Gesù — la sua vita e il suo messaggio: la Pasqua

Di Peter Amsterdam

Agosto 16, 2022

[Jesus—His Life and Message: The Passover]

Con l’avvicinarsi della festa della Pasqua, i discepoli di Gesù gli chiesero quali preparativi avrebbero dovuto fare per il pasto pasquale. Nel frattempo, nei giorni precedenti la festa della Pasqua e degli Azzimi, i capi dei sacerdoti, gli anziani del popolo e gli scribi cercarono di far arrestare Gesù in sordina per metterlo a morte.

Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si accostarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti apparecchiamo per mangiare la Pasqua?»1

Anche se in origine la festa della Pasqua era celebrata un solo giorno, a cui facevano seguito i sette giorni della festa dei Pani Azzimi [senza lievito], nel primo secolo le due feste si erano praticamente fuse in una sola. Lo possiamo vedere nel Vangelo di Marco, dove leggiamo: Ora, nel primo giorno della festa degli Azzimi, quando si sacrificava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a prepararti da mangiare la Pasqua?» Tecnicamente, il sacrificio dell’agnello avveniva il giorno di Pasqua, prima della festa degli Azzimi.

Nel Vangelo di Luca leggiamo: Or venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva sacrificare la Pasqua. E Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo: «Andate e preparate la Pasqua per noi, affinché la possiamo mangiare».2 Pietro e Giovanni ricevettero istruzioni per preparare il pasto pasquale. Il Vangelo di Luca cita spesso Pietro e Giovanni insieme.3

In ognuno dei Vangeli sinottici,4 i discepoli chiesero dove avrebbero dovuto preparare e mangiare il pasto pasquale. Nel libro di Matteo leggiamo:

Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua in casa tua con i miei discepoli”».5

Il Vangelo di Luca dice:

Ed essi gli dissero: «Dove vuoi che la prepariamo?». Allora egli disse loro: «Ecco, quando entrerete in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa dove entrerà. Dite quindi al padrone di casa: “Il Maestro ti manda a dire: Dov’è la sala, nella quale posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”6

Nel Vangelo di Marco Gesù disse ai due discepoli che avrebbero dovuto seguire l’uomo che portava una brocca d’acqua e là dove entrerà, dite al padron di casa: “Il Maestro chiede: Dov’è la stanza in cui mangerò la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli allora vi mostrerà una grande sala di sopra arredata e pronta; là apparecchiate per noi».7

Il racconto nel Vangelo di Marco sembra indicare che Gesù era già noto al proprietario della casa in cui c’era la sala di sopra. Trovare una grande sale all’ultimo minuto in una delle sere più affollate dell’anno doveva essere difficile; dal modo in cui si esprime Gesù, però, è possibile che l’uso della sala fosse già predisposto.

I suoi discepoli andarono e, giunti in città, trovarono come egli aveva loro detto; e apparecchiarono la Pasqua.8

La sala di sopra era grande e già arredata e pronta. Ciò significa che aveva tappeti, cuscini e divani su cui reclinarsi, oltre a tavoli bassi per il cibo. L’unica cosa che mancava era il cibo, che i due discepoli avrebbero dovuto preparare là.

Il cibo di questo pasto avrebbe incluso l’agnello pasquale arrostito sulla brace, pane azzimo, una tazza di acqua salata, una di erbe amare, una purea di frutta o del charoset (un misto di noci, mele, vino e spezie) e abbastanza vino perché ogni commensale possa berne quattro tazze per celebrare le quattro benedizioni di Dio in Esodo 6,6–7.9 Questi versetti dicono: Perciò di’ ai figli d’Israele: “Io sono l’Eterno; vi sottrarrò dai duri lavori imposti su di voi dagli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi riscatterò con braccio steso e con grandi castighi. Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io sono l’Eterno, il vostro DIO, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani”.10

Quando fu sera, egli giunse con i dodici. E, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico che uno di voi, che mangia con me, mi tradirà».11

Normalmente i pasti erano consumati a un tavolo con sedie. Nell’originale greco l’espressione “erano a tavola” è indicata dal verbo anakeimai che significa “reclinarsi”, specialmente a tavola. Il reclinarsi su un divano per mangiare indica che era un’occasione festiva, appropriata per una cena pasquale. L’atmosfera però cambiò non appena Gesù li informò che una delle persone sedute a tavole lo avrebbe tradito.

