È un mondo meraviglioso

Di Maria Fontaine

Giugno 30, 2020

[It’s a Beautiful World]

Durante la mia adolescenza vivevo in un paesino di circa cinquecento abitanti. Nella scuola che frequentavo c’erano sei classi divise in tre aule e ogni insegnante curava due classi. Insegnava a metà degli studenti, mentre quelli dell’altra classe sedevano in silenzio e facevano i loro compiti (o magari imparavano le materie dell’anno successivo per non dover studiare troppo dopo). In genere la vita era lenta e calma; la maggior parte della gente frequentava la chiesa e le persone per lo più si comportavano gentilmente con gli altri.

Era un posto in cui i miei genitori si sentivano tranquilli quando andavo in giro sulla mia bicicletta, che avevo ricevuto quando avevo dodici anni. L’unica cosa di cui si preoccupavano era che facessi qualcosa di stupido sulla bicicletta e mi facessi male. Avevano dei buoni motivi per pensarlo. Forse era una premonizione? Il primo fine settimana dopo aver ricevuto la bicicletta, quando stavo ancora imparando ad andarci, mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo e ho deciso che avrei provato l’ebbrezza di scendere per la lunga strada ripida vicino a casa mia, proprio come avevo visto fare a tanti altri bambini.

La chiesa di cui mio padre era pastore era in cima alla collina. In fondo, in una strada sulla destra, c’era casa mia.

Be’, l’ebbrezza è durata solo fino a quando sono arrivata in fondo alla collina e ho svoltato a destra sull’altra strada senza tirare i freni, perché m’ero dimenticata d’imparare a usarli! Mentre cercavo di fare la svolta, le ruote sono scivolate sulla ghiaia e io sono finita per terra, sotto la bici.

Grazie al Signore e alla sua misericordia non ho fatto troppi danni. Mi sono rimessa in piedi in poco tempo, perché ero piena d’imbarazzo all’idea che qualcuno mi avesse visto. Sono riuscita a rialzarmi e a spingere la mia bicicletta nuova per i due o tre isolati fino a casa, sperando di non averla rovinata.

Quando sono arrivata a casa i miei erano fuori. Mi sono guardata allo specchio per vedere se m’ero rovinata la faccia, perché, da adolescente che aveva già un bel problema di acne, ero più preoccupata di quello che della bicicletta. Sono rimasta scioccata nel vedere un grande bernoccolo gonfio, delle dimensioni e della forma di un uovo, che protrudeva dalla mia tempia destra. Non mi era mai successa una cosa simile, né ne avevo mai sentito parlare.

Inutile dire che mi sono ricordata di quell’esperienza per un bel po’, perché mi ha spaventato sul serio. Anzi, mi è rimasta impressa nella memoria ed è una delle esperienze che ricordo più chiaramente anche oggi. Ho imparato a non essere così incosciente, imprudente e orgogliosa di me, da cercare di dimostrare d’essere capace di andare in bicicletta senza prima aver almeno imparato a usarla!

Questa è solo una piccola divagazione sulla vita nel paesino in cui vivevo. Una cosa che mi piaceva fare, ancora più di andare in bicicletta, era attraversare un paio di campi che c’erano dietro a casa mia e scendere lungo una stradina sterrata che veniva usata di rado, per andare in un vecchio cimitero abbandonato.

Il cimitero non veniva curato da anni. Le persone sepolte lì probabilmente erano state dimenticate da molto tempo. La cosa sorprendete era che, anche se sembrava trascurato, era bello lo stesso, in un certo modo selvaggio. L’erba non veniva tagliata da tempo e formava un tappeto colorato pieno di violette e altri fiori selvatici sotto gli alberi maestosi che ombreggiavano l’intero cimitero.

