Due feste

Di Maria Fontaine

Ottobre 31, 2011

Voglio condividere con voi la storia di due feste insolite. Ad entrambe partecipò un Personaggio molto potente che, per mano di uno dei suoi rappresentanti, Tony Campolo,[1] fece ai partecipanti un regalo prezioso, diverso da qualunque altro avessero mai ricevuto.

La prima festa avvenne spontaneamente mentre Tony Campolo era ad Haiti per alcune questioni missionarie. Mentre si avvicinava all’entrata del suo albergo, fu intercettato da tre ragazze adolescenti.

Quella in mezzo disse: “Signore, per dieci dollari può avermi tutta la notte”. Quelle parole lo lasciarono stupefatto. Si rivolse alla ragazza di fianco a lei e chiese: “Posso avere anche te per dieci dollari?” Lei fece cenno di sì. Fece la stessa domanda alla terza ragazza e ricevete la stessa risposta.

“Benissimo! Trenta dollari li ho! Sono nella stanza numero 210. Venite su tra mezzora. Vi pagherò e voglio tutte e tre per l’intera notte”.

Si affrettò a raggiungere la sua stanza e senza perdere tempo si mise al telefono e chiamò il portiere. “Per favore, mandi su alla stanza 210 tutti i video di cartoni animati di Walt Disney che avete”.

Subito dopo il ristorante. Cosa ordinò? “Quattro banana split, per favore! Grandissimi – con aggiunta di tutto: panna montata, sciroppo di cioccolato, nocciole. Tutto in abbondanza!”

Entro mezzora arrivarono i video, le tre ragazze e i banana split. Le ragazze si sedettero sul bordo del letto, divorarono i banana split e si divertirono a guardare un video dopo l’altro fin quasi all’una di notte, quando l’ultima di loro si addormentò. Fu probabilmente la festa più bella che avessero mai avuto — e probabilmente l’unica!

Mentre era lì seduto, osservando i loro corpicini stesi sul letto, Tony pensò: “Non è cambiato niente. Domani torneranno sulla strada. Domani venderanno il loro corpo a dieci dollari al colpo, perché ci saranno sempre uomini disgustosi e pervertiti a distruggere la dignità di alcune ragazzine per dieci dollari a notte”.

Poi lo Spirito gli parlò: “Ma per una note, Tony, lei hai fatte tornare ragazzine; le hai fatte tornare bambine. Non hai cambiato la loro vita, me per una notte hai restituito loro l’infanzia”.[2]

È triste che nel mondo esistano cose del genere, ma almeno sappiamo che c’è qualcosa che possiamo fare, anche se piccolo, per toccare una vita con la speranza per un futuro migliore nel suo regno. Sono convinta che quella notte fece una differenza nella vita di quelle ragazze — nel loro spirito — perché sentirono l’amore di Gesù in maniera molto bella e non se lo dimenticheranno. Quel gesto insolito e gentile fu un piccolo seme d’amore piantato nella loro vita, che avrebbe cambiato in qualche maniera le cose — se non nelle loro circostanze, certamente nel loro cuore e nel loro spirito. Se non lo sapevano prima, per lo meno adesso sapevano che il vero amore esiste.

Anche se Tony non lo dice, dato che conosco la sua vita e il suo ministero sono piuttosto sicura che quella notte le ragazze trovarono la strada per andare a Gesù, accettandolo nel loro cuore,  e così cambiarono nel modo più importante possibile. Qualsiasi cosa succeda nella loro vita, Gesù sarà sempre con loro, aiutandole e rendendo le situazioni più sopportabili, anche se forse non se ne rendono conto. Quando poi questa breve vita arriverà al suo termine, saranno accolte tra le sue braccia meravigliose e tutto andrà a posto … per sempre! Così ne valse la pena? Certamente. Fu una grande vittoria!

La festa successiva di cui parla Tony ebbe luogo nelle Hawaii. Era arrivato a Honolulu affamato come un lupo. Alle tre e mezza del mattino tutto era chiuso, tranne un bar in una stradina laterale, uno di quei posti sordidi che si meritano il nome di bettola. Non volle toccare il menù untuoso e ordinò un caffè e una ciambella.

