Gesù — la sua vita e il suo messaggio: la festa dei tabernacoli (parte 5)

Di Peter Amsterdam

Settembre 22, 2020

[Jesus—His Life and Message: The Feast of Tabernacles (Part 5)]

I primi quattro articoli sulla Festa dei Tabernacoli hanno esaminato le interazioni di Gesù con gli altri duramente la festa, così come sono descritte nel capitolo 7 di Giovanni. Alla fine del capitolo 7, i farisei respinsero la difesa di Gesù da parte di Nicodemo con la domanda sarcastica: «Sei forse anche tu Galileo? Ricerca le Scritture e vedrai che dalla Galilea non sorse mai alcun profeta».1 In seguito c’è il passo da Giovanni 7,53 fino a Giovanni 8-11, che descrive come i farisei e gli scribi portarono a Gesù una donna che era stata colta in flagrante adulterio e gli chiesero cosa bisognava fare di lei. La maggior parte dei commentatori fanno notare che questa storia interrompe il corso della conversazione di Gesù con i farisei e che la sua discussione con loro riprende a partire da Giovanni 8,12. Possiamo quindi riprendere il corso degli insegnamenti di Gesù da quel punto, esaminando l’interazione di Gesù con la donna colta in adulterio in un successivo articolo.

Anche se i farisei avevano respinto il suggerimento di Nicodemo di ascoltare Gesù,2 vediamo che è ciò che fanno nel capitolo 8. Gesù era di nuovo nel tempio a parlare con loro.

E Gesú di nuovo parlò loro, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita».

In precedenza, Gesù aveva fatto riferimento alle libazioni d’acqua durante la festa, quando aveva detto: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva».3 Un secondo aspetto della Festa dei Tabernacoli aveva a che fare con la luce. Alla fine del primo giorno della festa, nel cortile delle donne (una parte del complesso del tempio) venivano accese quattro lampade d’oro (candelabri o menorah). La cerimonia d’accensione si svolgeva con grande allegria e le lampade rimanevano accese durante tutta la festa e ogni notte illuminavano l’intera area del tempio. Fu in questo contesto che Gesù dichiarò: «Io sono la luce del mondo».

Ci sono molti riferimenti alla luce in tutto il Vecchio Testamento. Durante l’esodo, Dio mandò una colonna di nuvola e una colonna di fuoco per guidare il popolo d’Israele durante il periodo da loro trascorso nel deserto.4 Nei Salmi si afferma che l’Eterno è la mia luce e la mia salvezza.5 E nel libro di Isaia leggiamo che il futuro Servo del Signore sarebbe stato la luce delle nazioni (i Gentili)6 e che sarebbe arrivato il momento in cui l’Eterno sarà la tua luce eterna.7 Di questo momento parla Zaccaria nel suo libro:

In quel giorno avverrà che non vi sarà più luce; gli astri luminosi si oscureranno. Sarà un giorno unico, che è conosciuto dall’Eterno; non sarà né giorno né notte, ma verso sera vi sarà luce.8

Si pensa che questi versetti abbiano fatto parte delle Scritture lette durante la festa.

Alcuni commentatori scrivono che Gesù fece questa affermazione alla fine della festa e forse appena dopo lo spegnimento dei quattro candelabri. Nonostante lo spegnimento di quelle luci, Gesù dichiarò che chi l’avrebbe seguito sarebbe stato liberato dall’oscurità. L’allusione era al fatto che tutto il mondo è al buio e solo quelli che seguono Lui sono liberati da quell’oscurità e possono godere della luce. La frase chi mi segue si riferisce a quelli che lo seguono in continuazione, che sono discepoli.

Allora i farisei gli dissero: «Tu testimoni di te stesso; la tua testimonianza non è vera».9

La risposta dei farisei non affrontava ciò che Gesù aveva detto sulla luce e l’oscurità; si attaccarono invece a un cavillo legale. Il loro punto era che, poiché Gesù testimoniava di Sé stesso, la sua testimonianza non era valida, perché non soddisfaceva i requisiti legali imposti dalla Legge di Mosè.

Un solo testimone non basterà ad incolpare alcuno per qualsiasi crimine o peccato abbia commesso; il fatto sarà stabilito sulla deposizione di due o di tre testimoni.10

Prima, in questo Vangelo, Gesù aveva detto la stessa cosa: Se io testimonio di me stesso, la mia testimonianza non è vera.11

Gesù rispose e disse loro: «Anche se testimonio di me stesso, la mia testimonianza è verace, perché so da dove sono venuto e dove vado; voi invece, non sapete né da dove vengo, né dove vado. Voi giudicate secondo la carne, io non giudico nessuno. E, anche se giudico, il mio giudizio è verace, perché io non sono solo, ma sono io e il Padre che mi ha mandato».12

Anche se una testimonianza non avvalorata era priva di valore legale, Gesù affermò che la sua testimonianza era valida, anche se testimoniava di Se stesso. Perché? Perché, anche se Gesù testimoniava di Se stesso, non testimoniava da solo. Era stato mandato nel mondo da suo Padre e il Padre era presente in Lui. La sua unità con il Padre significava che ciò che insegnava e i giudizi che dava erano quelli del Padre.