Mi piaceva girare da lapide a lapide e leggere i nomi e le date sgretolate ma ancora visibili delle persone sepolte lì. Era divertente pensare chi fossero state e come avessero vissuto, come fosse vivere a quei tempi, cosa facessero i bambini nel tempo libero e se gli spazi aperti e la creazione di Dio fossero piaciuti a loro tanto quanto piacevano a me.

Probabilmente molti di loro erano gli antenati delle persone che vivevano nel mio paesino. Molte lapidi avevano frasi e pensieri cristiani o versetti della Bibbia, con un tributo alla persona che se n’era andata. Quel posto aveva uno spirito meraviglioso che potevo sentire tutt’intorno a me; e anche se non ho mai avuto esperienze “spirituali”, sapevo semplicemente che mi piaceva. Era il mio posto preferito per restare da sola con Gesù. Molti anni dopo, il Signore mi ha mostrato che alcuni dei defunti mi avevano aiutato in modi diversi mentre stavo sdraiata sull’erba e pregavo oppure leggevo la Bibbia o storie di missionari o altri racconti cristiani.

I miei genitori non erano preoccupati che andassi in giro da sola. Sapevano che ero una ragazza responsabile e si fidavano della gente del paese. Dio mi ha curato e protetto e non ho mai avuto problemi.

Un’altra cosa che mi piaceva fare era andare con un paio di amiche a fare passeggiate nella natura. Era poco distante dal paese, un posto sicuro dove potevamo passeggiare nei boschi sulle rive di un torrente che scorreva tra le rocce. Gli uccelli cinguettavano sugli alberi e davanti a noi, mentre camminavamo, gli scoiattoli guizzavano via. C’erano sassi coperti di un muschio vellutato, verde e viola, e qua e là c’erano tronchi mezzi marci che sembravano messi lì apposta da Dio perché potessimo sederci e fare un picnic ogni volta che volevamo. Sembrava quasi che Qualcuno ci avesse preceduto e avesse preparato tutto proprio come piaceva a noi.

Mi è sempre rimasto l’amore per i boschi e i tanti tipi di alberi che fornivano una bella ombra, oltre a case felici per gli uccelli e gli scoiattoli. È il mio tipo preferito di ambiente naturale! Quando mi trovo in un bosco così, mi sento a casa.

Anche se mi sono sempre sentita incapace di esprimere i miei sentimenti sulla natura, altre persone l’hanno fatto molto bene. Non sono mai riuscite, però, a rendere pienamente le cose inesprimibili dello Spirito di cui Dio ha pervaso la sua creazione, come l’immensità dell’amore con cui ha formato ogni cosa per illustrare il suo amore per noi. Ecco una piccola canzone che sicuramente avete già sentito e che cattura meglio di tante un po’ di quella bellezza estasiante:

Questo è il mondo di mio Padre
e alle mie orecchie attente
tutta la natura canta e attorno a me
risuona la musica delle sfere.
Questo è il mondo di mio Padre:
riposo nel pensiero
di rocce e alberi, di cieli e mari,
le meraviglie che la sua mano ha creato.

Questo è il mondo di mio Padre:
gli uccelli innalzano i loro canti,
la luce del mattino, i gigli bianchi
alzano lodi al loro Creatore.
Questo è il mondo di mio Padre:
Egli risplende in tutto ciò ch’è bello;
nel fruscio dell’erba sento i suoi passi,
in ogni luogo mi parla.

Questo è il mondo di mio Padre:
non potrò mai dimenticare
che anche se spesso il male sembra forte,
Dio è pur sempre il Sovrano.