La solitudine delle prime ore del mattino fu interrotta quando le porte del bar si spalancarono, lasciando entrare, con suo sommo imbarazzo, otto o nove prostitute, chiassose e vestite in maniera provocante.

Il posto era piccolo e loro parlavano a voce alta e in modo grossolano. Si sentiva completamente fuori posto e stava per andarsene, quando la voce della donna che sedeva più vicino a lui lo fece tornare sui suoi passi: “Domani è il mio compleanno e compio trentanove anni”.

La sua “amica” rispose sgarbatamente: “E allora? Cosa vuoi da me? Una festa di compleanno? Cosa vuoi? Vuoi che ti porti una torta e ti canti ‘buon compleanno’?”

“Ma dai!” replicò la prima. “Perché devi essere così cattiva? Te lo stavo solo dicendo, tutto qui. Perché buttarmi giù? Non voglio niente da te. Perché poi dovresti festeggiare il mio compleanno? Non l’ho mai fatto in tutta la mia vita, perché dovrei cominciare adesso?”

Quella conversazione cambiò i piani di Tony. Aspettò che uscissero, poi chiese all’uomo che stava dietro il bancone se quelle donne venissero tutte le sere.

Quello rispose di sì.

“Quella seduta vicino a me, viene tutte le sere?”

“Sì. Quella è Agnese. Viene qui tutte le sere. Perché vuole saperlo?”

“Perché ho sentito che diceva che domani è il suo compleanno. Cosa ne pensa se prepariamo una festa per lei, qui, domani sera?”

La faccia rotonda del barista si aprì lentamente in un sorriso. “Fantastico! Che bella idea! Mi piace!” rispose. Poi si rivolse gridando a sua moglie che cucinava nel retro: “Ehi! Vieni qui! Questo signore ha un’idea fantastica. Domani è il compleanno di Agnese e lui vuole organizzare una festa per lei proprio qui”.

Sua moglie, ovviamente contenta dell’idea, esclamò: ”Bellissimo! Agnese è una persone buona e gentile, ma nessuno fa mai niente di bello per lei!”

“Guardate”, dissi loro, “se va bene per voi, tornerò qui domani mattina verso le due e mezza a decorare la stanza. Porterò anche la torta”.

“No, no”, disse Harry, “Alla torta ci penso io”.

La mattina dopo, alle 2.30, Tony era di nuovo nel bar. Aveva comprato delle decorazioni di carta e preparato un grande cartello che diceva: “Buon compleanno, Agnese!” Quando finì di decorarlo, il bar aveva decisamente un bell’aspetto.

Probabilmente si sparse la voce, perché entro le tre e un quarto sembrava che tutte le prostitute di Honolulu fossero in quel bar. Prostitute dappertutto … e Tony!

Alle 3,30 in punto, la porta del bar si aprì ed entrarono Agnese e la sua amica. Tony aveva organizzato le cose per bene e tutti si misero a gridare in coro: “Buon compleanno, Agnese!”

Nessuna era mai stata più sbalordita … stordita … scossa. Agnese restò a bocca spalancata. Le gambe sembrarono cederle un po’. La sua amica le prese un braccio per sorreggerla. Mentre l’accompagnavano ad uno degli sgabelli al bancone, tutti cantarono: “Tanti auguri a te”. La lotta per non lasciarsi andare fu persa non appena uscì la torta con le candeline … Agnese scoppiò in grandi singhiozzi. Quando riuscì a ricomporsi, guardò la torta e lentamente, a voce bassa, disse: “Guarda, Harry, per te va bene se … voglio dire, va bene se io .. quello che volevo chiederti è … va bene se tengo la torta intera per un po’? Voglio dire, va bene se non la mangiamo subito?”

Harry alzò le spalle e rispose: “Certo! Va bene. Se vuoi tenere la torta, tienila. Portala a casa, se vuoi”.

“Posso?” chiese lei. Poi guardò Tony e disse: “Abito qui vicino, un paio di porte più giù. Voglio portare a casa la torta per farla vedere a mia madre, va bene? Torno subito. Davvero!”