Allora essi cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: «Sono forse io?». E un altro disse: «Sono forse io?». Ed egli, rispondendo, disse loro: «È uno dei dodici che intinge con me nel piatto».12

Nell’udire questo, i discepoli rimasero scioccati e rattristati. Il testo greco tradotto “sono forse io?” si aspetta una risposta negativa, quindi potrebbe essere inteso come “certamente non sono io, vero?” Gesù non indicò specificamente chi l’avrebbe tradito. Nel Vangelo di Matteo leggiamo: E Giuda, colui che lo avrebbe tradito, prese a dire: «Maestro, sono io quello?». Egli gli disse: «Tu l’hai detto!»13 Comunque, si presume che Giuda abbia fatto questa domanda a Gesù in privato e che gli altri discepoli non abbiano sentito. Il Vangelo di Giovanni fa riferimento a uno dei discepoli che pone la domanda a Gesù e lo vedremo in un prossimo articolo.

Dopo aver dichiarato che uno dei dodici l’avrebbe tradito, Gesù disse:

«Sì, il Figlio dell’uomo se ne va come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito. Sarebbe stato meglio per lui, se quell’uomo non fosse mai nato!»14

Gesù fece notare che ciò che doveva avvenire sarebbe avvenuto, come indicavano le Scritture; tuttavia aggiunse una condanna per Giuda, colui che l’avrebbe tradito.

A quel punto della cena leggiamo che

Mentre essi mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo averlo benedetto, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo».15

Nel Vangelo di Luca leggiamo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi».16 In 1 Corinzi, dove l’apostolo Paolo racconta l’Ultima Cena di Gesù (scrivendo prima dei racconti evangelici), leggiamo che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me».17 Il gesto di Gesù era un segno profetico a indicazione di ciò che l’aspettava; come il pane veniva spezzato, così sarebbe successo al suo corpo.

Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Quindi disse loro: «Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che è sparso per molti».18

Dopo aver consumato il pane, Gesù prese un calice pieno di vino e rese grazie. Questo ringraziamento era probabilmente diretto a Dio. È da questo versetto che ricaviamo il nome spesso usato per la Comunione: Eucaristia. Il verbo greco ekcheō significa versare; così il nome Eucaristia riflette lo spargimento, o il versamento, del sangue di Gesù.

Altri nomi usati nel Nuovo Testamento per l’Eucaristia sono:

Spezzare il pane. Essi erano perseveranti nel seguire l’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere (Atti 2,42). E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore (Atti 2,46). (Vedi anche Atti 20,7.11.)

La mensa del Signore.Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni (1 Corinzi 10,2).

Comunione. Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? (1 Corinzi 10,16 NR)

La cena del Signore. Quando dunque vi riunite insieme, quello che fate non è mangiare la cena del Signore (1 Corinzi 11,20).

Poi Gesù disse:

«In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».19

I commentatori hanno varie opinioni sul significato di questo versetto; poiché sono molto diverse, ho pensato sia meglio non fare altri commenti, se non con una citazione.

Ogni racconto dell’Ultima Cena nel Nuovo Testamento implica un commento positivo sul futuro. Per questo la celebrazione della Cena del Signore non dovrebbe essere semplicemente un’evocazione della sofferenza e della morte di Gesù, ma dovrebbe concludersi con uno sguardo di speranza e una gioiosa anticipazione del giorno glorioso in cui i credenti condivideranno con Gesù il vino (e il cibo)“nuovo” nel banchetto messianico.20


Nota

Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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1 Matteo 26,17. Vedi anche Marco 14,12, Luca 22,7.

2 Luca 22,7–8.

3 Luca 8,51; 9,28; Atti 1,13; 3,1–4; 4,13.19; 8,14.

4 Matteo, Marco e Luca.

5 Matteo 26,18.

6 Luca 22,9–13.

7 Marco 14,14–15.

8 Marco 14,16.

9 Stein, Mark, 647.

10 Esodo 6,6–7.

11 Marco 14,17–18.

12 Marco 14,19–20.

13 Matteo 26,25.

14 Marco 14,21.

15 Marco 14,22.

16 Luca 22,19.

17 1 Corinzi 11,23–24.

18 Marco 14,23–24.

19 Marco 14,25.

20 Stein, Mark, 653.


Pubblicato originariamente in inglese il 4 maggio 2021.

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