Di Peter Amsterdam
Maggio 25, 2021
[Jesus—His Life and Message: The Adulterous Woman]
All’interno del racconto della Festa dei Tabernacoli, il libro di Giovanni inserisce la storia di una donna colta in flagrante adulterio (Giovanni 7,53–8,11). Non ho incluso questi versetti nei miei commenti sulla Festa dei Tabernacoli,1 perché non fanno parte degli eventi della festa né dell’interazione di Gesù con gli scribi e i farisei in quel periodo, che erano l’argomento di quella serie di articoli. Un altro motivo per aver rimandato l’esame di questi versetti è che la maggior parte dei commentatori contemporanei della Bibbia pensa che non siano stati scritti da Giovanni.
Il motivo per cui non li considerano parte del Vangelo di Giovanni originale è che non si trova in nessuno dei manoscritti più antichi, ma appare solo in manoscritti occidentali posteriori. Quando è incluso nei manoscritti, a volte si trova in altre posizioni, come dopo Giovanni 7,36 o dopo il versetto 44 o in alcuni casi alla fine del Vangelo di Giovanni. Alcuni manoscritti lo includono anche dopo Luca 21,38, e in effetti ha alcune affinità testuali con il Vangelo di Luca. Anche se la maggior parte dei commentatori mette in dubbio la posizione del racconto e anche che sia stato scritto da Giovanni, tutti concordano che l’avvenimento ha avuto luogo. Certamente è in linea con il ministero d’insegnamento di Gesù e con il suo modo di interagire con la gente che vediamo in altri punti dei Vangeli.
Questa storia comincia raccontandoci che anche se alcuni dei sommi sacerdoti e dei farisei volevano arrestare Gesù, nessuno gli mise le mani addosso.2
Gesù andò al monte degli Ulivi. All’alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva.3
Dopo aver passato la notte sul monte degli Ulivi, Gesù tornò nel tempio a insegnare. Fu allora che:
I farisei e gli scribi gli condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, dissero a Gesù: «Maestro, questa donna è stata sorpresa sul fatto, mentre commetteva adulterio. Ora, nella legge Mosè ci ha comandato di lapidare tali donne; ma tu, che ne dici?». Or dicevano questo per metterlo alla prova e per aver di che accusarlo. Ma Gesù, fingendo di non sentire, chinatosi, scriveva col dito in terra.4
Secondo la legge mosaica erano necessari due testimoni per accusare legalmente una persona che aveva infranto la legge.
Un solo testimone non basterà a incolpare alcuno per qualsiasi crimine o peccato abbia commesso; il fatto sarà stabilito sulla deposizione di due o di tre testimoni.5
Presumibilmente c’erano almeno due persone che affermavano di essere stati testimoni che la donna aveva avuto rapporti sessuali con un uomo che non era suo marito. Chiedendo cosa Gesù avesse da dire sulla situazione, gli scribi e i farisei indagavano per vedere se Gesù fosse disposto a ribadire ciò che la Legge di Mosè diceva riguardo alla punizione — cioè che doveva essere condannata a morte.
La legge mosaica dice:
Se un uomo viene trovato coricato con una donna maritata, moriranno entrambi: l’uomo che si è coricato con la donna e la donna. Così estirperai il male di mezzo a Israele.6
È interessante vedere che in questo caso la donna era stata sorpresa in adulterio, ma l’uomo no. Gli scribi e i farisei non accennano minimante all’uomo coinvolto, ma se avevano colto la donna in un atto sessuale, perché non avevano preso l’uomo? Questo suggerisce che fosse una trappola o che si stessero comportando disonestamente.
Il fatto mise Gesù in una posizione difficile. Se avesse concordato che doveva essere giustiziata, poteva sembrare che volesse violare la legge romana, perché solo i Romani potevano approvare un’esecuzione e nell’impero romano l’adulterio non era un reato da pena capitale. Se avesse detto che non doveva essere condannata a morte, avrebbe dovuto spiegare il motivo per cui non applicava la sentenza ordinata dalla legge mosaica. Chiaramente non fecero a Gesù questa domanda perché non cercavano un parere spirituale sull’argomento; cercavano di intrappolarlo e fargli dire qualcosa da poter usare contro di Lui. Gesù non rispose. Si limitò a chinarsi e scrivere nella terra col dito.
E, come essi continuavano ad interrogarlo, egli si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Poi, chinatosi di nuovo, scriveva in terra.7
Poiché sembrava che Gesù volesse ignorare la situazione o non potesse rispondere, continuarono a interrogarlo, probabilmente facendogli più volte la stessa domanda. Quando Gesù si alzò, la sua risposta fu breve ma energica. Non rigettava la legge mosaica, anzi, affermava che secondo la Legge di Mosè la donna era colpevole e la punizione era la morte.