Scese dallo sgabello, prese la torta come se fosse il tesoro più grande nella sua vita e si diresse lentamente verso la porta. Mentre tutti restavano in silenzio, uscì e si allontanò.

Appena la porta si chiuse, il locale restò in silenzio. Non sapendo cos’altro fare, Tony suggerì: “Cose ne dite se preghiamo?”

Tony pregò per Agnese. Pregò per la sua salvezza. Pregò che la sua vita cambiasse e che Dio fosse buono con lei. Pregò per la salvezza degli altri. Quando terminò, Harry si sporse da dietro il bancone e disse: “Ehi! Non m’avevi detto che eri un predicatore. Da che tipo di chiesa vieni?”

In uno di quei momenti in cui ti escono proprio le parole giuste, Tony rispose: “Dalla chiesa che organizza feste di compleanno per le prostitute alle tre e mezza del mattino”.

Harry rimase un attimo in silenzio, poi replicò: “Non è vero. Non ci sono chiese del genere. Se ci fosse, ci andrei. Ci andrei proprio in una chiesa del genere!

Tony riassunse la sua storia così: “Non lo faremmo tutti? Non piacerebbe a tutti noi unirsi a una chiesa che organizza feste di compleanno per le prostitute alle tre e mezza del mattino? Be’, è il tipo di chiesa che Gesù venne a creare. Lui non sa dove siamo andati a pescare quell’altra chiesa tanto formale e perbene; ma chiunque legga il Nuovo Testamento scoprirà un Gesù a cui piaceva festeggiare con le prostitute e con emarginati d’ogni tipo. I pubblicani e i peccatori lo adoravano perché faceva festa con loro. I lebbrosi della società trovavano in Lui una persona che mangiava e beveva con loro. E mentre le persone serie e bigotte non riuscivano a capirlo, queste persone sole che di solito non erano invitate alle feste lo prendevano allegramente in simpatia: il nostro Gesù era ed è il Signore delle feste”.

Tony aggiunse questa considerazione: “Naturalmente sembra molto strano che un sociologo tenga una riunione di preghiera con un gruppo di prostitute in un bar di Honolulu alle tre e mezza del mattino; ma in quel momento sembrava la cosa giusta da fare”.[3]

Penso che esperienze come quella di Tony suggeriscano una chiave importante per aiutare le persone che Gesù venne a cercare e salvare. Ho cominciato a pensare ad alcune domande: perché la gente organizza feste? Cosa mi impedirebbe di farne una simile a quelle di cui abbiamo parlato? Forse mi sentirei imbarazzata o a disagio in una situazione del genere; ma, in quel caso, perché mi sentirei così? Che cosa ci impedirebbe di metterci al livello di qualcun altro? Che cosa ci impedirebbe di operare fuori dalla norma? Sarebbe più facile fare cose diverse dal solito, se fossimo già abituati a farlo? Sono sicura che, se Gesù fosse qui fisicamente, ci sarebbe una buona probabilità di trovarlo in una simile situazione — organizzare una “festa” per chi non ne ha mai avuta una!

È meraviglioso sapere che il suo amore in voi farà una grande differenza nella vita di molte persone sole nella vostra parte del mondo.


[1] Nei miei articoli userò alcune storie di Tony Campolo, perché le ho trovate molto ispiranti. Nel prefazio al suo libro, ha scritto: “Voglio che vi sentiate liberi di usare queste storie come desiderate. […] Vorrei che diate il credito a chi di dovere, ma sarebbe una fonte di incoraggiamento per il mio ministero sapere che queste storie vengono usate per trasmettere la verità e illustrare i messaggi di chi cerca di trasmettere il vangelo”. Penso che sia vero ed è per questo che condividerò queste storie con voi.

[2] Da Let Me Tell You A Story, di Tony Campolo (Thomas Nelson, 2000); adattato da Maria Fontaine.

[3] Da Let Me Tell You A Story, di Tony Campolo (Thomas Nelson, 2000); adattato da Maria Fontaine.

 


Titolo originale: Two Parties
Pubblicato originariamente in Inglese il 15 Ottobre 2011
versione italiana affissa il 31 Ottobre 2011;
statistiche: 2.004 parole; 9.813 caratteri

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