In precedenza, a metà della festa, Gesù aveva detto: «Voi mi conoscete e sapete da dove sono»,13 intendendo che sapevano che veniva dalla Galilea. Comunque, a questo punto affermò: voi invece, non sapete né da dove vengo, né dove vado. In questo caso parlava della sua vera origine. Il posto da cui veniva e quello in cui sarebbe andato era lo stesso. In questo Vangelo Gesù affermò diverse volte da che posto veniva veramente.

Io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.14

Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo.15

Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell’uomo che è nel cielo.16

Oltre ad affermare la sua vera origine e la sua vera destinazione, Gesù affermò anche, in questo Vangelo, che era stato Dio Padre a mandarlo.

Io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.17

Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato».18

Non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato.19

E il Padre, che mi ha mandato, ha egli stesso testimoniato di me.20

La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.21

Non solo, Gesù era stato mandato nel mondo dal Padre, ma sarebbe tornato al Padre quando il suo tempo sulla terra sarebbe stato completato.

«Io sono con voi ancora per poco tempo; poi me ne andrò da colui che mi ha mandato».22

L’affermazione di Gesù, Io non giudico nessuno,23 può essere difficile da comprendere, perché in altri punti di questo Vangelo Gesù parlò del giudicare.

Giudico secondo ciò che odo e il mio giudizio è giusto.24

Il Padre […] ha dato tutto il giudizio al Figlio.25

Alcuni commentatori spiegano che ciò che Gesù intendeva dire era che non giudica da solo, ma insieme a suo Padre; se giudico, […] io non sono solo, ma sono io e il Padre che mi ha mandato.26 Ci sono altre interpretazioni su ciò che Gesù intendeva dire. Per esempio, le note di studio della ESV (English Standard Version) dicono:

Cioè secondo la comprensione naturale e gli standard umani di questo mondo. Quando Gesù dice “Io non giudico nessuno, intende dire che nel suo ministero terreno non era venuto come giudice del mondo, ma come suo Salvatore (vedi 3,17; 12,47). Comunque, l’avvento di Gesù provvede di per sé una base per una divisione e quindi un “giudizio” in un altro senso (vedi 3,19 e 9,39); e in seguito Gesù verrà a giudicare il mondo intero (vedi 5,22. 27. 29; 12,48). In un altro senso ancora, dove “giudicare” significa “valutare correttamente”, Gesù giudica gli avvenimenti e le persone nel corso di tutto il suo ministero terreno (vedi 5,30; 7,24; 8,16. 26).

Nella vostra legge è scritto che la testimonianza di due uomini è verace. Sono io che testimonio di me stesso, ed anche il Padre che mi ha mandato testimonia di me.27

Gesù riconobbe che la Legge richiedeva la testimonianza di due persone per attestare la verità di ciò che veniva testimoniato, poi usò questo punto per rafforzare la sua argomentazione. Sia Lui che suo Padre davano testimonianza. Gesù esprimeva un’argomentazione dal minore al maggiore: se la testimonianza di “due uomini” era valida, tanto più lo sarebbe stata quella di un uomo più Dio, suo Padre nei cieli.

Gli dissero allora: «Dov’è tuo Padre?» Gesù rispose: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».28

Chiedendogli dov’era suo padre, probabilmente volevano ascoltare un secondo testimone e pensavano che si riferisse al suo padre terreno. La risposta di Gesù fu che suo padre era inaccessibile a loro. L’unico modo per conoscere il Padre è attraverso il Figlio, come viene dichiarato in precedenza in questo Vangelo.

Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere.29

Uno dei punti principali affermati nel Vangelo di Giovanni è che si può conoscere il Padre solo attraverso il Figlio. Chi conosce veramente Gesù conoscerà anche il Padre. I farisei andavano orgogliosi della loro conoscenza di Dio, ma Gesù dichiarò che in realtà non lo conoscevano per niente.

Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, insegnando nel tempio.30

Il tesoro del tempio era nel cortile delle donne, tra il santuario interno e il cortile esterno dei Gentili. Nel luogo del tesoro c’erano tredici contenitori a forma di tromba, in cui i fedeli mettevano le loro offerte. Sei delle trombe erano usate per la tassa di mezzo siclo31 che ogni maschio ebreo sopra i vent’anni doveva pagare ogni anno, oltre ad altre offerte specifiche. Le altre sette trombe erano per le offerte volontarie. Anche i Vangeli di Marco e di Luca fanno riferimento al denaro messo nella cassetta delle offerte.

