Di Maria Fontaine
Settembre 4, 2011
Ero seduta in una sala d’attesa e stavo dettando un’idea per una preghiera scritta, quando un giovanotto si è seduto lì vicino e ha attaccato discorso con me. Forse aveva sentito di sfuggita parte di quello che stavo registrando nel mio dittafono e si era reso conto che dovevo essere interessata a cose spirituali. Mi ha sorriso e mi salutato cortesemente, guardandomi dritto negli occhi. Si chiamava Nic.
Poi, dopo un momento d’esitazione, si è buttato e ha detto: “Sa, di solito uso la mia pausa pranzo per studiare i miei appunti sulle Scritture”. L’ha affermato con sicurezza, come se fosse certo che avrei capito.
Ero lieta dell’opportunità di dare un po’ d’incoraggiamento a qualcuno che piuttosto sicuramente l’avrebbe usato a sua volta per aiutare altri. Proseguendo la conversazione mi ha detto che aveva fatto il missionario ed era stato via da casa per un paio d’anni, così mi sono sentita ancora più contenta di potergli parlare di qualcosa che avrebbe rinsaldato la sua convinzione e la sua visione. Mi sono resa conto che probabilmente era un mormone, così gliel’ho chiesto e lui l’ha confermato.
Gli ho detto: “Penso che sia una cosa ammirevole. Ammiro i mormoni perché sono determinati a mettere in pratica la loro fede e agire, non solo parlare. L’educazione che ricevono e le qualità che assorbono durante il periodo che passano nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni sono molto evidenti”.
Ha ascoltato rispettosamente, contento del fatto che apprezzassi la sua fede e i suoi sinceri sforzi di mettere in pratica ciò in cui credeva. Gli ho raccontato la mia storia di come avevo testimoniato a una ragazza indiana alcuni giorni prima e di come mio marito ed io le avevamo suggerito che poteva adorare Gesù anche se era indù. Poi ho detto: “Non so esattamente in che modo testimoni tu, ma mi fa piacere ascoltare metodi interessanti che posso utilizzare anch’io, o che posso condividere con altri. E mi piace condividere le cose che ho trovato utili, nella speranza che possano offrire agli altri qualcosa a cui pensare”.
Dopo qualche altra domanda e un po’ di dibattito, abbiamo concluso che l’importante è avere un rapporto con Dio e suo Figlio, invece di concentrarsi su una serie particolare di regole o far parte di un certo gruppo. È sembrato sinceramente contento di aver parlato con me e abbiamo concordato di pregare l’uno per l’altra.
Questa piccola esperienza mi ha ricordato che apprezzare e incoraggiare altre persone che hanno una fede salda nella Parola di Dio e che fanno del loro meglio per diffonderla ad altri, anche se non combacia esattamente con il modo in cui lo facciamo noi, fa parte della nostra testimonianza dell’amore di Gesù. Gesù amava tutti ed era disposto a essere amico di tutti quelli che volevano il suo amore. Qualunque siano le nostre credenze personali, le nostre dottrine, o i nostri metodi specifici, possiamo ugualmente trasmettere lo Spirito amichevole di Gesù e trovare un punto d’incontro, così da incoraggiare altri e apprezzare quello che stanno facendo per Lui.
Foto di João Felipe Khury
Titolo originale: Living With Meaning: A Waiting Room Chat
Pubblicato originariamente in Inglese il 13 Agosto 2011
versione italiana affissa il 4 Settembre 2011;
statistiche: 538 parole; 2.709 caratteri
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