva sul mondo. Ci sono madri e padri che hanno fatto conoscere Gesù ai loro figli e che, con il loro esempio di una vita di fede, li hanno aiutati a decidere di diventare cristiani. Insegnanti, assistenti, missionari, datori di lavoro, cristiani di ogni estrazione sociale e di ogni professione hanno parlato della loro fede ad altri e hanno contribuito a cambiare la vita delle persone. Ognuno di noi, ogni singolo giorno, può influenzare positivamente la sua parte del mondo amando gli altri, essendo gentile, onesto, comprensivo, generoso, positivo e utile Possiamo essere disponibili, rispettosi, umili, mansueti, pazienti, buoni e pronti al perdono. Quando facciamo del nostro meglio per vivere la nostra fede, imitare Gesù e amare Dio e gli altri, anche noi contribuiamo a cambiare in meglio la nostra parte del mondo.
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
1 Alvin J. Schmidt, How Christianity Changed the World (Grand Rapids: Zondervan, 2004).
2 2 Tessalonicesi 3,10.
3 Lynn D. White, “The Significance of Medieval Christianity”, in The Vitality of the Christian Tradition, ed. George F. Thomas (New York: Harper and Brothers, 1945), 91.
4 Schmidt, How Christianity Changed the World, 197.
5 Esodo 22,25 NR.
6 Levitico 25,35–37.
7 Roger Bacon, Opus majus, trad. Robert Belle Burke (New York: Russell and Russell, 1962), 584.
8 Max Caspar, Johannes Kepler (Stuttgart: W. Kohlhammer Verlag, 1948), 73.
9 Eric Temple Bell, “Newton, Isaac, Sir”, The World Book Encyclopedia (Chicago: Field Enterprises Educational Corporation, 1958), 12:5619.
10 Isaac Newton, “God and Natural Philosophy”, in Newton’s Philosophy of Nature: Selections from His Writings, ed. H. S. Thayer (New York: Hafner Publishing, 1953), 66–67.
11 Alessandro Volta, Epistolario, Volume 5 (Zanichelli, 1955), 29.
12 Henry Morris, Men of Science—Men of God (San Diego: Creation-Life Publishers, 1982), 104–5.
Pubblicato originariamente in inglese il 30 aprile 2019.
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