Poi Gesù alzò gli occhi e vide i ricchi che gettavano i loro doni nella cassa del tesoro, e vide anche una povera vedova che vi gettava due spiccioli, e disse: «In verità io vi dico che questa povera vedova ha gettato più di tutti gli altri».32

Anche se Gesù stava insegnando apertamente e pubblicamente nel tempio, nessuno lo prese, perché non era ancora venuta la sua ora.33 In precedenza abbiamo letto che alcuni nella folla volevano che Gesù fosse arrestato,34 ma non erano riusciti a farlo perché la sua ora non era ancora venuta.35 Il suo arresto sarebbe avvenuto solo nel momento deciso da Dio. Quando quel momento arrivò, Gesù annunciò: L’ora è venuta, in cui il Figlio dell’uomo deve essere glorificato.36

Gesù dunque disse loro di nuovo: «Io me ne vado e voi mi cercherete, e morirete nel vostro peccato. Là dove vado io, voi non potete venire». Dicevano perciò i Giudei: «Vuole forse uccidersi, perché dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?»37

Gesù disse di nuovo ai farisei che se ne sarebbe andato; questa volta, comunque, aggiunse che loro sarebbero morti nei loro peccati. I farisei non prestarono attenzione all’avvertimento di Gesù riguardo ai loro peccati. In seguito Lui lo ripeté altre due volte.

Per il momento tutta la loro attenzione era rivolta a dove sarebbe andato. Erano perplessi riguardo a ciò che poteva voler dire e, invece di chiedere una chiarificazione, ne discussero tra di loro, chiedendosi se si sarebbe ucciso. È ironico che si chiedessero se Gesù stesse progettando il suicidio, quando in precedenza era chiaro che alcuni cercavano di ucciderlo. Non è questi colui che cercano di uccidere?38

Ed egli disse loro: «Voi siete di quaggiù, mentre io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Perciò vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati».39

Gesù si differenziò da quelli cui stava parlando, sottolineando che Lui era “di lassù”, mentre loro erano “di quaggiù” (dalla terra). Lui non era di questo mondo, loro sì. Già prima aveva detto qualcosa del genere:

Colui che viene dall’alto è sopra tutti; colui che viene dalla terra è della terra e parla della terra; colui che viene dal cielo è sopra tutti.40

Poiché erano del mondo, sarebbero morti nei loro peccati, perché come dice un altro versetto, tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.41

In questo capitolo, Gesù aveva già avvertito che i farisei sarebbero “morti nei loro peccati”42 e qui ripete due volte quell’avvertimento:

Perciò vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati.

Questa volta lo afferma con una condizione, che se crederanno che “Io sono”, il risultato sarà diverso. La frase “Io sono” riflette ciò che era stato detto in Isaia 43:

I miei testimoni siete voi, dice il SIGNORE, voi, e il mio servo che io ho scelto, affinché voi lo sappiate, mi crediate, e riconosciate che io sono. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà nessuno.43

È una dichiarazione della propria divinità, simile a quella che Gesù fa alla fine di questo capitolo.

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: Prima che Abraamo fosse nato, io sono».44

(Continua nella parte sei)


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti


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1 Giovanni 7,52.

2 Giovanni 7,50–52.

3 Giovanni 7,37.

4 Esodo 13,21–22.

5 Salmi 27,1.

6 Isaia 49,6.

7 Isaia 60,19–22.

8 Zaccaria 14,6–7 .

9 Giovanni 8,13.

10 Deuteronomio 19,15. Vedi anche Deuteronomio 17,6.

11 Giovanni 5,31.

12 Giovanni 8,14–16.

13 Giovanni 7,28.

14 Giovanni 6,38.

15 Giovanni 6,51.

16 Giovanni 3,13.

17 Giovanni 6,38.

18 Giovanni 4,34.

19 Giovanni 5,30.

20 Giovanni 5,37.

21 Giovanni 7,16.

22 Giovanni 7,33.

23 Giovanni 8,15.

24 Giovanni 5,30.

25 Giovanni 5,22.

26 Giovanni 8,16.

27 Giovanni 8,17–18.

28 Giovanni 8,19.

29 Giovanni 1,18 CSB.

30 Giovanni 8,20.

31 Per altre informazioni su questa tassa, vedi Gesù — la sua vita e il suo messaggio: la tassa del tempio.

32 Luca 21,1–3. Vedi anche Marco 12,41–43.

33 Giovanni 8,20b.

34 Vedi La festa dei Tabernacoli (parte tre).

35 Giovanni 7,30.

36 Giovanni 12,23.

37 Giovanni 8,21–22.

38 Giovanni 7,25.

39 Giovanni 8,23–24.

40 Giovanni 3,31.

41 1 Giovanni 5,19 NR.

42 Giovanni 8,21.

43 Isaia 43,10.

44 Giovanni 8,58.


Pubblicato originariamente in inglese il 30 luglio 2019.

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