Secondo la legge mosaica, quelli che erano testimoni di un reato che comportava la pena di morte dovevano essere i primi a lapidare il criminale, poi l’avrebbero fatto anche gli altri.
Colui che deve morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o di tre testimoni; ma non sarà messo a morte sulla deposizione di un solo testimone. La mano dei testimoni sarà la prima a levarsi contro di lui per farlo morire; poi seguirà la mano di tutto il popolo; così estirperai il male di mezzo a te.8
Gesù non indicava che chi avrebbe eseguito la pena doveva essere perfetto — perché nessuno lo è — ma che doveva avere un’integrità morale personale davanti a Dio riguardo all’argomento in questione.9 Non dovevano essere testimoni calunniosi o bugiardi, ma, come testimoni-esecutori, dovevano essere sicuri davanti a Dio di fare la cosa giusta. Evidentemente, a giudicare dalle loro azioni, questi testimoni non rispettavano quei parametri. Dopo aver parlato, Gesù si chinò e riprese a scrivere per terre, indicando che non avrebbe detto nient’altro. Quello che sarebbe successo in seguito sarebbe dipeso dagli accusatori.
Quelli allora, udito ciò e convinti dalla coscienza, se ne andarono a uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; così Gesù fu lasciato solo con la donna, che stava là in mezzo.10
Appena compresero il significato delle sue parole, gli anziani, che molto probabilmente a causa della loro esperienza avevano afferrato più in fretta il sottinteso delle parole di Gesù, furono i primi a partire. Un commentatore scrive:
Se la testimonianza era falsa, o non valida legalmente, e la donna fosse stata uccisa, i presenti più anziani avrebbero avuto una responsabilità più grande, quindi se ne andarono.11
I più giovani seguirono il loro esempio. La loro attenzione passò dal peccato della donna alla preoccupazione riguardo ai propri peccati. La donna accusata fu lasciata sola con Gesù.
Gesù dunque, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». Gesù allora le disse: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più».12
Qui Gesù parlò direttamente alla donna per la prima volta. Indirizzandosi a lei come “donna”, Gesù usò la stessa parola che usò con sua madre quando era sulla croce.13 Gesù si accertò che i suoi accusatori non fossero più presenti. La Legge di Mosè esigeva che i testimoni oculari del reato fossero presenti, prima di poter determinare la colpa di una persona ed emanare la sentenza. Una volta che i “testimoni” erano andati via, lei non poteva più essere giudicata o condannata. Gesù comunque non legittimò la sua condotta; al contrario, le disse di smettere di peccare.
Gesù non usa, come in altri casi, una frase a indicare che la donna era una credente e aveva la salvezza eterna — come in: “Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace”,14 oppure: “Donna, grande è la tua fede”.15 In questo caso Gesù disse alla donna che non era stata condannata, ma la invita anche a cambiare vita; come dice un’altra traduzione: “Va’ e abbandona la tua vita di peccato”.16 Non si fa cenno che lei si sia pentita o che abbia trovato la fede, ma lo scambio di parole dimostra l’amore, la misericordia e il perdono di Gesù, oltre al suo invito a cambiare. Gesù non suggeriva che il suo peccato fosse irrilevante, ma le disse di non peccare più.
Faremmo tutti bene a ricordare che, anche se siamo peccatori salvati per grazia, siamo ancora peccatori. Possiamo tendere a sentirci moralmente superiori agli altri, o diventare moralisti e ipocriti nei riguardi di altri a causa del loro peccato. Nessuno di noi ha il diritto di lanciare pietre, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.17
Nota
Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.
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1 Le esperienze di Gesù durante la Festa dei Tabernacoli, in Giovanni 7,1–8,59, sono stati presi in esame in sette articoli di questa serie, a partire da qui: https://directors.tfionline.com/it/post/gesu-vita-messaggio-festa-tabernacoli-1/.
2 Giovanni 7,44.
3 Giovanni 7,53–8,2 NR.
4 Giovanni 8,3–6.
5 Deuteronomio 19,15; anche 17,6.
6 Deuteronomio 22,22; anche Levitico 20,10.
7 Giovanni 8,7–8.
8 Deuteronomio 17,6–7.
9 Michaels, The Gospel of John, 498.
10 Giovanni 8,9.
11 Morris, The Gospel According to John, 785.
12 Giovanni 8,10–11.
13 Giovanni 19,26.
14 Luca 8,48.
15 Matteo 15,28.
16 Giovanni 8,11 NIV.
17 Romani 3,23.
Pubblicato originariamente in inglese il 4 febbraio 2020.
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