Questo è il mondo di mio Padre:
perché dovrei avere un cuore triste?
Il Signore è Re: risuonino i cieli!
Dio regna; gioisca la terra!1

* * *

Quando sento le persone esprimere stupore davanti alla magnificenza e alla maestosità di grandi montagne e vasti oceani, mi viene voglia di dire: “Sì! Ed è stato mio padre a creare tutte queste cose!” Mi piace anche quando fanno attenzione alla bellezza e al valore delle cose minuscole che Lui ha creato, come le foglie, i fiori e gli uccelli. Ecco alcune citazioni di vari autori che esprimono ciò che hanno personalmente scoperto nella creazione di Dio. La Bibbia dice: “Le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue”.2

La natura è l’arte di Dio. —Dante Alighieri (1265–1321, poeta)

La terra esprime una musica, per chi sta ad ascoltare. —William Shakespeare (1564–1616, drammaturgo)

La natura non ha fretta, ma tutto si realizza. —Lao Tzu (601 BC–531 BC, studioso)

Adotta il ritmo della natura. Il suo segreto è la pazienza. —Ralph Waldo Emerson (1803–1882, poeta)

Ogni mattina era un invito allegro a dare alla mia vita la stessa semplicità, e potrei dire innocenza, della Natura. —Henry David Thoreau (1817–1862, scrittore)

In tutte le cose della natura c’è una parte del meraviglioso. —Aristotele (384 a.C.–322 a.C., filosofo)

Sto perdendo giorni preziosi. Sto degenerando in una macchina per fare soldi. Non sto imparando nulla in questo banale mondo degli uomini. Devo staccarmi ed entrare nella natura per imparare le notizie. —John Muir (1838–1914, naturalista)

Possano i tuoi sentieri essere tortuosi, serpeggianti, solitari, pericolosi e portarti ai panorami più stupendi. Possano i tuoi monti salire fino alle nuvole e oltre. —Edward Abbey (1927–1989, saggista)

È salutare e necessario che ci rivolgiamo di nuovo alla terra e alla contemplazione delle sue bellezze per conoscere meraviglia e umiltà. —Rachel Carson (1907–1964, conservazionista)

Penso che infastidisca Dio quando cammini vicino un campo dai bei colori viola e non li noti. —Alice Walker (1944–, scrittrice, romanziera)

Il popolo di un pianeta senza fiori penserebbe che dovremmo essere continuamente pazzi di gioia per avere intorno a noi cose simili. —Iris Murdoch (1919–1999, romanziera e filosofa)

Non ho mai veramente capito la parola “solitudine”. Per quel che mi riguardava, ero in mezzo a un’orgia con il cielo e l’oceano, con la natura. —Björk (1965–, cantante e compositore)

Il giardino suggerisce che potrebbe esserci un luogo dove possiamo incontrare la natura a metà strada. —Michael Pollan (1955–, scrittore)

Di tutte le strade che prendi nella vita, assicurati che alcune siano in terra battuta. —John Muir (1838–1914, naturalista)

Sii una persona solitaria. Ti dà il tempo di stupirti, di cercare la verità. Abbi una santa curiosità. Rendi la tua vita degna di essere vissuta. —Albert Einstein (1879–1955, fisico teorico)

L’uomo è la specie più folle. Adora un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, ignaro che la Natura che distrugge è [un dono del] Dio che adora. —Hubert Reeves (1932–, astrofisico)

La mia professione è stare sempre attento a scoprire Dio nella natura, a sapere dove si nasconde, a frequentare tutte le opere e gli oratori nella natura. —Henry David Thoreau (1817–1862, scrittore)

Una campanula sulla mia finestra mi soddisfa più della metafisica dei libri. —Walt Whitman (1819–1892, poeta e scrittore)

A tutti piacciono gli uccelli. Quale creatura selvatica è più accessibile ai nostri occhi e alle nostre orecchie, altrettanto vicina a noi e a tutte le persone del mondo, altrettanto universale di un uccello? —David Attenborough (1926–, presentatore e naturalista)

Ancora non conosciamo un millesimo dell’un per cento di ciò che la natura ci ha rivelato. —Albert Einstein (1879–1955, fisico teorico)


1 “This Is My Father’s World”, di Maltbie D. Babcock (1901).

2 Romani 1,20.

Pubblicato originariamente in inglese l’8 giugno 2019.

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